Anziché accogliere la richiesta del sindacato di cancellare i vincoli sui trasferimenti e dare risposta all’indignazione del personale coinvolto nel blocco quinquennale, al ministero dell’Istruzione starebbe prendendo corpo la volontà di procedere con il blocco di qualsiasi operazione di mobilità: si tratta, scrive la stampa specialistica, di “una decisione che avrebbe del clamoroso e sarebbe senza precedenti”. Anief respinge in toto questa possibilità. “Rimaniamo in attesa dell’Ordinanza per lo svolgimento della mobilità 2021, consapevoli che anche per via del Covid19 dovrà essere consentito sul 100% dei posti liberi. Qualsiasi ipotesi di stop annuale delle operazioni di mobilità, a cominciare dalla conferma di quello quinquennale per i nuovi immessi in ruolo, sarebbe intollerabile. Continuiamo a pensare che l’unica soluzione per risolvere tanti problemi, anche per il personale ‘ingabbiato’, sia quella di introdurre una deroga come nel 2011, permettendo pure le assegnazioni provvisorie e il ricongiungimento con propri figli minori”.
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Invece di stabilizzare le maestre e i maestri con diploma magistrale, siamo arrivati al punto che si mantengono nel novero dei supplenti senza nemmeno corrispondere loro lo stipendio. La denuncia è del segretario nazionale di Sinistra Italiana e vicepresidente della commissione cultura di Montecitorio Nicola Fratoianni, che ha rivolto ai ministri Franco e Bianchi una interrogazione parlamentare in merito alla questione legata a molti diplomati magistrale che, dopo aver avuto il contratto a tempo determinato, non percepiscono da mesi lo stipendio.
“Così non va – tuona Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, l’amministrazione la finisca con questi disservizi sui pagamenti. E provveda, piuttosto, a stabilizzare una volta per tutte chi ha un diploma magistrale e insegna nelle nostre scuole da anni, attraverso un canale riservato per entrare nei ruoli. Siamo convinti di ciò e per questo motivo abbiamo portato avanti la battaglia per l'inserimento in GaE e su questo stiamo lottando ancora una volta in Europa, ancora di più dopo che il Comitato europeo dei diritti sociali ci ha dato pienamente ragione”.
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