Il Governo sulla scuola non ha fatto centro: è stato un errore avere puntato tutte le carte sulla campagna vaccinale, sopravvalutandone l’efficacia e trascurando alcune cruciali misure non farmacologiche. A 24 mesi dallo scoppio dell’epidemia da Covid, ci si rende conto che per salvaguardare la didattica, gli alunni e il personale scolastico bisognava investire sul “ricambio d’aria, che si attua con i purificatori e la ventilazione meccanica controllata”. Lo scrive oggi La Repubblica, che scredita una volta per tutte il “racconto ufficiale” che ha “accreditato l’idea che i vaccinati non trasmettessero l’infezione (o lo facessero assai raramente), o che la vaccinazione di massa avrebbe potuto assicurare l’immunità di gregge. Di qui lo scarso interesse per altri tipi di intervento, primo fra tutti la messa in sicurezza degli ambienti chiusi”. Ne consegue che “in vista del quarto anno scolastico dallo scoppio dell’epidemia, siamo ancora una volta in ritardo. L’esperienza di chi ci ha provato suggerisce che, per attrezzare le aule scolastiche contro il contagio, tra procedure burocratiche, scelta dei macchinari, interventi edilizi, occorrono come minimo sei mesi. Se si vuole ancora fare qualcosa occorre muoversi. Adesso”.