La stampa scrive

La Tecnica della Scuola - “La #riformabuonascuola non s’ha da fare, i lavoratori sono con noi”

Intervista doppia, a Marcello Pacifico e Stefano d'Errico, rispettivamente a capo di Anief e Unicobas, che con l'Usb hanno indetto lo sciopero del 24 aprile: perché a maggio sarà troppo tardi, con gli emendamenti al ddl già in larga parte esaminati. E poi perchè Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, a lungo collaborativi, anche stavolta non chiedono il ritiro del testo di riforma ma solo 'aggiustamenti'. Sulle assunzioni basta illusioni: sono meno di quelle programmate in organico di diritto da Fioroni e Gelmini, comunque per farne 100mila da settembre siamo già fuori tempo massimo.

Alla vigilia delle contestazioni che si stanno materializzando contro la #riformabuonascuola, 'La Tecnica della Scuola' ha intervistato alcuni dei sindacalisti promotori della striscia di scioperi - ben tre in due settimane -, il cui andamento potrebbe risultare decisivo ai fini dell'approvazione del disegno di legge di riforma n. 2994.
Iniziamo con proporre ai nostri lettori una doppia intervista, a Marcello Pacifico e Stefano d'Errico, rispettivamente a capo dell'Anief e dell'Unicobas: i sindacato che assieme all'Usb hanno indetto lo sciopero generale per il prossimo 24 aprile, con manifestazione a Roma in piazza della Repubblica e sit-in a seguire davanti alla Camera.

D. Il Pd ritiene che le proteste derivino da una cattiva comunicazione sui contenuti della riforma: nei prossimi giorni, il premier Renzi farà arrivare a tutti gli insegnanti una lettera per convincerli della bontà dell'impianto di norme già approvate dal Governo. Come giudica questa iniziativa?
M. PACIFICO – Piuttosto che chiedere di non scioperare e spiegare la riforma, Renzi dovrebbe farsi illustrare da chi conosce la scuola cosa non va. In questo modo, si renderebbe conto che sta cercando di approvare una riforma senza capo né coda. E che insistendo, il premier, assieme al suo governo, potrebbe farsi veramente male.
S. D'ERRICO - Renzi non ha scuse: se dopo sette mesi è riuscito a far perdere la pazienza persino a sindacati 'tiepidi' per definizione come i Confederali e gli 'autonomi', gli stessi che hanno lasciato correre quasi su tutto persino ai tempi della Gelmini, significa che 'La buona scuola' è davvero impresentabile. La verità è che la rabbia della categoria prende sempre più forza: lo testimoniano le migliaia di assemblee ed iniziative spontanee in tutta Italia. Sono stati il nostro sciopero e questa determinazione nelle scuole a far muovere persino i sindacati concertativi, fermi sino a sabato scorso, 18 aprile, ad un pietoso 'blocco' delle attività aggiuntive e degli straordinari in atto dal giorno 9 (compresi un sabato ed una domenica).

D. Perché venerdì mattina un dipendente della scuola dovrebbe aderire al vostro sciopero e manifestare a Roma?
S. D'ERRICO – È molto semplice: perché il 5 maggio potrebbe essere già troppo tardi e poi perché i fautori di quella data, vedendovi 'luce ed ombre', non chiedono il ritiro del ddl, ma solo 'aggiustamenti'. E poi perché aderirebbero ad uno sciopero, sempre quello di martedì 5 maggio, voluto da quei sindacati firmatari di accordi e contratti ridicoli non solo negli ultimi 20 anni, ma anche recentemente. Come quello di Trento, che ha permesso proprio la sperimentazione de 'La Buona Scuola' nella provincia autonoma.
M. PACIFICO – Perché il 5 maggio la riforma sarà in gran parte approvata. Aderendo al nostro sciopero, invece, i lavoratori darebbe il là ad una mobilitazione. E potrebbero davvero convincere il Governo a tornare sui suoi passi. Magari anche a fare quel censimento dei posti liberi, per convincere chi governa la scuola che le cattedre per tutti i precari della scuola già ci sono. Oltre che a rivedere l'errata posizione su assunzioni dimezzate, sulla mobilità negata a chi viene immesso in ruolo, sulla valutazione esasperata, sulla chiamata diretta incostituzionale.

D. Cosa risponde al presidente del Consiglio quando dice che "fa ridere scioperare contro chi sta assumendo 100mila insegnanti"?
M. PACIFICO – Che quest'anno le assunzioni non saranno 100mila, perché i tempi tecnici non ci sono. E che, qualora si attuassero, si tratterebbe comunque della metà, in organico di diritto, di quelle attuate dalla Gelmini. I numeri di Renzi, inoltre, sono inferiori pure a quelli del 2006, quando Fioroni aveva precocemente capito che occorreva salvaguardare la parità di trattamento per i neo-assunti. Non dimentichiamo, inoltre, che i nuovi assunti non potranno godere del primo gradone di stipendio. E che forse l'aspetto più grave di questa situazione è che si cade nell'errore di voler risolvere la piaga del precariato assumendo solo ad una parte degli insegnanti abilitati: gli esclusi, idonei vincitori di concorso, abilitati con Tfa e Pas, tutti coloro che sono nelle graduatorie d'istituto, circa 30mila della GaE, continueranno a fare i supplenti. Ma siccome qualcuno, lo stesso Renzi, lo scorso settembre gli aveva detto che sarebbero stati assunti, ricorreranno con ancora più insistenza in tribunale per ottenere risarcimenti morali e pecuniari.
S. D'ERRICO – Che Renzi inizialmente ha promesso 180mila assunzioni, solo perché obbligato dalla Corte di Giustizia Europea (pena 3 miliardi di multa): gli unici 'beneficiari' dovevano essere i precari delle GaE (anche quelli che, fra loro, rifiutano incarichi da anni), ma alla fine non ne assumerà neppure un terzo. Verranno escluse le insegnanti di scuola dell'Infanzia e faranno una 'cernita' per gli altri a seconda delle classi di concorso. Per chi non è nelle GaE (ma magari ha più anni di servizio) c'è una sola ipotesi: vincere un concorso o cambiare lavoro (magari solo a giugno 2018, dopo le elezioni politiche), perché il divieto di stipulare contratti per più di tre anni non verrà eliminato, ma solo ritardato. E comunque, alla fine, le assunzioni saranno appena 45mila, fra Ata e docenti, ovvero poco più della copertura del turn-over (35.000 pensionandi) e delle 8.000 cattedre di sostegno scoperte. Avrebbero dovuto disapplicare le norme sulla costituzione degli organici, ma per settembre non sono in linea con i tempi di approvazione. Questo significa anche che non ci saranno le condizioni per un vero organico funzionale, né per eliminare le 'classi pollaio', cose che richiederebbero più assunzioni delle cattedre da coprire e la revisione dei parametri per la formazione delle classi. Il resto dovrà aspettare invano, scoprendo presto che l'aumento dei carichi di lavoro 'gratis et amore dei' in arrivo entro sei mesi dall'approvazione del ddl con la riscrittura complessiva di tutti gli istituti contrattuali (ferie 'sottese' ed orario compresi) avrà fatto sparire le cattedre vuote, con buona pace della sentenza europea.