Anief sul decreto “salva-Italia”: l’aumento dei contributi per la pensione condanna un milione di dipendenti della Scuola. Pronti a fare ricorso in Tribunale

Con il decreto “salva-Italia”, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri ed in queste ore al vaglio del Parlamento, il Governo intende introdurre l’estensione del sistema contributivo che combinato all’aumento degli anni lavorativi per andare in pensione penalizzerà soprattutto i dipendenti pubblici. Tra questi i più danneggiati saranno il milione di docenti, assistenti tecnici ed amministrativi della scuola, a cui è stato bloccato il contratto per legge e a cui non sono riconosciuti professionalmente per intero gli anni di precariato dopo il quarto prestato: a sostenerlo è il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, che annuncia però anche di voler contrastare nelle aule dei Tribunali questa scelta del Governo ritenuta particolarmente iniqua e vessatoria.

Pacifico ricorda che “il lavoro prestato nel quadriennio 2010-2014 non è valido ai fini della maturazione dell’anzianità di carriera, in violazione palese di due articoli della Costituzione (il 36 ed il 39). Quindi nel loro decreto di ricostruzione della carriera i servizi pre-ruolo non sono valutati per intero gli anni di precariato in base al servizio prestato. E ciò penalizza docenti e Ata due volte: sin da subito perché non dà loro il diritto a essere inseriti in un gradone stipendiale successivo; per il futuro perché lede il lodo diritto a percepire da pensionati un assegno proporzionato al lavoro svolto”.

Il Presidente del sindacato reputa dunque questa norma davvero penalizzante per i dipendenti della scuola, “perché adottata su dei lavoratori che non hanno versato alla previdenza di meno, ma messa in atto solo perché lo Stato non riconosce loro il servizio svolto prima da precari e oggi, addirittura, da personale di ruolo tra il terzo e l’ottavo anno dopo l’assunzione”.

Per questa ragione, l’Anief dopo aver promosso i ricorsi per percepire i mandati aumenti di stipendio relativo al periodo di precariato per i neo-immessi in ruolo, per sbloccare il contratto e gli aumenti di stipendio eliminati, ora si rivolgerà di nuovo ai Tribunali per far valere le ragioni di tutto il personale della scuola a tempo determinato che hanno subìto dei chiari danni economici da questa manovra: “chiederemo di far riconoscere ai fini contributivi e di ricostruzione di carriera tutti gli anni di pre-ruolo prestati indipendentemente dalle annualità”, conclude Pacifico.