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Repubblica: Scuola, 300mila precari sperano

Le prime reazioni dei sindacati dopo le ipotesi del ministro durante il videoforum a Repubblica.it. Possibili inserimenti in due "scatole". Il problema dei docenti alla soglia della pensione che rimarranno per effetto della manovra Monti

La notizie della riapertura dei concorsi a cattedra nella scuola ha riacceso le speranze di migliaia di precari e neolaureati. Ma i sindacati nutrono mille perplessità sulle modalità di svolgimento della procedura concorsuale e sulla reale disponibilità di posti per i prossimi anni. Riuscirà il neoministro dell'Istruzione Francesco Profumo a risolvere il rebus? Dopo la notizia anticipata da Repubblica, i sindacati si sono espressi all'unanimità raccomandando all'inquilino di viale Trastevere di non creare illusioni ai tanti precari alle prese con una difficile stabilizzazione dopo i tagli della gestione Gelmini. Vediamo i possibili scenari.

Ieri pomeriggio, nel corso del videoforum su Repubblica.it 1, Profumo è tornato sulla questione che sta più a cuore ai precari della scuola: il concorso 2012. Ipotizzando che l'intera platea teorica di 300 mila aspiranti alla selezione verrà suddivisa in "due scatole": una prima più capiente (con più posti disponibili) destinata ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali; una seconda, più piccola, riservata ai giovani, che altrimenti resterebbero sempre in coda alle graduatorie. Ma i sindacati, che conoscono bene i numeri della scuola, chiedono un confronto "serio" sulla delicata questione.

Dell'incontro avuto di ieri i sindacati hanno apprezzato i toni e le apertura sul pagamento degli scatti stipendiali, congelati dal precedente governo. "Le proposte del ministro, come terreno di confronto, ci sono sembrate interessanti ma vanno riempite di contenuti concreti", dice Mimmo Pantaleo, della Flc Cgil. "In particolare  -  continua  -  è fondamentale aprire una riflessione sui temi del reclutamento, dell'organico funzionale e sulla gestione delle graduatorie, aumentando prioritariamente i posti disponibili nei prossimi anni". "Quanto al reclutamento  -  dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola  -  ribadiamo la richiesta di aprire un confronto serio su progetti chiari, non si può ragionare su dichiarazioni alla stampa. La materia è delicata, investe attese e interessi che vanno tutti attentamente considerati".

Per Massimo Di Menna, della Uil scuola, "abilitazioni e reclutamento devono partire insieme". E propone di mantenere il doppio canale: 50 per cento dei posti a favore degli inclusi nelle attuali graduatorie ad esaurimento; 50 per cento attraverso bandi di concorso a partire da dove le graduatorie sono esaurite, prevedendo, nella partecipazione, il riconoscimento dei titoli di servizio".
Anche Gilda degli insegnanti e Anief salutano positivamente la notizia della riapertura dei concorsi, ma quest'ultimo chiede che "prima vengano stabilizzati gli attuali precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli abilitati nell'ultimo biennio". Un'occhiata ai numeri contribuirà a fare chiarezza.

I precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento sono 240 mila. A questi occorre aggiungere, come potenziali aspiranti al concorso, 20 mila abilitati tra il 2009 e il 2011, rimasti fuori dalle graduatorie dei precari e un numero non precisato di neo laureati  -  10/15 mila  -  che potranno accedere ai Tfa (i Tirocini formativi attivi) previsti dalla nuova normativa sulla Formazione iniziale approvata dal precedente governo: i cosiddetti "giovani". L'unico dubbio resta sui posti disponibili per il 2012/2013. Secondo una stima effettuata dal ministero dell'Istruzione qualche mese fa, le prossime assunzioni si potranno fare esclusivamente sui posti che si renderanno disponibili per effetto dei prossimi pensionamenti.

Il Miur, in base alle vecchie regole per andare in pensione, aveva stimato 22 mila pensionamenti per il 2012/2013. Ma il governo Monti nel frattempo ha modificato la situazione. E sono tanti i docenti che già assaporavano il meritato riposo dopo anni di servizio, ma che saranno costretti a rimanere in servizio ancora per 4/5 anni. Finora, il 60/65 per cento dei docenti andati in pensione non ha infatti raggiunto né i 40 anni di servizio né l'età per la pensione di vecchiaia: si dimettono "volontariamente" avendo raggiunto ugualmente i requisiti per accedere all'assegno mensile. Una possibilità che oggi è preclusa a tanti e i posti disponibili potrebbero scendere a 5/8 mila al massimo.

Fonte: Repubblica