Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 15 giugno 2012

www.governarelascuola.it – 6 giugno 2012
“Possibile modello di rete territoriale (ai sensi art. 50 L. 35/2012)”
░ Il settimanale digitale diretto da Pietro Perziani riporta un documento tecnico delle ARSA. Le Associazioni Regionali Scuole Autonome sono soggetti di dimensione regionale di rappresentanza dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni. Il documento postula l’attivazione dell’organico funzionale.
1. Quali rischi e quali opportunità per l’Autonomia delle scuole?
La finalità delle reti territoriali non dovrebbe essere limitata esclusivamente alla gestione di aspetti specifici del servizio scolastico sul territorio, bensì, integrando quanto innovato dall’art. 50 della Legge 35/2012 con quanto già disposto dall’art. 7 del DPR 275/99, orientata al potenziamento dell’autonomia scolastica in quel territorio. Le reti non devono essere “schiacciate” sugli aspetti gestionali, trasformandosi in un “ufficio” e limitando di fatto l’autonomia delle scuole aderenti, ma essere al servizio dell’autonomia delle singole scuole, operando, anche attraverso una più marcata autonomia gestionale, per il raggiungimento di obbiettivi strategici finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa sul territorio che le scuole non potrebbero, da sole, raggiungere.
2. Quali funzioni per le reti territoriali?
Nelle Linee guida dovrebbero essere esplicitati due ambiti di attribuzione di funzioni alle costituende reti territoriali: a) attribuzione di funzioni gestionali, in attuazione della riforma costituzionale del 2001, con il parziale trasferimento delle funzioni attualmente esercitate dagli Ambiti Territoriali, con conseguente redistribuzione delle risorse, sulla base di accordi tra Regioni e Uffici Scolastici Regionali; b) attribuzione di funzioni di potenziamento dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni a livello locale; tale attribuzione deve essere supportata da un esplicito riconoscimento da parte della Conferenza unificata di cui all’art. 8 del D.Lgs. 28 agosto 1997, n. 281.
3. Quale tipologia di reti territoriali?
Si ritiene che il modello più adeguato allo svolgimento delle funzioni succitate sia quello delle reti “generaliste” permanenti, che si strutturano non su obbiettivi specifici, ma su tutti gli aspetti di gestione e miglioramento del servizio scolastico nel territorio. Ciò non preclude assolutamente alle scuole la partecipazione ad altre tipologie di reti (di scopo, funzionali, ecc.), che però non possono essere individuate quali assegnatarie delle funzioni previste dall’art. 50 e neanche delle funzioni di potenziamento dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni a livello locale.
4. Quale dimensionamento delle reti territoriali?
Le Linee guida dovrebbero individuare, in accordo con le Regioni, criteri per l’individuazione degli ambiti territoriali delle reti, tra i quali:
a) Il numero “ordinatorio” minimo e massimo di Istituzioni Scolastiche da comprendere nella rete, funzionale alla possibilità di un’effettiva autodeterminazione delle reti e alla tutela delle singole autonomie; in linea generale, si ritiene che le reti territoriali debbano comprendere un numero limitato di istituzioni scolastiche e avere quindi necessariamente dimensione sub-provinciale o, nei territori metropolitani, sub-comunale; b) La coerenza con la rete interistituzionale del territorio (distretti sociosanitari, comuni, comunità montane, ecc.); c) Il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione, che consenta da un lato la gestione unitaria e coordinata del servizio scolastico sul territorio e, nel contempo, il raccordo tra istituzioni del secondo ciclo in funzione dell’orientamento formativo e del contrasto alla dispersione scolastica; d) I necessari correttivi per riconoscere le specificità delle Regioni in cui sono presenti minoranze linguistiche storiche, o istituti collocati in zone disagiate quali le zone di montagna e le piccole isole.
5. Quali risorse per le reti?
Le risorse umane, strumentali, finanziarie, previste alle lettere “c” e “d” dell’art.50 vanno considerate come integrative rispetto a quelle assegnate alle singole scuole. Solo in tale prospettiva esse possono costituire strumento di potenziamento dell’autonomia, in grado di incentivare le scuole a ricercare soluzioni più efficaci ai bisogni del territorio, ad ampliare l’offerta formativa, accrescendo, al tempo stesso, la responsabilità dei risultati. La rete potrà assolvere ai suoi compiti di gestione e sviluppo dell’offerta formativa territoriale solo in presenza di un organico “funzionale” (amministrativo e docente) specificamente destinato all’assolvimento di compiti di coordinamento e implementazione e non a compiti già previsti negli organici di ciascuna scuola; in nessun caso è invece accettabile l’erosione di risorse ai danni delle singole scuole, che già si vedono gravate a livelli ormai insostenibili di incombenze e responsabilità a fronte di continue diminuzioni di risorse e senza alcun riconoscimento; Le linee guida dovrebbero prevedere l’introduzione di un bilancio autonomo di rete, separato da quello delle singole scuole, le cui modalità di gestione dovrebbero essere stabilite in sede di revisione del DI 44/2001; nel frattempo si potrà continuare a utilizzare il modello di gestione finanziaria mediante scuole “capofila”, ma chiarendo il trasferimento di decisionalità sull’utilizzo delle risorse dal C.d.I. della scuola capofila agli organi decisionali della rete territoriale, anche per evitare sprechi dovuti a duplicazioni di servizi all’interno della rete.
6. Quale rapporto con l’autonomia delle scuole? Quale struttura organizzativa e gestionale?
Le linee guida devono sancire l’autodeterminazione delle reti territoriali, riguardo la regolamentazione interna e l’assegnazione delle funzioni di coordinamento e gestione alle singole scuole, attraverso l’adozione di statuti interni, ponendo come unici vincoli la democraticità e la collegialità delle decisioni e la salvaguardia dell’autonomia delle singole scuole, che vi aderiscono liberamente.
All’interno delle reti territoriali la responsabilità decisionale sulle scelte gestionali e strategiche deve essere riservata ai dirigenti scolastici, quali rappresentanti legali delle Istituzioni scolastiche e garanti dell’offerta formativa sul territorio. La partecipazione delle altre componenti scolastiche e territoriali è assicurata a livello degli organi collegiali già esistenti nelle scuole aderenti.

ASASi - La Letterina n.326 - 7 giugno 2012
“Non lamentiamoci se i laureati migliori vanno a fare altro”
░ Andrea Ichino esprime delusione per l’assenza, nel “pacchetto merito” di iniziative premiali a favore dei docenti.
Tanti ottimi insegnanti, che nel passato erano stati selezionati nel mondo della scuola tra i migliori laureati delle loro discipline, oggi sono scoraggiati da un sistema retributivo che a loro non ha mai riconosciuto nulla, trattandoli allo stesso modo di colleghi che molto meno di loro hanno fatto. Questi ottimi insegnati, sulle cui sole spalle si è retta la scuola italiana, se ne stanno andando in pensione, amareggiati, lasciando il posto a giovani selezionati con criteri che poco hanno a che fare con il merito. Lo stesso Ministro Profumo, in altro provvedimento, ha recentemente previsto un accesso facilitato, per i precari con almeno 3 anni di servizio, al Tirocinio Formativo Attivo che dovrà selezionare i futuri docenti. Questi precari non dovranno superare gli esami selettivi imposti agli altri candidati. Ci saranno senz’altro delle persone di valore tra loro, ma la semplice attesa nelle graduatorie del passato, in cui non si entrava per merito, non ci aiuterà a identificare i migliori. Si confermerà nei giovani laureati l’impressione che la scuola italiana sia un posto riservato a chi è disposto ad aspettare in coda (ossia non ha alternative attraenti nel resto del mercato del lavoro). E nel quale si fa carriera e si guadagna di più solo per anzianità, non per capacità e impegno.
La sperimentazione ministeriale “Valorizza”, nel passato anno scolastico, aveva disegnato un modo per identificare e premiare gli insegnanti migliori basato sulla loro reputazione all’interno di una scuola, misurata in termini di giudizi positivi dei colleghi, delle famiglie e degli studenti. Non di una sola di queste tre componenti, ma di tutte e tre. L’idea era proprio di premiare quegli insegnanti che tutti indistintamente apprezzano. Quelli di cui gli studenti si ricordano anche dopo 40 anni. Questa sperimentazione, migliorabile ma che aveva dato risultati incoraggianti (e ancor più ne darebbe se il Miur si decidesse a pagare i premiati!), è stata invece affossata dal Ministro sotto la pressione dei sindacati, che vogliono mantenere il diritto di contrattare ogni elemento della retribuzione per poter dare “premi” a tutti, buoni e cattivi. Non lamentiamoci se i laureati migliori andranno a fare altro, soprattutto nelle materie scientifiche, che oggi, hanno prospettive occupazionali più attraenti con cui la scuola deve competere.
Quanto agli “studenti dell’anno”, imparare da bravi insegnanti era il più bel premio che il Ministro avrebbe potuto offrire loro: della carta dei musei (che già visitano da soli), di premi alle scuole che bocciano di meno e di università senza numero chiuso non se ne faranno molto!

la repubblica – 9 giugno 2012
“Scuola, caos dopo il no agli accorpamenti”
░ Molte regioni – l’articolo fa specifico riferimento al Lazio – gli accorpamenti li hanno già eseguiti. E ora ? Al MIUR, zero saggezza.
È di nuovo caos sui “maxi istituti” che dal prossimo settembre accorperanno scuole materne, elementari e medie. Giovedì scorso, dopo il ricorso di sette regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata), la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima da parte dello Stato l’imposizione del numero minimo di mille alunni per questi istituti comprensivi — obbligo previsto dalla manovra estiva 2011 per ragioni di risparmio — perché una tale decisione sulla rete scolastica sarebbe invece spettata alle Regioni. La sentenza (n.147) della Consulta ha spiazzato l’amministrazione del Lazio, che lo scorso febbraio aveva approvato con una delibera di giunta il proprio piano per il prossimo anno applicando i criteri nazionali, nonostante molte polemiche da parte dell’opposizione, delle scuole e dei genitori, che avevano tentato anche diversi ricorsi al Tar, alcuni andati a buon fine, altri bocciati. «Ora è troppo tardi per rivedere il piano: se lo facessimo, le scuole rischierebbero di non aprire a settembre — spiega l’assessore all’Istruzione, Gabriella Sentinelli — Stiamo comunque aspettando indicazioni da parte del ministero dell’Istruzione e nel frattempo stiamo studiando il da farsi». Stando al pronunciamento della Consulta, la palla ora dovrebbe passare proprio alle Regioni, competenti a legiferare in materia…. L’associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) ha già annunciato che impugnerà «tutti i decreti regionali su cancellazioni e accorpamenti di istituti». Anche per questo, la Flc-Cgil chiede che venga riconvocato un tavolo regionale.

Corriere del Mezzogiorno – 9 giugno 2012
“Puglia. La Consulta boccia gli accorpamenti.. Scuola a rischio caos”
░ Ancora sull’esito favorevole che la Corte Costituzionale ha dato al ricorso presentato da Puglia, Toscana, Emilia, Liguria, Umbria, Sicilia e Basilicata, avverso al decreto 6 luglio 2011 (c.d. legge Gelmini).
La sentenza della Corte ha ritenuto fondato il ricorso ma, con questa decisione, ha mandato in tilt la stessa Regione Puglia e l'intero apparato amministrativo dell'ufficio scolastico che si occupa degli accorpamenti, degli organici e delle iscrizioni per il prossimo anno. La Puglia infatti, aveva sì presentato ricorso alla Corte Costituzionale, ma nel gennaio scorso aveva comunque varato il nuovo piano di dimensionamento, in base alla legge Gelmini. Istituendo 128 istituti comprensivi (riuniscono le scuole materne, elementari e medie sotto un unico dirigente), nati in seguito alla soppressione delle autonomie delle scuole al di sotto dei 600 alunni. In Puglia, secondo questo piano, si sono perse 28 autonomie per le scuole superiori e 160 per il primo ciclo (materne, elementari e medie). La macchina in sostanza è stata già avviata per il nuovo anno e anche i trasferimenti del personale sono stati pubblicati proprio pochi giorni fa. … Il caos quindi è alle porte per la scuola pugliese: o si decide di bloccare tutti i trasferimenti ma questo comporterebbe ritardi nell'avvio dell'anno scolastico o si procede con il piano di dimensionamento approvato. …. I danni provocati dal piano di dimensionamento sono stati enormi: migliaia di famiglie lamentano l'interruzione della continuità didattica e lo spostamento degli uffici di segreteria, mentre le lavoratrici e i lavoratori della scuola affrontano con disagio il fenomeno della soprannumerarietà e della mobilità coatta…

MIUR – Ufficio Stampa –11 giugno 2012
“Chiarimenti e rassicurazioni sui corsi di sostegno”
░ Con apposita circolare, il Miur ha offerto ai docenti in esubero la possibilità di acquisire il titolo come docenti di sostegno, e la cosa ha suscitato perplessità ampie, e timori tra i docenti di sostegno più indietro nelle graduatorie. Il Miur li rassicura con una nota, pubblicata sul focus del sito istituzionale. La riportiamo.
“Nelle ultime settimane alcuni siti hanno diffuso notizie allarmanti sulle conseguenze del Decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012, a firma del Direttore generale del personale scolastico, che istituisce i corsi, facoltativi e gratuiti, destinati al personale scolastico in esubero, per acquisire il titolo di docente specializzato per le attività di sostegno. Si accredita l’ipotesi che i suddetti corsi possano togliere posti ai docenti già specializzati di ruolo o precari in servizio sul sostegno e che questa certezza avrebbe poi indotto il MIUR a ritardarne e sospenderne l’attuazione. Sembra opportuno smentire entrambe le previsioni. Il corso inizierà nei prossimi giorni in ossequio ad un preciso impegno contrattuale di riconversione del personale docente stabilizzato in esubero rispetto ai posti di organico. Il continuo incremento dei posti di sostegno, registrato negli ultimi anni, farebbe escludere ripercussioni negative sulle assunzioni del personale precario nel prossimo anno scolastico.”

www.aipd.it/cms/schedenormative –11 giugno 2012
“Nuova sentenza collettiva sul massimo delle ore di sostegno”
░ Riportiamo, in parte, la Scheda n. 387, (TAR Lazio 5123/12), la ennesima dell’efficace, aggiornato prontuario prodotto da Salvatore Nocera, il responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio Scolastico sull’Integrazione dell’AIPD Nazionale.
Come era prevedibile, dopo la prima sentenza (tar Lazio sent.2199/2012), il TAR Lazio ha emesso la seconda sentenza n.5123/2012, accogliendo il ricorso collettivo (promosso come il primo dal Coordinamento Scuole Elementari di Roma), di sostegno in deroga 1 a 1. La sentenza è interessante perché consolida un orientamento delle famiglie volto a risparmiare rispetto ai ricorsi singoli. E' altresì interessante perché pone il Ministero di fronte non più a singoli obblighi di adeguamento del numero di ore di sostegno, ma a obblighi collettivi di svariate decine di ricorrenti che potrebbero diventare svariate centinaia ed alcune migliaia anche nel giro di pochi mesi. Il MIUR è stato condannato a pagare € 2000 globali di spesa… Ovviamente la sentenza intervenuta al termine delle lezioni, non verrà eseguita per il corrente anno scolastico, ma come espressamente detto nel dispositivo, dovrà essere applicata a partire dal nuovo anno scolastico. … La sentenza costituisce indubbiamente un vantaggio per le famiglie. Ai fini della qualità dell'inclusione scolastica però suscita qualche perplessità: 1. E' stato riconosciuto il massimo delle ore di sostegno a tutti i 41 ricorrenti. Non è detto nella sentenza se sia stata analizzata la situazione di ciascuno per verificare se "la specificità del deficit" richiedesse necessariamente il massimo delle ore di sostegno; verifica richiesta invece dalla sentenza della Corte costituzionale n.80/2010 e dalla successiva sentenza del Consiglio di Stato 2231//2010. 2. Una sentenza "di massa", che ribadisce l'obbligo del MIUR di assegnare in tutti i casi di gravità il massimo delle ore di sostegno, rinforza nell'opinione pubblica la convinzione che il sostegno, se non l'unica, certamente la principale risorsa per l'inclusione scolastica; è ciò in contrasto con la logica originaria dell'inclusione stessa che puntava invece, come risorsa primaria, sulla presa in carico dei docenti curricolari, sia pur affiancati dai colleghi specializzati….

www.aipd.it/Osservatorio Scolastico AIPD –11 giugno 2012
“Raccolta Buone Prassi d'integrazione scolastica”
░ Richiesta di collaborazione, firmata dallo staff Area Psico-Pedagogica dell'Osservatorio Scolastico AIPD (Paola Gherardini, Salvatore Nocera, Nicola Tagliani, Anna Lastella), largamente meritevole di collaborazione.
Carissimi genitori, dirigenti, docenti, assistenti e quanti per qualunque motivo sono in contatto con noi, alla fine dell'anno scolastico vi chiediamo di aiutarci nel nostro costante lavoro di raccolta e diffusione di Buone Prassi d'inclusione scolastica. Come abbiamo ribadito nel nostro ultimo seminario del 24 marzo scorso “noi abbiamo sempre sostenuto che non è possibile individuare strumenti predefiniti o un’unica modalità d’insegnamento validi per tutti, perché c’è grande variabilità individuale tra gli alunni con sindrome di Down. Piuttosto occorre individuare, creativamente e criticamente, delle strategie che sappiano coniugare individualizzazione e percorso collettivo, eventualmente anche utilizzando metodi o strategie già esistenti, ma con intelligenza e flessibilità mettendo sempre al centro l’unicità e la peculiarità della persona." Per questo abbiamo sempre creduto nell'utilità ed efficacia di raccogliere e far conoscere esperienze positive di inclusione degli alunni con sindrome di Down. Non per dare dei modelli da ricalcare, ma per fornire esempi di qualcosa che in un determinato contesto ha funzionato e che possano stimolare altri a mettersi in gioco e provare. Far sapere che, nonostante tutte le difficoltà, si può fare è secondo noi una delle carte vincenti per contribuire a migliorare la qualità dell'inclusione scolastica dei nostri alunni! Per questo negli anni ci siamo impegnati anche per realizzare specifici materiali: - il Quaderno AIPD n° 18 "Verso una scuola più competente e partecipata" (2008) - www.aipd.it/cms/node/55; - il DVD "Buone Prassi Crescono" (2010) - www.aipd.it/cms/trailer_video_buoneprassi. Ma visto che crediamo anche nelle grandi potenzialità della rete, da diversi anni abbiamo realizzato sul nostro sito un archivio di Buone Prassi e di Piccole Idee Efficaci per raccogliere costantemente e diffondere in maniera veloce esperienze e strategie efficaci di inclusione. Per ampliare la nostra raccolta, disponibile gratuitamente per tutti, abbiamo però bisogno del vostro aiuto, che siete i protagonisti attivi sul campo! Vi chiediamo quindi di visitare le pagine dedicate al nostro Sportello Informativo (www.aipd.it/cms/osservatorioscolastico) e di segnalarci esperienze positive di inclusione scolastica che avete realizzato o conosciuto da pubblicare sul nostro sito e magari da utilizzare in materiali specifici che potremo predisporre in futuro. Per farlo potete inviarci le apposite schede che trovate sul nostro sito nelle pagine www.aipd.it/cms/buoneprassi e www.aipd.it/cms/piccoleideeefficaci...Le
esperienze raccolte saranno diffuse in forma anonima, senza indicare dati personali, se non espressamente richiesto e/o autorizzato. Vi ringraziamo in anticipo per la collaborazione, anche a nome di quanti potranno conoscere e trarre spunto dalle vostre esperienze!

La Sicilia – 12 giugno 2012
“Il vaso di Pandora delle invalidità facili”
░ Maria Teresa Giglio sul tema degli indennizzi “facili”, a Siracusa.
Si sta rivelando un «vaso di Pandora» il sistema degli indennizzi per invalidità. I finanzieri hanno portato alla luce nuovi casi di indebita attribuzione, denunciando 17 persone. Si tratta di sedici falsi ciechi e di un oculista, firmatario delle false certificazioni di invalidità. Una truffa all'Inps, con un danno economico di oltre un milione di euro, un raggiro all'Asp, ma anche un danno per quegli invalidi che hanno realmente diritto ai sostegni. … La Guardia di finanza ha anche scoperto che alcuni dei sedici falsi ciechi sono dipendenti pubblici e pertanto le indagini saranno estese anche sulle modalità di assunzione, visto che non risultano ingaggiati dalle liste speciali. Il comandante provinciale delle fiamme gialle Giuseppe Cuzzocrea ha già avuto modo di precisare l'attenzione dei finanzieri su ogni forma di truffa al sistema pubblico, specie quando questo va a riflettersi sul cittadino… «Nel caso delle false invalidità si va a danneggiare un sistema finalizzato ad aiutare chi ne ha realmente bisogno… ».

Il Fatto Q-quotidiano – 12 giugno 2012
“L’incultura di Profumo”
░ Angelo d’Orsi ci va giù durissimo, e il titolo (volutamente equivoco) appesantisce il tutto. Dubitiamo che, per il Ministro Profumo, abbia provato, come scrive, “tenerezza”.
L’ho visto. Alla tv. L’ho sentito parlare, anzi parlottare, esitante, incerto, vaghissimo. Forse giustamente imbarazzato. “Ci spieghi la sua proposta”, lo incalzava il conduttore. E lui incespicava, bofonchiava, guardava in aria come a cercare sostegno da parte di superiori autorità. Mi ha fatto tenerezza. Chi? Il ministro Profumo. Titolare del Miur, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. Il dicastero devastato da una serie di predecessori negli ultimi vent’anni (eccezioni? Forse De Mauro, rimasto troppo poco), a partire da Luigi Berlinguer, fino all’inclita Mariastella Gelmini. Non è neppure colpa sua – dico, del ministro in carica – se il ministero gli scoppia tra le mani. Ma è certo sua la colpa di aver prima fatto il consulente della signora Gelmini – il punto terminale, in ogni senso, di una sequenza quasi tutta peggiorativa di donne e uomini che hanno seduto sulla poltrona che fu di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile… La scuola italiana soffre di una spaventosa carenza di risorse economiche, che significa insufficienza di docenti, precariato a vita per decine di migliaia di altri, carenza di materiali didattici, blocco degli acquisti da parte delle biblioteche scolastiche, impossibilità di effettuare verifiche di stabilità degli edifici, con i rischi che scopriamo poi diventare tragedie, troppo tardi, quando una scuola crolla; e così via, in un infinito cahier de doléances che il ministro, un qualsivoglia ministro, ben conosce o dovrebbe conoscere. In una decadenza generale gli insegnanti demotivati, sottopagati e maltrattati, oggetti di campagne diffamatorie, riescono a lavorare male, per forza di cose, e certo il sistema didattico complessivo e la società della comunicazione poco li aiuta. Sicché dalla scuola escono ragazzi impreparati ad affrontare tanto l’università (divenuta un enorme posteggio di forza di lavoro di riserva), quanto altre scelte. Consiglio al ministro un librino appena edito di Fabrizio Tonello, L’età dell’ignoranza (Bruno Mondadori) che in poche pagine radiografa impietosamente la situazione, mostrandoci un mondo dominato da un semianalfabetismo… La cultura, che comincia a scuola, ma certo là non si deve fermare, fa bene alla democrazia, insomma. E l’incultura, che si costruisce a partire da una scuola in difficoltà, da famiglie nel disagio, da una comunicazione mediatica diseducativa (e sgrammaticata, fondata sull’ignoranza più crassa dei suoi personaggi), l’incultura alla democrazia nuoce potentemente. In tutto questo sfascio, dove eroicamente scolari e docenti cercano di resistere, che cosa ti propone il ministro? I tornei per designare l’alunno dell’anno (qualcuno ha replicato: e gli insegnanti? Ma è una richiesta che accetta una logica da respingere, invece). Premiare il merito,dice,come fanno tutti i media mainstream che accolgono condiscendenti anche le ribadite proposte sull’inglese obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado (e nell’università: che il Politecnico di Milano obblighi dal prossimo anno tutti i docenti far lezione in inglese è uno scandalo gigantesco su cui occorrerà fare le barricate, tanto per dire). Merito, Competizione, Mercato. Sono parole che si connettono strettamente fra di loro. Ma è davvero questo che occorre nella scuola italiana? Il merito è quello di chi ancora ci lavora e cerca di studiare, in una situazione ogni anno più grave; il merito è degli insegnanti che non rinunciano a fare al meglio il loro lavoro, malgrado tutto; degli studenti che non mollano, sedotti dal calcio e dalla tv. Se si vuole premiare il merito si consenta a docenti e discenti di lavorare. Si diano loro risorse, strutture sicure, servizi, aiuti. La crisi economica si supera anche, e innanzi tutto, “investendo sul futuro”, ci sentiamo ripetere ogni giorno. E da dove mai si vuole incominciare, se non dalla scuola?

L’Unità – 13 giugno 2012
“La consulta boccia il dimensionamento?”
░ Di Gian Carlo Sacchi e Giovanni Bachelet.
Nel 2001 è stata varata la riforma costituzionale che, in materia di istruzione, oltre a riconoscere l’autonomia delle istituzioni scolastiche, implica una nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. A distanza di 11 anni, però, non è stata ancora approvata la necessaria intesa applicativa; cosí Stato e Regioni si combattono a suon di ricorsi alla Corte Costituzionale, e le sentenze colmano il perdurante vuoto politico. L’ultima di esse, giovedí scorso, riguarda il dimensionamento delle scuole del primo ciclo, ma interessa chiunque si trovi a decidere della rete scolastica sul territorio. Lo scorso luglio il governo Tremonti-Gelmini aveva previsto la costituzione di istituti comprensivi di mille alunni, con deroghe per zone di montagna e piccole isole. La Corte ha bocciato questo provvedimento, riportando i parametri ai precedenti limiti (inferiori), ma soprattutto ribadendo la competenza delle Regioni sulla programmazione del servizio. A questo punto anche le non poche Regioni che, obtorto collo, hanno già provveduto a ridefinire i piani, potranno rivederli con notevole disagio alla vigilia del nuovo anno scolastico, in particolare per l’assegnazione del personale, rimasta di competenza dello Stato. Dove i piani regionali già definiti si limitavano ad obbedire ai numeri, la sentenza consentirà una programmazione più flessibile; dove corrispondevano a parametri di efficienza territoriale, sarà sensato mantenerli. Un istituto comprensivo può nascere al solo scopo di risparmiare dirigente scolastico e direttore amministrativo e peggiorare l’offerta formativa, o invece migliorarla, rendendo effettiva la continuità didattica nella scuola dell’obbligo secondo l’originario disegno di Berlinguer; anche nel secondo ciclo, in opportune circostanze, gli "istituti superiori multi-indirizzo" possono dare stabilità all’offerta formativa e favorire occasioni di riorientamento per gli studenti. La sostanza costituzionale che questa sentenza ribadisce è comunque che allo Stato, sulla base delle compatibilità di finanza pubblica, compete la definizione dei parametri numerici delle scuole statali, che riguardano i valori medi; alle Regioni il potere di programmazione; all’intesa Stato-Regioni l’assegnazione e l’utilizzo del personale. È davvero incredibile che tale intesa, snobbata dalla Moratti e giunta quasi a compimento sotto Fioroni, sia ancora sul binario morto sul quale l’ha abbandonata la Gelmini. Sarebbe bene affrontarla al più presto, anche per evitare che ogni nuovo contenzioso metta a soqquadro la programmazione e l’organizzazione della scuola; la quale, invece, ha bisogno di tempi e risorse certe per un servizio partecipato e efficiente. A questo scopo, mentre in Parlamento si discute la riforma degli enti locali e in particolare l’unione dei comuni e la riorganizzazione delle province, sarebbe anche importante che i servizi formativi, riconosciuti “funzioni fondamentali”, rientrassero in questa complessiva azione di ristrutturazione.

http://www.flcgil.it – 14 giugno 2012
“La consulta boccia il dimensionamento?”
░ La CGIL mobilita a favore dei piccoli terremotati;occorrono insegnanti e personale per l’assistenza. Svolgeranno attività, in luglio e agosto, dedicate ai bambini dai tre ai 14 anni che vivono nei comuni terremotati. Coinvolto anche il noto pedagogista Andrea Canevaro.
Svolgeranno attività educative, in luglio e agosto, dedicate ai bambini dai tre ai 14 anni che vivono nei comuni terremotati. E' l'appello di Flc-Cgil che stanno studiando un progetto per offrire attività educative di gruppo a tutti i bambini fra i tre e i 14 anni che vivono nelle zone terremotate nel periodo di chiusura delle scuole, in luglio e agosto. Il progetto è denominato "Insieme la scuola non crolla" e la Flc è pronta a sostenere le spese per il viaggio e l'alloggio dei docenti volontari, ma anche a pagare i materiali necessari per le attività. In pista, poi, grazie ad un accordo con l'Alma mater, scenderanno anche studenti (volontari) della Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna, che daranno il contributo alle attività educative svolgendo il loro tirocinio nelle zone terremotate. Il progetto, ideato dalla Flc regionale e dal centro nazionale Flc, sta prendendo corpo in sinergia con le istituzioni scolastiche, i Comuni coinvolti, la Protezione civile, la Regione e altre realtà, tra cui l'Università di Bologna, ci tiene a sottolineare il sindacato. «Non ci vogliamo sovrapporre ad altre attività, la nostra idea e' metterci a disposizione con personale qualificato, ma siamo aperti a collaborare con chi condivida le nostre finalità e il nostro metodo», spiega Raffaella Morsia, segretaria regionale Flc…. I docenti e i bidelli che intendono rendersi disponibili (il periodo minimo e' una settimana) devono essere inviare la propria adesione all'apposito indirizzo mail attivato dalla Cgil, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Possono partecipare tutti i docenti di ogni grado. La Cgil punta sulla loro "competenza" di insegnanti, ma per tutti (e in particolare per gli studenti di Scienze della formazione dell'Alma mater) sono previsti dei brevi corsi di formazione e forme di tutoraggio per mettere a punto meglio le "strategie" con cui organizzare le attività. I corsi saranno organizzati con la collaborazione dell'Università di Bologna: tra gli altri, la Cgil sta lavorando con il professor Andrea Canevaro, che già in passato si e' occupato di attività per ragazzi in situazione difficili (in Giappone, Ruanda, ex Jugoslavia e all'istituto Salvemini di Casalecchio).