Il Messaggero: abilitazioni negate in Italia, fuga dei professori in Spagna

Pubblichiamo un articolo apparso su “Il Messaggero” del 29 agosto 2010 a firma di Alessandra Migliozzi.

ROMA - Fuga dei prof in Spagna per l’abilitazione. In Italia per chi vuole insegnare alle medie e alle superiori la strada, ad oggi, è sbarrata: non ci sono più le Ssis, le scuole di specializzazione chiuse dalla Gelmini nel 2008, non si fanno i concorsi e la nuova formazione degli insegnanti ancora non è legge. Così c’è chi tenta la via spagnola. Fino all’anno scorso bastava un corsetto di tre mesi, il cosiddetto Cap. Ora la strada è più ardua: bisogna seguire un intero master di sette-otto mesi. Ma in città come Madrid è boom di italiani che vogliono abilitarsi all’insegnamento. A giugno si è chiusa la prima tornata di corsi. «Nel nostro master - spiega Juan Miguel Belmonte, segretario accademico dell’istituto di Scienze dell’Educazione dell’università Complutense di Madrid - su settecento iscritti una trentina erano italiani. Mi dicono che da voi non è possibile abilitarsi in questo momento. Come mai? Come fate per formare gli insegnanti?». Il master costa fino a tremila euro, a seconda che lo si faccia in una università pubblica o privata. Il corso è diviso fra teoria e pratica. Per entrare non c’è test di accesso. Bisogna solo certificare l’uso di una lingua europea a livello B1, un livello intermedio. Gli italiani, spiegano sempre dall’ateneo madrileno, «scelgono soprattutto di abilitarsi in materie scientifiche, quelle che poi possono spendere anche in patria, o nelle lingue». Il titolo in Italia va convertito. Nel 2009, quando furono riaperte le graduatorie per alcuni nuovi inserimenti, fu spianata la strada anche a chi aveva ottenuto l’abilitazione all’insegnamento in Europa visto che l’Ue obbliga il riconoscimento reciproco dei titoli. Su cosa accadrà nel 2011 quando ci saranno, come spiega la legge salva precari approvata a novembre del 2009, «l’integrazione e l’aggiornamento delle graduatorie» per il biennio 2011/2013 non c’è ancora certezza. «Ma con ogni probabilità sarà previsto l’inserimento di chi si è abilitato all’estero come avvenuto nel 2009 - commenta Marcello Pacifico, a capo dell’Anief, sindacato che ha dato spesso battaglia al ministero con ricorsi al Tar-. Il paradosso è che ad oggi ci sono docenti che si abilitano per insegnare strumento musicale o per la scuola primaria che non hanno sbocchi, che non si possono inserire. Mentre chi si è abilitato all’estero ha potuto e potrà farlo». La pensa diversamente la Flc Cgil secondo cui questa possibilità non ci sarà. «Ma la legge salva precari effettivamente è ambigua- dice Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil Scuola-. Parla di aggiornamento e integrazione delle graduatorie, quindi potrebbero esserci nuovi inserimenti. Se invece non fossero previsti potrebbero partire dei ricorsi. Quel che è certo è che bisognerebbe smetterla con questo sistema delle graduatorie che di fatto impone ai nostri giovani di spendere dei soldi per abilitarsi o aggiornarsi con il solo scopo di comprarsi un posto in graduatoria. Bisognerebbe bloccare definitivamente le liste e dove ci sono posti liberi ricominciare seriamente a fare i concorsi per assumere». Per esempio al Nord le graduatorie delle discipline scientifiche vanno spesso esaurite e non di rado le scuole, scorrendo le proprie liste interne, arrivano a chiamare come supplenti laureati non abilitati. Fra questi c’è anche Francesca, la chiameremo così, insegnante del Nord che preferisce l’anonimato e che a 34 anni, per paura di non riuscire più a fare supplenze perché non abilitata, ha deciso che questo autunno andrà in Spagna. «Ho fatto le pratiche- racconta- sto aspettando di capire se tutta la documentazione è in regola e se potrò entrare nel master che ormai per me è l’unica strada per potermi abilitare. Qui in Italia è tutto fermo e c’è tanta fame di lavoro non posso più rimanere senza titolo e rischiare di restare fuori per sempre dalle supplenze». Diverse società di consulenza offrono aiuto con le pratiche a prezzi che partono dai tremila euro fino ad arrivare quasi ad ottomila. Insomma, l’avventura spagnola, se ci si caricano sopra i costi dei consulenti, di base può costare, alloggio e vitto esclusi, anche più di diecimila euro. Ma c’è chi non demorde e vuole partire. «Noi consigliamo agli insegnanti di accertarsi che le società a cui si rivolgono siano serie- sottolinea Rino Di Meglio, della Gilda degli Insegnanti-, bisogna fare attenzione a chi alimenta sogni chiedendo un sacco di soldi». Il web, intanto, pullula di forum in cui i prof chiedono informazioni, cercano chi ha fatto già questa esperienza. E in Italia che ne sarà delle abilitazioni? Si aspetta il decreto per la formazione degli insegnanti che è passato nelle commissioni parlamentari ma poi è rimasto fermo. «Mancano solo alcuni passaggi burocratici. Nel corso del nuovo anno accademico- assicura Max Bruschi, il consigliere ministeriale che sta seguendo il provvedimento- dovrebbero partire i tirocini formativi che consentiranno a chi ne ha i requisiti di abilitarsi. Per entrare però ci saranno un test e una selezione per titoli». In tanti potrebbero rimanere esclusi. E non è detto che anche quelli non scelgano la via spagnola.