Il primo inquilino di viale Trastevere, in procinto di essere nominato assieme al primo Governo della XVIII legislatura, dovrà riuscire a mettere in pratica il programma sulla scuola contenuto nel Contratto di governo M5S-Lega dovendo fare a meno di 160 milioni di euro nei prossimi tre anni: è l’eredità pesante lasciata dal Governo uscente. Conti alla mano, dai documenti interministeriali emerge che ci sono tagli importanti sia nella scuola, sia nei fondi destinati alla formazione. Nei primi due anni le scuole dovranno fare a meno di 36 milioni di euro (sia per il 2018 che per il 2019) e scendere di altri 35 milioni di euro alla fine del triennio. Lo stesso dicasi per i tagli ai fondi destinati all’offerta formativa che saranno di 18 milioni per quest’anno, di 19 milioni per il prossimo e di poco più di 17 milioni per il 2020.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Si va a tagliare al cuore della scuola, sulle spese vive di prima necessità. È come se agli ospedali si andassero a tagliare i materiali per le operazioni chirurgiche e per la gestione dei pazienti. È un andare inaccettabile. Spetterà al nuovo ministro informare immediatamente il Governo della presenza di questo ulteriore “fardello”, in modo che l’esecutivo possa emanare un decreto soppressivo, trovando le risorse utili a coprire le economie previste della maggioranza uscente. Al nuovo Governo chiediamo di introdurre una politica opposta: la scuola ha bisogno estremo di risorse, considerando che gli investimenti rispetto al Pil sono fortemente sottodimensionati rispetto a tutti i Paesi moderni. Occorre contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico, ridurre il numero di alunni per classe, trasformare i 100mila posti in organico di fatto in organico di diritto, la metà dei quali su sostegno, stabilizzandovi tutti i precari storici, i diplomati magistrale e coloro che, in possesso di abilitazione, hanno svolto tre anni di supplenze. Il tempo della spending review è finito, altrimenti la scuola finirà nel baratro.