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Well – come ?

Well – come ?

( ovvero Bene! Come bene? O “Benvenuti”!!! )

A volte ricevo cartoline dal campo estivo in cui abbiamo mandato i bambini. Spesso vi è raffigurato un tramonto rosso sul mare o una montagna che luccica al sole. Dietro c’è scritto: “Caro papà qui sono contento e mi diverto un sacco. Bacioni Thomas.

La grafia è bella, regolare, nessun errore d’ortografia, l’istruttrice si è messa d’impegno.

Voleva farmi piacere.

Indubbiamente era animata da buone intenzioni.

Non mi fa piacere.

Preferisco gli scarabocchi indecifrabili di Thomas.

Può essere che, con i suoi disegni astratti, forse, mi stia dicendo molto di più

 

Tratto da “Dove andiamo, papà?”

Vivere, piangere, ridere con due figli diversi dagli altri

di Fournier Jean-Louis

Ben trovati a tutti i frequentatori di questo sito, rinnovato nella veste grafica e nei contenuti.

Ho deciso di aprire questa rubrica con un capitolo del libro dell’umorista francese Fournier.

Esattamente un anno fa la lettura, tutta d’un fiato, di questa pubblicazione, mi ha colpita come un pugno allo stomaco: mai, in tanti anni, avevo letto un dramma ironico sulla paternità più realistico e foriero di moltissime verità.

In seguito, ho scoperto che questo spaccato della vita con due figli con disabilità su tre ha vinto un premio letterario francese (Prix femina) assegnato da una giuria di sole donne a un uomo che descrive con pungente ironia i suoi vissuti di padre.

Anche questo riconoscimento suscita diverse riflessioni.

Vorrei partire da qui, da una realtà vicinissima e paradossalmente lontana, cioè quella dell’inclusione in terra francese per presentare lo spazio Anief “Trendsetter”.

Ho scelto questo nome per la rubrica mutuando il termine dal linguaggio della moda e del commercio perché sento forte l’esigenza di uno spazio di mainstreaming per un necessario cambiamento culturale e strategico di professionalità dei docenti che si occupano a vario titolo di inclusione.

La mia altissima ambizione è implementare tutte le pratiche quotidiane inerenti al vivere pienamente la vita scolastica creando una 'tendenza' (in inglese trend), una “moda”dello stare a scuola senza barriere non solo fisiche ma principalmente culturali, sociali, psicologiche che minano da sempre le buone prassi dell’integrazione scolastica. Il termine trendsetter assume anche un'accezione più ampia per designare ciò che modifica un qualsiasi andamento di lungo periodo.

Dal confronto scaturito in un congresso presenziato qualche tempo fa in Francia grazie al coinvolgimento di una federazione composta da genitori di utenti della scuola pubblica in difesa della scuola “pubblica, laica, inclusiva”.

( http://www.fcpe-idf.fr/spip/ ), ho iniziato a valutare luci e ombre dei trent’anni di esperienza italiana.

Alle volte bisogna guardare i contesti dal di fuori per evitare che ci sfugga la realtà che abbiamo sempre sotto gli occhi.

Non possiamo solo gridare alla mattanza, urlare in ogni dove che si sta arretrando rispetto all’epoca d’oro dell’esperienza italiana delle buone prassi inclusive.

Certo è sotto gli occhi di tutti l’assioma che per realizzare una scuola di qualità bisogna seguire la strada dei tagli economici, non quella saggia dei pedagogisti e della psicologia dell’educazione.

Se nella civilissima Francia la presenza di un alunno con disabilità medio - lieve è condotta ancora in forma sperimentale e, solo su base volontaria, il docente si rende accogliente per qualche ora a settimana nei suoi confronti per benevolenza, più che per riconoscere il diritto di studio come diritto esigibile, dobbiamo guardare alla nostra esperienza come tutte le altre nazioni fanno, cioè con ammirazione.

C’è un particolare però che ha destato la mia attenzione.

La federazione Fcpe non è un’associazione di genitori che raccoglie esclusivamente padri e madri di alunni con disabilità: è una realtà che si batte per i diritti di tutti e riserva molta attenzione anche alle situazioni di esclusione indipendentemente dalla disabilità.

Mi piace pensare che lo scrittore Fournier avrebbe potuto raccontare esperienze meno drammatiche e crude, che v’invito a leggere, se avesse potuto far sperimentare una buona esperienza d’inclusione scolastica a Mathieu e Thomas. Parallelamente, vorrei che sull’esempio dell’fcpe riuscissimo a non isolare le famiglie che vivono una disabilità relegandole nell’associazionismo di categoria.

La mia fiducia in Anief è proprio questa e insieme vi propongo di dare una vitalità nuova e propositiva attraverso queste pagine.

Ci faremo compagnia lungo la strada delle nostre aspirazioni e spero vivamente che da queste pagine le nostre idee arrivino in tutti i contesti educativi senza separare i docenti di sostegno dal resto degli insegnanti.

Conoscere e praticare attività inclusive nella scuola non è compito solo di noi docenti specializzati, dunque questo spazio Anief sia trampolino di lancio per tutti quelli che con noi aspirano ad essere magistri vitae

Buon lavoro a tutti!

Elena Duccillo

Coordinatrice provinciale Anief di Roma