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'QUOTA 96': c’è ancora speranza!

Grazie all'Anief, in Emilia Romagna e Puglia la Corte dei Conti di lascia aperto uno spiraglio: sospeso il giudizio in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.

Se la Corte dei Conti del Lazio sembrerebbe spegnere le speranze dei circa 3.500 docenti e Ata rientranti nella cosiddetta Quota 96, dichiarando “inammissibile” il ricorso, i giudici delle pensioni appartenenti all’Emilia Romagna e alla Puglia mantengono aperto uno spiraglio. La Corte dei Conti di entrambe le Regioni ha infatti sospeso il “giudizio in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla questione di legittimità costituzionale dell’art. 24 della legge 22 dicembre 2011 n. 214, di conversione del decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011, sollevata dal Tribunale di Siena – Sezione Lavoro con ordinanza del 21 agosto 2012”.

Alla luce delle modifiche introdotte dalla legge n. 135 del 2012, “che consente per l’a.s. 2012/2013 il collocamento a riposo del personale docente, che, a seguito delle operazioni di mobilità, risulta ancora in esubero, eppure con i requisiti previgenti alla riforma Fornero, maturati entro il 31 agosto 2012”, i legali Sponga e Ursini, che operano per conto dell’Anief, hanno ottenuto la sospensione del processo in attesa del giudizio della Corte Costituzionale sulla “questione di legittimità costituzionale dell’art. 24 della legge n. 214/2011 sollevata dal Tribunale di Siena con ordinanza del 21 agosto 2012”.

“Si tratta di un’espressione importante - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - perché per la prima volta si invita il giudice superiore della Corte dei Conti a svolgere una seria riflessione su un danno prodotto alle migliaia di lavoratori della scuola che nel 2011 avevano iniziato l’anno scolastico sapendo di andare in pensione e che invece si sono trovati ‘beffati’ da una norma ingiusta. Senza contare – conclude il presidente del sindacato autonomo – che la conseguenza di questa riforma dagli effetti immediati sta bloccando il turn over e il naturale ricambio generazionale in una professionale ad alto rischio burnout”.