La Commissione Affari Costituzionali del Senato continua ad operare per l’esame degli emendamenti al disegno di legge Green pass ter “Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, sulle misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening”. Le richieste di modifica del testo originario del ddl – che dovrà essere convertito entro il 20 novembre e, dopo questa fase in esame, passerà alla Camera dei deputati per la definitiva approvazione – contengono anche ben 14 emendamenti proposti da Anief.
“Il nostro sindacato – dichiara il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – ritiene che non si possono aggravare i carichi di responsabilità dei lavoratori della scuola, di tutti i lavoratori del pubblico. Per questo, la nostra opera continua incessante per evitare le imposizioni illegittime, come il Green Pass per accedere al lavoro, ampliare il numero di dipendenti e delle sedi, ridurre la quantità di alunni per classe, migliorare gli stipendi, agire su educatori e Ata”.
Il sindacato prende posizione sul documento prodotto dall’Istituto superiore di sanità, ministero della Salute e ministero dell’Istruzione, in merito alle nuove disposizioni sanitarie per gestire le quarantene a scuola. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief “questo protocollo arriva fuori tempo massimo. Tra le motivazioni che hanno portato al ritardo, viene citato l’abbassamento della curva epidemiologica, mentre negli ultimi 10 giorni è lo stesso Istituto superiore di sanità a confermare che i casi accertati sono aumentati di una volta e mezza con una impennata riconducibile ‘all’effetto scuola’ negato dall’amministrazione solo due settimane fa. In questo contesto, considerare i contatti nella scuola a basso rischio significa non considerare l’indotto in cui la scuola è inserita, a partire dal trasporto pubblico in cui i controlli sono praticamente impossibili e a cui gran parte degli studenti della secondaria ricorrono, soprattutto per il sopraggiungere della stagione invernale, per arrivare alla socialità giovanile incentivata dalla riapertura dei locali da ballo”.
Anche quest’anno si ripresenta l’annoso problema del mancato pagamento dei precari della scuola. La situazione, a dire il vero, è peggiorata: perché nell’anno scolastico in corso, il 2021/22, riguarda non solo i supplenti brevi, a cui solo nelle ultime settimane è stato garantito il pagamento delle mensilità di maggio e giugno 2021, ma anche i precari con contratto fino al 30 giugno, i quali in alcuni casi, per colpa di ritardi di inserimento del contratto, non hanno ancora ricevuto le prime due mensilità di questo anno scolastico. “Come sempre, purtroppo, è calpestata la dignità dei lavoratori, sebbene le scuole abbiano necessità del loro contributo il trattamento riservato ai supplenti è inaccettabile”, commenta Marcello Pacifico, presidente Anief. Il giovane sindacato rappresentativo, facendo seguito alle numerose segnalazioni ricevute, ha inviato una richiesta di chiarimenti al Ministero dell’Istruzioneaffinché la situazione non si protragga.
L’accordo è arrivato a seguito dell’incontro all’Aran che ha dato attuazione, con la sottoscrizione del documento, all’articolo 43, comma 8, del D. Lgs 30 marzo 2001, n. 165, relativo alla istituzione del Comitato paritetico per la certificazione dei dati elettorali ed associativi delle organizzazioni sindacali ai fini dell’accertamento della rappresentatività. Tra pochi giorni sarà noto il calendario delle operazioni di presentazione delle liste e le modalità organizzative che porteranno al voto solo nella scuola circa un milione di docenti e Ata. Anief ha avviato una serie di assemblee per i lavoratori dei comparti interessati.
“Rinnovo del contratto, supplentite eterna, blocchi e vincoli agli spostamenti e aumento degli organici saranno i nostri cavalli di battaglia”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “La nostra intenzione – continua Pacifico - è quella di migliorare la rappresentanza nei comparti pubblici dando il massimo per difendere i diritti dei lavoratori, a partire dall’emergenza stipendiale aggravata da un contratto scaduto ormai da tre anni. Bisogna poi permettere loro di attuare delle forme di carriera reali, anche dal punto di vista stipendiale: vogliamo abbattere la precarietà, garantendo la piena mobilità professionale e quindi favorire le richieste di ricongiungimento alla famiglia, che ancora di più in tempo di Covid19 non possono continuare ad essere negate. Come pure non è possibile – ha concluso Pacifico – che l’amministrazione continui a formare gli organici con il solo unico obiettivo di non erodere i budget loro assegnati dal Mef, ancora di più ora che sono in arrivo i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
A questo proposito, Anief sta chiedendo a tutto il personale della Scuola, dell'Università e della Ricerca di candidarsi nelle liste Anief: l’obiettivo è dare la possibilità, a chi si dovesse al sindacato, di essere nominato comunque terminale associativo all’interno della propria sede di lavoro, così da permettergli di sedersi in ogni caso al tavolo contrattuale del proprio istituto scolastico e salvaguardare ildiritto delle norme euro-unitarie, oltre che dei principi costituzionali. Qualsiasi dipendente di ruolo in servizio presso la Scuola, Università e gli enti di Ricerca può candidarsi con Anief: basta andare sul sito internet ed esprimere la propria candidatura: a breve sarà contattato e potrà iniziare a rappresentare il sindacato.
Anche quest’anno i posti di sostegno assegnati ai supplenti ha raggiunto livelli da record: perché a fronte di più di 172 mila cattedre complessive, solo poco più della metà continuano ad andare a personale di ruolo. Le 14mila immissioni in ruolo su sostegno dell’anno in corso, considerando pensionamenti e spostamenti su posto comune, oggi abbiamo non oltre 85mila posti coperti con personale a tempo indeterminato. Secondo l’Ufficio Studi Anief, ne consegue che le rimanenti 90mila cattedre sono andate o stanno andando a supplenza annuale, con l’aggravante che di queste ben 66mila (dunque quasi il 40% dell’organico totale di sostegno), risultano in deroga, quindi assegnabili solo a precari e non utilizzabili nemmeno per i trasferimenti benché si tratti di cattedre vacanti a tutti gli effetti. Ma l’aspetto più paradossale è che una percentuale alta, sicuramente la maggior parte, dei 90mila contratti a tempo determinato (con Sicilia e Lazio che detengono i numeri più alti) continuano ad essere sottoscritti con dei supplenti annuali non specializzati.