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Il Garantista - Primo ok alla riforma la rabbia dei professori

L' aula della Camera approva il ddl di riforma della scuola con 316 sì, 137 no e 1 astenuto mentre fuori dal palazzo, sul piazzale di Montecitorio, centinaia di insegnanti e presidi contestano una riforma che avvertono come un colpo micidiale al sistema educativo italiano. A favore della buona scuola votano Pd, Area popolare, Scelta civica, Per l'Italia-Centro democratico, Psi, Minoranze linguistiche. Contro Cinquestelle, Forza Italia, Lega, Sel, Fdi-An, Alternativa libera. Non finisce qui, perché il ddl ora deve passare al Senato prima dell'approvazione definitiva, ma certo è un primo serio passo verso una modificazione profonda del sistema dell'istruzione a partire dai maggiori poteri conferiti ai presidi.

"La scuola della responsabilità" la chiamano Renzi e la ministra dell'Istruzione Giannini, la scuola del caporalato la definiscono gli oppositori. Il ddl prevede anche l'immissione in ruolo di oltre centomila precari dal 2015 e un concorso per 60mila abilitati nel 2016. Punti su cui fa leva la maggioranza anche se si preferisce tacere sul sacrificio di almeno altri centomila precari i quali, se dovesse passare la legge, verranno espulsi dal circuito delle assunzioni. Per non parlare degli abilitati al concorso ordinario precedente l'ultimo del 2012 brutalmente soppressi con la loro graduatoria.

Il governo ha invece ritirato la norma che prevedeva la possibilità di ciascun cittadino di versare il 5 per mille ai singoli istituti scolastici, pubblici o paritari. Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini esibisce tutta la sua soddisfazione «Siamo stanchi, ma molto molto felici. Si conclude una maratona cominciata quasi un anno fa, che è stata anche inusuale per l'ascolto continuo di tutta la società».

Tanta felicità e gaia soddisfazione non è però pienamente condivisa dal premier che si rende conto dello strappo che questa riforma produce con il mondo della scuola. Renzi tiene il punto, rivendica l'autonomia e il potere decisionale conferito ai presidi, «di individuare i professori più adatti alla scuola» ma è molto preoccupato che la protesta dilaghi, fino allo sciopero degli scrutini e oltre. Per questo concede che forse si sarebbe dovuto parlare di più, auspica che non si arrivi al muro contro muro.

E a parole promette qualche concessione in più al Senato. A proposito del rischio del blocco degli scrutini, l'Autorità di garanzia per gli scioperi ha ricevuto, da parte delle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, l'assicurazione che non ci sarà alcun blocco per i cicli finali del percorso scolastico: esami di terza media, maturità e abilitazioni professionali. In merito alle astensioni dagli scrutini delle classi intermedie però dai sindacati non è arrivata alcuna rassicurazione e per questo l'Autorità di garanzia si riserva di decidere nei prossimi giorni sulle eventuali precettazioni.

L'eventualità di un blocco degli scrutini viene individuata da Renzi come l'occasione per rivolgere contro gli insegnanti il disagio degli utenti della scuola: «Se vorranno farlo hanno tutto il diritto, ma sarebbe un errore clamoroso perché va contro i ragazzi e le famiglie. L'Italia è di tutti e non solo dei sindacati».

Senonché lo scorso 5 maggio i sindacati della scuola hanno portato nelle piazze italiane oltre mezzo milione di cittadini e altrettanti promettono di portarne alle prossime manifestazioni. anzi rilanciano la loro opposizione su tutta la linea. L'accusa che i sindacati muovono al merito di questa riforma è pesantissima: l'esecutivo – dicono – porta nella scuola il nepotismo e la lottizzazione che hanno già distrutto l'università, che viola la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione, perché attribuisce ad un preside il potere di licenziare dopo 3 anni un insegnante di cui magari non condivide le idee.

Non basta, come dice la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, «Renzi decide di non garantire a tutti gli abilitati il diritto di accedere alla stabilizzazione, cacciando malamente dalla scuola chi per anni l'ha mandata avanti, ha seguito tutte le indicazioni dello Stato e si è pagata i corsi obbligatori imposti dal Ministero a causa del blocco dei concorsi. A contestare la riforma, fuori dalla Camera, c'era del Pd solo Stefano Fassina, la minoranza dem ha preferito tenere un profilo polemico più basso scrivendo una lettera-manifesto in cui i deputati dem invitano esplicitamente a "ricucire la frattura" che si è creata con «una parte larga di insegnanti, studenti e famiglie». La minoranza Pd pone anche una constatazione elementare «se una riforma impatta in un'opposizione così massiccia diventa un'assoluta necessità proseguire il confronto con quel mondo anche al fine di tenere un legame con forze decisive nella costruzione di un largo campo democratico».

Ultimo ma non per ultimo la riforma di Renzi lascia sul terreno un altro sfregio ai diritti di chi ha superato un concorso ordinario. Lo rileva il sindacato Anief che parla di schizofrenia: «l'assunzione immediata degli idonei al concorso del 2012 è una vittoria dell'Anief, ma ci chiediamo per quale motivo siano stati esclusi coloro che hanno superato i precedenti concorsi, non ancora immessi in ruolo. Non è possibile che si proceda con questo andare: un anno si dà il via libera agli idonei, l'anno dopo si dice no, poi si apre solo ad una parte e così via»Mai più voteremo Pd urlavano i docenti fuori dalla Camera dei deputati mentre l'ex partito di riferimento di molti di loro votava la riforma di cui la ministra Giannini si dice "felice"

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