La stampa scrive

Il Miur "farà partire i trasferimenti degli insegnanti senza attendere il parere della Funzione Pubblica". E' quanto sostiene l'Anief sottolineando che l'ipotesi di contratto, sottoscritta con i sindacati maggioritari il 10 febbraio scorso, è stata inviata alla pubblica amministrazione solo il 10 marzo e quest'ultima ha 30 giorni di tempo per fornire il proprio parere. "Il Miur, però, sembra sicuro del lavoro svolto e già la prossima settimana - afferma l'Anief - vuole pubblicare l'ordinanza e avviare la presentazione delle domande dopo il periodo di sospensione per le festività pasquali. Solo che stavolta 'sono ancora da definire i criteri per l'assegnazione dei docenti agli ambiti territoriali'. E non è un dettaglio, perché si tratta di una novità storica, che stravolgerà la collocazione del personale scolastico". "Non riteniamo valida l'instaurazione di questa specie di 'patentino', che permette solo per il momento di girare al largo dagli ambiti territoriali. È - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief - una vittoria fittizia e a tempo determinato. La verità è che non si può mercanteggiare su certi terreni. Perché tutti i docenti di ruolo hanno firmato il medesimo contratto e detengono gli stessi diritti e doveri. Confermiamo che non appena sarà pubblicato il contratto, faremo partire le istruzioni per ricorrere al giudice del lavoro, presentare le domande e richiedere trasferimenti, passaggi e assegnazioni provvisorie". (ANSA).

ROMA, 14 MAR - Il Miur "assegnerà 50mila euro di premio ai 5 docenti migliori, ma deve dare altrettanto a tutti gli altri a fine carriera". Lo afferma l'Anief secondo cui un'iniziativa come quella annunciata dal Ministero (un premio annuale all'insegnante migliore), "potrebbe avere un senso logico in altri Paesi, dove al corpo insegnante viene assegnato un corrispettivo a fine mese adeguato al prezioso lavoro profuso". "Ma non in Italia, dove gli stipendi degli insegnanti sono bloccati da oltre sei anni e hanno perso tra il 13,3% e il 19,7%, perché - afferma - equivale a una beffa. Solo dalla sottrazione dell'indennità di vacanza contrattuale, pari al 10% dello stipendio, a ogni insegnante vengono negati in media 1.800 euro l'anno. Che moltiplicati per 40 anni di lavoro superano ampiamente i fondi riservati ora dal Miur invece a pochi 'intimi'". "Cifre simili - osserva Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - sono anche quelle assegnate per sentenza, dai tribunali del lavoro, a quei docenti precari che hanno presentato ricorso per avere adeguati risarcimenti, dovuti anche alla mancata assegnazione degli scatti di anzianità e delle mensilità estive. Perché, ha ravvisato giustamente il giudice, in definitiva svolgono il medesimo lavoro e hanno le stesse responsabilità dei colleghi già di ruolo. Per tutti, inoltre, rappresenta un vero insulto alla professione, al lavoratore e alle loro famiglie, presentarsi al tavolo del rinnovo contrattuale con 3,5 euro netti di adeguamento. Ecco perché - conclude - noi ricorriamo". (ANSA).

Assunte over 40 lontano da casa, stipendi mini e pensioni-miraggio.

Roma, 8 mar. (askanews) - L'82% degli insegnanti italiani è donna, ma con sempre meno diritti: sono assunte over 40 e lontano da casa, con scarse possibilità di tornare, stipendi mini e pensioni-miraggio.Secondo i dati dell'Anief le donne alla scuola primaria coprono oltre il 96% delle cattedre e all'infanzia sono il 99,3%. Se si includono anche le altre categorie professionali, nella scuola risultano 1.038.606 dipendenti, di cui 821.144 donne e 217.462 uomini. Con il piano straordinario della Buona Scuola, il contingente femminile è stato numericamente rafforzato, ma la qualità del lavoro è in caduta libera. Marcello Pacifico, presidente Anief, ricorda che nel 2015, migliaia di precarie sono state assunte fuori provincia. Sinora, tante hanno potuto beneficiare della supplenza annuale, valida come anno di prova, "ma con il nuovo anno saranno costrette ad abbandonare genitori, coniugi e figli. E aderire al nomadismo professionale andando a finire nei mega-ambiti territoriali, passando da precarie a docenti transumanti. E malgrado svolgano un lavoro sempre più esposto a rischi di malattie professionali, dovranno lasciarlo alle soglie dei 70 anni, per percepire un assegno di quiescenza che già oggi per quasi la metà delle donne non arriva a mille euro al mese".