L’ipotesi di un risarcimento economico da 2,5 a 10 mensilità. Ma le prime sentenze dei giudici italiani sull’onda della Corte di giustizia europea sono molto più «pesanti».
La Buona Scuola? Un insegnante su due rimarrà a casa. Marcello Pacifico, di Anief, molto critico sull'annunciata riforma della scuola.
Intervista del presidente Marcello Pacifico al GR1 delle ore 13,00 del 23 febbraio dal minuto 8,08 al minuto 9,30.
Che stia per diventare davvero più «buona» è ancora in discussione, ma di fatto la scuola cambia: ieri Matteo Renzi, con il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone, ha presentato la riforma che sta per trasformare il settore dell'Istruzione. L'occasione è stata il primo compleanno del suo Governo: l'evento, «La Scuola che cambia, cambia l'Italia», è stato organizzato dal Partito Democratico.
«Nel ddl delega e nel decreto mettiamo il tentativo di affrontare tutti i temi», spiega il premier, contestato da alcuni precari. «Ascoltiamo tutti, ma poi si decide».
Pronto il testo del decreto da sottoporre al Consiglio dei ministri. Ritornano le compresenze con la stabilizzazione di 148mila docenti presi da tutte le graduatorie. Ci saranno da due a cinque insegnanti in più per ogni istituto.
La denuncia dell’Anief: i pensionati fanno lezione gratis e i supplenti rimangono al palo.
Pubblicata la circolare Madia : i divieti non valgono per i docenti.
ROMA - Dal prossimo anno a vestire i panni di amministrativi, tecnici e ausiliari delle scuole sarà il personale i soprannumero degli enti locali.
Si avvicinano le elezioni per le RSU della scuola, previste tra meno di un mese (3-5 marzo 2015), e le diverse sigle sindacali mettono in campo tutto il loro impegno organizzativo e propagandistico per affrontare la scadenza.
Intervento di Silvio Maglio al Convegno Mida del 7 febbraio. Il punto sulle storture che danneggiano i precari e il servizio da precari.
L'Italia deve "migliorare equità ed efficienza" del suo sistema educativo, che "ha un basso rapporto tra qualità e costo e dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati". Lo scrive l'Ocse nel suo rapporto 'Going for Growth' rilevando, in particolare, le poche risorse destinate al settore. L'Ocse bacchetta in particolare il nostro Paese per la spesa per l'istruzione "scesa ben al di sotto della media" e per i numerosi cambi, "tre in quattro anni", al vertice dell'agenzia per la valutazione della scuola.
L'abolizione degli scatti di anzianità automatici nel pubblico impiego, frutto di un accordo siglato quattro anni fa, in piena recessione, provocherà danni economici pesanti in termini di adeguamento delle retribuzioni. Accade anche nella scuola, dove le maggiori confederazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, denunciano che il congelamento degli aumenti farà perdere ad ogni lavoratore 8.500 euro.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir) non è convinto: " Senza una riforma seria dell'apprendistato, senza che sia reintrodotto l'obbligo formativo fino ai 18 anni, non credo si possa andare molto lontano". Continua a leggere
Vai al video (intervista dal min. 15.00)
ROMA - Per sanare il problema non bastano le rassicurazioni fornite nelle ultime ore dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, secondo cui l'operazione di confluenza dell'Inpdap nell'Inps sta avvenendo senza problemi perché "la previdenza legata ai dipendenti pubblici è a carico dello Stato", quindi "il problema non si pone".
La sentenza che ha fatto assumere la prof di Ischia. Il sindacato: i giudici devono adeguarsi.
Parla l'insegnante che ha vinto il ricorso. Il Ministero dovrà assumerla.
Con l'immissione dei 150 mila nuovi insegnanti rischio caos per le assegnazioni. Gli insegnanti di ruolo fuorisede: tocca a noi scegliere per primi se riavvicinarci a casa.
I primi effetti pratici della storica sentenza della Corte di Giustizia europea sulla reiterazione dei contratti a termine nel territorio italiano.
Vincenzo De Michele, avvocato del Foro di Foggia. Lo avevamo intervistato altre volte, prima della sentenza della Corte di Lussemburgo e in merito alle possibili interpretazioni. Di nuovo lo interpelliamo, ora che le sue previsioni sembrano essersi realizzate in pieno.
Se gli insegnanti saranno valutati dagli studenti è forte il rischio del "voto di scambio". Ne è convinta l'Anief che critica alcuni aspetti di una sorta di "pacchetto studenti" che dovrebbe essere incluso nel provvedimento sulla scuola che il Governo varerà entro la fine di febbraio.
ROMA - Gli studenti valuteranno gli insegnanti, dice il sottosegretario all''Istruzione Davide Faraone a "Repubblica". Dal prossimo anno scolastico nelle scuole superiori due milioni e mezzo di ragazzi tra i 15 e i 19 anni avranno a disposizione un questionario in cui, a fine stagione, giudicheranno i loro docenti: puntualità, chiarezza d''esposizione, efficacia della didattica. In ogni istituto, poi, gli studenti potranno eleggere un loro rappresentante che andrà a ricoprire uno dei cinque posti del nucleo di valutazione (gli altri quattro saranno affidati al preside e a tre insegnanti esperti). Il nucleo di valutazione scriverà il rapporto di autovalutazione annuale (Rav) della scuola, avrà voce sugli scatti di merito degli insegnanti e anche sull''anno di prova necessario per il neo-docente da stabilizzare.
ANSA - Scuola: precari; Anief, un'altra vittoria del sindacato
ROMA - Decine di migliaia di docenti rischiano di essere assunti a centinaia di chilometri da casa.
Voi come la vedete? Sarebbe giusto secondo voi chiudere tutte le scuole il sabato per rispamiare soldi e rendere più corta la settimana degli studenti e degli insegnanti? Secondo l’Anief, lasciare a casa gli studenti il sabato mattina significherebbe risparmiare di almeno 720 milioni di euro annui. Ciò avverrebbe non utilizzando più la corrente elettrica, il gas e il riscaldamento, oltre a i trasporti per portare gli alunni. Naturalmente non si risparmierebbero ore di scuola, che verrebbero recuperate con i rientri pomeridiani. E il risparmio andrebbe ricalcolato contando il costo aggiuntivo della mensa.
Non è ancora stato bandito e già si parla di magistratura. Nuovo concorso Ds con ricorsi e contenziosi in arrivo? A quanto pare sembra proprio di sì.
Il Ministro dell'Istruzione, Giannini, ha confermato che da settembre di quest'anno il grande piano assunzionale e i principi innovativi della buona scuola saranno una realtà. I finanziamenti sono già stati assegnati nella Legge di Stabilità e prevedono 1 miliardo di euro subito e 2 miliardi a regime.
L'Anief contro il Governo dopo la notizia che nella provincia patavina a più di 300 insegnanti non è ancora stata corrisposta la retribuzione e per "pagare le bollette sono costretti a chiedere soldi ai genitori".
Il decreto varato a fine dicembre conferma poi le borse di studio per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica ed estende le scadenze per i lavori di edilizia scolastica e per i concorsi da professore associato nelle università.
L’Italia è ultima, tra gli Stati europei membri dell’Ocse, per spesa pubblica nell’istruzione in rapporto al Prodotto interno lordo. A certificarlo è l’Istat, nel tradizionale annuario statistico pubblicato nell’ultima settimana dell’anno, precisando che per la formazione dei giovani, in tutti i livelli del ciclo educativo, si investe il 4,6% del Pil. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
00459953.mp3 [l'intervento-commento di Marcello Pacifico, Presidente Anief, è compreso tra 00:42 e 01:20]
L’Italia è l’ultima della classe per spesa in istruzione. A questo poco lusinghiero dato si contrappone quello relativo alla Danimarca, lo Stato tra i Paesi europei dell’Ocse che investe maggiormente nella formazione, quasi l’8% del Pil. Investono nettamente più dell’Italia anche Stati duramente colpiti dalla recessione come Irlanda, Spagna e Portogallo. Sono sempre meno, inoltre, i giovani ad iscriversi all’università. Se nel 2003 erano quasi 73 gli immatricolati su 100 diplomati nel 2012 sono stati in media solo 55. Contestualmente, continuano a calare i lettori di libri e quotidiani. Il commento di Marcello Pacifico presidente di “Anief”, Associazione sindacale professionale, che ha analizzato i dati dell’Istat:
“l’Italia è l’ultima, è la ‘maglia nera’ di tutte queste classifiche. Basti pensare che dal 1995 ad oggi, ovvero negli ultimi 20 anni, non ha aumentato neanche di un euro la spesa per studente. I livelli italiani sono di 2 punti percentuali sotto la media dell’Ocse. Purtroppo, tutto questo è legato anche al taglio di 200 mila posti, al blocco degli stipendi, che è di 4 punti percentuali sotto dell’inflazione… Sono tutti dati negativi! E noi chiediamo a questo punto al governo di intervenire con urgenza per cambiare tutto questo stato di cose, altrimenti non potrà crescere il Paese!”.
Ma perché l’Italia continua a non investire nell’istruzione? La riflessione di Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia all’Università di Bergamo:
R. – Il perché – a mio avviso – è ciò che può risolvere la questione, perché noi non possiamo spendere mantenendo una struttura che non sia efficiente in tutti i suoi aspetti; quindi, è un problema di ricambiare la struttura. Non possiamo nemmeno immaginare, come si è immaginato, che tutti debbano andare all’Università per avere una formazione superiore, perché in tutti i Paesi esiste una formazione superiore non universitaria. La delusione che molti laureati provano perché non trovano lavoro oppure perché devono andare all’estero, oppure perché rimangono ad un livello di professionalità inferiore rispetto a quello che hanno maturato. E quello che hanno maturato è tale che corrisponde ad una analoga richiesta diposti che invece restano inutilizzati per professioni molto alte, molto interessanti ma che non sono quelle per cui l’università forma. Quindi è una carenza. E per ultimo, è che noi siamo riusciti in 40 anni ad espungere dalla mentalità collettiva l’idea che il lavoro sia un fortissimo giacimento culturale ed educativo che deve cominciare dai sei anni ed arrivare fino all’Università, e abbiamo - invece che “rotto” - “consolidato” il pregiudizio che studio e lavoro siano due alternative tra loro incompatibili. Oggi, invece, ci accorgiamo del contrario e, se vogliamo far cambiare il trend, dobbiamo per forza intervenire su questi tre segmenti.
La spesa nell’istruzione potrebbe comunque far registrare nei prossimi mesi significativi cambiamenti. L’Italia, dopo anni di tagli, nel 2014 ha aumentato il proprio bilancio per la formazione dello 0,6%. E per il 2015 è stato stanziato nella legge di stabilità un miliardo di Euro.
Lo certifica l'Istat: l'Italia è ultima nell'Unione europea per spesa pubblica nell'istruzione. Tra le ultime nel mondo sviluppato. Il luogo comune si è fatto statistica. L'Annuario italiano dice, infatti, che dai noi si investe per la formazione dei giovani il 4,6 per cento del Prodotto interno lordo. La Danimarca, in testa per finanziamenti nella conoscenza, investe il 7,9 per cento. Il Regno Unito il 6,4, i Paesi Bassi il 6,2, la Francia il 6,1, il Portogallo e la Spagna il 5,5% (un punto in più di Pil) e la Germania il 5,1. Fuori dall'Europa, gli Stati Uniti spendono nel sapere pubblico il 6,9 per cento del Pil, l'Australia il 5,8, il Giappone il 5,1.
Nel mirino i fondi della previdenza complementare, in particolare l'Espero nel comparto istruzione.
Non è proprio una novità, ma ogni volta che le cifre lo confermano è come ricevere un altro pugno nello stomaco. L'Italia è ultima nell'Unione Europea per spesa pubblica nell'istruzione, per la quale investe solo il 4,6% del Pil. Lo sottolinea l'Anief, Associazione nazionale insegnanti e formatori, evidenziando il dato contenuto nell'Annuario statistico pubblicato dall'Istat nei giorni scorsi.