La stampa scrive

Ora c'è anche il via libera della VII Commissione Cultura della Camera all'intenzione del Governo di cancellare gli scatti di anzianità del personale della scuola in occasione del rinnovo del contratto di categoria. Lo rende noto l'Anief aggiungendo che soltanto i deputati di Sel e del M5S si sono opposti.

"Nel Def viene esplicitato - sottolinea l'associazione - che 'la valorizzazione del personale docente passa per la definizione di nuove modalità di sviluppo di carriera dei docenti stessi, con l'avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio'. Ci sono poi altri importanti segnali, tutti indirizzati verso la stessa meta: nel Decreto Legge 104/2013 si conferma, infatti - fa notare - la volontà di congelare l'anzianità di servizio maturata dai neo-assunti per realizzare gli obiettivi di invarianza finanziaria. E proprio oggi il Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha detto che serve il 'rinnovo contrattuale per gli insegnanti: una nuova forma di contratto, che per molti è un tabù', facendo intendere il suo assenso al nuovo modello governativo".

"A questo punto - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - è evidente la volontà politica di abbandonare la strada degli aumenti per anzianità e intraprendere, in corrispondenza della scadenza del blocco del rinnovo del contratto, quindi a fine 2014, la strada che porterà agli incrementi stipendiali riservati a una ristretta cerchia di dipendenti particolarmente meritevoli". "Così, dopo aver privatizzato il rapporto di lavoro del pubblico impiego, si compie un altro passo verso la perdita dei diritti dei suoi lavoratori" continua Pacifico facendo notare che "già oggi a fine carriera un docente percepisce quasi 10.000 euro in meno. E che la maggior parte del personale della scuola, dopo cinque anni di blocco imposto agli statali, continuerà a percepire uno stipendio sempre più vicino alla soglia di povertà".

Fonte: Ansa

 

Secondo l'organizzazione internazionale, gli adulti del Belpaese sono in fondo alla classifica europea che stima la capacità e preparazione letteraria e matematica di 24 paesi europei. Il ministro: a preoccupare maggiormente è la condizione dielle donne e dei neet, i giovani che né studiano né lavorano.

ROMA - Cittadini italiani in fondo alla classifica sui saperi essenziali per orientarsi nella società del terzo millennio. E in Italia, si ritorna a parlare di analfabetismo funzionale. Non importa, in altre parole, se gli italiani sanno tecnicamente leggere, scrivere e far di conto. Ma l'uso che sono in grado di fare delle informazioni che possono acquisire anche attraverso le tecnologie digitali. Nell'ultima classifica stilata dall'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), e diffusi oggi dall'Isfol, sulle competenze principali degli adulti il nostro Paese figura all'ultimo posto. Ci piazziamo in fondo alla classica - ultimi tra 24 paesi - per competenze in lettura e al penultimo posto sia per competenze in matematica sia per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia, come quelli delle società moderne.

L'ANALISI DI TITO BOERI

Una maglia nera che preoccupa la politica e che fa il paio con gli scarsi risultati dei quindicenni italiani nei test Ocse-Pisa in lettura, matematica e scienze. "I dati dell'Indagine PIAAC (Programme for the international assessment of adult competencies) dell'Ocse sono allarmanti e impongono un'inversione di marcia", dichiarano Enrico Giovannini e Maria Chiara Carrozza, rispettivamente a capo del dicastero del Lavoro e delle politiche sociali e del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. "Desta particolare preoccupazione - continuano - la condizione dei cosiddetti Neet, giovani che né studiano né lavorano: l'abbandono precoce dei percorsi di formazione rischia di pregiudicare il loro futuro, i dati Ocse lo dicono chiaramente".

"Così come - concludono i due membri del governo Letta - è evidente che in Italia c'è un capitale femminile sottoutilizzato sul piano professionale, uno spreco di risorse e talenti che il nostro Paese non può più permettersi". Ma quali sono le competenze indagate dall'Ocse? E a quale livello siamo in Italia? Per quanto riguarda la literacy proficiency, gli esperti parigini hanno preso in considerazione le capacità degli adulti di età compresa fra i 15 e i 65 anni "di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità".

Una competenza che prescinde dalla semplice capacità strumentale di leggere e scrivere. E in un mondo che utilizza ormai dati, tabelle e grafici per illustrare tantissimi aspetti della vita comune - dallo spread che, ci dà indicazioni sulle condizioni della nostra economia, alle previsioni del tempo - non sapere "accedere, utilizzare, interpretare e comunicare le informazioni numeriche", la numeracy proficiency , si trasforma in un gap considerevole per i cittadini italiani alle prese con una delle più gravi crisi del mercato del lavoro degli ultimi trent'anni. Nel Belpaese arranchiamo anche per capacità dell'uso delle tecnologie digitali e quelle offerte dalle reti internet "per acquisire informazioni, comunicare e svolgere compiti pratici".

Oltre un quarto degli italiani, il 28%, si piazzano a livello più basso, o addirittura al di sotto di tale livello, per competenze in Lettura. Percentuale che scende al 15% nei paesi Ocse e al 12% in Norvegia. Quasi un terzo della popolazione che leggendo un libro o qualsiasi altro testo scritto riesce ad interpretare soltanto informazioni semplici. Stesso discorso quando occorre confrontarsi con dati, tabelle e grafici. Gli italiani che si piazzano ai livelli più bassi - al primo livello o sotto il livello più basso - sono addirittura 32%. In Spagna che ci contende il gradino più basso sono il 31 per cento abbondante. La Finlandia si piazza al secondo posto col 13 per cento e il Giappone è in testa con appena l'8 per cento di adulti con scarse competenze matematiche.

"La clamorosa bocciatura emersa oggi dal rapporto Ocse-Isfol - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - conferma quello che il sindacato sostiene da tempo: occorre prima di tutto agire con urgenza per rendere obbligatoria la frequenza della scuola sino alla fine delle superiori. Poi è indispensabile restituire ai nostri allievi quel 10 per cento di tempo scuola sottratto nell'ultimo con le riforme Gelmini e infine - continua il sindacalista - invertire il trend dei cosiddetti Neet, quei 2 milioni e mezzo di giovani che vivono le loro giornate senza studiare né lavorare".

Fonte: Repubblica

 

Quanti sono i precari nella scuola, nella sanità, nei ministeri e negli enti? Secondo l'agenzia governativa Aran 317mila. Ma per la Cgia di Mestre sono almeno un milione perché mette nel conto tutte le figure non stabili. A partire da i "liberi professionisti" che sono invece dei dipendenti mascherati. Il governo ha messo in cantiere nuovi concorsi con posti riservati. Ma la Consulta ha mandato ai giudici europei tutta la questione dei lavoratori atipici perché un decreto Ue, recepito dall'Italia, prevede la stabilizzazione dopo tre anni.

ROMA - Vittorio ha vinto il concorso della scuola bandito nel lontano 1990 e da allora aspetta di essere assunto. Già, perché la graduatoria del suo concorso è miracolosamente ancora in vigore. Ogni anno, si reca in Provveditorato sperando che sia finalmente arrivato il suo turno. Ma poi se ne torna a casa e continua ad aspettare. Nel frattempo, la sua barba si è imbiancata e i suoi capelli sono diventati più radi: ventitré anni di attesa per un posto che sembrava a portata di mano sono troppi in qualsiasi paese. Oggi, ha 54 anni e aspetta sempre. Nel 1990, alla sua età si poteva andare in pensione, Vittorio non solo non ci è andato, ma non è stato neppure assunto. E ancora aspetta.

Senza lavoro sull'orlo della pensione. Stesso destino per Giuseppe Scaglione, anche lui di Palermo, che di anni ne ha addirittura 62 ed è in lista per essere assunto come professore di Costruzioni dal lontanissimo 1988, lo scorso millennio. Quando il suo nome comparve per la prima volta nelle graduatorie degli insegnanti precari, il muro di Berlino era ancora una ferita sul Vecchio continente, mentre adesso frotte di turisti affollano il checkpoint Charlie per le foto ricordo. Due storie, quelle di Vittorio e Giuseppe, che sembrano l'esatto paradigma del precariato lavorativo italiano: uno status che, per definizione, dovrebbe essere temporaneo si trasforma in una situazione quasi perenne. Come accade in alcuni Comuni siciliani, dove ci sono precari da 18/20 anni che reggono interi settori strategici. Oppure infermieri, personale tecnico e anche qualche medico precari nella sanità da 15 anni. O gli stagionali tra i vigili del fuoco.

Chi va considerato precario. Ma quanti sono i precari pubblici nel nostro Paese? Secondo l'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni), i precari del pubblico, sono - dato del 2011 - poco meno di 317mila, secondo la Cgia di Mestre, (l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese che produce ricerche sullo stato del Paese) sono invece tre volte di più: quasi un milione. Troppi? Il fatto è che si può essere precari anche da liberi professionisti, spiegano da Mestre. L'esercito delle cosiddette partite Iva spesso nasconde una sacca di precariato involontario: se vuoi lavorare, devi farlo alle nostre condizioni. Per la Cgia di Mestre vanno considerati come precari i lavoratori dipendenti con contratto a termine involontari, quelli cioè che lavorerebbero a tempo indeterminato se venisse data loro la possibilità di farlo: i lavoratori part-time involontari, ma anche collaboratori e liberi professionisti che presentano contemporaneamente tre vincoli di subordinazione (un solo committente, imposizione dell'orario di lavoro e utilizzo dei mezzi dell'azienda). Ed è difficile eccepire visto che le tre condizioni sono tipiche del lavoro subordinato.

Dieci milioni senza certezze. Analizzando i dati dell'Istat, ci si accorge che su oltre 22 milioni di lavoratori italiani - dato del mese di luglio del 2013 - soltanto il 53,6 per cento - poco più di 12 milioni - lavora stabilmente e a tempo pieno, Il resto sotto varie forme è precario. Un mondo fluido e mutevole dove è difficile distinguere tra liberi professionisti "per scelta" e involontari, come li definisce l'Istituto italiano di statistica: lavoratori che accettano di lavorare col part-time o con la partita Iva "in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno". Con il Pubblico impiego, lo Stato e gli enti locali, che, anziché promuovere lavoro stabile per garantire sicurezza alle famiglie, attinge a piene mani dall'enorme serbatoio del bisogno di lavoro che, all'articolo 4, la Costituzione sancisce come un "diritto".

Costituzione tradita. "È scandaloso", sbotta Gianni Faverin della Cisl "Se un posto di lavoro non serve più, lo Stato e gli enti locali dovrebbero abolirlo. Se invece è necessario per assicurare un servizio ai cittadini per anni, allora occorre stabilizzare il lavoratore. Non è corretto per lo stesso lavoratore e per la società mantenere un lavoratore precario per anni e anni". La Costituzione all'articolo 97 afferma che "agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge" e il decreto legislativo 368 del 2001 - che attua una direttiva europea in materia di contratti a tempo determinato - stabilisce che dopo tre anni di proroghe "il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato", salvo i casi previsti dalla legge. Per questa ragione, su ricorso dell'Anief (Associazione professionale e sindacale della scuola), la Corte costituzionale ha rinviato ai giudici lussemburghesi l'eventuale trasformazione di 200mila rapporti di lavoro nella Pubblica amministrazione da lavoro precario a contratti a tempo indeterminato. Trasformazione che sta alla base della stabilizzazione dei precari. I comparti del Pubblico impiego che sfruttano maggiormente l'enorme sacca di precariato esistente in Italia sono soprattutto: scuola, sanità, enti locali, università e vigili del fuoco. In alcuni casi, come quello degli enti locali, il blocco contenuto nelle ultime Finanziarie impedisce alle regioni di bandire i concorsi. E il precariato "di Stato" lievita.

Un decreto. Secondo l'Aran tra scuola e sanità si contano 170mila precari, mentre la Cgia di Mestre ne conta quasi 515mila. Oltre 57mila per l'Aran, 118mila per la Cgia di Mestre, i precari della Pubblica amministrazione - Stato ed enti locali - oltre 4mila quelli dell'Università e 3mila e 600 i vigili del fuoco, lavoratori specializzati che rischiano la vita ogni giorno e non sono neppure stabili. A fare l'identikit del lavoratore sempre in bilico ci pensano a Mestre: diplomato, meridionale e con uno stipendio medio di 836 euro mensili. Ma adesso arriva il cosiddetto decreto D'Alia che dichiara guerra al precariato. L'intenzione è meritoria: "Viene rafforzato il principio in base al quale" - si leggeva nel comunicato di Palazzo Chigi del 26 agosto "il ricorso al lavoro flessibile nella Pubblica amministrazione è consentito esclusivamente per rispondere a esigenze temporanee o eccezionali: ne deriva che nella Pubblica amministrazione non è consentito sottoscrivere contratti elusivi del reclutamento tramite concorso. Il tutto al fine di evitare, per il futuro, la formazione di nuovo precariato".

Proroga al 2015. Il decreto, per ridurre il precariato nel settore pubblico, percorre due strade: nuovi concorsi riservati a coloro che nell'ultimo quinquennio hanno maturato almeno tre anni di servizio nella pubblica amministrazione; proroga fino al 31 dicembre 2015 delle graduatorie dei concorsi pubblici approvate dal primo gennaio 2008. Buoni propositi. O risposta politica in attesa che si pronuncino i giudici europei.

Fonte: Repubblica

 

Il Ministro, intervistato da RaiNews24, si sofferma sul fatto che la Scuola è una delle istituzioni che deve essere governata meglio, in modo più efficace e senza far prevalere le sovrapposizioni. E sul sostegno occorre maggiore omogeneità.

Continuano le ammissioni da parte delle massime autorità italiane sui limiti del sistema scolastico italiano e sulla impellente necessità di migliorarlo. Dopo le dichiarazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico al Quirinale, che si è soffermato sui “tagli alla cieca” attuati negli ultimi anni sull’istruzione pubblica, il 30 settembre è toccato al ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Nel corso di un'intervista a RaiNews24, il responsabile del Miur si è soffermato sulla necessità di ridefinire il titolo V della Costituzione (un percorso di revisione peraltro avviato da oltre dieci anni ma che sinora non ha prodotto modifiche legislative concrete): la scuola, ha detto il Ministro, "è una delle istituzioni che deve essere governata meglio, in modo più efficace".

Entrando poi nel merito, Carrozza ha dichiarato che "i livelli di governo nella scuola sono diversi, regione, enti locali e Stato, e spesso si tramutano in livelli di burocrazia". Spazio, quindi, a detta sempre del Ministro, ad una forma di governance meno burocratizzata, con gli enti locali che dovranno prendersi maggiori onori e responsabilità al fine di attuare una più efficace gestione del sistema formativo dei cittadini.

Sempre nel corso dell’intervista, il Ministro si é soffermato sulla questione degli insegnanti di sostegno: "c'è il problema - ha ricordato - di far sì che in tutte le scuole ci sia la stessa situazione". I numeri, invece, ci dicono che ad oggi prevale un sensibile squilibrio. Con alcune zone del paese dove il rapporto studenti disabili–docenti specializzati raggiunge standard accettabili; altre zone, invece, dove la carenza di personale di sostegno si fa particolarmente sentire. Evidenti disparità sarebbero però presenti, ha di recente denunciato l’Anief, anche nella tabella di suddivisione ministeriale dei 4.447 insegnanti di sostegno da immettere in ruolo entro questa settimana.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

La rivincita della precaria. È donna, con più di 35 anni e soprattutto già iscritta in una graduatoria a esaurimento e quindi, appunto, precaria. Questo l’identikit-tipo dei nuovi prof che, da quest’anno, salgono in cattedra dopo aver vinto il cosiddetto «concorsone» (oltre 326mila domande) voluto da Francesco Profumo. Un concorso che almeno nelle intenzioni dell’allora ministro avrebbe dovuto svecchiare la scuola italiana.

Così non sarà, stando ai dati diffusi dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (il Miur) che ha voluto divulgare una «Operazione trasparenza» sul concorso bandito a settembre dell’anno scorso. Una selezione durissima per arrivare a conquistare uno degli 11.542 posti in palio. Dell’esercito dei candidati, a superare le prove preselettive sono stati nemmeno 95mila aspiranti (94.814). Poi rimasti in 22.607 dopo gli scritti. Di questi, ad oggi, i vincitori sono 8.303, dei quali 3.255 sono stati nominati in ruolo il primo settembre (mentre gli altri dovranno avere la nomina nei prossimi due anni). Solo poco più di ottomila nuovi prof, perché in alcune regioni come la Toscana, il Lazio, la Sicilia, la Calabria e il Veneto, le commissioni sono ancora al lavoro.

Le donne sono in netta prevalenza sui maschi: l’80,9% (6.721) dei nuovi insegnanti. E una su due non è giovanissima visto che supera i 35 anni (il 51%), mentre nemmeno uno su 10 ha meno di 30 anni. Ma i dati statistici confermano che degli 8.303 vincitori ben 5.733 (il 69%) risulta essere iscritto in una graduatoria a esaurimento (le Gae). In realtà i precari hanno dominato la scena sempre, dalle preselezioni.

LA POLEMICA

Il concorso a cattedra? Un «autogol del Miur», commenta l’Anief, il sindacato guidato da Marcello Pacifico. Una «situazione paradossale – aggiunge - Con la preclusione a tutti i laureati negli ultimi 10 anni, il Miur ha creato i presupposti per aggravare, anziché alleggerire, l'età media dei docenti italiani». E sui precari il presidente commenta: «Due assunzioni su tre sono state effettuate su supplenti storici che avrebbero dovuto essere stabilizzati sulla base della direttiva europea».L’età media del corpo docente è uno dei problemi che affliggono la scuola italiana, secondo un report curato dalla Uil e diffuso ieri. La causa di un’età media così elevata è da rintracciare nelle procedure di selezione dei nuovi insegnanti che sono ferme da anni e i tanti precari a cui «scompostamente si è cercato di far fronte con provvedimenti legislativi di immissione tutt’altro che lineari», sostiene Lello Macro, coordinatore dell’ufficio studi e ricerche Uil scuola. Macro punta il dito contro «una ondivaga e assurdamente arzigogolata politica delle abilitazioni all’esercizio della professione docente». Sull’ingresso alla professione, sempre l’Anief ha annunciato di voler ricorrere al Tar dopo che il Miur ha stabilito, che da ora in poi per accedere alle graduatorie per l’insegnamento sarà necessario avere l’abilitazione. «L’operazione ministeriale nel corso degli anni lascerà fuori dalle graduatorie scolastiche centinaia di migliaia di neo laureati», è la denuncia di Pacifico. Che aggiunge: «D’ora in poi anche per fare le supplenze brevi sarà indispensabile l’abilitazione all’insegnamento».

Fonte: Il Messaggero

Il piano di 69mila immissioni in ruolo, varato dal Consiglio dei Ministri, rappresenta una prima importante risposta alle recenti denunce dell’Anief sulla volontà del Governo di voler stabilizzare solo una piccola parte dei precari della scuola: grazie anche ai migliaia di ricorsi depositati presso la Corte di Giustizia Europea, il piano programmatico triennali di assunzioni, inizialmente fissato a 44mila unità, è stato infatti elevato di un terzo. Anche se va nella giusta direzione, non è tuttavia ancora sufficiente.

Ascolta la rubrica del 15 settembre 2013

 

Ha preso il via alla Camera l’esame del decreto sulla scuola approvato lo scorso 9 settembre dal Consiglio dei Ministri. Sul suo esito pesano i possibili ritocchi sull’Iva e sull’estensione dell’Imu alla prima casa: se il Governo decidesse di approvarli, il Pdl minaccia di mandare all’aria i provvedimenti urgenti sull’istruzione.

In particolare, i fondi per l’assunzione dei docenti di sostegno e dei precari. Nel frattempo la VII Commissione della Camera sta valutando le varie proposte di emendamento. Anche sindacali. La Flc-Cgil chiede modifiche al patto di stabilità e la cancellazione dell’articolo sulle scuole all’estero che darebbe il via libera alla stipula di contratti locali per reclutare docenti di discipline italiane.

L’Anief vorrebbe modifiche alle norme sulle graduatorie, sulla formazione degli organici e sul blocco della ricostruzione di carriera per i neo-assunti: sempre l’Anief ha chiesto deroghe al dimensionamento scolastico, di ripristinare i concorsi per ricercatore, di utilizzare un organico funzionale per i professori in esubero e per gli inidonei. E di rimuovere, infine, l’obbligatorietà della formazione per i docenti degli alunni che hanno avuto un giudizio begativo alle prove Invalsi.

Fonte: Online News

 

FLCGIL interviene chiedendo modifiche a patto stabilità e cancellazione dell'articolo sulle scuole all'estero, ANIEF chiede modifiche per Idonei, TFA, PAS, SFP in GaE, precari AFAM, Dimensionamento.

Ieri, prima Galan, poi Brunetta, hanno svelato le intenzioni del PdL relativamente al Decreto istruzione, che ieri ha iniziato il suo percorso parlamentare.

Il percorso del Decreto non sarà facile, sono stati criticati alcuni punti, come l'aumento delle tasse per la copertura finanziaria, l'abolizione del bonus maturità e l'immissione in ruolo dei precari "senza alcuna valutazione preventiva e individuale delle loro qualità professionali", ha affermato Galan.

Su quest'ultimo punto i precari sono andati su tutte le furie. Dimentica, infatti, il Galan che all'interno delle graduatorie ci sono i docenti abilitati tramite SSIS, che sono già stati selezionati in ingresso e hanno affrontato due anni di formazione con esame finale. Ci sono pure i docenti formati tramite i corsi speciali, che hanno alle spalle anni di insegnamento.

Decreto fatto oggetto di critiche anche dalla responsabile scuola del PdL, Elena Centemero, che, se da un lato contraddice il Galan plaudendo al piano triennale di immissioni per i precari (sebbene chieda di pensare anche ai giovani tieffini), dall'altro critica pesantemente le iniziative di salvataggio dei docenti inidonei, avanzando l'idea di utilizzare i soldi per attuare l'assunzione di giovani docenti.

Brunetta da canto suo mostra, senza veli, la volontà di trasformare il Decreto Istruzione in terreno di scontro politico per ottenere il mantenimento dell'abolizione Imu, nonché del blocco dell'aumento dell'Iva, affermando che la scuola è tema caro al PD. Non del PdL? Verrebbe da chiedergli.

Ieri, intanto, è iniziato in VII commissione cultura il dibattito sul Decreto, con la lunga illustrazione, alla presenza del Ministro Carrozza, del testo da parte di Giancarlo Galan, il presidente. Ancora nessun intervento da parte dei parlamentari, ma iniziano già a circolare i primi documenti di richiesta di modifica del testo varato dal Governo.

Così la FLCGIL chiede tre interventi.

Nel primo chiede il non assoggettamento al patto di stabilità oltre che alle aziende speciali e
istituzioni che gestiscono servizi scolastici e per l’infanzia, anche ai costi sostenuti dai Comuni per la gestione diretta delle scuole dell’infanzia e dei nidi da parte degli enti locali.

Nel secondo chiede l'abrogazione del comma 2 dell'Art 9 che prevede la possibilità da parte delle istituzioni e delle iniziative scolastiche statali italiane all’estero di reclutare, anche per le materie curriculari previste dall’ordinamento italiano, personale docente italiano o straniero, con contratto locale.

Nel terzo chiede di consentire consente il non assoggettamento al patto di stabilità anche ai costi sostenuti dai Comuni per l’edilizia scolastica.

Scarica il documento FLCGIL

Altro sindacato che ha reso pubblici gli emendamenti chiesti è l'ANIEF che chiede un intervento più ampio relativamente ad idonei, TFA, PAS, SFP in GaE, precari AFAM, Dimensionamento

Corpose sono in particolare le richieste di intervento in tema di graduatorie ad esaurimento, esse prevedono:

il ripristino della giurisdizione del giudice amministrativo sulle controversie
la cancellazione del vincolo quinquennale per i docenti neo-assunti dal 1° settembre 2013 per le domande di assegnazione provvisoria e di trasferimento
la cancellazione del divieto di spostamento dei titoli dichiarati all’atto dell’aggiornamento
la cancellazione del depennamento dei docenti di ruolo
l’assorbimento della IV con la III fascia e l’inserimento nella terza fascia dei docenti inseriti nelle graduatorie di merito di cui al D.D.G. n. 82 del 24.9.12, dei docenti iscritti ai corsi di Scienze della Formazione a partire dall’a.a. 2008-2009, con riserva se non ancora laureati, dei docenti abilitati con il TFA ordinario, di tutti i docenti in possesso di abilitazione, con riserva dei docenti che conseguiranno il PAS speciale o che si iscriveranno al nuovo TFA ordinario.

Scarica il documento ANIEF

Decreto istruzione, tutto su: immissioni, sostegno dirigenti, IRC, formazione, inidonei, libri, studenti ...

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il clima turbolento a livello politico non aiuta. L’Anief chiede una serie di emendamenti: tra cui la rimozione dell’obbligatorietà della formazione e l’attivazione di un organico funzionale per gli Itp in esubero e per gli inidonei. Una proposta, quest’ultima, che però cozza con la mancanza cronica di fondi.

Non è stato un inizio fortunato quello dell’iter di approvazione del decreto sulla scuola n. 104: i sempre più possibili ritocchi sull’Iva, già in primavera, e sull’estensione dell’Imu anche alla prima casa, hanno scatenato le ira del Pdl. Che minaccia, tramite Giancarlo Galan, presidente della Commissione Cultura della Camera, e Renato Brunetta, capogruppo alla Camera, di mandare tutto all’aria. In particolare, i fondi destinati a sovvenzionare l’assunzione dei docenti di sostegno e dei precari della scuola.

Un’eventualità, questa, che farebbe naufragare i già non entusiastici progetti di immissioni in ruolo triennali. Disegni catastrofici a parte, la VII Commissione della Camera si è messa già al lavoro. Per valutare le varie proposte di emendamento. Anche sindacali.

Come quelle dell’Anief: che chiede di approvare alcune modifiche su graduatorie ad esaurimento e organici, trovare le relative coperture finanziarie per eliminare il blocco della ricostruzione di carriera per i neo-assunti, ripristinare i concorsi per ricercatore e rimuovere l’obbligatorietà della formazione (quindi anche in caso di esito negativo degli studenti nelle prove Invalsi).

L’associazione guidata da Marcello Pacifico chiede poi di utilizzare un organico funzionale per gli Itp in esubero e per gli inidonei. Ora, ammesso che vi sia questa volontà (ma soprattutto la copertura economica), nella modifica di testo si dovrebbe provvedere alla cancellazione dell’art. 15, comma 4 della L. 135/12: andando a cancellare, tramite lo stesso decreto scuola, la mobilità coatta di quel personale che oggi l’Anief vorrebbe che rimanesse a disposizione nelle scuole.

Tra gli emendamenti del sindacato autonomo vi è anche la richiesta di derogare dalla rigide norme sul dimensionamento scolastico (con autonomia e ds che scattano solo sopra i 900 alunni), in tutti quei casi in cui le scuole sono “collocate in zone disagiate del Paese, difficilmente raggiungibile o in Comuni situati in zone montane o piccole isole”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Secondo l'Anief per la quantificazione delle ferie dei supplenti temporanei nell’anno scolastico 2012/13 non possono essere sottratti dal computo i giorni di sospensione delle lezioni. Si tratterebbe di una posizione chiaramente in contrasto con le indicazioni comunitarie e con la giurisprudenza nazionale.

comunicato Anief - Quando sembrava che la questione della monetizzazione delle ferie non godute nell'anno scolastico 2012/13 dal personale precario temporaneo volgesse al termine positivamente, è arrivata un’altra doccia fredda: il Ministero dell'Economia, attraverso la Nota del 4 settembre 2013, ha comunicato alla Ragioneria territoriale dello Stato, dopo il quesito espresso proprio da quest’ultima, che per quantificare le ferie da pagare al supplente occorre detrarre i giorni di sospensione delle lezioni. In base a questa originale interpretazione, bisognerebbe scorporare, ad esempio, i giorni di lavoro effettivamente svolti a scuola dalle vacanze di Natale e di Pasqua, ma anche da ogni eventuale sospensione della didattica per l'organizzazione di attività non prettamente scolastico-formative. Come l’attivazione dei seggi elettorali o lo svolgimento di pubblici concorsi.

Tuttavia, ai consulenti legali dell’Anief risulta che questa scelta del Ministero dell’Economia, derivante da un’adozione estrema dell'art. 54 della Legge n. 228/12, è in palese contrasto con la Direttiva Comunitaria n. 2033/88. Oltre che con la giurisprudenza nazionale. Secondo cui, al fine dalla quantificazione corretta dei giorni di ferie da assegnare ad ogni lavoratore non di ruolo, va necessariamente computato l’intero periodo lavorativo svolto. Fermo restando che i tutti quei casi in cui i giorni di ferie non sono stati fruiti, vanno necessariamente quantificati e pagati (formula della modalità sostitutiva).

Anche i giorni di sospensione delle lezioni incidono, dunque, sulla quantità delle ferie da monetizzare ai supplenti temporanei in servizio nell’anno scolastico 2012/13. “Quanto indicato dal Mef alle ragionerie dello Stato - ribadisce Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - non solo appare in evidente contrasto con il dispositivo previsto in Europa. Ma anche con le varie decisioni assunte dal giudice nazionale su casi simili: in passato, ad esempio, è stato stabilito che non si può ridurre il monte ore delle ferie da far percepire ai lavoratori della scuola sottraendo dal computo il numero di giorni che il dipendente ha passato nello stato di malattia. Ora, per estensione, lo stesso ‘metro’, va applicato a coloro che al termine dell’anno scolastico chiedono all’amministrazione - conclude Pacifico - di veder monetizzare i propri giorni di ferie non godute”.

Dopo il dietrofront del Ministero dell’Istruzione sulle ferie ‘coatte’, che di fatto ha riabilitato quanto disposto dal CCNL sulle ferie dei precari agli artt. 13 e 19, presto potrebbe arrivare anche quello sulla quantificazione dei giorni da monetizzare. Ma per far valere questo diritto è necessario ricorrere al giudice del lavoro: tutti coloro che desiderano ricevere supporto sindacale per un’eventuale impugnazione possono inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Fonte: Orizzonte Scuola

 

È questo in sintesi il contenuto della sentenza del Tar del Lazio sul concorso a dirigente scolastico. Una sentenza storica che chiude il contenzioso promosso da Anief e il cui significato va ben oltre il tanto discusso concorso. Orizzonte Scuola ha intervistato a questo proposito l'avvocato Walter Miceli che, insieme al collega Fabio Ganci, ha seguito la causa.

Avvocato Miceli, come è stato possibile ottenere questa sentenza?

La vicenda è scaturita dal concorso a dirigente scolastico indetto nel 2011 che prevedeva tra i requisiti di accesso l'aver maturato almeno 5 anni di servizio come docente di ruolo, cioè solo dopo la stipula contratto a tempo indeterminato, non consentendo in pratica di prendere in considerazione il servizio pre-ruolo. Richiesta, questa, che applica in realtà una disposizione di legge.
Normalmente i giudici non possono fare altro che osservare la legge, a meno che non se ne sollevi l'incostituzionalità, nel qual caso è previsto il ricorso direttamente alla Corte costituzionale.
In linea generale quindi il giudice da solo non può giudicare illegittima una legge e abrogarla.
Mentre però la causa era in corso stava emergendo una tecnica di tutela dei diritti degli interessati consistente nell'invocare i principi stabiliti dall'accordo quadro sui contratti a tempo determinato siglato in sede di Unione europea nel 1999.
Ed è questo il nodo della vicenda: l'accordo quadro prevede indirettamente, in base al principio di non discriminazione, la possibilità di disapplicare una legge dello stato se questa discrimina i lavoratori assunti a termine dai colleghi a tempo indeterminato solo sulla base della durata del rapporto di lavoro. In altre parole è possibile discriminare i lavoratori solo sulla base di ragioni oggettive come una diversità di mansioni o di responsabilità. A questo punto il problema era convincere i giudici a non applicare la normativa italiana ma l'accordo quadro.

Nel frattempo però sono intervenute due altre importanti sentenze...

La Corte di giustizia europea con una sentenza pubblicata l'8 settembre 2011 ha dato ragione ad una docente in causa contro il Ministero della giustizia della Comunità autonoma dell'Andalusia. La docente chiedeva appunto di essere ammessa a partecipare a un concorso facendo valere come requisito di accesso anche il servizio svolto durante il precariato.
Con questa sentenza la Corte ha affermato per la prima volta la validità del principio di non discriminazione anche al di fuori dell'ambito economico.
L'altra importantissima novità della sentenza del Tar del Lazio è infatti che questo principio di non discriminazione finora era stato applicato solo in campo retributivo o comunque riguardo agli aspetti economici.
La nostra causa è stata poi decisa in maniera inequivocabile con la sentenza della Corte di giustizia europea del 18 ottobre 2012 (che ha negato l’efficacia della norma italiana contenuta nella finanziaria per il 2007 che non riconosceva la progressione stipendiale dei docenti con contratti a tempo determinato, Ndr).

Qual è quindi il valore di questa sentenza al di là del concorso a dirigente?

Crea un precedente, il primo in Italia, che potrebbe influenzare anche la macro-vertenza dei lavoratori a tempo determinato della scuola che da anni reclamano la parità di trattamento retributivo (cioè gli scatti di anzianità) rispetto ai collegi di ruolo, ma soprattutto la possibilità di ottenere la stabilizzazione facendo valere l'abuso nella reiterazione dei contratti a termine.
Nel momento in cui un autorevolissimo tribunale centrale (il Tar del Lazio, Ndr) dice che non si possono discriminare i lavoratori solo sulla base della durata del contratto questo crea un un precedente in grado di influenzare in modo decisivo i giudizi successivi.

A che punto è la macro-vertenza?

In questo momento è approdata alla Corte di giustizia europea, dopo l'ordinanza di remissione proveniente dal Tribunale di Napoli con il via libera della Corte costituzionale. La sentenza è attesa per la prossima primavera.

Quali gli aspetti politici della vicenda?

In queste ore il ministero dell'Istruzione sta contrattando con il ministero dell'Economia un piano programmatico per la stabilizzazione di 69mila docenti precari, anche per rispondere in qualche modo alla Corte di giustizia europea che presto si pronuncerà sulla legittimità della reiterazione dei contratti.
Va inoltre ricordato che nel frattempo la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione, mettendo in mora il nostra paese perché elimini la discriminazione tra personale a tempo determinato e indeterminato. Insomma il Governo è in corsa contro il tempo per evitare una condanna anche da parte della Corte di giustizia.
In questo contesto la sentenza del Tar è un ulteriore importante tassello.
Certo si tratta di un percorso difficile anche perché dall'altra parte si agita lo spettro della Grecia, addotto come giustificazione dell'impossibilità di assumere a tempo indeterminato tutti i precari

Quale sarà la sorte dei ricorrenti nella causa del concorso a dirigente scolastico? È ipotizzabile un ricorso contro la sentenza che riconosce le loro ragioni?

Il Ministero aveva già provato ad appellare l'ordinanza, ma il Consiglio di Stato gli ha dato torto. Per cui direi che difficilmente tenterà un nuovo appello contro la sentenza.
Per quanto riguarda i ricorrenti, quindi, saranno assunti. Inizialmente erano qualche centinaio, dei quali 13 sono risultati vincitori del concorso e ammessi con riserva. Ora la riserva è stata sciolta e quindi questi 13 entreranno di ruolo.
Vorrei infine ricordare che questo contenzioso non nasce da un'iniziativa dei due avvocati ma è promosso da Anief come parte di una strategia più ampia: senza quest'arma il clima di concertazione non avrebbe consentito di sollevare queste tematiche.
Inoltre l'altro fondamentale risvolto è che se ai docenti precari verrà riconosciuto il diritto alla progressione stipendiale verrà meno il vantaggio di farli lavorare, appunto, con un contratto precario.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

La storia di Gaia Triscornia stride con il 60% di assunti a oltre 50 anni di età: svolgerà esercitazioni pratiche di topografia nello stesso istituto tecnico di Carrara dove si è diplomata due anni fa. Con i suoi ex prof ora diventati colleghi. Lei si schernisce: sono la più giovane del concorso? Non sono certo andata a controllare. Intanto il Ministro apre uno spiraglio: tanti lavorano per la scuola ogni anno, perdono il lavoro a luglio e ricominciano a settembre, bisogna capirne il costo amministrativo e affrontare il tema una volta per tutte. Che significa: a conti fatti forse allo Stato converrebbe assumerli.

Finalmente una bella notizia: una ragazza di 21 anni, nativa di Carrara, ha vinto il concorso a cattedra ed è già stata immessa in ruolo. Insegnerà nell'istituto tecnico Domenico Zaccagna della sua città, dove lei stessa si è diplomata solo due anni fa. Con i suoi ex insegnanti che d’ora in poi diventeranno i colleghi di lavoro.
La notizia, ripresa in questi giorni da quotidiani locali Il Tirreno, La Nazione e Il Corriere Fiorentino, è di quelle che rincuorano. Perché significa che la scuola italiana è in grado di assumere non solo docenti con i capelli bianchi, ma anche giovani meritevoli.

La giovane prof si chiama Gaia Triscornia e si era iscritta all'università, poi ha deciso di tentare il “concorsone”, superando molti concorrenti che erano partiti con punteggi migliori.

"Non sarà facile farsi rispettare dai ragazzi, ma avrò il pugno di ferro. Ancora più strano – ammette - sarà avere come collega chi fino a poco tempo fa chiamavo prof". La cattedra che Gaia occuperà è, ovviamente, quella di insegnante tecnico pratico (non necessita della laurea, ma per accedervi basta il diploma di maturità tecnico o professionale): svolgerà esercitazioni pratiche di topografia.

La ragazza, diplomata geometra nel 2011 con 98/100, ha partecipato al concorso sostenendo quattro prove. "Dopo il diploma mi ero iscritta alla facoltà di ingegneria - racconta - poi ci ho ripensato, ho preferito mettermi subito in contatto con il mondo del lavoro". Le sue prove nel concorsone hanno superato in qualità quelle di molti altri che portavano in dote anche una laurea.

"Welcome, contratto a tempo indeterminato", ha quindi esultato su facebook, dopo aver avuto la notizia ed aver scelto la scuola presso l’Ufficio scolastico provinciale (oggi Ambito territoriale). L'11 settembre sarà con ogni probabilità il suo primo giorno di lezione. "Mi hanno detto che sono la più giovane del concorso - racconta - ma io non so, non sono certo andata a controllare".

La sua storia, dicevamo, stride non poco rispetto a quella di tanti altri docenti immessi in ruolo. Che spesso attendono anche più di 20 anni prima di firmare un contratto a tempo indeterminato. Come la professoressa grossetana Lia Baffetti, 62 anni, che dopo 33 anni di precariato pochi giorni fa aveva ottenuto l'incarico a tempo indeterminato (l’Anief aveva riportato la notizia ricordando che quasi il 60% dei neo-docenti immessi in ruolo ha più di 50 anni). Ma poi ha pure dovuto rinunciarvi: "Ho aspettato tanto questo momento, ma ho dovuto rinunciare per problemi familiari, la cattedra che mi era stata offerta era troppo distante da casa mia".

Intanto, dal Miur forse qualcosa si muove. "Sulla questione dei precari della scuola stiamo lavorando" ha detto il 5 settembre il ministro Carrozza a margine della Festa nazionale democratica a Genova. Aggiungendo che "ci sono tante persone che lavorano per la scuola ogni anno, perdono il lavoro a luglio e ricominciano a settembre. Bisogna capire anche il costo amministrativo di tutto questo e dimostrare che bisogna affrontare questo tema una volta per tutte. Ci sto lavorando". Il concetto sembra far affiorare quello espresso da anni dai sindacati: considerando il personale amministrativo impegnato, il Tfr da pagare subito dopo il termine della supplenza e i costi che lo Stato deve affrontare per l’indennità di disoccupazione da assegnare ai precari per i periodi di inattività lavorativa (per tutti coloro che vantano almeno 70 giorni di supplenza per ogni anno solare), al Governo non converrebbe forse assumere i precari su tutti i posti vacanti (sembrerebbe circa 100mila)? A conti fatti, forse, ci guadagnerebbe. Almeno per alcuni anni.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il concorso DDG n. 82 del 24 settembre 2012 viene bandito per il 50% del reclutamento in due anni scolastici (2012/13, 2013/2014), magicamente la graduatoria diventa triennale, adesso il Miur non assicura la copertura dei posti entro i 3 anni. A che gioco giochiamo?

Una premessa importante: la situazione delle immissioni in ruolo da concorso 2012 (della quale abbiamo ad oggi solo dati parziali e aggregati) è molto variegata.

Il dato totale, comunicato dal Ministero durante un incontro con i sindacati, ci dice che entro il 31 agosto 2013 è stato assegnato il 28% dei posti messi a concorso, ma - è bene ricordarlo - il dato è viziato dalla mancate assunzioni nella regione Lazio (0%) e dalla parziali assunzioni in Toscana (2.52%) e controbilanciato da percentuali alte in Lombardia (66, 42%), Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Piemonte, con punte oltre il 50%.

Il Ministero ha assicurato che per le modalità del bando, che prevede un numero di posti determinato da assegnare a tempo indeterminato, l'assunzione di un numero di docenti pari ai posti messi a concorso sarà assicurata. Concorso docenti, come ti trasformo le graduatorie in triennali

In quanto tempo? Secondo la FLC CGIL - non ci risulta infatti che sia stato il Ministero a pronunciarsi su questo punto - non è garantita l'assunzione dei vincitori del Concorso entro il triennio previsto.

Anche qui vanno fatti dei distinguo. Ci risulta che alcune regioni, per alcune classi di concorso, abbiano già un numero di posti vacanti anche superiore alle immisioni in ruolo autorizzate quest'anno e abbiamo avanzato il sospetto che siano stati assegnati più ruoli rispetto ai posti messi a concorso. Concorso a cattedra, sospetti su nomine in ruolo in più rispetto ai posti a bando

In altre regioni e per alcune classi di concorso la pessimistica previsione della FLC CGIL potrebbe invece avere senso.

Concorso che d'altronde, sin dall'inizio, non è piaciuto a molti dei docenti inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento.

L'Associazione Adida così riassume il disappunto dei candidati "Il Concorsone è diventata l’ennesima farsa della nostra storia italica e, da sud a nord, i precari in attesa di stabilizzazione hanno visto sfumare ogni legittima aspettativa, nonostante le denunce delle varie associazioni di categoria che hanno tentato in tutti i modi di fermare la carneficina prospettata da un concorso che ha bandito un numero esiguo di posti, rispetto al precariato sfruttato da anni e in attesa di immissione in ruolo, che ha sovvertito l’ordine “naturale” delle cose."

Il problema successivo sarà quello di dare una risposta ai docenti che, pur avendo superato tutte le prove, non rientreranno nel numero dei vincitori. La definizione utilizzata nei loro commenti è quella di "idonei", e rivendicano l'utilizzo della graduatoria fino al suo completo esaurimento, o comunque fino alla costituzione di una nuova graduatoria derivante da un ulteriore concorso, come previsto dal Testo Unico decreto legislativo n. 297/94, art. 400 comma 8 "Le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami restano valide fino all'entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente".

E c'è anche chi, come il sindacato Anief, propone da subito un ricorso al giudice del lavoro. Le previsioni sull'indizione di un nuovo concorso non sono infatti rosee Il nuovo concorso docenti nel 2015? Necessario completare concorso attuale e stabilire nuovi requisiti di accesso

Immissioni in ruolo: effettuato il 96.2% delle nomine, di cui il 38% del totale da concorso. La tabella diffusa dal Miur

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Sono almeno 4mila a lamentare l’ingiusta esclusione dalle immissioni in ruolo. Che sarebbero state “spostate” – a causa della mancanza di posti vacanti o ritardi della pubblicazione delle graduatorie – sulle liste di attesa dei vecchi concorsi o tutte sulle GaE. Proteste anche per l’errata assegnazione dei posizionamenti. L’Anief: hanno maturato il diritto all'assunzione, di cui si chiederà la certificazione in tribunale. La Flc-Cgil chiede un mega-piano triennale di assunzioni.

Era inevitabile. Malgrado i recenti appelli lanciati dal ministro Carrozza perché non si scatenasse una “guerra” tra le diverse tipologie di aspiranti alle immissioni in ruolo (precari delle GaE, neo-abilitati con il Tfa, vincitori delle procedure concorsuali che portano direttamente al ruolo, non abilitati, ecc.), la mancata assunzione di una parte dei neo-vincitori del concorso a cattedre sta producendo non pochi malumori. Con tanto di ricorsi al giudice del lavoro. Che, tra l’altro, La Tecnica della Scuola che aveva ipotizzato prima ancora che si scatenesse tutto.

A scatenare le proteste di migliaia di danneggiati sono una sommatoria di fattori. Prima di tutto vi sono le riduzioni dei posti vacanti e disponibili: in alcune realtà nessuno maestro è stato assunto. Vale per tutti l’esempio della primaria del Molise: in 27 avevano passato positivamente le prove del concorso, ma nemmeno uno di loro è entrato in ruolo.

Un secondo fattore è quello da ricondurre ai ritardi della pubblicazione delle graduatorie: nel Lazio non è stato fatto in tempo a produrne nemmeno una; in Sicilia e Toscana solo una parte. In questi casi si “pescato” dalle vecchie graduatorie. Sempre se ancora in vita. In caso contrario, i posti sono stati assegnati tutti attraverso lo scorrimento delle GaE.

C’è poi una terza motivazione che ha portato dei “mal di pancia” nei docenti che speravano nel ruolo: quella delle graduatorie sbagliate. Sembra che non siano rari i casi in cui le commissioni, al fine di stringere i tempi, abbiano operato pensando troppo al risultato. Con la complicità, in qualche caso, anche degli Usr. Come in Calabria, dove i dirigenti ministeriali hanno pensato bene di pubblicare direttamente la lista definitiva dei vincitori del concorso a cattedra. Saltando a piè pari quella provvisoria. Con “coda”, inevitabile, all’insegna di esposti e ricorsi.

Secondo il quotidiano “la Repubblica”, sarebbero solamente 3.123 i neo-assunti. A fronte degli 11.542 posti banditi e che sarebbero dovuti andare a ruolo nel biennio. Considerando che, di questi, a detta del Miur (in occasione della pubblicazione del D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) ben 7.351 sarebbero dovuti essere stati assunti entro lo scorso 31 agosto, il conteggio dei danneggiati è presto fatto: oltre 4.200. E anche per i restanti le prospettive sono poco rassicuranti. Soprattutto perché il prossimo anno (al massimo nel 2015), la loro posizione di vincitori decadrà. In contemporanea alla pubblicazione delle nuove liste di candidati risultati idonei al prossimo concorso a cattedra.

Era inevitabile, dicevamo, che questo genere di situazione scatenasse delle reazioni. Con alcuni sindacati che danno manforte ai danneggiati. L’Anief sostiene, a tal proposito, che “non è colpa dei vincitori del concorso se i posti messi a concorso dal ministero non sono più disponibili, anzi, i vincitori hanno maturato il diritto a un contratto a tempo indeterminato, di cui si chiederà la certificazione in tribunale, vista la conclusione delle operazioni di nomina a t. i. e i ritardi nella pubblicazione delle altre graduatorie definitive”. La parte che l’Anief contesta (contenuta nell’art. 13 del D.D.G. n. 82) è la seguente: “Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale competente approva la predetta graduatoria e con proprio decreto individua i vincitori parti al numero dei posti messi a concorso, dandone massima pubblicità”. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico, quindi, farà partire “un’azione giudiziaria, individuale”, con il fine dichiarato di ridare anche “serietà a una prova concorsuale e ripristinare un diritto altrimenti leso, visti i continui tagli, le riconversioni professionali, i mancati pensionamenti”.

Anche la Flc-Cgil si lamenta. E chiede di “avviare al più presto il confronto sul reclutamento e la formazione iniziale degli insegnanti per dare risposta a tutte le legittime aspettative dei lavoratori precari della scuola”. Per garantire il completamento delle assunzioni dal concorso, ma anche dalle graduatorie da esaurimento, il sindacato guidato da Pantaleo reputa “necessario definire un nuovo piano triennale che parta anche dalla stabilizzazione in organico di diritto dei posti di organico di fatto, in particolare per il sostegno”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Le collaboratrici scolastiche hanno firmato il contratto a tempo indeterminato ormai ultrasessantenni. Un altro caso simile si era verificato sempre in Emilia-Romagna. Il sindacato Anief: "Sono gli effetti della legge Fornero".

MODENA - Dopo un lungo precariato, "due collaboratrici scolastiche in servizio nella provincia di Modena, sono state immesse in ruolo a 66 anni". Lo riferisce l'Anief-Confedir, secondo cui un altro caso si è verificato sempre in Emilia Romagna, dove una donna ha firmato l'assunzione a tempo indeterminato a 65 anni.

"Purtroppo siamo arrivati al punto che i tanti casi di ultrasessantenni assunti nella scuola, come quello della docente 62enne di educazione artistica del grossetano, tra l'altro costretta a rifiutare il ruolo perché la proposta su più scuole presentatagli dall'amministrazione era incompatibile con i suoi spostamenti, non dovrebbero più farci meravigliare", afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.

Secondo Pacifico, grazie alla riforma Fornero "dal 1° gennaio 2012 tutte le dipendenti della scuola, che costituiscono oltre l'80% del personale docente e Ata, sono state costrette a rimanere in servizio fino a 66 anni e tre mesi di età". Quest'anno - precisa l'Anief in un comunicato - sono stati collocati in pensione 10.860 docenti e 3.662 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. Appena 14.522 lavoratori, un numero che corrisponde alla metà dei dipendenti pensionati del 2102 (lasciarono in 27.754), suddivisi tra 21.114 docenti e 5.338 Ata. Per Pacifico, "la scuola continua ad essere il settore dove più degli altri si continua a derogare alla direttiva comunitaria, la 1999/70/CE, che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell'ultimo quinquennio".

Fonte: Repubblica - ed. Bologna

 

Docenti, vincitori di concorso, fortemente indignati. Operazioni troppo affrettate quelle effettuate dall’Ufficio scolastico regionale della Calabria, in merito alla pubblicazione delle graduatorie definitive. Risultati sballati. I conti, per molti vincitori di concorso, non tornano.

Alla vista dei risultati, resi noti, già da due giorni, molti docenti sono stati costretti a fare reclamo poiché il punteggio della graduatoria risulta completamente errato. Maggiori errori si sono riscontrati nelle graduatorie relative alla scuola dell’infanzia e della primaria, in minore misura, invece, nelle altre.

Tanta l’indignazione da parte dei docenti, che, nelle ultime ore, hanno preso d’assalto l’ufficio scolastico regionale, molti, però, hanno optato per la via più breve e veloce, quella del fax, così nel giro di poche ore sono piovuti numerosi esposti.

Cosa prevedibile questa, poiché l’USR della Calabria(ufficio scolastico regionale) a differenza delle altre regioni, per rientrare nei tempi stabiliti per le immissioni in ruolo, ha ritenuto opportuno pubblicare direttamente la graduatoria definitiva bypassando quella provvisoria.

Così, già nella giornata di mercoledi, l’Anief aveva provveduto a diramare a tutti gli interessati un modello di reclamo, assumendo, nel contempo, una dura posizione nei confronti dell’Usr, definendo “illegittimo il provvedimento della pubblicazione delle graduatorie definitive”.

Il leader del giovane sindacato, Marcello Pacifico, tuona in merito a questa spinosa situazione, pertanto, chiede che il Miur faccia chiarezza, nel rispetto, soprattutto, di chi è risultato vincitore di concorso. E’ vero che il tempo stringe ed entro il 31 le operazioni relative alle immissioni in ruolo devono essere ultimate, ma, visti i dati pubblicati, si è venuto a creare solo caos e tanta ansia in chi attende e spera nell’immissione. Naturalmente, se i reclami non dovessero essere accolti, i vincitori di concorso saranno costretti a fare ricorso al Tar.

Intanto, l’ufficio scolastico regionale è riuscito a garantire solo alcune graduatorie, relative all’ infanzia, alla primaria, a matematica e scienze, a economia aziendale, laboratorio di edilizia ed esercitazioni di topografia e, ancora, filosofia e storia, disegno e storia dell’arte, ed educazione artistica.

Ovviamente, all’appello mancano altre classi di concorso, non pubblicate perché il concorso non è stato ancora espletato definitivamente.

Giorni cruciali questi e determinanti per molti vincitori di concorso che sperano nella ultimazione delle operazioni prima del 31 agosto, in modo da passare di ruolo ed essere già in servizio dal 2 settembre, visto che il 1° cade di domenica.

Intanto, da via Trastevere arriva fresca la notizia che i vincitori di concorso, pare, potranno esser assorbiti in tre anni, anziché due come stabilito precedentemente, quindi la validità delle graduatorie del concorso sarà triennale. Ora, resta da sperare che le graduatorie definitive siano corrette celermente, altrimenti, a passare di ruolo potrebbero essere i candidati sbagliati e poi si che ne vedremo delle belle.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

L’Usr decide di pubblicare le graduatorie definitive del concorso a cattedra del 2012, ma in tanti lamentano errori nei punteggi attribuiti. E presentano reclamo d’urgenza sostenuti dai sindacati.

“La Tecnica della Scuola” lo aveva espressamente detto in tempi non sospetti: la mancanza di direttive chiare e ufficiali da parte su come attuare le immissioni in ruolo de personale docente, nei casi in cui le graduatorie del concorso a cattedra bandito nel settembre 2012 non fossero pronte entro il 31 agosto, rischiava di produrre l’avvio di una miriade di contenziosi al Giudice del lavoro. E così è stato. Soprattutto nelle regioni dove gli Usr, nel tentativo di assumere tutti i docenti previsti nel contingente assegnato, hanno deciso di attuare dei “salti” normativi.

La situazione che più nelle ultime ore è diventata caotica è quella della Calabria, dove l'Ufficio scolastico regionale ha deciso di pubblicare direttamente le graduatorie definitive, forzando la procedura tradizionale che prevede sempre la pubblicazione precedente delle graduatorie provvisorie. Secondo tanti docenti la procedura affrettata, che priva i vincitori del concorso della possibilità di ricorrere in caso di errata attribuzione del punteggio complessivo, sta producendo più danni che benefici: tanti candidati al ruolo lamentano l’assegnazione di una posizione in graduatoria diversa da quella attesa dopo lo svolgimento del lungo e faticoso percorso selettivo. E hanno chiesto spiegazioni, presentando formale reclamo. L’Usr, che però ha fatto una scelta precisa, quella di dare la priorità alle assunzioni, sembrerebbe aver deciso di verificare la fondatezza dei reclami solo dopo le immissioni in ruolo: il tempo a disposizione, del resto, è troppo ridotto.

Con il risultato, però, di esasperare ulteriormente gli animi. E far intervenire i sindacati. La Flc-Cgil ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro contro quella che definisce una “decisione illegittima”. Anche l’Anief ha provveduto a diramare a tutti gli interessati un modello di reclamo, assumendo, nel contempo, una dura posizione nei confronti dell’Usr, definendo “illegittimo il provvedimento della pubblicazione delle graduatorie definitive”. Per molti docenti l’assegnazione dei posti verrà decisa nelle aule dei tribunali.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

A darne comunicazione è l’Anief: il tribunale sospende il D.D.G. n. 58/13, contenente le norme di organizzazione del corsi abilitanti, nella parte in cui esclude gli insegnanti a tempo indeterminato. A sperare, ora, sono migliaia di ricorrenti, anche non ruolo, privi dei requisiti più “alti” richiesti dal Miur per questa tornata di corsi abilitanti.

Potrebbe presto allargarsi il numero di partecipanti ai Percorsi abilitanti speciali: il sindacato Anief ha dato notizia di aver ottenuto dal tribunale l’ammissione con riserva ai corsi per una docente già di ruolo. Con la sentenza, di cui ancora non sono stati resi noti gli estremi, viene di fatto sospeso il D.D.G. n. 58/13, contenente le norme di organizzazione del corsi abilitanti, nella parte in cui esclude gli insegnanti a tempo indeterminato (art. 2, c.1).

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, si tratta di una decisione che rende giustizia a quei “docenti di ruolo della scuola pubblica che hanno prestato un servizio specifico di 180 giorni come richiesto dal bando, a dispetto degli altri colleghi delle scuole private o degli altri dipendenti pubblici”, a cui l’amministrazione scolastica avrebbe dovuto dare l’opportunità di conseguire un'altra abilitazione dopo che “il dimensionamento e la riforma degli ordini scolastici” hanno prodotto una lunga serie “di classi di concorso in esubero e atipiche”.

Ora, trattandosi di una sentenza cosiddetta “pilota”, il sindacato autonomo spera che una decisione analoga possa essere presa di giudici anche per le altre tipologie di ricorso: coloro che non hanno svolto una annualità specifica sulla disciplina in cui ora intendono abilitarsi, coloro che hanno svolto solo 360 giorni complessivi, i dottori di ricerca e altri ancora. Con migliaia di ricorrenti che avrebbero così la possibilità di frequentare i corsi abilitanti.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Alle diversità territoriali del personale docente, derivanti dalla mancata pubblicazione delle graduatorie definitive del concorso a cattedra in tante province e per diversi insegnamenti, si aggiunge la difforme applicazione dell’art. 59 del CCNL: non tutti gli AT terrebbero conto della possibilità del personale di ruolo di accettare la supplenza annuale su profilo professionale superiore.

A pochi giorni dalla scadenza delle immissioni in ruolo con nomina giuridica ed economica 1° settembre 2013, continuano a pervenire notizie di situazioni diversificate sulle assegnazioni delle nomine: si tratta di difformità dovute in prevalenza alla mancata definizione delle graduatorie dei vincitori dell’ultimo concorso per docenti. I vari ex Provveditorati agli Studi, oggi chiamati Ambiti Territoriali, a cui il contingente è stato comunicato meno di una settimana fa, stanno operando una vera corsa contro il tempo. Alcuni si sono già tirati indietro. Altri riusciranno a terminare sul filo di lana. La maggior parte procederà solo ad una parte delle nomine. Per avere un quadro completo “La Tecnica della Scuola” ha predisposto in un unico articolo tutte le graduatorie dei vincitori del concorso che le commissioni, a volte un po’ frettolosamente (con appena uno o due giorni per fare reclamo), hanno decretato come definitive.

Ma le problematiche non risparmiano il personale Ata. Per il quale le assunzioni che si stanno attuando in queste ore riguardano il contingente dell’anno scolastico ormai passato. Un contingente, tra l’altro, che non comprende amministrativi e tecnici. Ancora “bloccati” dalla minaccia del transito dei docenti inidonei e degli ITP C555 - C999 introdotta con la spending review dell’anno passato. Il Miur, attraverso la nota 8468 del 26 agosto scorso, ha esplicitato le disposizione per attuare le supplenze. Tra cui le nomine fino all’avente titolo. Ma non si è espresso su come far esercitare la possibilità, per il personale di ruolo, di essere utilizzato in un profilo professionale superiore, come previsto dall’art. 59 del CCNL, mantenendo il proprio posto per l’intera l’annualità. E ciò starebbe determinando comportamenti difformi da parte degli AT. L’Anief parla addirittura di “una vera e propria ‘Torre di Babele’”. Con gli uffici scolastici provinciali che “come troppo spesso accade in occasioni simili, stanno agendo ognuno per proprio conto, senza alcuna regia ministeriale”.

Sempre secondo il sindacato autonomo “Verbania e Vercelli, convocano ‘il personale incluso nella graduatoria permanente appartenente ai profili di assistente amministrativo ed assistente tecnico per l’individuazione sui posti disponibili, compreso il personale già di ruolo in altro profilo o area’. Altri invece, stanno convocando tutti gli aspiranti presenti nelle graduatorie permanenti, tranne il personale di ruolo in altro profilo, ad esempio l’A.T. di Grosseto comunica: ‘gli aspiranti ‘Assistenti Amministrativi’ e ‘Assistenti Tecnici’, di ruolo su altro profilo non potranno essere individuati’”.

Quello che chiede l’Anief al Miur, per evitare che venga inondato di migliaia di richieste di conciliazione con inevitabili strascichi anche in tribunale, di pubblicare una nota, come fece prima dell’avvio dell’a.s. 2008/09, con la n.13561, attraverso cui espliciti che “Trattandosi di supplenze temporanee conferite su posti disponibili entro la data del 31 dicembre e fino al termine dell’anno scolastico, è fatta salva la possibilità di accettazione di rapporti di lavoro a tempo determinato da parte del personale A.T.A. di ruolo ai sensi dell’art. 59 del C.C.N.L. 2006/2009”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il Consiglio dei Ministri di oggi ha dato il via al "pacchetto precariato" per la pubblica amministrazione che avrà quale scopo la "soluzione strutturale" del precariato, dicono dal Governo. Avrà effetti anche per la scuola?

L'esigenza della stabilizzazione dei precari nasce dall'abuso dei contratti a termine nella pubblia amministrazione che viola quelle che sono le direttive europee sull'argomento.

A meno di colpi di scena, il pacchetto approvato oggi non riguarderà i precari stori della scuola che, nonostante le numerose sentenze da parte dei Tar, non hanno avuto riconosciuto il diritto al ruolo dopo i tre anni di contratti a TD indicati dalla direttiva europea.

Quindi i precari, come spesso sono stati costretti nella loro storia lavorativa, si sono rivolti ai tribunali ed entro l'anno si attende la sentenza dela Corte di giustizia europea che si spera condanni lo Stato Italiano per la reiterazione dei contratti precari anche della scuola.

Possibile che l'approvazione del provvedimento di oggi per tutti i comparti della PA non possa avere risvolti anche per la scuola?

Non direttamente, ma rappresenta un precedente e potenzialmente una discriminazione: perché per tutta la Pubblica Amministrazione si è sanata una situazione di illegalità nella reiterazione dei contratti e per la scuola no?

Abbiamo il sospetto che oggi il Governo abbia fornito delle argomentazioni in più ai precari storici della scuola.

Ne è certa l'ANIEF, che in un comunicato, ricordano l'attesa della sentenza della Corte Euopea, lancia un monito al Governo su questo argomento.

Anzi, il giovane sindacato attacca il Governo proprio sullo strumento varato oggi, quello del concorso riservato, affermando che i precari devono essere assunti senza concorso riservato, ma solo perché hanno raggiunto i tre contratti a tempo determinato.

Secondo Anief-Confedir, "nel nostro ordinamento siamo obbligati a recepire la normativa comunitaria." “Anziché varare dei provvedimenti a metà – continua il comunicato - il Governo si assuma le proprie responsabilità sino in fondo: dopo l’approvazione della Legge Bassanini, infatti, sono soltanto accresciuti i costi della spesa pubblica. A causa di una moltiplicazione dei costi legata soprattutto alla politica."

Per quanto riguarda la scuola, ricorda Pacifico "sono stati cancellati negli ultimi sei anni 200mila posti tra docenti e Ata, 4mila presidenze e scuole autonome. Cui prodest?", si chiede il presidente dell'ANIEF "Non certo ai servizi resi ai cittadini. In assenza di risposte adeguate, pertanto, continueremo a ricorrere alla magistratura per ottenere giustizia”.

Certo è che ci pare improbabile che si possa applicare la stessa idea anche alla scuola. Cosa accaderebbe se si dovessero bandire concorsi solo per coloro che hanno tre anni di servizio, dividendo i posti con le graduatorie e i concorsi rivolti, invece, a tutti, copresi i nuovi abilitati?

Crediamo ci sia confunsione nell'ambito del reclutamento già con queste regole, complicarle non è proprio il caso. Ma certo oggi si è aperto un capitolo nuovo per la PA che non potrà lasciare indifferente i precari della scuola.

Attendiamo, nel contempo le sentenze dall'Europa.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Monito del sindacato al Governo: rispetti la normativa comunitaria o pagherà ingenti risarcimenti per il periodo di precariato pregresso e il pagamento dei mancati scatti di anzianità. La rabbia aumenta quando si scopre che negli ultimi 15 anni la spesa pubblica, al netto degli interessi sul debito, è aumentata del 68,7%. Perché tanto rigore solo coi precari?

L’approfondimento sull’attesa per la sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla stabilizzazione del personale precario della scuola, svolto dalla nostra testata giornalistica, e il vivace dibattito che ne è seguito, non poteva lasciare impassibili i sindacati.

In particolare l’organizzazione che ha fatto della difesa, in tribunale, dei diritti dei precari il proprio cavallo di battaglia. Stiamo parlando dell’Anief, che alla vigilia del CdM che, attraverso le proposte del ministro della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia, dovrebbe approvare il provvedimento sulla Pubblica Amministrazione, ha mandato un avvertimento al Governo. Partendo dall’assunto che la cancellazione di mezzo milione di posti della PA in dieci anni non ha prodotto alcun risparmio, poiché il debito pubblico è continuato a crescere insieme ai costi della politica e del decentramento amministrativo, il leader del sindacato autonomo, Marcello Pacifico, ricorda che proprio “mentre si attende entro l’anno la sentenza della Corte di giustizia europea sulla reiterata e deliberata violazione da parte dello Stato italiano della direttiva comunitaria 1999/70/CE relativa alla stabilizzazione dei supplenti della scuola dopo tre anni di supplenze e al principio di non discriminazione tra personale assunto a tempo determinato, fermo allo stipendio iniziale, e personale di ruolo, il Governo sembra voler correre ai ripari per evitare la stabilizzazione dei precari della P.A. con dei concorsi riservati. La soluzione – continua il presidente Anief, che è anche segretario organizzativo Confedir - è inaccettabile e incostituzionale laddove nel nostro ordinamento siamo obbligati a recepire la normativa comunitaria. Inoltre non inibirà le domande risarcitorie relative al periodo di precariato pregresso o al pagamento degli scatti biennali di anzianità”.

Secondo Pacifico appare addirittura “patetico il tentativo di tagliare nuovi posti di lavoro sotto la scusa di una semplificazione che dopo l’approvazione della Legge Bassanini ha soltanto accresciuto i costi della spesa pubblica a causa di una moltiplicazione dei costi legata soprattutto alla politica”. Il riferimento è alle allarmanti stime sulla spesa pubblica, rese pubbliche nelle ultime ore: secondo l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, dal 1997 la spesa pubblica, al netto degli interessi sul debito, è aumentata infatti del 68,7%. In termini assoluti è cresciuta di quasi 296 miliardi: alla fine di quest'anno le uscite, sempre al netto degli interessi, ammonteranno così a 726,6 miliardi. In linea generale, lo studio afferma che la spesa pubblica, al netto degli interessi, ha viaggiato a una velocità superiore a quella registrata dalle entrate fiscali, anche se a livello locale la tassazione ha subito una vera e propria impennata.

E nella scuola? Non va meglio: nel comparto, conclude Pacifico, “sono stati cancellati negli ultimi sei anni 200.000 posti tra docenti e ata, 4.000 presidenze e scuole autonome. Cui prodest? Non certo ai servizi resi ai cittadini. In assenza di risposte adeguate, pertanto, continueremo a ricorrere alla magistratura per ottenere giustizia”.

Come dire: passa il tempo, passano i governi, ma la musica non cambia.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Rabbia e delusione del personale del pubblico impiego, docenti compresi, a cui il Consiglio dei ministri ha prorogato fino al 31 dicembre 2014 il blocco degli stipendi e dei contratti; il difficile avvio dell'anno scolastico; l'appello pubblico del ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza: alla scuola italiana servono fondi, il piano B sarebbe la sua distruzione.

Ascolta la rubrica del 15 agosto 2013

 

Concorso per docenti, con tanti vincitori che rischiano di rimanere disoccupati; divieto del garante della privacy di inserire i dati “sensibili” del personale precario della scuola nelle graduatorie pubbliche; rapporto Ocse sull'impiego, da cui risultano in aumento i giovani italiani che non studiano e non lavorano; aumento del numero di promossi nella scuola media e superiore.

Ascolta la rubrica del 21 luglio 2013

 

Solo meno della metà delle graduatorie del «Concorsone» è definitiva: a sette giorni dal termine ultimo stabilito perché i nuovi docenti entrino in ruolo per l'anno scolastico 2013-2014, le commissioni regionali ancora arrancano: a rivelarlo è il monitoraggio che, giorno per giorno, sta effettuando Orizzontescuola.it sulla base dei dati degli uffici scolastici regionali.

Ad oggi, esclusivamente le province autonome di Bolzano e Trento e la Valle d'Aosta hanno le graduatorie finali, mentre Lazio e Toscana hanno gettato la spugna. La regione Lazio ha comunicato, il 21 agosto, che «non sarà in grado di pubblicare alcuna graduatoria definitiva entro il 31 agosto», mentre la Toscana ha specificato che potrà fornire i vincitori solo per tre classi di concorso. E ci sono molte altre Regioni, come la Campania o l'Emilia Romagna, che hanno fino ad ora graduatorie provvisorie in tutte le categorie. In base ad una prima stima, questo significa che appena 3200 vincitori del nuovo concorso potranno realisticamente prendere servizio: non solo perché in molti casi le procedure per le prove orali sono state rallentate oltre misura, complici le fughe dei commissari. Ma anche perché in molte classi di concorso ci sono meno posti disponibili rispetto alle stime.

Il ministero dell'Istruzione assicura: il 75% delle procedure si concluderà entro il 31 agosto, e tutti gli altri docenti abilitati entro il 15 ottobre entreranno in servizio il prossimo anno scolastico, 2014-2015, oppure quello successivo, 2015-2016. Ma l'Anief, il sindacato dei precari della scuola, non ci sta: e annuncia un ricorso al Tar del Lazio per contestare la validità pluriennale delle graduatorie del concorso a cattedra. Secondo il segretario, Marcello Pacifico, il bando sarebbe «illegittimo perché ha violato il testo unico sulla scuola», che prevede che i concorsi diano immediato accesso ai posti vacanti. Ma questo è un altro capitolo spinoso: perché, come rileva sempre l'Anief, le cattedre disponibili non sono quelle previste un anno fa, quando è stato bandito il concorsone per 11.524 docenti perché ne mancano 2032 all'appello.

Chi andrà quindi a ricoprire quelle 11.268 assunzioni autorizzate venerdì dal Consiglio dei ministri? Si pescherà per il 50% dalle graduatorie ad esaurimento e, per la restante metà, dal concorso, ma visto che per il 1° settembre non ci saranno abbastanza vincitori ufficiali da coprire 5634 posizioni, si attingerà alla vecchia graduatoria del concorso del ‘99. Con la desolante conseguenza che quello che l'ex ministro Francesco Profumo immaginava come uno strumento per svecchiare la scuola, il primo concorso pubblico dopo 13 anni, rischia di partorire l'ennesimo compromesso burocratico all'italiana. Senza parlare della questione degli Ausiliari tecnici amministrativi della scuola, gli Ata, un altro nodo spinoso che il nuovo ministro Maria Chiara Carrozza dovrà affrontare nel decreto scuola annunciato per settembre: sono infatti state sospese per ora le 3730 immissioni in ruolo richieste, in attesa dei chiarimenti del Tesoro.

Fonte: Corriere della Sera

 

Il governo: “Stop agli aumenti per gli statali fino al 2015”. Protesta dei militari


ROMA — Medici e insegnanti, ma anche carabinieri e militari: tutti furiosi con il Consiglio dei ministri, che ha prorogato fino al 2015 il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici. Ovvero ha prolungato lo stop all’adeguamento delle retribuzioni, degli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. Per un altro anno e mezzo almeno, di aumenti non se ne parla. Come da tre anni a
questa parte: la misura è in vigore dal 2010. E i sindacati proprio non ne vogliono sapere, gridano all’accanimento, minacciano manifestazioni, mobilitazioni e proteste di ogni tipo. La confederazione Usb ha già indetto uno sciopero generale per il 18 ottobre.Quella ratificata dal governo è una misura che, secondo Anief-Confedir, avrà conseguenzeeconomiche molto pesanti per gli oltre tre milioni di persone coinvolte: «Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i seimila e i 60 mila euro. Una grave perdita economica, stimabile in
media sino ai 6-7 mila euro, che per i medici del settore pubblico può arrivare fino a 25 mila euro e peri dirigenti statali anche a 60 mila». Per questo, oltre a protestare, il sindacato pensa di rivolgersi ai tribunali per impugnare la decisione del governo. In subbuglio anche il mondo della sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte delmaggiore sindacato dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed: «I dipendenti del Servizio sanitario nazionale — ricorda il segretario nazionale Costantino Troise — hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L’attacco a ruolo e status dei dirigenti del Ssn mina alle fondamenta la sanità pubblica ». Per questo, annuncia, l’Anaao «si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta e non sono esclusi nuovi scioperi». Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: «Attiveremo tutte le iniziative in difesa del ruolo e della professionalità». Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato «valuterà cosa fare». Dalle sale operatorie alle cattedre. Lamentele e scontento anche nella scuola. «La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l’ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d’anzianità. Non siamo disponibili — afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale — ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta prosegue nell’umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l’ulteriore taglio dei salari dimostra che non s’intende discutere con le organizzazioni sindacali. Senza un’inversione di rotta sarà un autunno caldissimo». E a sostenere medici e professori, il Movimento 5 Stelle: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedire questa ennesima ingiustizia». Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei carabinieri e dell’esercito, che annunciano «forme di dissenso». E proclamano lo stato di agitazione preannunciando «azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro». Così anche i sindacati del comparto sicurezza: «Il Governo — denunciano —continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza»

Scritto da MARIA ELENA VINCENZI, la Repubblica
Sabato 10 Agosto 2013 08:15 -

 

Fonte: Repubblica

I dipendenti dei settori della Sanità, della Scuola, della Difesa e della Sicurezza pronti a protestare contro la decisione del Consiglio dei ministri di prorogare ancora anche l'adeguamento delle retribuzioni e gli scatti di carriera. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''

ROMA -
Lavoratori statali 'sul piede di guerra' dopo il varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 il blocco dell'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. "Assurdo colpire i dipendenti dello stato e non toccare le pensioni d'oro – ha dichiaratoil segretario generale della Cisl Bonanni - se a settembre il Governo confermerà il blocco degli stipendi reagiremo con la mobilitazione". Forti proteste da parte dei sindacati di base.

In agitazione i I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione ''con possibilità di manifestazioni di piazza''. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''.

Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: ''Il blocco dei contratti - denuncia l’organizzazione – farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici.

Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: ''I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) – ha ricordato il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ''.

Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: ''Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità ". Anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, ha affermato che il sindacato ''valuterà al più presto le iniziative da prendere ''.

Protesta con decisione il mondo della scuola. ''La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili – ha dichiarato Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il Governo Letta – ha sottolineato - prosegue nell'umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo". Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: ''M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ''.

 

Fonte:Giornale Radio RAI
 

ROMA - I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza sono 'sul piede di guerra' all'indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 l'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Ed anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione «con possibilità di manifestazioni di piazza».

Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: «Il blocco dei contratti - denuncia - farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila». Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici.

Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: «I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) - ricorda il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ». Per questo, annuncia, l'Anaao «si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta, non esclusi nuovi scioperi ». Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: «Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità».

Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato «valuterà al più presto le iniziative da prendere ». Accesa pure la protesta che arriva dal mondo della scuola: «La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili - afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta - incalza - prosegue nell' umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo».

Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: «M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ». Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano «forme di dissenso». E proclamano lo stato di agitazione preannunciando «azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro» pure i sindacati del comparto Sicurezza: «Il Governo - denunciano - continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza».

Fonte: Il Messaggero

A partire da martedi' 30 luglio, circa 100 mila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del Miur n. 58, che disciplina le modalita' di accesso ai "Percorsi formativi speciali", organizzati dalle Universita' accreditate, verra' pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999/2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo.

L'iscrizione ai corsi abilitanti potra' essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web. C'e' tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur "Istanze On Line", iscrivendosi preliminarmente attraverso le credenziali comunicate a seguito dell'autorizzazione effettuata dai diretti interessati (o dei delegati) attraverso una segreteria scolastica, un Ufficio scolastico regionale o provinciale.

"Le proteste di alcuni organismi politici e sindacali, tra cui quelle particolarmente veementi dell'Anief, hanno costretto il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso – si legge in una nota del sindacato -: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, e' stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi".

Via libera anche alla validita', tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualita' in corso, inizialmente non ritenuta valida: "nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13".

"Il Ministero dell'Istruzione ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione, di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi - prosegue l'Anief -. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno. E l'obbligo di effettuare almeno una annualita' di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere ad un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione. Porte sbarrare anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le SSIS (Legge 143/04) o TFA ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Universita', ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002".

Il sindacato autonomo reputa questi "paletti" illegittimi. "Prima di tutto perche' escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perche', normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non puo' sovrastare le modalita' di reclutamento previste da una legge dello Stato - prosegue la nota -. Pertanto, Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere: da martedi' stesso, in corrispondenza della pubblicazione del decreto organizzativo in Gazzetta Ufficiale, nel caso in cui (come probabile) non fosse per loro possibile l'iscrizione attraverso il sistema 'Istanze online', potranno inviare una diffida al Miur. E, successivamente, una domanda cartacea entro i termini di scadenza. Per ricevere la documentazione e le istruzioni operative possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando nome, cognome, mail e numero di telefono cellulare".

Fonte: Italpress

 

Da martedì, 30 luglio, circa centomila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del ministero dell'Istruzione (n. 58), che disciplina le modalità di accesso ai "Percorsi formativi speciali", organizzati dalle Università accreditate, verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999-2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo.

Lo afferma in una nota l'Anief annunciando ricorsi per "i tanti docenti esclusi illegittimamente''. L'iscrizione ai corsi abilitanti potrà essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web. C'è tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur "Istanze On Line".

L'Anief fa notare che le proteste di alcuni organismi politici e sindacali '' hanno costretto il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, è stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi. Via libera anche alla validità, tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualità in corso, inizialmente non ritenuta valida: "nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13".

Il Ministero "ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione - osserva l'Anief - di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno. E l'obbligo di effettuare almeno una annualità di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere a un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione. Porte sbarrare anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le SSIS o TFA ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Università, ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002''. Il sindacato autonomo reputa questi paletti illegittimi.

''Prima di tutto - spiega - perché escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perché, normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non può sovrastare le modalità di reclutamento previste da una legge dello Stato''. Per questo l' Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere.

Fonte: ANSA

 

"A partire da martedi' 30 luglio, circa 100mila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del Miur n. 58, che disciplina le modalita' di accesso ai 'Percorsi formativi speciali', organizzati dalle Universita' accreditate, verra' pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999/2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo". Lo afferma in una nota Anief sottolineando che "i tanti i docenti esclusi illegittimamente - come quelli di ruolo, i supplenti che hanno svolto 360 giorni o i dottori di ricerca - potranno fare ricorso al Tar del Lazio".

"L'iscrizione ai corsi abilitanti potra' essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web - continua - C'e' tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur 'Istanze On Line', iscrivendosi preliminarmente attraverso le credenziali comunicate a seguito dell'autorizzazione effettuata dai diretti interessati (o dei delegati) attraverso una segreteria scolastica, un Ufficio scolastico regionale o provinciale".

"Le proteste di alcuni organismi politici e sindacali, tra cui quelle particolarmente veementi dell'Anief, hanno costretto il governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, e' stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi - sottolinea - Via libera anche alla validita', tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualita' in corso, inizialmente non ritenuta valida: 'nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13"'.

"Il ministero dell'Istruzione ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione, di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno - prosegue Anief - E l'obbligo di effettuare almeno una annualita' di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere ad un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione".

"Porte sbarrate anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le Ssis o Tfa ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Universita', ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002 - spiega Anief - Il sindacato autonomo reputa questi 'paletti' illegittimi. Prima di tutto perche' escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perche', normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non puo' sovrastare le modalita' di reclutamento previste da una legge dello Stato".

Pertanto, Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio "per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere: da martedi' stesso, in corrispondenza della pubblicazione del decreto organizzativo in Gazzetta Ufficiale, nel caso in cui (come probabile) non fosse per loro possibile l'iscrizione attraverso il sistema 'Istanze online', potranno inviare una diffida al Miur. E, successivamente, una domanda cartacea entro i termini di scadenza".

Fonte: Adnkronos

 

"Agli inspiegabili ritardi sulle assunzioni e sul conferimento di 100mila supplenze, ora si aggiunge il problema del concorso per 2.386 nuovi dirigenti: sei regioni rimangono "appese" alle sentenze dei giudici amministrativi, con 2mila scuole su 8mila da settembre orfane del loro capo d'istituto e affidate in reggenza. L'anno scolastico inizia all'insegna del caos".

A denunciarlo è Anief-Confedir che spiega: "risolvere l'emergenza in Lombardia, come vorrebbe fare il Ministro, non basta. Urge più che mai una soluzione politica per tutto il territorio nazionale".

Fonte: ANSA

 

"L'anno scolastico 2013/2014 sarà uno dei più caotici degli ultimi decenni: dopo aver ravvisato la mancanza di posti liberi per i vincitori del concorso per diversi degli 11.542 nuovi docenti, a causa del taglio agli organici e della riforma Fornero, e il mancato decreto autorizzatorio per l'assunzione dei già pochi 15mila precari, con 100mila supplenti costretti a cambiare più volte le scuole assegnate, ora scopriamo che a settembre un istituto su quattro sarà privo del proprio dirigente scolastico. E che altrettante scuole dovranno mettere a disposizione il proprio capo d'istituto per le reggenze. Tutto per colpa della pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare 2.386 nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia e le procedure concorsuali a rischio rifacimento in almeno cinque regioni". Lo dice in una nota l'associazione Anief.

Per l'Anief "il risultato di questa situazione è che dal prossimo primo settembre oltre 1.100 istituti inizieranno l'anno scolastico senza dirigente scolastico. Altre 600 scuole, sottodimensionate, saranno affidate per la legge sul 'dimensionamento' in reggenza. E ulteriori centinaia rimarranno prive, per vari motivi, del loro capo d'istituto".

"Il ministro Carrozza deve il prima possibile convincersi che l'esito del concorso per dirigenti non è ormai più legato all'esito dei singoli contenziosi, ma occorre un provvedimento d'urgenza per riparare alla cattiva gestione di tutta la procedura. In caso contrario si metterebbe a repentaglio l'avvio del nuovo anno scolastico", sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.

Fonte: TMNews

 

"L'anno scolastico 2013/2014 sara' uno dei piu' caotici degli ultimi decenni: dopo aver ravvisato la mancanza di posti liberi per i vincitori del concorso per diversi degli 11.542 nuovi docenti, a causa del taglio agli organici e della riforma Fornero, e il mancato decreto autorizzatorio per l'assunzione dei gia' pochi 15 mila precari, con 100 mila supplenti costretti a cambiare piu' volte le scuole assegnate, ora scopriamo che a settembre un istituto su quattro sara' privo del proprio dirigente scolastico". Lo afferma l'Anief in una nota. 

"E che altrettante scuole dovranno mettere a disposizione il proprio capo d'istituto per le reggenze. Tutto per colpa della pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare 2.386 nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8 mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia e le procedure concorsuali a rischio rifacimento in almeno cinque regioni - prosegue -. Il risultato di questa situazione e' che dal prossimo 1° settembre oltre 1.100 istituti inizieranno l'anno scolastico senza dirigente scolastico. Altre 600 scuole, sottodimensionate, saranno affidate per la legge sul 'dimensionamento' in reggenza. E ulteriori centinaia rimarranno prive, per vari motivi, del loro capo d'istituto. Lo stesso Ministro Carrozza, nel corso di un question time, il 24 luglio ha ammesso che in Campania si e' in attesa di una pronuncia cautelare; in Abruzzo e' arrivata solo una sentenza di primo grado; in Molise e' pendente il giudizio di appello, con lo slittamento delle prove a dopo l'estate; in Toscana il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha sospeso la sentenza di primo grado e per conoscere il destino dei ricorsi bisognera' attendere l'autunno".

"Si attende, inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato per le irregolarita' ravvisate nel concorso della Calabria. Poi c'e' la Lombardia, dove, dopo l'annullamento degli scritti, a seguito della sentenza n. 03747/2013 (sezione sesta), sempre da parte del Consiglio di Stato, ha costretto i responsabili dell'Usr a svolgere l'imbarazzante operazione di sostituzione delle buste oggetto di contestazione e che di ricostituzione dei plichi riguardanti le prove scritte del concorso per selezionare 355 nuovi ds", spiega ancora il sindacato.

"Il ministro - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - prenda atto di essere subentrato a gestire un concorso gestito male sin dall'inizio, con migliaia di candidati che sono ricorsi al Tar perche' l'amministrazione ha sommato errori su errori. Ad iniziare dalla realizzazione di migliaia di quiz sbagliati. L'Anief, pertanto, ribadisce l'esigenza di attuare il prima possibile una soluzione politica: Carrozza deve trovare il coraggio per procedere alla rinnovazione dell'intera procedura concorsuale. Inficiata sin dalle prove preselettive".

"Chiediamo al ministro - continua Pacifico - di adottare, come primo responsabile del Miur, una risposta adeguata alle necessita' che si sono venute a determinare a seguito del concorso: l'ex Ministro Gelmini, infatti, si limito' ad eliminare, a pochi giorni dalla prova preselettiva, i gia' tanti test preselettivi errati, mediamente uno ogni sei. Ma poi i partecipanti alla prova del 12 ottobre 2011 ravvisarono la presenza di diversi altri quesiti errati. L'Anief lo denuncio' subito: quelle prove andavano rifatte".

Fonte: Italpress

 

Il tema della precarietà riguarda da vicino la politica sindacale dell'Anief e la realtà campana dei precari nel mondo della scuola è particolarmente preoccupante.

Rosario Lavorgna, giornalista tra i più apprezzati della redazione del circuito editoriale Julie Italia (comprendente 8 emittenti trasmesse capillarmente nella Regione Campania, nel basso Lazio, nella costa calabrese, nel Molise e nel nord Puglia, e presente sul web con i portali d'informazione www.julienews.it, www.teletorre.it, www.pensieroazzurro.com) ha invitato gli esponenti campani per presentare il punto di vista dell'Anief sulla precarietà, con uno sguardo particolare alla realtà territoriale.

Pubblichiamo pertanto il link all'intervista al Presidente Regionale Anief Campania, Stefano Cavallini, e al responsabile comunicazione Anief Campania, Emilio De Lorenzo, rilasciata all'emittente Julie Tv - Speciale costume e società, dal titolo "Scuola e precariato, il punto di vista dell'ANIEF" andata in onda mercoledì 24 luglio 2013.

 

 

Rispondendo ad un question time alla Camera, il Ministro ha detto che occorre un intervento normativo che contemperi il doveroso rispetto del giudicato: verrà inserito in un prossimo provvedimento urgente del Governo. Carrozza ha poi disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei conti, per verificare eventuali responsabilità per danno erariale. E promesso che vuole ridurre certe procedure inutilmente complesse. Infine, ha sostenuto che per le altre regioni gli effetti del contenzioso sarebbero ridotti. Ma per politici e sindacati la “partita” non riguarda solo la Lombardia: in troppe regioni l’avvio del nuovo a.s. sarà difficoltoso.

La querelle giudiziaria sul concorso per dirigenti scolastici si potrebbe risolvere con l’introduzione di una imminente norma salva tutto e tutti. Ma solo per la selezione della Lombardia, che è anche l’unica regione per la quale si è espresso (con la richiesta di rifacimento delle prove scritte) il Consiglio di Stato. A sostenerlo è stato, il 24 luglio, durante un question time alla Camera, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Che ha sottolineato, per la prima volta sull’argomento, l’esigenza di adottare un intervento normativo “che contemperi il doveroso rispetto del giudicato con l'esigenza di dotare il più ampio numero di scuole della loro figura di vertice”. Carrozza ha anche annunciato pubblicamente che la norma verrà inserita in un prossimo provvedimento urgente del Governo.

Per poi spiegare il motivo di questa decisione: nella maggior parte delle Regioni non sarebbero stati avviati contenziosi e il concorso per dirigenti scolastici si è già concluso regolarmente con l'immissione in servizio dei vincitori. Quindi gli effetti del contenzioso descritto sarebbero meno importanti.
In cinque regioni – ha spiegato il Ministro - ci sono state effettivamente pronunce giurisdizionali di accoglimento contro gli atti della procedura (in Campania una pronuncia cautelare; in Abruzzo sentenza di primo grado; in Molise è pendente il giudizio di appello; per la Toscana il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha sospeso la sentenza di primo grado. Tuttavia, ha tenuto a precisare Carrozza, “in alcune di queste regioni il numero dei posti a concorso o di quelli disponibili in organico è molto limitato, sicché - ha assicurato - gli effetti del contenzioso descritto sono ridotti”.

Indubbiamente, la situazione più grave è quella della Lombardia, dove un errore nella scelta delle buste contenenti il cartoncino con le generalità dei candidati ha determinato l'annullamento di alcune fasi della procedura, che dovranno essere rinnovate. Di conseguenza, il concorso non si concluderà in tempo per dotare dei nuovi dirigenti molte scuole attualmente scoperte: non ci sono i tempi tecnici per poter fare tutto daccapo in un solo mese (tanto manca all’inizio della scuola). Carrozza lo sa bene. E per questo ha fatto sapere di avere “disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei conti, perché valuti le eventuali responsabilità per danno erariale”. In ogni caso, ha concluso il Ministro, mi impegnerò in prima persona per l’avvia di un serio processo di “semplificazione delle procedure inutilmente complesse”. Insomma, il tipo di intervento che adotterà Carrozza per il concorso della Lombardia non è ancora chiaro. Di sicuro, però, la volontà a trovare una soluzione ed in breve tempo (che non lasci centinaia di scuole senza dirigente) è evidente.

L’interrogazione urgente formulata al Ministro aveva come prima firmataria la capogruppo Pd in commissione Cultura Maria Coscia. Che aveva posto il problema non limitandolo alla Lombardia: in diverse regioni sono aperti contenziosi legali e serve – ha spiegato Coscia - che il Governo “provveda ad adottare le misure necessarie per superare questo stallo che può compromettere la funzionalità di molte scuole nonché il regolare avvio del prossimo anno scolastico”.

Quella dei dirigenti è ormai diventata una “partita” di carattere politico. Proprio in Lombardia, il gruppo consiliare della Lista Maroni ha presentato una mozione, nella quale si esorta la Giunta regionale lombarda a stimolare “il Miur a procedere con decretazione d'urgenza per l'assegnazione provvisoria dei ruoli di presidenza di docente incaricato, tutelando nell'attesa degli esiti degli scritti il posto già occupato dai 'docenti incaricati' presso la scuola di provenienza''. Per i consiglieri leghisti, Marco Tizzoni e Antonio Saggese, l'obiettivo è che “le scuole lombarde abbiano, come è giusto, docenti incaricati ad esse dedicati, col fine di salvaguardarne il ruolo istituzionale, garantendo una costante e puntuale formazione delle future generazioni”.

A livello di sindacati, qualche giorno fa è tornato sulla questione l’Anief. Che ha chiesto all’amministrazione di “aspettare l'esito di tutti gli appelli. Ma anche provvedere da subito all'assunzione degli idonei e rinnovare la procedura concorsuale per tutti i ricorrenti, sottoposti ad una prova preselettiva viziata da irregolarità e quiz errati”. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico ritiene anche che i concorsi per dirigenti, banditi nell’estate di due anni fa, oggi a rischio annullamento non si limitano a quelli della Lombardia: tanto che, sommando anche le altre regioni, sono migliaia i ricorrenti, in tutte le regioni, che attendono ancora di sapere l’esito definitivo da parte della giustizia sulle discusse prove preliminari.

Dai calcoli dell’Anief risulta che dal 1° settembre saranno senza “ds oltre 1.100 istituti, a cui bisogna aggiungere le quasi 600 reggenze per le scuole sottodimensionate e alcune centinaia di disponibilità che annualmente si vengono sistematicamente a verificare. È evidente che se una scuola su quattro in Italia è priva della sua guida naturale, il capo d'istituto, divenuto praticamente indispensabile con l'entrata in vigore dell'autonomia scolastica, il Miur - ha concluso il sindacalista siciliano - non può più permettersi alcuna battuta a vuoto”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"A poco piu' di un mese all'inizio della scuola, delle gia' poche immissioni in ruolo annunciate al Parlamento si sono perse le tracce. E' inspiegabile, perche' i posti liberi sono oltre 73mila e i vincitori del concorso a cattedre devono essere collocati al piu' presto. Se non si fara' in fretta ci ritroveremo con l'ennesimo inizio di anno scolastico all'insegna del caos".

E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "A poco piu' di un mese all'inizio della scuola rimangono in alto mare le 15mila immissioni in ruolo annunciate da tempo in Parlamento dal Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza: anche se rimangono un'offesa alla categoria, perche' rappresentano solo il 20% dei posti da chiedere, queste assunzioni permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuita' didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico.

A quanto risulta al sindacato, per procedere all'assunzione dei nuovi docenti, manca ancora il decreto autorizzatorio del Ministero dell'Economia e delle Finanze: si tratta di un passaggio indispensabile, per ottenere il quale il ministro Carrozza farebbe bene a predisporre adeguate pressioni nei confronti dei colleghi di Governo ed in particolare del Mef. Considerando che vi sono ancora i margini di tempo necessari, Anief invita anche il Ministro dell'Istruzione ad inviare al Mef un'estensione delle immissioni in ruolo. Perche' se e' vero, come il sindacato ha denunciato alcuni giorni fa, che in diverse province (soprattutto al Sud) per i vincitori del concorso a cattedra non ci saranno posti disponibili - per colpa delle degli errori di calcolo e di programmazione, del dimensionamento, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over -, e' altrettanto vero che una parte delle cattedre considerate al 30 giugno vanno in realta' trattate come libere. E quindi utili per le assunzioni. I vincitori, infatti, non possono essere lasciati al loro destino, dopo aver dimostrato - attraverso una prova preliminare, tre scritti, due colloqui orali e, in alcuni casi, anche una verifica pratica - di meritare di fare gli insegnanti nella scuola pubblica italiana. E chiedono di rendere esecutivo un loro diritto: in Friuli, Liguria, Molise, Piemonte e Puglia sono state pubblicate le graduatorie provvisorie. In Valle d'Aosta, a Trento e Bolzano, gia' quelle definitive. Inoltre, i posti vacanti dei docenti – che secondo la Flc-Cgil sarebbero solo 25mila - in realta' sono in questo momento circa 53mila: stiamo parlando di oltre 23mila tra curricolari e sostegno, piu' altri 30mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unita' da aggiungere all'organico di diritto. Un altro dato, non trascurabile, e' che ci sono 20mila Ata da immettere in ruolo: i 5.336 approvati lo scorso anno, ma mai assunti per via della ancora irrisolta questione dei docenti inidonei; i 3.000 posti chiesti dal Miur per il prossimo anno scolastico; gli 11.851 che l'amministrazione ha concordato di assorbire in cambio dei servizi assegnati dalle ditte di pulizia esternalizzate alla scuola".

"In effetti - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - i posti su cui poter assumere potrebbero essere davvero molti di piu'. Ma occorre che il Miur decida di applicare quello che diversi tribunali del lavoro hanno stabilito, a proposito di particolari tipologie di posti liberi sino al 30 giugno: si tratta, in questi casi, di veri e propri posti liberi, quindi da considerare fino al 31 agosto. E quindi da annoverare tra quelli da dare al ruolo".

"Se entro la prossima settimana - quando verra' pubblicato l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, con lo scioglimento di migliaia di riserve - non dovesse essere presentato il piano dettagliato delle immissioni in ruolo da attuare in questa estate, ci ritroveremo con l'ennesimo avvio di un anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per 8mila scuole. E, soprattutto, con otto milioni di alunni costretti, loro malgrado, a pagare sulla loro pelle le conseguenze di una cattiva gestione dell'istruzione pubblica".

"Sembra quasi di vivere - continua Pacifico - una situazione irreale: le commissioni delle regioni stanno emettendo i nominativi dei vincitori del concorso a cattedra, ma proprio per chi ha superato il concorso cresce, contemporaneamente, l'ansia perche' si stanno rendendo conto di aver vinto una selezione che potrebbe incredibilmente non vederli assunti in ruolo. E rimanere per strada. Perche' l'amministrazione - conclude il sindacalista Anief-Confedir - non intender nemmeno farli inserire nelle graduatorie ad esaurimento per accedere alle supplenze annuali".

Fonte: Italpress

 

Che fine hanno fatto le 15mila assunzioni nella scuola promesse dal Ministro Carrozza? Lo chiede l'Anief secondo cui queste immissioni in ruolo "anche se rimangono un'offesa alla categoria, perché rappresentano solo il 20% dei posti da chiedere, permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuità didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico".

A quanto risulta al sindacato, per procedere all'assunzione dei nuovi docenti, manca ancora il decreto autorizzatorio del Ministero dell'Economia. "Si tratta di un passaggio indispensabile, per ottenere il quale il ministro Carrozza farebbe bene - afferma l'Anief - a predisporre adeguate pressioni nei confronti dei colleghi di Governo e in particolare del Mef".

Considerando che vi sono ancora i margini di tempo necessari, Anief invita anche il Ministro Carrozza a inviare al Mef un'estensione delle immissioni in ruolo. A parere dell'associazione "se entro la prossima settimana, quando verrà pubblicato l'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento, con lo scioglimento di migliaia di riserve, non dovesse essere presentato il piano dettagliato delle immissioni in ruolo da attuare in questa estate, ci ritroveremo con l'ennesimo avvio di un anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per 8mila scuole. E, soprattutto - conclude - con otto milioni di alunni costretti, loro malgrado, a pagare sulla loro pelle le conseguenze di una cattiva gestione dell'istruzione pubblica".

Fonte: ANSA

 

Tra gli addetti ai lavori già si discute sulle quote richieste per l’iscrizione e la frequenza dei corsi (tra i 1.500 e i 2.000?) e la loro variabilità anche del 30% tra un ateneo e l’altro. Si fanno sentire anche gli esclusi di ruolo nello Stato: visto che i corsi sono a pagamento e che in Italia vi sono almeno 7mila soprannumerari, perché saranno lasciati fuori?

Ancora poche ore, al massimo una settimana, e il decreto dirigenziale che attiverà i Percorsi speciali abilitanti (i corsi in via di attivazione che hanno preso il posto dei Tfa speciali), diventerà ufficiale attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Anche se la maggior parte dei contenuti del decreto sono stati analizzati e migliorati (proprio per questo si è arrivati a fine luglio), permangono, al momento, alcune questioni irrisolte. Dopo aver ravvisto l’alto rischio, per come sono stati composti i requisiti di accesso, di far approdare tanti docenti precari delle paritarie ai Pas e aver posto dei dubbi sulle stime fornite sui partecipanti totali da Miur e sindacati (almeno 75mila adesioni), stavolta ci soffermiamo su altri aspetti.

Il primo riguarda i costi che dovranno affrontare i corsisti dei Pas. Dal Miur, come già rilevato, tutto tace. Anche ai sindacati non sono state fornite indicazioni. Nella bozza semi-definitiva del decreto dirigenziale viene riportata questa dicitura: “sono organizzati dagli Atenei e dalle Istituzioni A.F.A.M. senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. È evidente, quindi, se non dovessero essere state introdotte modifiche sul filo di lana, che una quota da chiedere ai partecipanti ci sarà. A quanto ci risulta non sarà simbolica, ma nemmeno pari a quella chiesta dagli atenei in occasione dei Tfa ordinari. Rimaniamo quindi a quello che ci aveva indicato il Capo Dipartimento del Miur organizzatore dei corsi abilitanti, la dottoressa Lucrezia Stellacci, nel frattempo andata in pensione: fondamentalmente si farà pagare ad ogni partecipante circa la metà di quanto gli atenei avevano chiesto per l’iscrizione e la frequenza dei Tfa ordinari. Quindi non più di 1.500–2.000 euro complessivi. La cifra precisa verrà stabilita da ogni ateneo. Con costi variabili anche del 30 per cento da uno all’altro.

Un altro aspetto che farà discutere, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nelle aule dei tribunali, visto che alcuni sindacati, come l’Anief, su questo punto hanno fatto ricorso, riguarda l’esclusione del personale docente di ruolo: poiché sono a pagamento e considerato che in Italia vi sono almeno 7mila docenti soprannumerari, i quali in linea teorica rischiano a lungo andare di entrare in mobilità, perché non dare anche a loro la possibilità di acquisire un’altra abilitazione? E quindi ricollocarsi con tutti i crismi? Anziché essere utilizzati su discipline attinenti ma (come spesso avviene oggi) senza abilitazione? Ad alimentare la polemica c’è poi la scelta del Miur di far partecipare ai Pas i docenti di ruolo nelle scuole non statali. Una decisione che secondo molti fa rima con discriminazione.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"Svanisce il sogno dell'italiano medio di studiare, terminare l'Universita' e diventare un dipendente pubblico: solo l'11% dei 'dottori' con laurea specialistica, oltre il triennio, ad un anno dal conseguimento del titolo di studio lavora nella pubblica amministrazione. A fronte dell'83,5% che operano nel privato, cui va aggiunto il restante 5,5% occupato nel non profit". Lo scrive in una nota l'Anief.

"Questi dati davvero sconfortanti, presentati da Almalaurea, hanno un doppio significato: innanzitutto che non bisogna piu' illudere i giovani, spiegandogli che lavorare nello Stato e' un risultato raggiungibile da pochi eletti; in secondo luogo che la crisi economica, nazionale ed internazionale, complice l'inerzia dei Governi italiani, ha "svuotato le casse pubbliche", continua l'Anief.

"Si tratta di dati lavorativamente drammatici - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'associazione e segretario organizzativo Confedir - perche' significa che i nostri governanti rinunciano alle alte professionalita'. Facendo arretrare il Paese di centinaia di anni".

Fonte: Italpress

 

Il Ministro alla ricerca di un equilibrio tra le richieste dei docenti abilitati o da abilitare con diversi canali. Intato tutto tace sull'attivazione del II ciclo del TFA ordinario, atteso dai neo laureati, da chi non ha superato la precedente selezione e non ha i requisiti per il percorso speciale. Da quest'ultimo - afferma il sindacato Anief - rimangono esclusi ancora molti docenti.

Tfa speciale (PAS) e ordinario: differenze di punteggio in graduatoria. Carrozza: “cercheremo di essere equi”
red - Il Ministro Carrozza si rende conto di dover gestire una problematica di non poco conto nel pensare alle nuove graduatorie di istituto da aggiornare nel 2014, dato che nella II fascia andranno a confluire docenti con abilitazione conseguita con percorsi differenti. Leggi tutto

Il 19 luglio il TFA speciale è diventato legge, del II ciclo TFA ordinario non si ha notizia
ANFIS (Associazione Nazionale dei Formatori Insegnanti Supervisori) – Il 15 luglio scorso gli studenti abilitati con TFA ordinari (circa 18000 in Italia) hanno manifestato a Roma per chiedere al Ministro che siano riconosciuti diritti e differenze, che hanno formalizzato in un manifesto consegnato alla rete sul gruppo facebook cui fanno riferimento. Leggi tutto

TFA speciali (PAS): continuano ad esserci degli esclusi
Anief
– La ferma azione dell'ANIEF sui PAS (ex Tfa speciale) porta il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: dopo l'opposizione del sindacato autonomo, a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e nelle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale del 4 luglio 2013, è stata cancellata la prevista prova di accesso per l'iscrizione ai percorsi formativi abilitanti speciali. Mentre l'anno scolastico 2012/13 sarà ritenuto valido. Leggi tutto

Fonte: Orizzonte Scuola