La stampa scrive

Il Ministro alla ricerca di un equilibrio tra le richieste dei docenti abilitati o da abilitare con diversi canali. Intato tutto tace sull'attivazione del II ciclo del TFA ordinario, atteso dai neo laureati, da chi non ha superato la precedente selezione e non ha i requisiti per il percorso speciale. Da quest'ultimo - afferma il sindacato Anief - rimangono esclusi ancora molti docenti.

Tfa speciale (PAS) e ordinario: differenze di punteggio in graduatoria. Carrozza: “cercheremo di essere equi”
red - Il Ministro Carrozza si rende conto di dover gestire una problematica di non poco conto nel pensare alle nuove graduatorie di istituto da aggiornare nel 2014, dato che nella II fascia andranno a confluire docenti con abilitazione conseguita con percorsi differenti. Leggi tutto

Il 19 luglio il TFA speciale è diventato legge, del II ciclo TFA ordinario non si ha notizia
ANFIS (Associazione Nazionale dei Formatori Insegnanti Supervisori) – Il 15 luglio scorso gli studenti abilitati con TFA ordinari (circa 18000 in Italia) hanno manifestato a Roma per chiedere al Ministro che siano riconosciuti diritti e differenze, che hanno formalizzato in un manifesto consegnato alla rete sul gruppo facebook cui fanno riferimento. Leggi tutto

TFA speciali (PAS): continuano ad esserci degli esclusi
Anief
– La ferma azione dell'ANIEF sui PAS (ex Tfa speciale) porta il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: dopo l'opposizione del sindacato autonomo, a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e nelle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale del 4 luglio 2013, è stata cancellata la prevista prova di accesso per l'iscrizione ai percorsi formativi abilitanti speciali. Mentre l'anno scolastico 2012/13 sarà ritenuto valido. Leggi tutto

Fonte: Orizzonte Scuola

 

E' ufficiale: l'assunzione di 200mila precari della scuola dipendera' dal volere dei giudici di Lussemburgo. Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio.

"La posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione - spiega l'Anief in una nota -, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria: l'Italia, infatti, per non rispettare le indicazioni dell'Ue ha introdotto nella Legge 106/2011 una norma che aggira l'obbligo di assumere il personale precario anche se ha superato i tre anni di supplenze. Ora, pero', la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa".

"La decisione dei giudici delle leggi e' stata saggia – afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, e' pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'e' da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".

"Il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo - conclude il sindacalista Anief-Confedir - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Non di certo fermandosi ai soli 15mila proposti dal ministro Carrozza, peraltro ancora nemmeno sicuri. Oppure agli 11.542 che vinceranno il concorso a cattedra senza pero' che vi siano tutti i posti liberi".

Fonte: Italpress

 

L'assunzione di 200mila precari della scuola dipenderà dal volere dei giudici di Lussemburgo. Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio.

A renderlo noto è l'Anief, Associazione professionale sindacale, la quale asserisce che la posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria.

"La decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'è da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".

Fonte: ANSA

 

L'assunzione di 200mila precari della scuola dipenderà dal volere dei giudici di Lussemburgo. "Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio". Lo sottolinea in una nota l'Anief, l'associazione punto di riferimento per il mondo dell'insegnamento.

"La posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria: l'Italia, infatti, per non rispettare le indicazioni dell'Ue ha introdotto nella Legge 106/2011 una norma che aggira l'obbligo di assumere il personale precario anche se ha superato i tre anni di supplenze. Ora, però, la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa".

Insomma "la decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'è da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".

Il tutto - si aggiunge - mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. "Speriamo - continua il sindacalista Anief-Confedir - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Non di certo fermandosi ai soli 15mila proposti dal ministro Carrozza, peraltro ancora nemmeno sicuri. Oppure agli 11.542 che vinceranno il concorso a cattedra senza però che vi siano tutti i posti liberi".

Fonte: TMNews

 

La Consulta (con ordinanza n. 207/13) ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola.

"La decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea".

"Sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni - ricorda Pacifico - per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione. La scorsa estate, la Cassazione aveva gettato su di loro una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma ora la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa come l'Anief-Confedir da mesi ripete, il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo - conclude - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Altro che 15.000 posti proposti dal ministro Carrozza".

Fonte: ANSA

 

"Con ordinanza n. 207/13 la Corte costituzionale rimette ai giudici di Lussemburgo la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola, nonostante una sentenza della Cassazione del luglio scorso. 200.000 precari aspettano di sapere se sono lavoratori di serie A o di serie B". E' quanto si legge in una nota dell'Anief.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, "la decisione dei giudici delle leggi e' stata saggia, considerata che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, e' pendente alla Corte di giustizia europea".

"Sono migliaia - prosegue la nota - i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione. La scorsa estate, la Cassazione aveva gettato su di loro una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma ora la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa come l'Anief-Confedir da mesi ripete, il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione UE contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili".

Fonte: Italpress

 

"Considerando che per i supplenti fino al 30 giugno - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - il pagamento delle ferie non fruite rappresenta una sorta di mensilità aggiuntiva, da percepire nel corso dell'estate per sopperire ai mancati stipendi sino alla prossima supplenza, la sua mancata somministrazione non è di poco conto. Anche perché bisogna ricordare che si va a cumulare con altri abusi che l'amministrazione attua nei confronti di questo personale".

"Gli stipendi dei precari - continua Pacifico - risultano infatti fermi, illegittimamente non adeguati, come avviene per il personale di ruolo, all'anzianità del dipendente. Nei mesi scorsi, inoltre, quelli della scuola hanno dovuto penare non poco per ricevere le buste paga spettanti a fine mese. Ora, quindi, la misura è colma".

Anief, pertanto, annuncia che si è attivata per procedere con formale ricorso: per percepire le ferie non godute con sollecitudine e per recuperare le tassazioni indebite applicate agli stipendi dei precari degli ultimi 10 anni. Ai docenti precari sono state infatti sottratte parti stipendiali non indifferenti. Che, se l'azione del sindacato avrà effetto, verranno recuperate assieme agli interessi di legge derivanti dalle richieste risarcitorie avanzate al termine delle supplenze.

A tal fine, il sindacato metterà a disposizione, per tutti coloro che volessero aderire al ricorso, appositi modelli di domanda.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Anief sostiene la "legittima richiesta di inserimento nelle graduatorie provinciali da parte degli oltre 21 mila precari della scuola neo abilitati attraverso il TFA ordinario, una cui rappresentanza ha oggi manifestato davanti al Miur".

"Poiche' il Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, sollecitato sull'importante questione di equita' di trattamento del personale abilitato non di ruolo, ha risposto in modo vago e senza assumersi alcun impegno, il sindacato si rivolge ora direttamente al Parlamento - si legge in una nota -. Chiedendo a chi e' stato eletto dal popolo di approvare una norma che superi il divieto dell'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento degli insegnanti precari".

"Come gia' previsto per gli ultimi docenti abilitati presso le SSIS o presso i corsi ex-lege 143/04, Anief indica ai parlamentari che non si puo' negare a chi ha ottenuto lo stesso titolo con il medesimo percorso formativo universitario, attraverso i TFA, di collocarsi nelle Gae - prosegue il sindacato -: del resto, la normativa successiva alla trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento ha sempre concesso tale inserimento dei docenti abilitati (attraverso sia i percorsi abilitanti attivati dallo Stato, sia per mezzo dei percorsi abilitanti all'estero). Persino chi era inserito con riserva nelle Gae, in qualita' di 'congelato' SSIS, puo' ora inserirsi a pieno titolo dopo aver conseguito l'abilitazione presso il TFA ordinario. La legge era chiara: la nuova formazione iniziale doveva essere collegata al reclutamento".

"In base a quale criterio - chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si vuole allora oggi negare l'assunzione in ruolo o la sottoscrizione di supplenze annuali agli abilitati attraverso il TFA ordinario, proibendo loro l'inserimento nelle graduatorie? Con quale giustificazione l'amministrazione si vuole opporre a chi reclama il sacrosanto diritto ad insegnare dopo aver conseguito con merito l'abilitazione?".

"Visto che dal ministro Carrozza non e' arrivata alcuna risposta positiva sulla spendibilita' del titolo - continua Pacifico -, il nostro sindacato chiede oggi al Parlamento di ristabilire le norme sui giusti binari. Altrimenti, in caso contrario, l'Anief ha gia' predisposto un ricorso formale per l'accesso nelle Gae, proprio come fece in passato, con successo, con i docenti sissini. In questo caso, ancora una volta assisteremo alla parodia, tutta italiana, del riconoscimento di un diritto ottenuto per via giudiziaria e non legislativa".

Fonte: Italpress

 

 

Una fetta consistente degli ormai prossimi 11.542 vincitori del concorso a cattedre bandito lo scorso anno, dopo aver superato una dura selezione, rischiano di rimanere senza lavoro. Per errori di calcolo e di programmazione del Miur, uniti alla "stretta" sulle pensioni introdotta dal Governo Monti, molte delle assunzioni ripartite da tempo a livello regionale non potranno infatti avere luogo, soprattutto al Sud. La denuncia arriva dall'Anief.

"Poiché la normativa dei concorsi pubblici prevede che con l'espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente, tra due o al massimo tre anni tutti i candidati idonei che non saranno stati nel frattempo assunti - spiega l'associazione - rimarranno con un pugno di mosche in mano. Addirittura, secondo quanto prevede il Ministero dell' Istruzione, non avranno nemmeno il diritto di inserirsi nelle graduatorie a esaurimento".

L'Anief è giunta a questa conclusione incrociando i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite il concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilità del personale. "In Sicilia - spiega l'associazione - sono 216 i posti che dovrebbero andare ai vincitori del comparto scuola d'infanzia. Peccato che dopo i trasferimenti ne siano rimasti appena la metà: 128. Situazione analoga in Campania: per i 243 vincitori del concorso ci sono solo 164 posti disponibili. Alla primaria va ancora peggio: in Abruzzo si accingono a brindare alla vittoria 100 candidati. Peccato che il Miur ne abbia a disposizione appena 23".

"Una situazione, quella dei docenti di troppo, che nella scuola superiore purtroppo - osserva l'Anief - diventa ancora più frequente. In Puglia, ad esempio, sulla A060 (Scienze naturali, chimica e geografia), entro fine agosto saranno 13 ad essere decretati meritevoli di accedere all'immissione in ruolo: sempre per effetto della riforma Gelmini, però, oggi su quella disciplina ci sono ben 25 soprannumerari. Situazione leggermente migliore per la A034 (Elettronica), dove i 7 che usciranno meglio classificati dalla selezione, al momento sono "chiusi" da 6 docenti rimasti senza cattedra. Cupe anche le prospettive della 036 (Filosofia, psicologia e scienza dell'educazione), sia in Puglia che in Sicilia: i rispettivi 8 e 10 candidati da prescegliere, non potranno essere assunti se prima non verranno smaltiti gli attuali 2 docenti privi di posto in Puglia e addirittura 20 in Sicilia". Alla luce di questi dati l'Anief chiede al ministero di dare attuazione all'annunciata realizzazione di una graduatoria degli idonei al concorso almeno triennale.

Fonte: ANSA

 

"I paradossi della burocrazia della scuola italiana non finiscono mai: una fetta consistente degli ormai prossimi 11.542 vincitori del concorso a cattedre bandito lo scorso anno, dopo aver superato una dura selezione – composta dalla prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali - rischiano di rimanere senza lavoro. Per degli errori di calcolo e di programmazione del Miur, uniti alla 'stretta' sulle pensioni introdotta dal Governo Monti, molte delle assunzioni ripartite da tempo a livello regionale non potranno infatti avere luogo. Soprattutto al Sud, dove le opportunita' di trovare lavori alternativi sono ridotte al lumicino". Lo afferma l'Anief in una nota.

"Per loro si trattera' di una vera beffa: poiche' la normativa dei concorsi pubblici prevede che con l'espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente, tra due o al massimo tre anni tutti i candidati idonei che non saranno stati nel frattempo assunti rimarranno con un pugno di mosche in mano - prosegue la nota -. Addirittura, secondo quanto prevede il Ministero dell'Istruzione, non avranno nemmeno il diritto di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento. Con il risultato che si ritroveranno vincitori di un concorso senza avere goduto di alcun beneficio professionale. Il sindacato e' giunto a questa triste conclusione incrociando i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite il concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilita' del personale (in via di ultimazione). La casistica che da' supporto alla denuncia dell'Anief e' lunga".

"In Sicilia sono 216 i posti che dovrebbero andare ai vincitori del comparto scuola d'infanzia. Peccato che dopo i trasferimenti, secondo un'elaborazione prodotta dalla Flc-Cgil, ne siano rimasti poco piu' della la meta': 128. Situazione analoga in Campania: per i 243 vincitori del concorso ci sono solo 164 posti disponibili - sottolinea l'Anief -. Alla primaria va ancora peggio: in Abruzzo si accingono a brindare alla vittoria 100 candidati. Peccato che il Miur ne abbia a disposizione appena 23, di cui 12 a Chieti, 1 a L'Aquila, 4 a Pescara e 6 a Teramo. Un caso eccezionale? Purtroppo no. In Basilicata, a fronte di 71 prossimi vincitori del concorso, ci sono appena 17 posti a disposizione. In Calabria 91 su 202. A dir poco 'sballati' anche i conteggi fatti in Campania, dove i 360 idonei e meglio posizionati dovranno spartirsi la miseria di 62 posti. A leggere le disponibilita' dei posti vacanti da chiedersi perche' sia stato bandito il concorso della primaria in Molise, dove per i 26 meritevoli al momento sono liberi solo 2 posti nella provincia di Campobasso. Non ridono, comunque, nemmeno in Puglia, dove 284 "eletti" dovranno contendersi 56 cattedre vacanti. E che dire della Sicilia, la quale si dovra' accontentare di 37 posti per 202 vincitori di concorso? Considerando che sempre la regione piu' a sud d'Italia vanta, sempre nella primaria, addirittura 87 maestri di ruolo soprannumerari, per quelli che hanno vinto la dura selezione del concorso si prospetta un futuro professionale molto probabilmente da precari".

"Una situazione, quella dei docenti di troppo, che nella scuola superiore purtroppo diventa ancora piu' frequente. In Puglia, ad esempio, sulla A060 (Scienze naturali, chimica e geografia), entro fine agosto saranno 13 ad essere decretati meritevoli di accedere all'immissione in ruolo - spiega ancora il sindacato -: sempre per effetto della riforma Gelmini, pero', oggi su quella disciplina ci sono ben 25 soprannumerari. Situazione leggermente migliore per la A034 (Elettronica) in Sicilia: i 7 che usciranno meglio classificati dalla selezione, al momento sono 'chiusi' da 6 docenti rimasti senza cattedra".

Per "evitare che la politica del merito si trasformi in una colossale beffa", Anief torna a chiedere al Miur "di dare attuazione all'annunciata realizzazione di una graduatoria degli idonei al concorso almeno triennale: il nostro sindacato - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si era accorto subito, nel settembre scorso, che quella della graduatoria pluriennale era una prerogativa inevitabile: in sua assenza, come aveva deciso il Miur, tanti vincitori avrebbero rischiato di rimanere senza posto di lavoro. Non a caso, annunciammo ricorso contro l'assenza della graduatoria il giorno stesso in cui usci' il bando. Ora pero' l'assenza dei posti rischia di vanificare tutto. Questa situazione kafkiana, di un paese che bandisce un concorso pubblico lasciando i vincitori per strada, - conclude laconicamente Pacifico - conferma la forte disorganizzazione di cui soffre cronicamente il sistema scolastico italiano".

Fonte: Italpress

 

Assegnare i posti agli idonei e dare la possibilità ai candidati ricorrenti di essere finalmente valutati in modo corretto: continua ad essere questa, secondo l'Anief-Confedir, l'unica via d'uscita per evitare che la sentenza n. 3747/2012 della VI sezione del Consiglio di Stato faccia decadere definitivamente il concorso per 355 dirigenti scolastici in Lombardia.

I giudici hanno infatti rigettato l'appello del Miur contro la sentenza del Tar che aveva annullato il concorso per violazione del principio dell'anonimato, a seguito della ritenuta trasparenza delle buste utilizzate in sede concorsuale per contenere gli elaborati delle prove scritte.

"Sul concorso per dirigenti scolastici in Lombardia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - è arrivato il momento di varare quella soluzione politica che il nostro sindacato chiede da tempo: la sentenza del Consiglio di Stato ha infatti annullato definitivamente la procedura. Se a questa aggiungiamo le diverse pronunce negative al proseguimento delle prove emesse dai Tar, come quella dell'Abruzzo, dove in queste ultime ore è stato deciso di non procedere agli orali, è evidente che bisogna evitare di mandare tutto all'aria".

Anief-Confedir indicano alle forze politiche l'unica strada percorribile: salvaguardare, da una parte, i diritti di coloro che hanno superato tutte le prove della procedura concorsuale in Lombardia; tutelare, dall'altra, i diritti di coloro che, sulla base prioritariamente degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, hanno reclamato parità di trattamento e imparzialità nella valutazione da parte dell'amministrazione che ha gestito il concorso. Si tratta di un doppio passaggio fondamentale per uscire da questo empasse: contro l'arbitrarietà affinché sia salvato il concorso, occorre far prevalere il principio del merito, imponendo comunque una seria riflessione per evitare che si ripetano situazioni analoghe in futuro.

Fonte: ANSA

 

"Assegnare i posti agli idonei e dare la possibilita' ai candidati ricorrenti di essere finalmente valutati in modo corretto". Continua ad essere questa, secondo l'Anief-Confedir, l'unica via d'uscita per evitare che la sentenza n. 3747/2012 della VI sezione del Consiglio di Stato faccia decadere definitivamente il concorso per 355 dirigenti scolastici in Lombardia. I giudici hanno infatti rigettato l'appello del Miur contro la sentenza del Tar che aveva annullato il concorso per violazione del principio dell'anonimato, a seguito della ritenuta trasparenza delle buste utilizzate in sede concorsuale per contenere gli elaborati delle prove scritte.

"Sul concorso per dirigenti scolastici in Lombardia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' arrivato il momento di varare quella soluzione politica che il nostro sindacato chiede da tempo: la sentenza del Consiglio di Stato ha infatti annullato definitivamente la procedura. Se a questa aggiungiamo le diverse pronunce negative al proseguimento delle prove emesse dai Tar, come quella dell'Abruzzo, dove in queste ultime ore e' stato deciso di non procedere agli orali, e' evidente che bisogna evitare di mandare tutto all'aria".

"Certo, quello che l'Anief ha definito da tempo il piu' brutto concorso degli ultimi vent'anni non puo' essere cancellato - prosegue la nota -: commissioni e verbali illegittimi, buste trasparenti, una valanga di quesiti errati o inesatti, probabili danni erariali, su cui indaga anche la Corte di Conti, sono delle 'pietre miliari' di cui avremmo fatto volentieri a meno. E non a caso, sulla vicenda dell'esclusione viziata da una serie di errori formali rimane un ricorso dell'Anief, pendente per oltre 2 mila ricorrenti che attendono giustizia".

"Detto questo, il sindacato, che opera innanzitutto per il bene della scuola italiana e dei suoi lavoratori, non puo' dimenticare che nel corso degli ultimi sei anni il numero delle dirigenze scolastiche si e' ingiustamente ridotto, passando da circa 12mila ad 8mila. Solo negli ultimi due anni, a seguito del dimensionamento scolastico, che di recente la Consulta ha reputato incostituzionale perche' deciso a livello centrale bypassando il ruolo imprescindibile degli enti locali, ne sono stati cancellati ben 2.162 - prosegue il comunicato di Anief -. Alla luce di tutte queste considerazioni, Anief-Confedir indicano alle forze politiche l'unica strada percorribile: salvaguardare, da una parte, i diritti di coloro che hanno superato tutte le prove della procedura concorsuale in Lombardia; tutelare, dall'altra, i diritti di coloro che, sulla base prioritariamente degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, hanno reclamato parita' di trattamento e imparzialita' nella valutazione da parte dell'amministrazione che ha gestito il concorso. Si tratta di un doppio passaggio fondamentale per uscire da questo empasse: contro l'arbitrarieta' affinche' sia salvato il concorso, occorre far prevalere il principio del merito, imponendo comunque una seria riflessione per evitare che si ripetano situazioni analoghe in futuro".

"Agire diversamente - conclude Pacifico – significherebbe rischiare di annullare non solo la procedura concorsuale della Lombardia, ma anche quelle delle altre regioni italiane partita quasi due anni fa con oltre 40mila candidati: vanificando tutto e affidando a settembre migliaia di istituti alle reggenze dei dirigenti oggi in servizio, gia' subissati da impegni e burocrazia. Una eventualita', tutt'altro che remota, di cui l'istruzione pubblica italiana non avrebbe di certo bisogno".

Fonte: Italpress

 

"L'alta disomogeneita' territoriale dei risultati riconducibili alle prove Invalsi svolte nel 2013, presentati oggi a Roma, conferma che l'amministrazione scolastica deve rivedere con urgenza le finalita' cui conducono queste prove standard: le rilevazioni sugli apprendimenti condotte nel mesi di maggio e giugno hanno fatto emergere una differenziazione degli apprendimenti che va ben oltre il tradizionale divario Nord-Sud (con Trento, Bolzano, Friuli, Veneto, Piemonte e Marche che ottengono le performance migliori), ma si caratterizza per un'alta diversita' di risultati tra comuni della stessa provincia. In molti casi anche tra scuole limitrofe, poche centinaia di metri l'una dell'altra, si sono riscontrati risultati ben diversi".

Lo afferma in una nota l'Anief, ribadendo che "si tratta di verifiche tutte da rivedere, perche' per come sono predisposte e somministrate non servono, non aiutano gli alunni e non sono da stimolo per le scuole a migliorarsi". Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "i risultati ottenuti dai test predisposti dall'Invalsi non sono frutto solo delle conoscenze, capacita' e competenze acquisite in classe, ma derivano da elementi endogeni alla scuola. Sul loro rendimento influiscono tantissimo, infatti, le capacita' culturali, valoriali ed economiche delle famiglie, dei servizi sociali, dell'entourage territoriale".

Il sindacato reputa, quindi, che "prima di valutare un alunno e' indispensabile registrare sempre il suo punto di partenza riguardante, oltre alle conoscenze scolastiche, anche gli strumenti operativi a sua disposizione, il gruppo classe di cui fa parte, la famiglia di provenienza, il territorio in cui vive. Calare dall'alto delle domande uguali per tutti deve prevedere tutto questo. Altrimenti si rischia di imporre un modello uniforme a degli 'attori' fortemente diversi uno dall'altro".

"Speriamo che il Miur colga queste evidenti indicazioni – continua Pacifico - utilizzando finalmente le indicazioni provenienti dal rapporto Invalsi per scollegare una volta per tutte i risultati degli studenti dal merito dei docenti e dei dirigenti scolastici. Per utilizzarli, invece, ai fini di una piu' mirata assegnazione delle risorse a sostegno dei progetti di potenziamento dell'offerta formativa statale su contesti specifici particolarmente svantaggiati: le aree territoriali, le zone a rischio e gli istituti scolastici piu' in difficolta' non hanno bisogno di essere giudicati. Ma di avere maggiore sostegno".

Fonte: Italpress

 

"Se il Governo vuole combattere davvero la disoccupazione in Italia inizi dalla scuola: ci sono 73.000 posti tra docenti e Ata completamente liberi e disponibili da subito. Il numero emerge incrociando uno studio della Flc-Cgil sui posti disponibili dopo i trasferimenti, avvenuti nei giorni scorsi, con i dati ufficiali gia' noti riguardanti le annunciate e mancate assunzioni ad opera del Miur".

Lo afferma in una nota l'Anief, che ha raccolto questo materiale, lo ha rielaborato e scoperto che "non c'e' alcun motivo di limitare le immissioni in ruolo nella scuola a sole 15mila unita', come dichiarato in Parlamento dal Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza. Anziche' continuare a dire che occorre investire nella scuola e che e' finita l'epoca dei tagli, il Ministro farebbe bene a prendere atto di questi dati incontrovertibili".

"Sommando i posti vacanti in tutte le scuole italiane risultano oltre 20 mila cattedre sulle discipline scoperte, piu' altre 3.200 per il sostegno - prosegue l'Anief -. Queste vanno equamente assegnate agli 11.542 vincitori del concorso a cattedre in via di ultimazione (anziche' procedere alla loro stabilizzazione su due anni, come vorrebbe fare il Miur) e ad altrettanti precari abilitati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento".

"Ci sono poi altri 30mila posti di sostegno, che alcune settimane fa sempre il Ministro Carrozza ha detto di voler trasformare da unita' in deroga a posti da collocare in organico di diritto - sottolinea il sindacato -. Quindi sono da considerare assegnabili come supplenze sino al 31 agosto. Di conseguenza, anche per mandare una risposta alle accuse di supporto inadeguato agli alunni disabili o con problemi di apprendimento, sono posti di lavoro fruibili da subito per le assunzioni a tempo determinato".

"Il Miur deve inoltre ancora procedere allo sblocco delle 5.336 immissioni in ruolo del personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari), autorizzate un anno fa, ma mai attuate per colpa dell'illegittima disposizione contenuta nella spending review di tramutare in personale non docente tutti gli insegnanti ritenuti inidonei - spiega l'Anief -. E dare seguito all'assunzione, a invarianza finanziaria, di altri 11.851 posti come collaboratore scolastico da assegnare ai servizi di pulizie esternalizzati, come previsto dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119".

"Considerando, infine, i 3 mila Ata da assumere per il prossimo anno scolastico, annunciati sempre dal Ministro Carrozza, la somma dei posti tra personale docente e non da immettere in ruolo nell'estate del 2013 e' quindi pari ai 73 mila posti che l'Anief rivendica come un diritto e non una concessione", prosegue la nota del sindacato.

"Ci rivolgiamo al Ministro Carrozza - dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' passi dalla politica degli annunci a quella dei fatti. L'immissione in ruolo di questo personale non comporta infatti aggravi per l'amministrazione. Anzi, poiche' lo stesso Ministro ha ieri dichiarato che il Ministero del Lavoro sta cercando di trovare una soluzione per mandare in pensione migliaia di lavoratori della scuola bloccati ingiustamente dalla riforma Fornero, i cosiddetti 'Quota 96', si prevede che presto si libereranno ulteriori posti in organico. E per l'erario l'innesto di personale assunto con lo stipendio iniziale per diversi anni, al posto di colleghi a fine carriera, comporta addirittura un risparmio".

Fonte: Italpress

 

Il ministro dell’Istruzione, con decreto n. 573 del 28 giugno 2013, ha definito la consistenza complessiva dell’organico dei dirigenti scolastici a decorrere dall’anno scolastico 2013/2014. Decreto con tabelle.

Secondo le tabelle definitive allegate al decreto 573, i posti totali saranno 8.193. Numeri che non soddisfano il sindacato ANIEF, che annuncia battaglia nei tribunali con un ricorso al Tar contro il D.M. 573 del 28 giugno 2013 perché emanato su piani regionali di dimensionamento, secondo il sindacato, illegittimi che, nell’a.s. 2012-2013, incuranti della sentenza n. 147/12 della Consulta, hanno soppresso il 20% delle scuole autonome.

E lo spiega con una semplice tabella che riportiamo di seguito

Atto amministrativo
Anno scolastico
Posti attivati
Scuole autonome
Scuole sottodimensionate
CPIA
Posti
totali
D.M. 51/11
2011/2012
10.211
10.211
 
109
10.304
D.M. 72/12
2012/2013
7.978
9.117
- 1.153
128
8.092
D.M. 573/13
2013/2014
8.049
8.639
- 590
144
8.193
Differenza
2011-2013
- 2.162
*
*
*
- 2.111

Un nuovo ricorso? Abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, raggiungendolo telefonicamente. "Vista l’inerzia delle altre OO.SS... - ha risposto - Abbiamo deciso deciso di agire rivolgendoci ai tribunali e speriamo questa volta di avere interventi al Tar Lazio ad adiuvandum e non ad opponendum da parte dei sindacati della dirigenza".

"Il ricorso per essere discusso tempestivamente, - ha continuato Pacifico - seppur in una fase cautelare, prima dell’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, deve essere notificato nei primi giorni di agosto". Ed invita i Dirigenti interessati ad aderire al ricorso appena possibile.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Dopo il caos sulle cifre dei giorni scorsi, i tecnici del Ministero dell'Istruzione e del Bilancio si dovrebbero incontrarsi di nuovo oggi pomeriggio, giovedì, o domani. Lo fa sapere Manuela Ghizzoni, deputata Pd in commissione Cultura.

Intanto però la sorte dei “Quota 96”, cioè i dipendenti della scuola esclusi dalla salvaguardia introdotta per i cosiddetti "esodati", dopo l'entrata in vigore della riforma delle pensioni targata Fornero, resta legata alle sorti incerte dell'attuale Governo. In commissione Lavoro è stato infatti discusso la scorsa settimana un testo unificato delle due proposte sui “Quota 96”, una a prima firma Manuela Ghizzoni (Pd) e l'altra Maria Marzana (M5s). Proposte che chiedono una deroga mettendo in evidenza le specificità del comparto scuola, rispetto ad altri settori anche pubblici perché i lavoratori possono andare in pensione un solo giorno all'anno, il primo settembre, indipendentemente dalla data di maturazione dei requisiti. Di tale specificità, sottolineano le proposte, la riforma Fornero non ha tenuto conto.

Il problema è trovare la copertura finanziaria: “In realtà non è che le risorse non ci fossero – spiega l'avvocato Domenico Naso, che segue il caso -, la copertura finanziaria ovviamente c'era ma poi le risorse sono state spostate su altro. Il Miur poi avrebbe tutto l'interesse a collocare in quiescenza queste persone, il cui stipendio è molto più alto dei neo-assunti che li rimpiazzerebbero. L'onere sarebbe a quel punto trasferito sull'Inps. In ogni caso anche Francesco Boccia (presidente della commissione Bilancio, Ndr) ci ha rassicurato sulla disponibilità della commissione ad approvare il testo”.

Certo se il Governo cadesse cambierebbero tutte le carte in tavola, senza contare il recente balletto sui numeri: i “Quota 96” sarebbero infatti 9mila secondo l'Inps, 3970 per il Miur. La stima del Miur, fa sapere Ghizzoni sarebbe stata determinata “sulla base di analisi della serie storica delle cessazioni del personale, docente e ATA, a partire dal 2000 ed è stata calcolata sui possibili beneficiari che conseguono i requisiti contributivi e anagrafici al 31 agosto. Pertanto, se i beneficiari sono circa 4000 per 8 mesi, su 12 diventano 6000”. La discordanza tra le cifre potrebbe dipendere “dal fatto che il Miur ha applicato una percentuale alta di mancata 'propensione al pensionamento'”.

Intanto comunque i “Quota 96” hanno iniziato a muoversi tramite vie legali e sono arrivate le prime sentenze.
“9mila mi sembra davvero un numero esagerato – commenta Naso –. Per quanto mi riguarda posso dire che i ricorrenti che seguo per Uil sono circa 2400 a cui ne vanno aggiunti ulteriori 650-700”. E anche l'Anief ha alcune cause in corso: “Circa 500”, conferma il presidente Marcello Pacifico che aggiunge: “È una situazione ridicola: non si capisce perché si debbano trovare risorse quando per le forze dell'ordine le stesse regole non valgono. E parliamo di persone che due anni fa pensavano di aver iniziato l'ultimo anno di lavoro e si ritrovano oggi a dover lavorare forse anche per i prossimi 5 anni. Sullo stato dei contenziosi attendiamo l'udienza del 17 novembre della Corte costituzionale che interverrà sulla legittimità della riforma Fornero. Intanto la Corte dei conti dell'Emilia Romagna e della Puglia ha sospeso il giudizio in attesa della Consulta e anche per tutti gli altri ricorsi stiamo chiedendo la remissione alla Corte costituzionale”.

C'è stato intanto anche un'ordinanza di un giudice del lavoro di Roma (resa nota ora, ma risalente all'agosto 2012) che ha collocato in pensione a partire dal 1 settembre 2012 una docente di “Quota 96”. Attenzione però ai facili entusiasmi, mette in guardia Naso: “In realtà è un'ordinanza che lascia il tempo che trova. Innanzitutto perché è ormai stato riconosciuto che la competenza non è del giudice del lavoro ma della Corte dei conti. Inoltre probabilmente la conclusione positiva per la docente è dovuta al fatto che con l'estate di mezzo l'amministrazione non ha fatto in tempo a presentare il reclamo (che corrisponderebbe in questo caso al secondo grado di giudizio) e così la sentenza è diventata definitiva. Insomma non ci aiuta a definire la questione a livello giudiziale”.

C'è stata intanto anche la sentenza di primo grado della Corte dei conti della Sardegna, che rigetta la richiesta: “Attendiamo le motivazioni che saranno rese note tra 30 giorni, ma sicuramente faremo appello alla Corte centrale di Roma”.
Infine un'altra questione è ancora aperta: “Il Miur avrebbe dovuto emanare la norma applicativa per la legge 137 del 7 agosto 2012 relativa alle situazioni di esubero. Ancora non è stato fatto e questo è un motivo di ulteriore incertezza per cui abbiamo inviato delle diffide ad adempiere al Ministero. Visto che abbiamo il quadro completo sulla mobilità e gli organici bisogna consentire alle persone in esubero di presentare la domanda di collocamento in quiescenza entro l'1 settembre”.

“Mi aspetto che le sentenze di secondo grado saranno a nostro favore – conclude Naso – certo è che i tempi sono lunghi e a questo si aggiunge il fatto che siamo vincolati all'anno scolastico per cui sarà molto difficile risolvere prima dell'1 settembre”.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"Cambia il Governo ma le classi pollaio rimangono: per il prossimo anno scolastico, seppure in presenza di 30 mila alunni in piu' distribuiti nelle varie scuole, il Miur non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Cio' comportera' un numero sempre piu' alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unita' - prosegue il sindacato -. Con punte da record: la rivista specializzata 'Orizzonte Scuola' riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino. Si tratta di numeri impressionanti, per i quali il deputato Piergiorgio Carrescia (Pd) ha annunciato un'interrogazione parlamentare".

"Ma quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti e' ormai storia vecchia - evidenzia ancora l'Anief -: negli ultimi cinque anni, a fronte di una vistosa maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici, pari a quasi 100 mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno avuto la 'faccia tosta' di eliminare quasi 2 mila scuole, 200 mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari). Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si e' passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".

"Il sovraffollamento delle classi, attraverso uno schema di risoluzione presentato dal senatore Fabrizio Bocchino (M5S), e' proprio in questi giorni oggetto di discussione nella VII Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali): ieri, 9 luglio, e' ripreso l'esame dell''Affare assegnato', con l'Esecutivo che ha preso tempo per valutare 'alcune richieste di modifica al predetto schema di risoluzione' - prosegue la nota -. Nella presentazione della risoluzione, il relatore del M5S ha dichiarato che l'alto numero di alunni per aule 'comporta inevitabilmente l'inidoneita' delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrita', igiene e vivibilita''.

Considerando anche il mancato assolvimento del pieno diritto allo studio, non soddisfabile in gruppi-classe particolarmente grandi, Bocchino sostiene che 'secondo la normativa vigente, in aula non possono essere presenti piu' di 26 persone, compresi gli insegnanti o l'eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente'. E che, in presenza di alunni disabili, 'il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d'inclusivita’.Purtroppo, si tratta di parametri sistematicamente elusi. Con il Miur che continua a nascondersi dietro ad un dito, parlando di sforamenti rari e al di sotto l'1%".

"Oltre al danno irrecuperabile che si arreca agli studenti - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'ANIEF e segretario organizzativo Confedir - e' grave che si continua a non tenere conto che la scuola italiana ha a disposizione, pronti a subentrare, 150mila docenti precari gia' abilitati all'insegnamento e vincitori di pubblici concorsi. Invece di utilizzarli, fa di tutto, anche ammucchiando gli alunni nelle classi, per tenerli a debita distanza e risparmiare soldi. Ma e' una politica che non paga. Perche' prima o poi tocchera' ad un tribunale super partes, come quello di Lussemburgo, ristabilire i parametri di un sistema di istruzione degno di questo nome".

Fonte: Italpress

 

Classi pollaio, ci risiamo: ormai, secondo quanto denuncia l'Anief, non sono più casi sporadici e la media è di 28-30 iscritti per aula. Una "vergogna nazionale" che deriva dal fatto che "negli ultimi 5 anni lo Stato ha tagliato 200 mila posti tra docenti e Ata, ha tenuto ai margini 150 mila precari abilitati vincitori di concorso e ha cancellato quasi 2 mila scuole".

"Per il prossimo anno scolastico, seppure in presenza di 30 mila alunni in più distribuiti nelle varie scuole - afferma l'Anief - il Ministero non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente". Ciò comporterà, secondo il sindacato, "un numero sempre più alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità. Con punte da record: la rivista specializzata "Orizzonte Scuola", riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino.

"Si tratta di numeri impressionanti - sottolinea l'Anief - per i quali il deputato del Pd Piergiorgio Carrescia ha annunciato un'interrogazione parlamentare". E anche il M5S "ha presentato uno schema di risoluzione sul sovraffollamento delle classi per "inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità, igiene e vivibilità". Quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti, conclude l'Anief, è ormai storia vecchia: negli ultimi cinque anni, a fronte di una maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici pari a quasi 100 mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno eliminato quasi 2 mila scuole e 200 mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari).

"Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".

Usr Marche, valutazioni premature

Sono "premature" le cifre diffuse dalla rivista 'Orizzonte Scuola' sul numero di alunni delle classi di alcuni istituti superiori delle Marche, che secondo la rivista sarebbero in prima linea per quanto riguarda le "classi pollaio" con un "record di una classe di 37 ragazzi allo scientifico di Tolentino".

E' la posizione che filtra dall'Ufficio Scolastico regionale dopo la denuncia dell'Anief. Nessun commento ufficiale, ma il rimando alle ultime circolari che fissano a oggi, 10 luglio, il termine per la richiesta da parte dei presidi degli istituti comprensivi di incremento del numero delle classi per il primo ciclo (dalle materne alle medie) e al 15 luglio per il secondo ciclo (istituti superiori). E' vero che gli incrementi di classi debbano riguardare "solo situazioni eccezionali e del tutto residuali", ma gli stessi incrementi possono essere autorizzati dalle autorità scolastiche. Il numero e la composizione delle classi verranno definite più avanti.

Fonte: ANSA

 

Tornano le 'classi pollaio', con una media di 28-30 iscritti per aula e picchi di 37 alunni in una sola classe, come nelle Marche. Lo denuncia l'Anief, spiegando che si tratta di "una vergogna nazionale derivante dal fatto che negli ultimi 5 anni lo Stato ha tagliato 200mila posti tra docenti e Ata, tenuto ai margini 150mila precari abilitati vincitori di concorso e cancellato quasi 2mila scuole.

Il Pd annuncia un'interrogazione parlamentare". Per il prossimo anno scolastico, spiega il sindacato, seppure in presenza di 30mila alunni in più distribuiti nelle varie scuole, il Miur "non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente. Ciò comporterà un numero sempre più alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità". Con punte da record: la rivista specializzata "Orizzonte Scuola" riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino.

Ma quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti "è ormai storia vecchia: negli ultimi cinque anni, a fronte di una vistosa maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici, pari a quasi 100mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno avuto la 'faccia tosta' - prosegue l'Anief - di eliminare quasi 2mila scuola, 200mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari). Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".

Fonte: TMNews

 

L’Anief comunica che con altre due ordinanze cautelari emanate dal Tar del Lazio sono stati riammessi al concorso “altri 24 docenti che avevano ottenuto agli scritti un punteggio pari ad almeno 18/30 e che il Miur aveva iniquamente escluso imponendo il punteggio di 21/30 per accedere alla successiva prova pratica o laboratoriale”.

L'Anief evidenzia di aver sempre sostenuto che la prova grafica o pratica prevista per alcune classi di concorso delle scuole secondarie deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno 28/40 previsto dal D.Lgs. 297/94.

“In maniera del tutto arbitraria – secondo il sindacato autonomo - invece il Miur ha violato la normativa di riferimento e ha deciso con il D.D.G. 82/2012 di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte e di valutare preliminarmente i primi tre quesiti fissando il punteggio di 21/30 quale minimo utile per accedere alla successiva prova di laboratorio”.

Il sindacato guidato da Marcello Pacifico fa notare che il “Tar del Lazio ha dato nuovamente ragione all'Anief e ora i candidati che si sono rivolti al nostro sindacato potranno accedere alla prova di laboratorio e proseguire l'iter del concorso da cui il Miur li aveva ingiustamente esclusi”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

La denuncia è di Giuseppe Faraci presidente regionale Anief Piemonte: due casi simili in poche settimane fanno venire il sospetto che dietro a questo genere di convocazioni vi sia l’ombra dei favoritismi, il dirigente dell’A.T. deve fare chiarezza. Morale: è paradossale che ci si riesca a complicare la vita anche nell’era di internet.

“Lei è convocato da questa istituzione scolastica per la stipula di un contratto a tempo determinato nel profilo di assistente amministrativo. Visti i tempi stretti per l’assegnazione della supplenza, qualora entro un’ora non dovesse pervenire una sua risposta affermativa, saremo costretti a ritenerla non interessata alla supplenza”. E’ accaduto più o meno a che questo nell’anno scolastico che ci stiamo mettendo alle spalle: la richiesta di aderire ad una convocazione per un contratto come Ata entro 60 minuti e per giunta via e-mail, come se un aspirante supplente sia obbligato ad andare in giro con il computer sotto gli occhi.

Quel che è grave è che il fatto non è isolato. La denuncia giunge dalla sezione dell’Anief di Biella, la provincia dove nel mese di aprile è stata inviata una proposta “di nomina per la copertura di una supplenza breve a mezzo e-mail con tempo di risposta, al fine dell’accettazione, entro un’ora dal ricevimento della stessa”.

Il fatto si sarebbe ripetuto qualche settimana fa, sempre in un istituto “delle valli biellesi. La scuola – spiega Il presidente regionale Anief Piemonte, Giuseppe Faraci - propone sempre via e-mail una supplenza breve dando un tempo massimo per accettare la nomina di un’ora. L’email viene inviata alle ore 12:36 con termine per la risposta fissato alle 13:36. Ad allarmarci ulteriormente – continua il sindacalista - è la circostanza che la dirigente scolastica di una delle due scuole è anche dirigente sindacale del comparto scuola e – secondo alcune indiscrezioni che ci auguriamo prive di fondamento – chi ha preso quella supplenza, l’unico a rispondere, parrebbe essere un suo collaboratore sindacale”.

Il timore del sindacato autonomo è che dietro alla convocazione lampo si nasconda la volontà di assegnare la supplenza ad un candidato “amico”. Rispettando così la graduatoria solo formalmente. Per il responsabile dell’Anief Piemonte c’è dell’altro: “la supplenza in questione è stata proposta per qualche giorno ma che, guarda caso, pare si protrarrà per tutto il mese luglio; secondo alcuni, i soliti maligni, potrebbe addirittura continuare anche ad agosto”.

Solo coincidenze? Pure illazioni? Forse. Ma il sospetto rimane. Per questo il sindacato ha chiesto al dirigente responsabile dell’ex provveditorato “di Biella – che sicuramente vorrà disporre anche i necessari accertamenti in ordine ai presunti favoritismi – di intervenire immediatamente nei confronti della scuola, affinché si interrompa il contratto stipulato e si ripetano le procedure di convocazione e di nomina secondo principi di ragionevolezza, garantendo un congruo lasso di tempo per la risposta. E contemporaneamente, inviare a tutte le scuole di Biella una comunicazione interna che, alla luce dei fatti sopra esposti, eviti il ripetersi di tale situazione”.

Certo, quello delle convocazioni rimane un problema non sempre di facile soluzione. In certi casi le convocazioni via telefono, la procedura più sicura, possono essere troppo lunghe e dispendiose. Gli sms non garantiscono la ricezione. Il fax non lo posseggono tutti gli aspiranti supplenti. Rimane però paradossale che nell’era di internet, delle risposte in tempo reale, possano ancora accadere queste cose.

Vuoi vedere che in certi casi il tradizionale telegramma, inviato ai primi 5-10 supplenti meglio posizionati in graduatoria, rimane l’uovo di colombo?

Tecnica della Scuola

 

La conclusione dei Tfa ordinari e il contemporaneo (quasi) avvio dei Percorsi abilitanti speciali fa tornare in auge l’ambizione per gli abilitati post Ssis di accedere alle graduatorie ad esaurimento. Ognuno si muove come crede meglio: c’è chi crea gruppi su Facebook, chi lancia petizioni, chi mette gruppi di precari contro e chi li unisce. L’obiettivo però è sempre lo stesso: entrare nelle liste di attesa che portano dritti al ruolo.

Se sono state trasformate da graduatorie “permanenti” ed “esaurimento” un motivo logico c’era: al Miur hanno voloto creare una barriera verso l’inarrestabile ascesa del numero di iscritti. I risultati, però, soprattutto per via della riforma delle pensioni, non sono stati conformi a quelli sperati: le GaE sono rimaste piene zeppe di gente. Non solo: quelle che oggi raccolgono, a detta del Miur, 168mila docenti precari abilitati (a nostro avviso sono almeno 30mila di più), nel frattempo sono diventate le liste di attesa più desiderate dalla categoria dei supplenti.

Riuscire ad entrare nelle GaE comporta, infatti, il diritto ad essere chiamati con priorità per le supplenze più importanti. E soprattutto di poter approdare, senza essere sottoposti ad ulteriori selezioni o concorsi, all’agognato ruolo. Ecco che, così, chiedono accesso nelle Gae gli oltre 21mila che proprio in questi giorni si stanno abilitando attraverso i Tfa ordinari.

C'è chi si muove autonomamente, rivolgendosi ad un legale di fiducia. Ma la maggior parte cerca di far valere i propri diritti raggruppandosi. Anche su Facebook: uno di questi gruppi si presenterà il prossimo 15 luglio davanti al Miur, per manifestare tutto il proprio dissenso contro l’esclusione dalle graduatorie più importanti: spiegano di essere passati per “il superamento di tre dure prove selettive di accesso, di numerosi esami di scienze dell’educazione e delle discipline specifiche di insegnamento, la frequenza di un tirocinio nelle scuole, il sostenimento di una prova conclusiva con relazione e discussione finale, nonché il pagamento di una cospicua tassa d’iscrizione”. Considerando che le loro attività formative sono state svolte nelle università, non hanno tutti i torti: il percorso cui sono sono stati sottoposti è davvero molto simile a quello che per dieci anni era stato creato per i sissini. Ma l’epilogo è decisamente diverso.

Ancora prima di iniziare la loro esperienza abilitanti, si fanno sentire pure i candidati dei neonati Percorsi abilitanti speciali (che nella dicitura hanno preso il posto dei Tfa speciali): rivendicano sia il riconoscimento del punteggio pieno (2 punti al mese per un massimo di 12 punti l’anno) per il servizio di supplenza svolto con titolo richiesto, sia l’inserimento nelle GaE: “non ci sembra giusto dover subire tante discriminazioni rispetto a tutti gli altri, crediamo e pretendiamo che ci venga riconosciuta la nostra professionalità”, si legge in una delle petizioni on line avviate per l’occasione.

A rendere più infuocata la situazione ci sono poi le associazioni e i sindacati. L’Adi, l’Associazione docenti italiani, sta raccogliendo adesioni per tentare di tenere tutti gli abilitati Pas dietro a coloro che hanno terminato con successo i Tfa ordinari. “Mentre 18.000 corsisti, in gran parte giovani, stanno in questi giorni discutendo la tesi che conclude il primo TFA ordinario, con il miraggio di conquistarsi un posto in seconda fascia delle graduatorie di istituto, - sostiene l’Adi - scoppia su tutti la bomba dell’ennesima sanatoria. Il PAS elargirà l abilitazione a 75.000 persone, che satureranno le graduatorie, sbaragliando i giovani”. Questi ultimi, gli aspiranti docenti che si sono laureati da poco, si ritroverebbero inevitabilmente in fondo alle graduatorie, per via della mancanza di punti legati al servizio.

Se l’Adi mette i due schieramenti (Tfa e Pas) un contro l’altro armato, l’Anief non fa differenze. E difende tutti. L’8 luglio il sindacato guidato da Marcello Pacifico ha pubblicato un duro comunicato, nel quale si parla di “pasticcio del Miur”, con “esclusioni incomprensibili e punteggi stravolti nelle graduatorie dei precari”: l’Anief punta quindi il dito contro i 30 punti che il Miur concede “alle abilitazioni estere corrispondenti ai percorsi SSIS”, mentre chi “ha conseguito un semestre aggiuntivo o si abilita con il TFA ordinario rimane fuori, a meno che abbia adesso completato la SSIS di prima abilitazione ‘congelata’ in precedenza”. Per il sindacato autonomo sono “pazzie di un Paese alla deriva, che accoglie (giustamente) nelle proprie scuole chi si abilita all’estero ma caccia incredibilmente i docenti che abilita in Italia a numero chiuso. E poi si parla di fuga dei cervelli”. Per questo “annuncia ricorsi in tribunale contro l’evidente disparità di trattamento e mette a disposizione il modello cartaceo per lo scioglimento della riserva delle categorie escluse”. Questi i profili per i quali l’Anief si rivolgerà “alla magistratura per ottenere giustizia”, perchè “i titoli non sono carta straccia: abilitati con semestre aggiuntivo o secondo biennio di specializzazione già inseriti con riserva in III fascia; abilitati TFA ordinario non inseriti in GaE; aventi titolo alla priorità nella scelta della sede L. 104/92”.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Prendono finalmente il via i corsi organizzati dal ministero dell'Istruzione per far abilitare all'insegnamento almeno 80 mila docenti precari: il regolamento e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 ed entrera' in vigore dal prossimo 19 luglio. Gli interessati avranno 30 giorni di tempo per produrre la domanda di partecipazione, utilizzando il sistema on line predisposto sempre dal Miur". Lo afferma in una nota l'Anief.

"La frequenza dei corsi, che verranno affidati alle universita' e prenderanno il via non prima dell'autunno, permettera' a tanti precari della scuola di aggiungere una certificazione indispensabile al fine della loro assunzione in ruolo – prosegue la nota -. Tuttavia, sono molti i docenti ad essere stati ingiustamente esclusi da queste procedure abilitanti: il sindacato Anief annuncia sin d'ora che si battera' a tutti i livelli perche' si permetta loro di acquisire il titolo di abilitazione all'insegnamento. Sono diverse le casistiche per le quali il sindacato e' pronto ad impugnare il regolamento giunto in Gazzetta Ufficiale. Innanzitutto Anief difendera' tutti i docenti a cui verra' negato l'accesso malgrado siano in possesso di 365 giorni complessivi di supplenze svolte con il titolo di studio richiesto: si tratta della soglia minima prevista della normativa vigente e non a caso richiesta in occasione di tutte le sessioni abilitanti riservate svolte fino ad oggi".

Inoltre Anief presentera' ricorso "perche' l'amministrazione ha deciso di non far valere il 2012/2013 come annualita' utile per partecipare ai percorsi speciali abilitanti: si tratta di una scelta del tutto immotivata, visto che l'anno scolastico e' finito da tempo e i precari hanno il diritto di far accreditare il loro servizio d'insegnamento svolto".

"Il sindacato presentera' ricorso, inoltre, per l'illegittima esclusione dai corsi abilitanti del personale gia' di ruolo nelle scuole pubbliche (perche' e' concessa la possibilita' solo ai colleghi delle scuole paritarie?) e dei dottori di ricerca (perche' non si tiene conto del loro percorso altamente formativo e d'insegnamento di livello superiore?) - conclude il sindacato -. Anief, infine, si impegnera' perche' tutti coloro che si abiliteranno attraverso i corsi abilitanti speciali, come attraverso i Tfa ordinari, possano essere inseriti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento e cosi' accedere direttamente alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo. Per informazioni piu' dettagliate basta collegarsi al sito internet www.anief.org".

Fonte: Italpress

 

Al via i corsi organizzati dal ministero dell'Istruzione per far abilitare all'insegnamento almeno 80mila docenti precari: il regolamento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dal prossimo 19 luglio. Gli interessati avranno 30 giorni di tempo per produrre la domanda di partecipazione, utilizzando il sistema on line predisposto sempre dal Miur. Lo fa sapere l'Anief.

La frequenza dei corsi, che verranno affidati alle università e prenderanno il via non prima dell'autunno, permetterà a tanti precari della scuola di aggiungere una certificazione indispensabile al fine della loro assunzione in ruolo. Tuttavia, nota il sindacato, "sono molti i docenti ad essere stati ingiustamente esclusi da queste procedure abilitanti: Anief annuncia sin d'ora che si batterà a tutti i livelli perché si permetta loro di acquisire il titolo di abilitazione all'insegnamento".

Fonte: ANSA

 

L'approvazione in Senato dell'ordine del giorno sulla stabilizzazione dei precari della scuola rappresenta un atto formale davvero importante: è il commento dell'Anief.

Secondo il sindacato "finalmente si apre una luce a favore di non meno di 200 mila supplenti permanenti, altrimenti in larga parte destinati a rimanere in questo stato per decenni". L'impegno del Governo a "valutare l'opportunità di definire celermente le questioni legate alla procedura d'infrazione Ue 2010/2124, concernente la stabilizzazione del personale scolastico e ad adottarne le più opportune iniziative, anche a carattere normativo", così come riportato nell'odg approvato, per l'Anief assume ancora più rilevanza perché rientra nella discussione dell'approvazione sulla legge europea.

"Se i nostri parlamentari decidono di acquisire le indicazioni dell'Ue in tema di assunzioni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e da oggi eletto anche segretario organizzativo Confedir - significa che presto dovranno per forza di cose applicare la direttiva comunitaria 1999/70/CE, la quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio svolto. Così come significa prendere finalmente posizione contro l'attività legislativa adottata, attraverso la Legge 106 del 12 luglio 2011, che ha permesso all'Italia di aggirare questa indicazione europea".

"Ora, se il Parlamento ha deciso di muovere i primi passi, dando seguito alle denunce del nostro sindacato - prosegue Pacifico - significa che anche i lavoratori della scuola possono finalmente sperare di essere trattati alla pari dei colleghi del pubblico impiego e del comparto privato, poiché il nostro Paese rispetterebbe in toto le regole in tema di successione dei contratti".

"Non possiamo che ringraziare il Movimento 5 Stelle - continua ancora Pacifico - per aver portato in Senato una questione di così alta rilevanza per il bene dell'istruzione italiana e dei suoi operatori. A tal fine cogliamo l'occasione per auspicare una presa di posizione dello stesso tenore nell'altro 'ramo' del Parlamento, la Camera, non dimenticando che in una situazione simile al personale della scuola versano i colleghi della sanità pubblica. L'ideale, a questo punto, è arrivare con un consenso politico unanime, a livello parlamentare, in vista dell'approvazione della legge europea. A quel punto - conclude il sindacalista - anche il Governo si dovrà rassegnare".

Fonte: ANSA

 

"L'approvazione odierna in Senato dell'ordine del giorno presentato da Fabrizio Bocchino (M5S), vice presidente della Commissione Istruzione e Cultura, sulla stabilizzazione dei precari della scuola rappresenta un atto formale davvero importante: dopo i ripetuti interventi di Anief e Confedir in questa direzione, finalmente si apre una luce a favore di non meno di 200mila supplenti permanenti, altrimenti in larga parte destinati a rimanere in questo stato per decenni". E' quanto si legge in una nota dei due sindacati.

L'impegno del Governo a "valutare l'opportunita' di definire celermente le questioni legate alla procedura d'infrazione UE 2010/2124, concernente la stabilizzazione del personale scolastico e ad adottarne le piu' opportune iniziative, anche a carattere normativo", cosi' come riportato nell'odg del M5S, "assume ancora piu' rilevanza perche' rientra nella discussione dell'approvazione sulla legge europea", spiegano Anief e Confedir.

"Se i nostri parlamentari decidono di acquisire le indicazioni dell'Ue in tema di assunzioni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e da oggi eletto anche segretario organizzativo Confedir - significa che presto dovranno per forza di cose applicare la direttiva comunitaria 1999/70/CE, la quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio svolto. Cosi' come significa prendere finalmente posizione contro l'attivita' legislativa adottata, attraverso il Decreto Legge 70/2011, convertito nella Legge 106 del 12 luglio 2011, che ha permesso all'Italia di aggirare questa indicazione europea".

"Ora, se il Parlamento ha deciso di muovere i primi passi, dando seguito alle denunce del nostro sindacato, - prosegue Pacifico - significa che anche i lavoratori della scuola possono finalmente sperare di essere trattati alla pari dei colleghi del pubblico impiego e del comparto privato, poiche' il nostro Paese rispetterebbe in toto le regole in tema di successione dei contratti".

Anief-Confedir ritengono che da un punto di vista pragmatico l'indicazione del Senato potrebbe interessare almeno 200 mila precari della scuola. Gli stessi a cui il sindacato da' da tempo sostegno per garantire sia l'equiparazione economica del personale di ruolo, sia risarcimenti adeguati per il perdurare illegittimo dello stato professionale di supplenti, benche' nella maggior parte di casi avessero superato da tempo il 'tetto' minimo dei 36 mesi di servizio svolto.

A tale scopo continuano le azioni giudiziarie del sindacato, presso i tribunali del lavoro, al fine di sollecitare il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sulla legittimita' dell'intervento retroattivo e derogatorio del legislatore italiano in tema di stabilizzazione dei precari della scuola.

"Non possiamo che ringraziare il Movimento 5 Stelle – continua ancora Pacifico - per aver portato in Senato una questione di cosi' alta rilevanza per il bene dell'istruzione italiana e dei suoi operatori. A tal fine cogliamo l'occasione per auspicare una presa di posizione dello stesso tenore nell'altro 'ramo' del Parlamento, a Palazzo Montecitorio, non dimenticando che in una situazione simile al personale della scuola versano i colleghi della sanita' pubblica. L'ideale, a questo punto, e' arrivare con un consenso politico unanime, a livello parlamentare, in vista dell'approvazione della legge europea. A quel punto - conclude il sindacalista Anief-Confedir - anche il Governo si dovra' rassegnare".

Fonte: Italpress

 

Alla luce di una giusta equiparazione tra personale assunto a tempo indeterminato e personale precario, assunto annualmente con contratto a tempo determinato, è importante ricordare che l’aspettativa retribuita è un diritto anche del docente precario.

Già la sentenza n.360 del Tribunale di Verona del 26 maggio 2011 aveva confermato che l’applicazione del congedo straordinario per dottorato di ricerca, di cui all'art. 52 comma 57 della Legge 448/01, va applicata anche al personale a tempo determinato e che l'interpretazione restrittiva contenuta nella circolare 15/11 è errata.

D’altronde la logica, con cui è stata concepita la norma sull’aspettativa retribuita per svolgere un dottorato di ricerca, è quella di favorire il dipendente pubblico, a prescindere dallo stato giuridico del suo contratto di lavoro, per acquisire una più approfondita formazione professionale.

Quanto detto viene confermato da una recentissima ordinanza del Tribunale del lavoro di Napoli che dà piena ragione all'Anief e afferma il diritto di un docente precario a godere dell'aspettativa retribuita a seguito di ammissione a corso di dottorato di ricerca privo di borsa di studio.

Il sindacato ha in questo modo tutelato i diritti del proprio iscritto, che in prima istanza aveva ricevuto dal proprio dirigente scolastico l’aspettativa retribuita per svolgere un dottorato di ricerca privo di borsa di studio, per poi vedersi revocato unilateralmente questo beneficio, commutato in una aspettativa non retribuita e quindi senza assegni.

Il legale, che si è occupato della tutela dei diritti dell’iscritto, ottiene, tramite ordinanza ex art. 700 c.p.c. e in tempi celeri, la dichiarazione, da parte del giudice del lavoro di Napoli, di illegittimità degli atti emanati dal MIUR con l'intento di revocare l'aspettativa retribuita precedentemente concessa e riconosce la sussistenza del “pericolo di danno alla crescita professionale” arrecato dall'amministrazione al docente a tempo determinato.

Noi riteniamo, proprio per la giusta equiparazione tra docenti a tempo indeterminato e a tempo determinato, richiamata anche dalla direttiva europea 1999/70, che il Miur debba intervenire con un’altra circolare per chiarire inequivocabilmente questo modo difforme di intrepretare la norma in modo restrittivo e dannoso per i precari.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

A settembre un docente su sei non sarà al suo posto. Lo sostiene l'Anief sottolineando come "ancora una volta un ministro non tiene fede agli impegni presi sulle assunzioni dei precari".

"Annunciando appena 12mila immissioni in ruolo di docenti e 3mila di personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga), da attuare nel corso di questa estate, sempre se autorizzate dai funzionari di viale XX Settembre, il ministro Carrozza ha sconfessato - spiega l'associazione - quanto aveva detto pochi giorni prima, sostenendo di voler stabilizzare 35mila docenti di sostegno e di voler portare a termine il piano triennale di assunzioni prodotto nel 2011 attraverso un accordo interministeriale contenente ben altri numeri.

Se a questo aggiungiamo i 5.400 lavoratori non docenti non assunti quest'anno per via della irrisolta questione degli inidonei, gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra e i circa 100mila supplenti che annualmente vengono assunti, di cui almeno 20mila su posti vacanti, ci rendiamo conto che le cifre indicate dal ministro Carrozza rappresentano veramente una goccia nel mare: le assunzioni che il Miur doveva chiedere erano 70mila e non 15mila". L'Anief chiede quindi che da subito vengano attuate le assunzioni su tutti i posti liberi, dando così anche seguito alle indicazioni Ue sulla materia.

E dopo aver osservato che i ministri dell'Istruzione "fanno a gara a chi produce le 'bufale' più grandi", aggiunge che "anche il ministro Carrozza ha subito imparato la 'lezione': quando dice, come ha fatto nelle ultime ore alle commissioni Cultura, che l'anno scolastico inizierà regolarmente ci racconta l'ennesima 'bufala'. Come si fa, infatti, a nominare d'incanto oltre 100mila supplenti, dal momento - fa notare l'Anief - che le immissioni in ruolo si concluderanno in quei giorni, anziché, come accadeva fino a qualche anno fa, entro il 31 luglio? Anche in questo caso, non bisogna essere dei maghi per sapere che le lezioni a settembre riprenderanno con un docente su sei che non sarà al suo posto".

Fonte: ANSA

 

"Ancora una volta un ministro della Repubblica, incaricato di gestire le sorti dell'istruzione pubblica in Italia, non tiene fede agli impegni presi sulle assunzioni dei precari: annunciando appena 12 mila immissioni in ruolo di docenti e 3mila di personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga), da attuare nel corso di questa estate, sempre se autorizzate dai funzionari di viale XX Settembre, il ministro Carrozza ha sconfessato quanto aveva detto pochi giorni prima, sostenendo di voler stabilizzare 35mila docenti di sostegno e di voler portare a termine il piano triennale di assunzioni prodotto nel 2011 attraverso un accordo interministeriale contenente ben altri numeri". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Se a questo aggiungiamo i 5.400 lavoratori non docenti non assunti quest'anno per via della irrisolta questione degli inidonei, gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra e i circa 100mila supplenti che annualmente vengono assunti, di cui almeno 20mila su posti vacanti - prosegue il sindacato -, ci rendiamo conto che le cifre indicate dal ministro Carrozza rappresentano veramente una goccia nel mare: le assunzioni che il Miur doveva chiedere erano 70mila e non 15mila".

"L'Anief si fa dunque portavoce del malcontento della categoria, pretendendo che vengano da subito attuate le assunzioni su tutti i posti liberi - si legge ancora nella nota del sindacato -. Dando cosi' anche seguito alle indicazioni Ue sulla materia, in particolare quelle contenute nell'articolo 4 della Direttiva 1999/70/CE, ed evitando che le sentenze dei giudici sovranazionali condannassero lo Stato italiano a sanzioni che gia' dal prossimo autunno potrebbe assumere proporzioni gigantesche".

"Quel che rende la situazione professionale dei precari della scuola ancora piu' insopportabile - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - e' il fatto che i ministri dell'Istruzione fanno a gara a chi produce le 'bufale' piu' grandi. Vale, per tutte, quella riguardante la promessa di svuotamento delle graduatorie ad esaurimento in pochi anni: ma come si fa a prendere in giro la gente in modo cosi' plateale, dal momento che al ritmo di 6mila l'anno, visto che l'altra meta' delle assunzioni e' riservata ai vincitori del concorso a cattedra, non basteranno tre decenni per assumere tutti gli attuali supplenti nelle GaE?".

"Il sindacato non puo' accettare questo modo di procedere. Appena pochi mesi fa, a riforma Fornero gia' approvata, l'ex ministro Profumo aveva detto che nel 2013 le immissioni in ruolo sarebbero state 22mila - prosegue il comunicato -. Ora, invece, l'attuale ministro dice che nella migliore delle ipotesi saranno la meta'. La realta' e' che si continua a lasciare questo personale, la cui opera e' indispensabile per il buon funzionamento delle nostre scuole, in uno stato di incertezza fino a che non raggiungono almeno i 50 anni".

"Anche il ministro Carrozza - continua Pacifico - ha subito imparato la 'lezione': quando dice, come ha fatto nelle ultime ore alle commissioni Cultura, che l'anno scolastico iniziera' regolarmente ci racconta l'ennesima 'bufala'. Come si fa, infatti, a nominare d'incanto oltre 100mila supplenti, dal momento che le immissioni in ruolo si concluderanno in quei giorni, anziche', come accadeva fino a qualche anno fa, entro il 31 luglio? Anche in questo caso, non bisogna essere dei maghi per sapere che le lezioni a settembre riprenderanno con un docente su sei che non sara' al suo posto".

Fonte: Italpress

 

"A due mesi esatti dal suo insediamento, il Governo Letta getta la maschera e riprende a trattare la scuola allo stesso modo dei precedenti esecutivi: all'insegna dei tagli e dei progetti a costo 'zero'". Lo afferma l'Anief in una nota.

"Stavolta la politica dei tagli e' iniziata con l'ingiustificata sottrazione di 75 milioni di euro del budget destinato annualmente ai servizi di pulizia delle scuole affidati a cooperative (i cosiddetti servizi ausiliari 'esternalizzati') - aggiunge il sindacato -: il provvedimento, facente parte del decreto del 'fare', su cui il Consiglio dei ministri ha gia' dato il suo assenso e sui cui in questi giorni ha preso il via l'esame del Parlamento, prevede infatti che vengano sottratti 25 milioni nel 2014 e altri 49,8 nel 2015. L'obiettivo e' garantire le assunzioni nelle universita' e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e il 50% il turn-over rispetto all'anno precedente. In termini pratici, cio' dovrebbe portare all'assunzione di 1.500 professori ordinari e di altrettanti nuovi ricercatori".

"Premesso che l'Universita' e gli enti di ricerca hanno estremo bisogno di energie fresche e giovani meritevoli in grado di rilanciare formazione e sviluppo, viene da chiedersi come e' possibile che tale necessita' venga assolta a spese della scuola - spiega ancora l'Anief -. Tra l'altro andando a sottrarre i fondi destinati ai servizi di pulizia esterni agli istituti, ridotti gia' negli ultimi anni da oltre 550 milioni a 390 milioni di euro. Il rischio, in sintesi, e' che per assumere professori universitari e ricercatori si rendono ancora piu' poveri o addirittura si lasciano senza lavoro almeno 10 mila lavoratori addetti alle pulizie nelle scuole, molti dei quali ex Lsu. Rendendo anche vani gli accordi sulla stabilizzazione di diverse migliaia di lavoratori di questo comparto oggi precari".

"Attraverso questa riorganizzazione della spesa per i servizi esternalizzati delle scuole - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - ai dirigenti scolastici viene chiesto di mantenere in vita gli stessi servizi di pulizia degli ultimi anni, spendendo pero' molti meno soldi. Ignorando, tra l'altro, la sentenza numero 333 del Tar del Lazio, attraverso cui il giudice ha reputato illegittimo tagliare il personale Ata e nel contempo mantenere in vita dei posti da assegnare ad ausiliari esterni alla scuola a minor costo: con questa sentenza, tecnicamente e' stato annullato l'accantonamento dei posti previsti dal DPR 119/2009, laddove non investito delle stesse riduzioni di posti relativi all'organico Ata disposto dalla legge 133 del 2008. A tal proposito, l'Anief - conclude Pacifico - attende con interesse la sentenza di merito, fissata nel prossimo mese di luglio, attraverso cui il sindacato ha chiesto di annullare la riduzione degli organici di amministrativi, tecnici ed ausiliari".

Fonte: Italpress

 

"L'Italia detiene gli insegnanti non solo peggio pagati dell'area Ocse, ma anche i più vecchi: l'impietosa conferma è arrivata oggi con il nuovo rapporto 'Education at a glance'. Nel rapporto si spiega che nel 2011 il 47,6% dei docenti elementari, il 61% di quelli delle medie inferiori e il 62,5% di quelli delle superiori aveva oltre 50 anni. Ma ciò che preoccupa ancora di più è questo resoconto, emesso sempre dalla importante organizzazione parigina: 'negli ultimi anni un numero decisamente limitato di giovani adulti e' stato assunto nella professione di insegnante".

E' quanto sottolinea in una nota Anief-Confedir. "Stiamo pagando un conto salatissimo - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - iniziato con il taglio degli organici, che ha cancellato 200 mila posti in sei anni, è continuato con il blocco del turn over e si è concluso con lo stop al rinnovo degli scatti e degli stipendi. Il risultato, al di là dei freddi numeri, è che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani, stanchi e demotivati. Mentre i giovani vengono lasciati fuori, tanto è vero che anche quando sono abilitati e meritevoli si ritrovano ad entrare in ruolo ormai alle soglie dei 50 anni. Basta dire a tal proposito - continua il sindacalista - che solo una minima parte di coloro che conseguiranno l'abilitazione questa estate con i Tfa speciali avrà la possibilità di accedere al ruolo entro qualche anno. Mentre, se va bene, appena la metà dei vincitori del concorso a cattedra verranno assunti".

"E che dire - chiede infine Pacifico - degli oltre 200 mila già abilitati da anni, inseriti nelle graduatorie, destinati a fare i supplenti chissà ancora per quanto? Non è un caso che il loro numero corrisponda a quello dei tagli agli organici degli ultimi sei anni".

Fonte: ANSA

 

"L'Italia detiene gli insegnanti non solo peggio pagati dell'area Ocse, ma anche i piu' vecchi: l'impietosa conferma e' arrivata oggi con il nuovo rapporto 'Education at a glance'. Nel rapporto si spiega che nel 2011 il 47,6% dei docenti elementari, il 61% di quelli delle medie inferiori e il 62,5% di quelli delle superiori aveva oltre 50 anni. Ma cio' che preoccupa ancora di piu' e' questo resoconto, emesso sempre dalla importante organizzazione parigina: 'negli ultimi anni un numero decisamente limitato di giovani adulti e' stato assunto nella professione di insegnante'".

Lo afferma in una nota l'Anief, che ritiene che il Governo italiano "non puo' continuare a rimanere indifferente di fronte a certe indicazioni. Del resto si tratta di una normale conseguenza degli scellerati provvedimenti presi dagli esecutivi che si sono susseguiti a partire dal 2006. E serve un cambio di direzione".

"Stiamo pagando un conto salatissimo - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - iniziato con il taglio degli organici, che ha cancellato 200 mila posti in 6 anni, e' continuato con il blocco del turn over e si e' concluso con lo stop al rinnovo degli scatti e degli stipendi. Il risultato, al di la' dei freddi numeri, e' che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani, stanchi e demotivati. Mentre i giovani vengono lasciati fuori, tanto e' vero che anche quando sono abilitati e meritevoli si ritrovano ad entrare in ruolo ormai alle soglie dei 50 anni".

"Basta dire, a tal proposito - continua il sindacalista Anief-Confedir -, che solo una minima parte di coloro che conseguiranno l'abilitazione questa estate con i Tfa speciali avra' la possibilita' di accedere al ruolo entro qualche anno. Mentre, se va bene, appena la meta' dei vincitori del concorso a cattedra verranno assunti. E che dire degli oltre 200 mila gia' abilitati da anni, inseriti nelle graduatorie, destinati a fare i supplenti chissa' ancora per quanto? Non e' un caso che il loro numero corrisponda a quello dei tagli agli organici degli ultimi sei anni...".
L'Ocse ha anche sottolineato che il gap stipendiale a inizio carriera (29.418 dollari per un prof italiano, contro 31.348 di media dei 34 membri dell'organizzazione), diventa sempre maggiore con il procedere dell'esperienza lavorativa: 36.928 dollari per un prof italiano con 15 anni di anzianita', contro 41.665 di media Ocse.

"Questo e' un altro dato molto indicativo - prosegue Pacifico - che ci dice come la limitatezza del potere d'acquisto degli stipendi medi dei nostri insegnanti sia sempre piu' evidente. Basta dire che l'ultima indagine Ocde quantificava la forbice a fine carriera in 8mila euro. Con la tendenza attuale diventera' molto piu' grande. Ma non poteva andare diversamente, visto che con la riforma Fornero la carriera non sara' piu' di 35 anni di contributi, ma di 42 anni".

Fonte: Italpress

 

L’istituto di previdenza ribadisce che “lungi dal prevedere la restituzione della contribuzione”, tutte le sentenze sulla materia e le norme in vigore “hanno confermato il permanere dell’obbligatorietà della stessa”. E ciò vale “anche per il periodo successivo al 31 dicembre 2010”. Replica dell’Anief: si arrampicano sugli specchi, pronti a depositare i ricorsi.

Si risolverà in tribunale il contenzioso avviato tra i lavoratori che hanno chiesto la restituzione di una parte delle trattenute previdenziali obbligatorie del 2.50% relative alle retribuzione contributiva utile ai fini del TFS, a seguito della illegittimità costituzionale dell’art. 12, comma 10, del decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78, riconosciuta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 223 dell’ 8 ottobre scorso.

Attraverso un comunicato corredato da tantissimi riferimenti normativi, emesso il 21 giugno, l’Inps ha spiegato che “lungi dal prevedere la restituzione della contribuzione”, tutte le sentenze sulla materia e le norme in vigore “hanno confermato il permanere dell’obbligatorietà della stessa”. E ciò vale “anche per il periodo successivo al 31 dicembre 2010”.

Dopo aver sottolineato che “per i dipendenti pubblici in regime di TFR non trovano applicazione né la sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012, né l’art. 1, commi 98-101, della legge 228/2012, in considerazione del fatto che costoro non sono mai stati riguardati dalla norma dichiarata illegittima”, dall’istituto di previdenza nazionale tengono a precisare che “a carico del personale cui spetta il TFR non può più essere trattenuto il contributo previdenziale del 2,50%”. L’Inps, dopo aver ammesso che “per assicurare l’invarianza della retribuzione netta, il legislatore ha previsto la contestuale diminuzione della retribuzione lorda di tali dipendenti in misura pari a quella della quota di contributo a carico dell’iscritto cui spetti invece il trattamento di fine servizio (IPS o buonuscita)”, ha dunque ribadito che £ una eventuale interruzione di tale diminuzione della retribuzione lorda costituirebbe violazione di precisi obblighi di legge”.

La porta chiusa dall’Inps non è gradita dall’Anief, secondo cui l’istituto previdenziale “si arrampica sugli specchi. È evidente – sostiene il sindacato autonomo - che all’INPS non hanno letto bene i modelli di diffida, perché quelli elaborati dall’Anief per il personale assunto prima del 2000 non parlano di restituzione del 2,5% di TFR ma di certificazione per il 2011 e per il 2012 del credito del 2,69%, frutto della differenza tra le due aliquote: quello del 9,60% spettante per il regime TFS e quella del 6,91% ricevuta in regime TFR”. Il problema, continua l’Anief, è che “questo credito deve confluire nel trattamento di fine servizio vista la legge 228/12, art. 1, cc. 98-99, ma ancora non è stato certificato né dal MEF né dalla stessa legge che prevede una copertura finanziaria di soli 41 milioni rispetto ai più di 3 miliardi richiesti”.

Per quanto riguarda i modelli di diffida elaborati per il personale precario e di ruolo assunto dopo il 2000 o transitato volontariamente in regime di TFR, il sindacato guidato da Marcello Pacifico richiede la restituzione del 2,5% trattenuto fino ad aprile 2013 nei cedolini dello stipendio “con la motivazione della costituzione dello stesso TFR, non tanto per l’applicazione della sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale, di per sé chiara nel diniego di tale trattenuta, ma in virtù dello stesso art. 1, c. 3 del DPCM del 20 dicembre 1999 richiamato nel messaggio non integralmente, che prevede un recupero mai attuato”.

Se è vero, infatti, che la retribuzione lorda deve essere ridotta in misura pari al contributo previdenziale obbligatorio soppresso, tuttavia, il Governo in questi 13 anni insieme ai sindacati, non ha mai stabilito, contestualmente “un recupero in misura pari alla riduzione attraverso un corrispondente incremento figurativo ai fini previdenziali e dell'applicazione delle norme sul trattamento di fine rapporto, ad ogni fine contrattuale nonché per la determinazione della massa salariale per i contratti collettivi nazionali.”

Per l’Anief, quindi, “il Governo non può comportarsi diversamente da un’azienda privata dopo che aver privatizzato il rapporto di lavoro”. Pertanto “questo mancato recupero viola sì il principio della parità retributiva essendo la trattenuta parte di una retribuzione differita che porterebbe i neo-assunti a un trattamento peggiore rispetto agli altri lavoratori, contro la legge stessa. Pertanto, permangono tutte le motivazioni che hanno portato alla scrittura di quei modelli di diffida che possono essere richiesti da tutto il personale della scuola all’Anief ma anche dal personale del pubblico impiego alla Confedir, al fine della certificazione del credito vantato. Per l’occasione, nei ricorsi che saranno depositati non appena pubblicato in Gazzetta il nuovo regolamento sulla proroga del blocco degli scatti, sarà impugnata, per l’evidente illegittimità costituzionale, anche la norma che cancella gli incrementi retributivi riconosciuti nel 2011 e continua a bloccare gli stipendi”.

La querelle sindacale, quindi, si allarga. Soprattutto se il blocco degli scatti dovesse, come sembra, essere confermato fino a tutto il 2014.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il 26 giugno il Coordinamento scuole Roma presidierà il Miur contro l'ipotesi di riduzione degli organici e di effetti nefasti della circolare sui BES: lo stesso giorno i sindacati maggiori si confronteranno con l’amministrazione. Intanto i Cip emettono un durissimo comunicato sulle 7mila immissioni in ruolo l’anno dalle GaE annunciate dal Ministro: un pannicello caldo per coprire le ferite profonde al corpo vivo della scuola italiana inferte, negli ultimi decenni, da un manipolo di ministri incapaci.

Non sembrerebbe un conteggio malfatto o affrettato quello della sparizione di 11mila posti di sostegno oggi in deroga in cambio di oltre 26mila futuri posti di ruolo, con tutti i benefici di sicurezza del posto di lavoro e di continuità didattica. L’operazione, che si avvarrebbe di una particolare interpretazione della normativa sui "Bisogni Educativi Speciali" e farebbe passare il numero di posti di sostegno dagli attuali 101mila (sommando organico di diritto e reale) a 90mila, è stata già stata duramente criticata dall’Anief. La quale ha chiesto alle famiglie degli alunni con problemi di apprendimento certificati di non stare con le mani in mano, ma di far valere i propri diritti avviando ricorso.

Ad alzare le voce è ora anche l’attivissimo “Coordinamento scuole Roma”, che per mercoledì 26 giugno ha organizzato un presidio di protesta davanti al Miur, con inizio alle ore 17, “per contrastare la riduzione degli organici per l'anno 2014 e contro gli effetti nefasti che prevediamo si determineranno con la circolare sui BES in tutti gli ordini di scuola e per tutte le sue componenti (insegnanti curricolari, di sostegno, alunni)”.

Il raggruppamento di lavoratori e utenti scolastici della capitale fa anche notare che “lo stesso giorno si terrà un incontro tra Ministro e sindacati sulle medesime problematiche da noi sollevate”. Un motivo in più, spiegano, “per essere ricevuti in delegazione essendo noi i principali interessati (come Coordinamenti di Insegnanti Precari e di Ruolo, studenti e genitori, personale ATA) delle trasformazioni che si verificheranno a partire dall'attuazione della circolare sui Bes”.

Il “Coordinamento scuole Roma” coglie l’occasione per ribadire la sua “netta contrarietà ad un approccio di fondo al tema dell'inclusione scolastica che, essendo realizzata sulla base di una totale mancanza di fondi, mistifica la celata volontà di ridurre drasticamente gli insegnanti di sostegno e di sovraccaricare al contempo gli insegnanti curriculari di una funzione per la quale non ricevono alcuna formazione specifica, nè tantomeno un corrispettivo per l'accresciuto carico di lavoro da svolgere”. E mentre il Miur nega di voler attuare tagli sul sostegno, è significativo il nome dato al presidio del 26 giugno: "Bufala in Carrozza".

Intanto, anche i Cip, la storica associazione nazionale nata per tutelare i diritti dei precari, emette un bellicoso comunicato come risposta “alle recenti dichiarazioni del Ministro della Pubblica Istruzione sul contingente dei ruoli per il personale docente precario della scuola e il successivo piano triennale di assunzioni”. Per l’associazione, guidata da Elena La Gioia, i ridotti numeri di assunzioni confermerebbero che “anche questo Governo non considera l’istruzione un settore strategico per il “sistema Paese” (…) tant’è che a parole la indica come funzione baricentrica da rilanciare ma, all’atto pratico, la considera semplice “partita di spesa” da contrarre, un costo da tagliare”. Le 15mila assunzioni per quest’anno e le 59mila per il prossimo quadriennio, rappresentano quindi solo un voler coprire con “un pannicello caldo le ferite profonde al corpo vivo della scuola italiana inferte, negli ultimi decenni, da un manipolo di ministri incapaci e insensibili, supini ai miopi, restrittivi e più spesso distruttivi diktat dei loro degni colleghi delle Finanze”. A tal proposito, si ricorda che oggi nelle GaE stazionano “180.000 aventi diritto, laureati, titolati, specializzati e pluriabilitati che hanno brillantemente superato pubblici concorsi, stage ed ogni altro percorso professionalmente qualificante”. L’unica strada da perseguire, per i Cip, è quindi “l'assunzione su tutti i posti disponibili dei precari in graduatoria fino al loro esaurimento e, solo dopo, l'adozione di nuovi sistemi di reclutamento”.
Mentre, concludono gli storici rappresentanti dei precari, a viale Trastevere si cambia poi politica ad ogni nuovo ministro, con “i nuovi “sapientoni” posti al vertice del dicastero di viale Trastevere, come se la scuola pubblica fosse un pugno di Lego da smontare e rimontare secondo i propri capricci e non un patrimonio comune da salvaguardare e rilanciare”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Se paragoniamo l'entusiamo che accolse il piano Fioroni (eravamo nel 2007) di 150.000 immissioni in ruolo in tre anni, all'accoglienza fredda con cui l'annuncio di un nuovo piano di immissioni in ruolo targato Carrozza per 44.000 unità, viene da chiedersi cosa sia accaduto.

Semplice: del piano Fioroni è stata rispettata solo la prima tranche (50.000), del piano Gelmini le prime due (e solo per i docenti, la terza annualità, corrispondente alle immissioni in ruolo del 2013, vedrà una possibile decurtazione di circa 7.000 unità rispetto alle 22.000 preventivate).

Negli ultimi due anni però le immissioni in ruolo (soprattutto dei docenti) sono state autorizzate, con ampi numeri. Il motivo? Non lo nega neanche il Ministro Carrozza "L'attuazione del piano ha consentito di ridurre l'entità del personale precario della scuola, con ciò rispondendo all'esigenza di allineare il sistema nazionale alle normative comunitarie concernenti i contratti a tempo determinato, materia sulla quale si è recentemente sviluppato un significativo contenzioso davanti ai giudici del lavoro"

Dunque sono stati gli stessi precari, grazie ai numerosi ricorsi ai giudici del lavoro, volti ad ottenere la trasformazione del rapporto di lavoro in tempo indeterminato, a dare una sferzata al piano di assunzioni.

Adesso, in piena riforma Fornero, che ha dimezzato i pensionamenti per il 2013, vedere il bicchiere mezzo pieno della promessa di un nuovo piano di immissioni in ruolo, attuabile "a normativa vigente, tanto per ciò che riguarda i requisiti minimi per il pensionamento, tanto per ciò che attiene alla gestione degli organici", è chiedere troppo ai precari.

I CIP (Comitati Insegnati Precari), in riferimento alle recenti dichiarazioni del Ministro della Pubblica Istruzione sul contingente dei ruoli per il personale docente precario della scuola e il successivo piano triennale di assunzioni, denunciano che attraverso tali dichiarazioni il Ministro ometta di dire che i docenti attualmente iscritti in graduatoria ad esaurimento sono 180.000. Come sarebbe possibile svuotarle con un piano di assunzioni di 7.000 unità (le immissioni riguardano al 50% le graduatorie ad esaurimento e al 50% le graduatorie del concorso).

I CIP - scrivono in un documento - ritengono che il dovere politico e la necessità funzionale della scuola impongano al governo il rilancio della qualità dell’offerta scolastica pubblica che passa attraverso
investimenti economici, strumentali ed umani, attraverso la valorizzazione della funzione docente e la continuità didattica da garantire con l'assunzione su tutti i posti disponibili dei precari in graduatoria fino al
loro esaurimento e, solo dopo, l'adozione di nuovi sistemi di reclutamento.

Già i precari riuniti a Milano avevano rimandato al mittente la proposta " 44mila immissioni in ruolo sono poche, "entreranno solo i più fortunati e il resto continuerà a fare una vita infernale", "Altro che merito e formazione - dicono - noi siamo stati già formati. Adesso è il momento di avere un lavoro".

Anche i sindacati, se da un lato plaudono all'annuncio del Ministro, dall'altro sentono la necessità di rivedere i numeri e le modalità

Per la FLC CGIL "solo una reale scelta di consolidare in organico di diritto i posti dell'organico di fatto e l'introduzione dell' organico funzionale potrebbero garantire in tempi ragionevoli l' effettivo assorbimento degli attuali precari che garantiscono il funzionamento delle scuole

Per l'Anief “Dai conteggi del nostro ufficio studi, fondati sulla base dei posti attualmente disponibili e sulle stime ufficiali dei pensionamenti, risultano infatti almeno 120 mila i posti che si renderanno disponibili tra il prossimo anno e il 2017. Il calcolo è presto fatto: all’inizio dell’attuale anno scolastico erano 80 mila i posti di docenti e Ata vacanti disponibili, a cui vanno aggiunti almeno altri 40-50 mila dipendenti della scuola che saranno collocati in pensione”.

44mila immissioni in ruolo in tre anni. Precari rimandano al mittente: "briciole"

Immissioni in ruolo: meno 7000 unità per l'a.s. 2013/14. Annunciato piano di 44.000 unità per 2014/2017

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Interrogato dagli on. Ghizzoni e Cenni, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria fa sapere pubblicamente che il Ministero, pur auspicando una positiva conclusione del contenzioso giudiziario, sta comunque valutando tutte le eventuali misure da adottare nei confronti dei vincitori del concorso qualora l’indirizzo assunto dal giudice di appello non dovesse essere confermato nella decisione di merito.

Edscuola.eu riporta il comunicato Anief per il quale “i rilievi mossi dai ricorrenti non sono da poco. In Campania, oggetto della prima interrogazione, il ricorso è stato incentrato su una lunga serie di motivazioni, come “l’incompatibilità di alcuni componenti della commissione giudicatrice”.

Altri ricorrenti “hanno dimostrato, altresì, che alcuni componenti della commissione erano legati ad alcuni candidati da un rapporto di stretta collaborazione in quanto risultavano essere vicari o collaboratori di un dirigente scolastico facente parte della stessa commissione”.

Seri problemi nell’organizzazione e gestione del concorso sono stati ravvisati pure in Toscana. Dove “il tribunale amministrativo regionale – si legge nell’interrogazione dell’on. Cenni – il 19 aprile 2013 ha emanato una sentenza, accogliendo i ricorsi di alcuni candidati, con cui ha annullato i risultati del suddetto bando di concorso; tra le motivazioni del Tar della Toscana: la composizione della commissione, in seguito alle dimissioni del presidente della stessa, la collegialità della valutazione degli elaborati non supporta da analoga lettura dei lavori dei candidati, ed altri vizi”.

Ora, sottolinea Anief, Marco Rossi Doria sostiene, a nome del Governo, che “le censure mosse dal TAR sulla presunta incompatibilità di alcuni componenti della Commissione esaminatrice non sono condivisibili. Nessuna delle incompatibilità sollevate rientra infatti tra le ipotesi di astensione normativamente previste, né i rilievi mossi sulle modalità di svolgimento del concorso sono tali da mettere in discussione la correttezza e imparzialità della procedura.”

Secondo Anief invece “il fatto che il Governo contempli l’ipotesi di soccombenza, predisponendo per tempo alcune soluzioni per salvaguardare il funzionamento della macchina amministrativa e delle scuole italiane, è un dato davvero indicativo. Fa capire che i rilievi mossi dall’Anief sul concorso, ormai molti mesi fa, ad iniziare dagli errori macroscopici presenti in tantissimi quiz preselettivi, avevano davvero fondatezza per essere presentati e valutati dai giudici competenti. In ogni caso, arrivati a questo punto, comunque terminino le vicende giudiziarie, il sindacato torna a chiedere al Miur di assumere il ruolo che gli compete: tutelando gli interessi di tutti i candidati. Sia dei vincitori del concorso, sia degli eventuali vincitori in tribunale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Nel provvedimento che intende apportare modifiche legislative per evitare la condanna dello Stato italiano, non è affrontata la procedura d’infrazione n. 2010/2124, attivata dalla Commissione per violazione del diritto dell’Unione, vista la non corretta applicazione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato con riferimento al personale a tempo determinato impiegato nella scuola pubblica.

Procedura che, nonostante l’approvazione di un’esplicita deroga prevista dalla legge 106/11, richiamata prima da una sentenza della Cassazione e poi rimessa nel gennaio scorso all’esame della Corte di Giustizia Europea dal tribunale del lavoro di Napoli - si è trasformata in atto di messa in mora complementare ai sensi dell’art. 258 del TFUE (Trattato di funzionamento dell’Unione Europea). Già durante l’esame del disegno di legge sul mercato del lavoro, la XIV Commissione della Camera, nel parere espresso il 20 giugno 2012, aveva “preso atto che, in materia di contratti a tempo determinato, la Commissione europea ha aperto due procedure di infrazione (proc. n. 2010/2045 e proc. 2010/2124), per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

In particolare, nell'ambito della procedura d'infrazione 2010/2124, la Commissione europea ritiene che la prassi italiana di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l'abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell'Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE; tenuto conto che, secondo informazioni raccolte dalla Rappresentanza permanente dell'Italia presso l'UE, i servizi della Commissione europea si appresterebbero a proporre l'adozione di una lettera di messa in mora complementare, poiché si riterrebbe che la successione di contratti a tempo determinato non sia più circoscritta al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì ai diversi ruoli del personale della scuola;” Eppure, oggi, nel testo all’esame della XIV Commissione del Senato, si ritiene di dover affrontare la sola procedura 2010/2045 relativamente all’art. 13 del testo (Disposizioni in merito a rapporti di lavoro a tempo determinato) e non pure la 2010/2124 per la quale sono giunte nell’ultimo anno alla Commissione UE migliaia di denunce da parte di quei 300.000 docenti e ata italiani che da più di tre anni svolgono supplenze su posti vacanti e disponibili.

Per evitare una condanna salatissima per le casse dell’erario, tanto più pesante quanto più contrastante è stata l’azione dello Stato membro, Marcello Pacifico, presidente Anief e coordinatore Confedir per la Scuola, invita i Senatori a modificare in aula il testo, abrogando la norma derogatoria (art. 9, c. 18, legge 106/11). Sarebbe un segnale forte nei confronti di quei silenti lavoratori dello Stato che mantengono aperte le nostre scuole e un’inversione di tendenza contro una precarizzazione del rapporto di lavoro che non può garantire la qualità del servizio istruzione né la crescita professionale. Lo rende noto l'Anief.

Fonte: AgenParl

 

"Prima delle scuole autonome, dovrebbero chiudere i Comuni, meglio ridurre i costi della politica piuttosto che quelli sull'istruzione dei nostri figli". Cosi' Marcello Pacifico, presidente di Anief e delegato Confedir alla Scuola, commenta il nuovo intervento legislativo del governo sulla scuola dopo l'approvazione da parte del Cdm del provvedimento sulle semplificazioni. 

"Tenuto conto di quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.147/2012 - aggiunge -, si dettano disposizioni in materia di dimensionamento delle scuole, rimettendo ad un accordo da definire in sede di Conferenza Unificata l'individuazione di un parametro che consenta di determinare il contingente dei dirigenti scolastici da assegnare a ciascuna Regione".
Per l'Anief la presenza della direzione scolastica e amministrativa non puo' essere considerata come irrilevante ai fini dell'erogazione del servizio scolastico.

L'Anief lamenta come "dopo la sentenza n. 147/11 che ha ribadito la materia concorrente Stato-Regioni sui criteri legati al dimensionamento scolastico da declinare sul territorio tenuto conto delle esigenze dell'utenza, il Governo approva una norma che rimanda alla Conferenza unificata la sede dove individuare nuovi criteri, comunque, in linea con i risparmi ottenuti dai tagli gia' effettuati. E l'unico criterio finora trovato e' quello gia' proposto nei mesi scorsi di innalzare a 900 alunni la soglia per ogni ordine di scuola cosi' da garantire la quota di 8.900 scuole autonome rispetto alle 10.000 precedenti. Le conseguenze non riguardano soltanto il personale con il blocco dei concorsi per i direttori amministrativi, l'assenza di posti per i vincitori del concorso per dirigente scolastico, la riduzione di posti ATA, ma anche le famiglie, specialmente nelle scuole situate in comunita' montane, isolane con seri problemi di collegamento o in quartieri difficili o zone periferiche dove la scuola autonoma costituisce spesso l'unica presenza dello Stato".

Fonte: Italpress

 

Nel provvedimento che intende apportare modifiche legislative per evitare la condanna dello Stato italiano, non e' affrontata la procedura d'infrazione attivata dalla Commissione per violazione del diritto dell'Unione, vista la non corretta applicazione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato con riferimento al personale a tempo determinato impiegato nella scuola pubblica.

Lo rende noto l'Anief, aggiungendo che si tratta di una procedura che, nonostante l'approvazione di un'esplicita deroga prevista dalla legge 106/11, richiamata prima da una sentenza della Cassazione e poi rimessa nel gennaio scorso all'esame della Corte di Giustizia Europea dal tribunale del lavoro di Napoli - si e' trasformata in atto di messa in mora complementare ai sensi dell'art. 258 del TFUE (Trattato di funzionamento dell'Unione Europea).

Per evitare una condanna salatissima per le casse dell'erario, tanto piu' pesante quanto piu' contrastante e' stata l'azione dello Stato membro, Marcello Pacifico, presidente Anief e coordinatore Confedir per la Scuola, invita i senatori a modificare in aula il testo, abrogando la norma derogatoria (art. 9, c. 18, legge 106/11). "Sarebbe un segnale forte nei confronti di quei silenti lavoratori dello Stato che mantengono aperte le nostre scuole e un'inversione di tendenza contro una precarizzazione del rapporto di lavoro che non puo' garantire la qualita' del servizio istruzione ne' la crescita professionale".

Fonte: Italpress

 

Cambiano i termini al centro della questione riguardante circa 3.500 dipendenti della scuola costretti a rimanere in servizio a seguito della riforma Fornero sulle pensioni: alla Camera, infatti, - sottolinea l'Anief - l'avvio della discussione di alcuni progetti di legge analoghi (uno con Manuela Ghizzoni del Pd primo firmatario e l'altro con Maria Marzana del M5S), ha spostato l'attenzione dai limiti insiti all'eta' anagrafica (almeno 61 anni) o del numero di anni di contributi minimi (35), alla ricerca del contesto da individuare per finanziare l'operazione.

La novita' e' quindi che le discussioni avviate a Montecitorio non sono piu' sulla pertinenza della deroga a favore dei dipendenti scolastici, evidentemente superata. Ma su quale contesto (pubblico o privato) andrebbe tassato.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri, "e' evidente che, al di la' del mezzo per arrivarci, sembra ormai primeggiare la volonta' di trovare una soluzione condivisa, prima che la Corte Costituzionale si esprima sul caso a novembre. Solo nella scuola, dove anche un bambino capirebbe i motivi per cui i conteggi vanno fatti per anno scolastico e non solare, e' accaduto che il personale abbia iniziato a lavorare a settembre sicuro di andare in pensione per poi sapere che le norme erano cambiate in itinere.

Su questa incredibile 'dimenticanza' da parte del legislatore abbiamo impostato i nostri contenziosi. I quali - conclude Pacifico - qualora arrivasse la deroga per i dipendenti della scuola saremmo ben contenti di ritirare".

Fonte: Italpress

 

Il Ministero dell’Istruzione si appresta a varare una piccola rivoluzione in materia di studenti con bisogni educativi speciali. Le novità dovevano riguardare l’anno scolasto 2014/2015, ma sembra proprio che le amministrazioni competenti per territorio siano già in movimento per anticipare le nuove regole al prossimo settembre. Il ministro Carrozza infatti ha ripreso in mano la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 che fornisce le indicazioni operative e gli strumenti d’intervento per gli alunni con Bes (bisogni educativi speciali). Ma se l’annunciata riforma promette una razionalizzazione, di razionale sembra in concreto avere ben poco.

La conseguenza immediata sarà infatti la perdita del posto di lavoro per ben 11 mila insegnanti precari specializzati nel sostegno. Un alto prezzo da pagare per far sì che 26 mila cattedre siano trasformate in organico di diritto, passando quindi ai posti di ruolo. Il potenziamento del sistema dei Bes servirebbe quindi proprio a ridurre il fabbisogno di docenti di sostegno. Attraverso questa normativa il numero dei posti di sostegno passerebbe dagli attuali 101 mila, tra organico di diritto e organico reale, a novantamila. Un baratto, questo, che ha già messo in allarme i sindacati di settore che accusano il Ministero di procedere a un’operazione illegittima senza neanche aprire un dibattito pubblico su scelte che implicano tagli di tale gravità.

Le conseguenze
Qualora la direttiva venisse applicata, gli insegnanti di sostegno specializzati, vale a dire quelli che hanno seguito i corsi mirati a queste peculiari necessità didattiche, sarebbero assegnati esclusivamente agli alunni portatori di disabilità certificate come “gravi”. La normativa attualmente in vigore, al contrario, lascia l’ultima parola alla decisione dell’equipe medica, a quella psicopedagogica e in ultimo ai gruppi di lavoro scolastico (come Gliss e Glh).
Il rischio è che quindi, con il nuovo ordine, gli alunni con disabilità considerate “lievi” ma certificate dall’autorità sanitaria, rimangano privi di aiuto. I ragazzi con problemi di apprendimento non ritenuti gravi (ma certificati) sarebbero affidati agli insegnanti curricolari non specializzati. che si troverebbero a doverli gestire insieme agli altri numerosi alunni della classe.
Non bisogna trascurare che la riduzione delle cattedre negli ultimi anni ha comportato l’accorpamento delle classi cosiddette “pollaio”, composte da oltre trenta alunni, che includono anche i ragazzi con necessità di sostegno.
La manovra di cui si discute andrebbe quindi a scapito della qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento degli alunni stessi.

I numeri
Fino al 2006 l’organico dei posti di sostegno era fissato in 48.693 unità. Con la Finanziaria del 2007 si è provveduto a un incremento di circa 15.000 cattedre. Allo stato attuale, a fronte di 63.348 posti in organico di diritto, risultano attivati 101 mila posti in conseguenza da una parte, della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che poneva un limite per le cattedre in deroga, e in secondo luogo in ragione dell’aumento, pari a diciottomila unità negli ultimi sei anni, degli alunni che necessitano il sostegno. Attualmente, quindi, in considerazione della normativa vigente, il rapporto medio nazionale tra alunni e docenti di sostegno è di uno a due. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministero, quindi, difficilmente i tagli potranno colpire un numero di cattedre che porti a un livello al di sotto delle 90.000 unità.
L’azione annunciata dal Ministero prevede di procedere in parallelo con lo sviluppo del sistema previsto dalla direttiva del dicembre 2012 per migliorare l’azione a favore del sostegno alle disabilità e alla fragilità degli studenti a scuola, i cosiddetti bisogni educativi speciali, implementando una rete di supporto su base territoriale e la formazione specifica per i docenti e la realizzazione di piani didattici ed educativi personalizzati.

Le mobilitazioni
Ma quanto stabilito nei programmi ministeriali non è accolto con favore dai sindacati di settore, che promettono di dare battaglia per quegli 11 mila posti, un prezzo troppo caro da pagare in cambio delle immissioni a ruolo promesse dal Ministero. L’Anief spiega che una riforma in tal senso avrebbe nel sistema scolastico un impatto drammatico, e che il primo inevitabile passo per difendere il diritto degli insegnanti a rischio sarà quello di presentare un ricorso al Tar. Ma la nuova disciplina non rimarrà impermeabile alle rivendicazioni dei genitori, già molto preoccupati, degli alunni che hanno diritto secondo la legge vigente di accesso al sostegno. Sarà loro premura impugnare il provvedimento per ottenere che ai loro figli non sia negata la necessaria assistenza allo studio. All’inizio del nuovo anno scolastico manca ancora molto tempo, ma le famiglie sono pronte a prendere le contromisure per evitare che la perdita di questo diritto fondamentale per la crescita e l’integrazione dei ragazzi si concretizzi.

Un flop annunciato
Queste novità si annunciano fallimentari, e per di più costose. Basti pensare che per provvedere ad una formazione adeguata e obbligatoria degli insegnanti curriculari, in modo tale da renderli idonei alla gestione degli alunni con bisogni educativi speciali, l’Istruzione andrebbe incontro a costi enormi, che non giustificherebbero quindi in alcun modo i tagli al personale specializzato

Fonte: La Notizia - Giornale.it 

"Chi decide oggi di fare l'insegnante deve avere le spalle larghe ed essere allenato a scalare le montagne. Se si eccettuano i circa 11 mila candidati che riusciranno a vincere il concorso a cattedra, peraltro ancora in pieno svolgimento e a rischio slittamento a causa della mancanza dei commissari sottopagati e costretti a rinunciare alle ferie, per tutti gli altri candidati ad una cattedra d'insegnamento nella scuola italiana il Governo non sembra volersi discostare da quelli che lo hanno preceduto: sul reclutamento nella scuola si continua ad andare avanti con un assetto organizzativo che negli ultimi anni ha portato il precariato agli attuali livelli record, con oltre 250 mila docenti e quasi 100 mila Ata". Lo sostiene l'Anief.

"Invece di assumere annualmente su tutti i posti vacanti e favorire l'accesso al ruolo alle nuove generazioni di aspiranti docenti, si continua a mantenere precari decine di migliaia di supplenti senza piu' dare loro possibilita' di essere assunti a titolo definitivo", continua l'Anief.

"Vale per tutti - sottolinea ancora l'Anief - quanto sta accadendo con i primi tirocini formativi organizzati dal Miur, che entro qualche settimana volgeranno al termine: circa 22 mila aspiranti docenti conseguiranno un'abilitazione 'zoppa', poiche' delle norme astruse (introdotte nel dicembre 2006 , con le legge 296) non gli permetteranno di inserirsi nelle graduatorie permanenti, da qualche anno ribattezzate "ad esaurimento" (unico canale di assunzione, per il 50% dei posti vacanti, destinato al personale abilitato attraverso i corsi universitari). E lo stesso vale per i quasi 100 mila precari che dovrebbero, a breve, partecipare ai Tfa speciali, riservati a coloro che hanno conseguito negli ultimi 12 anni almeno tre supplenze annuali di cui almeno una nella disciplina prescelta".

Fonte: Italpress

 

"Le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera dei deputati hanno espresso parere favorevole all'ulteriore blocco dei contratti e delle retribuzioni dei dipendenti pubblici sino alla fine del 2014".

Secondo Anief-Confedir "si tratta di una proroga che viola, come richiamato dagli stessi deputati, il suo "carattere del tutto eccezionale e provvisorio". Per il sindacato dei dirigenti si tratta di un'indicazione incoerente, poiche' gli stessi componenti delle Commissioni rilevano come "le esigenze connesse agli obiettivi di bilancio devono in ogni caso essere perseguite con criteri di proporzionalita' e ragionevolezza e nel rispetto del principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione e conformemente agli altri valori tutelati dalla Costituzione". Inoltre, sempre le stesse Commissioni parlamentari ricordano che "l'articolo 36 della Costituzione attribuisce al lavoratore 'il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita' e qualita' del suo lavoro' e che e' legittimo che i lavoratori abbiano adeguamenti contrattuali correlati all'andamento dell'inflazione".

Prorogare, quindi, ulteriormente il blocco degli stipendi a dipendenti il cui potere di acquisto e' fermo a 20-25 anni fa diventa particolarmente grave. "Per quanto riguarda la scuola - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - la gravita' del blocco e' ancora piu' forte, perche' sconfessa il pagamento degli scatti gia' disposto grazie ai tagli disposti sul fondo destinato alle scuole relativo al miglioramento dell'offerta formativa".

"Infine e' inutile rinnovare il contratto solo da un punto di vista normativo, quando con la privatizzazione del rapporto di lavoro del pubblico impiego, su cui punta il Governo, diventa rilevante la definizione dell'aspetto economico ai fini delle progressioni di carriera e dell'adeguamento degli stipendi al caro vita", conclude il sindacalista Anief-Confedir.

Il sindacato preannuncia, quindi, che se il Governo - cui spetta la decisione finale sul blocco dei contratti - dovesse emanare il provvedimento di proroga, proseguira' l'iter dei ricorsi al tribunale del lavoro, al fine di ottenere nel prossimo mese di novembre la declaratoria di incostituzionalita'.

Fonte: Italpress

 

Il TFA è un percorso nuovo, ma che riprende il percorso delle SISS, quindi, come per le scuole di specializzazione anche per i TFA bisogna garantire accesso alle GaE. Stesso obiettivo per quei diplomati AFAM e laureati in Scienze della Formazione Primaria inseriti in IV fascia. Per il TFA speciale chiesto l'abolizione del test di ingresso.

 

Diventare insegnanti diventa un’impresa: nemmeno l’abilitazione basta più per entrare in ruolo

Pacifico (Anief-Confedir): ma il titolo conseguito al termine dei Tfa non è carta straccia, prima di pensare all’ennesima nuova fase di reclutamento il Governo lo faccia valere per l’accesso nelle GaE Chi decide oggi di fare l’insegnante deve avere le spalle larghe ed essere allenato a scalare le montagne. Se si eccettuano i circa 11mila candidati che riusciranno a vincere il concorso a cattedra, peraltro ancora in pieno svolgimento e a rischio slittamento a causa della mancanza dei commissari sottopagati e costretti a rinunciare alle ferie, per tutti gli altri candidati ad una cattedra d’insegnamento nella scuola italiana il Governo non sembra volersi discostare da quelli che lo hanno preceduto: sul reclutamento nella scuola si continua ad andare avanti con un assetto organizzativo che negli ultimi anni ha portato il precariato agli attuali livelli record, con oltre 250 mila docenti e quasi 100 mila Ata.

Invece di assumere annualmente su tutti i posti vacanti e favorire l’accesso al ruolo alle nuove generazioni di aspiranti docenti, si continua a mantenere precari decine di migliaia di supplenti senza più dare loro possibilità di essere assunti a titolo definitivo. Vale per tutti quanto sta accadendo con i primi tirocini formativi organizzati dal Miur, che entro qualche settimana volgeranno al termine: circa 22 mila aspiranti docenti conseguiranno un’abilitazione “zoppa”, poiché delle norme astruse (introdotte nel dicembre 2006 , con le legge 296) non gli permetteranno di inserirsi nelle graduatorie permanenti, da qualche anno ribattezzate “ad esaurimento” (unico canale di assunzione, per il 50% dei posti vacanti, destinato al personale abilitato attraverso i corsi universitari). E lo stesso vale per i quasi 100 mila precari che dovrebbero, a breve, partecipare ai Tfa speciali, riservati a coloro che hanno conseguito negli ultimi 12 anni almeno tre supplenze annuali di cui almeno una nella disciplina prescelta.

Ora, anziché risolvere questa contraddizione, apprendiamo con stupore che anche i Tfa, da cui si sarebbe dovuti ripartire per creare le regole innovative sulla selezione e qualificazione dei nuovi insegnanti della scuola, potrebbero essere stravolti: il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, ha infatti dichiarato che "nelle linee programmatiche del signor Ministro è prevista una complessiva riflessione sulla formazione iniziale e sul reclutamento del personale scolastico nel corso della quale saranno elaborate le iniziative più opportune per risolvere gli inconvenienti che dovessero emergere dall'attivazione del nuovo sistema di formazione iniziale".

“Il problema - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri – è che prima di rivedere il reclutamento e puntare su altri generi di corsi di formazione all’insegnamento, il Governo farebbe bene a inserire nelle graduatorie tutti gli abilitati e coloro che si abiliteranno attraverso i Tfa. Le abilitazioni non sono pezzi di carta insignificanti, conseguite solo per acquisire punteggi e referenze, ma corrispondono a certificazione delle competenze maturate quasi sempre da giovani docenti al termine di una dura selezione e formazione”. Il problema è che il nuovo Regolamento sul Tfa (che modifica il Decreto 249/2010) introduce - senza averlo sottoposto alle Commissioni parlamentari di competenza - uno specifico comma che prevede il divieto espresso di inserimento nelle GaE. Ma non esistono abilitazioni di serie A e di serie B. “Fa davvero pensare – continua il sindacalista Anief-Confedir – che i partecipanti ai primi Tfa verranno collocati in una graduatoria fuori fascia che non avrà valenza ai fini dell’assunzione in ruolo.

Mentre tutti i corsi abilitanti attivati dal 1999 ad oggi hanno sempre consentito l’inserimento nella terza fascia delle GaE. Ora il Governo deve decidere: meritano di essere assunti o si deve dire loro che l’abilitazione acquisita non serve a nulla e verranno lasciati fuori dalla scuola a tempo indeterminato?”. Il riconoscimento dell’abilitazione per la sola II fascia delle Graduatorie d’Istituto è illegittimo e ridicolo, né l’ipotesi di nuovi concorsi può portare speranza visto che sembrano mancare addirittura i posti del concorso a cattedra attualmente in corso.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Dopo settimane di apparente apertura verso una manovra tesa a riequilibrare le rigidita' del nuovo sistema pensionistico, per permettere l'uscita dal lavoro anticipata anche al personale della scuola, il governo non adottera' alcuna deroga per docenti e Ata.

Lo sottolinea l'Anief, secondo cui questa scelta e' "ingiusta, perche' non tiene conto del logoramento professionale e dell'alta percentuale di casi di burnout tra i lavoratori della scuola. Per i dipendenti che operano nei settori sicurezza, difesa e soccorso pubblico, continua dunque ad essere valida la soglia corrispondente a 'quota 92', derivante dalla somma dell'eta' anagrafica e contributiva. Mentre per quelli della scuola non c'e' verso per far accettare la 'quota 96', che avrebbe spalancato le porte della pensione ai circa 3.500 che nel settembre del 2011 avevano iniziato l'anno scolastico sicuri di andare in pensione".

Il sindacato "non ha nulla da eccepire sulla volonta' del Governo di mantenere in essere tali agevolazioni, sicuramente legate a professioni fortemente logoranti. Per quale motivo, pero' si ostina a negare ai dipendenti della scuola di lasciare il servizio mediamente dieci anni dopo questi colleghi?".

L'Anief ricorda, inoltre, che nella scuola "i docenti con oltre 20-25 anni di anzianita' potrebbero anche non necessariamente essere collocati in pensione, ma anche rimanere in servizi come tutor-formatori degli ultimi assunti. Non gravando, in tal modo, sulla previdenza e aprendo le porte alla staffetta generazionale".

A questo punto, il sindacato confida nella decisione che il prossimo 17 novembre prendera' la Corte Costituzionale, proprio sulla legittimita' dello stop alla pensione per i cosiddetti "quota 96" della scuola.

Fonte: Italpress

 

Dopo la "grande fuga" dei commissari esaminatori del concorso a cattedra, gli uffici scolastici regionali cominciano ad arrendersi all'evidenza: sarà impossibile correggere i compiti scritti, svolgere gli orali e pubblicare le graduatorie definitive degli 11.542 vincitori entro il prossimo 31 agosto.

Lo denuncia l'Anief. Ricordando che qualche settimana fa l'Ufficio scolastico regionale della Sicilia aveva lasciato intendere che la conclusione delle operazioni del concorso sarebbe stata posticipata a settembre, forse anche a ottobre, l'associazione sottolinea che nelle ultime ore è stata emanata una comunicazione ufficiale dall'ufficio scolastico del Piemonte, il quale ha reso noto che "a seguito della difficoltà riscontrata da questo ufficio scolastico regionale nel reperire i componenti da aggregare alle commissioni giudicatrici che, nelle prove orali, devono procedere all'accertamento delle conoscenze informatiche e delle lingue straniere, le prove orali per le procedure concorsuali per la scuola primaria e per la scuola dell'infanzia sono rinviate successivamente al periodo estivo".

Sulla stessa linea - informa l'Anief - l'Usr della Toscana. "Quindi, risultano smentite dai fatti - osserva l'Anief - le previsioni del Miur che indicavano per certa l'assunzione della metà del contingente di vincitori del concorso a cattedra già a partire dal prossimo 1 settembre. Il nostro sindacato ha messo in luce da tempo i tanti fattori (ad iniziare dai compensi irrisori, un forfait di poco più di 200 euro lordi a cui aggiungere 50 centesimi a compito corretto o interrogazione svolta, per non parlare del mancato esonero dalle lezioni e dalla maturità) sottovalutati dal Ministero dell'Istruzione, alla base del clamoroso slittamento dei tempi".

"A rendere paradossale la situazione - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - è il fatto che oltre ai compensi ridicoli e i mancati esoneri si chiede a questi esaminatori di perdere il loro diritto alle ferie estive costituzionalmente protetto. Non servivano dei maghi per capire che tanti commissari avrebbero rinunciato all'incarico. E che tanti altri lo faranno nei prossimi giorni. Non bisogna poi dimenticare - continua il sindacalista - che nel frattempo in alcune regioni i posti disponibili per le assunzioni potrebbero non esservi, visto il mancato turn over dovuto all'inasprimento dei requisiti richiesti per andare in pensione. Purtroppo siamo di fronte a un dato incontrovertibile: un concorso a cattedre mastodontico, con uno altissimo numero di partecipanti, è ormai sempre più contraddistinto dal caos organizzativo e dalle incertezze crescenti".

Fonte: ANSA

 

Dopo la grande fuga dei commissari esaminatori del concorso a cattedra, gli uffici scolastici regionali cominciano ad arrendersi all'evidenza: sara' impossibile correggere i compiti scritti, svolgere gli orali e pubblicare le graduatorie definitive degli 11.542 vincitori entro il prossimo 31 agosto.

Lo sottolinea l'Anief, secondo cui risultano smentite dai fatti le previsioni del Miur che indicavano per certa l'assunzione della meta' del contingente di vincitori del concorso a cattedra gia' a partire dal prossimo 1 settembre.

"A rendere paradossale la situazione - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - e' il fatto che oltre ai compensi ridicoli e i mancati esoneri si chiede a questi esaminatori di perdere il loro diritto alle ferie estive costituzionalmente protetto. Non servivano dei maghi per capire che tanti commissari avrebbero rinunciato all'incarico. E che tanti altri lo faranno nei prossimi giorni. Non bisogna poi dimenticare - continua - che nel frattempo in alcune regioni i posti disponibili per le assunzioni potrebbero non esservi, visto il mancato turn over dovuto all'inasprimento dei requisiti richiesti per andare in pensione. Purtroppo siamo di fronte a un dato incontrovertibile - conclude Pacifico -: un concorso a cattedre mastodontico, con uno altissimo numero di partecipanti, e' ormai sempre piu' contraddistinto dal caos organizzativo e dalle incertezze crescenti".

Fonte: Italpress

 

L'impegno del Ministero alla monetizzazione delle ferie non godute nell'a.s. 2012/13 va sicuramente nella giusta direzione di riconoscimento dei diritti dei docenti supplenti, ma bisogna aggiungere che di recente la Corte di Cassazione ha reputato illegittimo applicare qualsiasi forma di aliquota sulle ferie non godute, a partire da quella canonica del 23%.

Ferie non godute a.s.2012/13. Assicurato il pagamento, il modello per la richiesta

Secondo i giudici il pagamento delle ferie non godute non corrisponde ad una prestazione lavorativa, ma ha carattere risarcitorio. Il personale della scuola - ricordiamolo - non ha potuto godere delle ferie perchè impossibilitato da esigenze di servizio.

La strada da intraprendere è la presentazione di un'istanza di rimborso motivata all'ufficio delle entrate e, dato l'ovvio diniego, l'impugnazione avanti la Commissione tributaria competente.

Vi proponiamo due articoli sull'argomento

Le ferie del personale precario non possono essere tassate

Compenso sostitutivo, ora la vendetta fiscale

Fonte: Orizzonte Scuola