Precariato

Precari per colpa dello Stato: cancellati 200.000 posti nella scuola in sei anni a dispetto degli abilitati

Il Miur, nel programmare dal 1999 al 2013 i concorsi a cattedra, le sessioni riservate per il conseguimento dell’abilitazione e i corsi di specializzazioni universitari a numero chiuso per la formazione degli insegnanti, non ha tenuto conto della riduzione di un sesto dell’organico del personale, della chiusura di una scuola autonoma su due, dell’allungamento dell’età pensionabile, ma ha ottenuto dal Parlamento una deroga alla normativa comunitaria che accresce le graduatorie e mortifica la professionalità.

Negli ultimi quattordici anni, il Governo ha bandito due concorsi a cattedra (1999-2001 e 2012-2013), ha autorizzato tre sessioni di corsi riservati per il conseguimento dell’abilitazione dei supplenti che hanno prestato un determinato servizio (provveditorati 2000-2001, SSIS 2007-2008, TFA speciali 2013-2014), ha introdotto due corsi post-universitari a numero chiuso per la formazione specialistica degli insegnanti (SSIS, AFAM e SFP 1999-2009, TFA ordinari 2012-2013); contemporaneamente ha razionalizzato il tempo scuola e gli organici del personale (legge 296/06, 244/07, 133/08, 169/08, 111/11) e ha dimensionamento la rete scolastica (DPR 233/98, DPR 81/09), creando graduatorie (permanenti - ad esaurimento, d’istituto) sempre più piene attraverso deroghe esplicite (legge 106/2011) alle norme europee (direttiva 1999/70/CE) che continuano a essere sanzionate dai tribunali del lavoro e generano nuove procedure comunitarie d’infrazione a carico dello stesso Stato italiano.

Se si confrontano i dati degli aventi diritto al voto (tra cui supplenti annuali e al termine delle attività didattiche) nelle elezioni RSU del 2006 e 2012, infatti, si scopre che sono scomparsi 200.000 posti di lavoro nella scuola, sulla pelle soprattutto di quei precari che hanno portato avanti le nostre scuole, grazie a riforme sempre più precise (spending review) improntate a generare nuovi tagli attraverso:

• riduzione delle scuole autonome (12.000 nell’a. s. 2008-2009, 8.000 nell’a. s. 2012-2013) con conseguente riduzione unitaria di posti in organico per dirigenti, dsga e ata e contrazione degli organici del personale e creazione di sovrannumerari

• riduzione del tempo scuola nell’a.s. 2010-2011 (da 4 a 6 ore settimanali) in ogni ordine e grado dal primo al secondo ciclo di istruzioni, e del tempo pieno e prolungato con eliminazione delle compresenze

• innalzamento progressivo di un punto percentuale del rapporto tra alunni e docenti, aa.ss. 2007-2011

• ritorno al maestro unico e cancellazione dell’insegnante specialistico di lingua inglese nella primaria, a.s. 2009-2010

• riduzione di 1/3 dell’organico ATA, aa.ss. 2009-2011

• sbarramento al 70% dell’organico di diritto per il sostegno, aa.ss. 2008-2010

Il risultato è che, a fronte delle esigenze delle famiglie, dei rapporti internazionali sulla qualità dell’istruzione, del cambiamento del mercato del lavoro, del dibattito pedagogico e degli studi scientifici, lo Stato ha adottato riforme improntate alla necessità di ridurre la dotazione organica dell’amministrazione scolastica, ha disposto l’assunzione tra il 2002-2012 di 300.000 docenti e ata, eppure ha creato altri 250.000 precari tra docenti e ata che continua ad assumere a tempo determinato con lo stesso stipendio iniziale.

Il nuovo Governo deve cambiare drasticamente questa politica scolastica che ha allontanato l’Italia non soltanto dall’Europa ma anche dai Paesi più economicamente sviluppati. La precarietà della nostra istruzione deve essere combattuta attraverso non soltanto maggiori investimenti ma l’aumento del tempo scuola, dell’obbligo a 18 anni dell’istruzione, di una seria riforma dell’apprendistato e di un maggior collegamento tra la scuola, l’università e il mondo del lavoro, con una particolare attenzione alle sfide educative di una società globale, interconnessa e reticolare.