Anche a Bolzano lo Stato alza bandiera bianca: ora l’italiano agli stranieri lo insegnano gratis i prof in pensione

Dopo Brescia, un altro caso di volontariato che sopperisce al servizio pubblico: governatore e assessore all’istruzione annunciano che gli ex insegnanti nel loro tempo libero aiuteranno gratuitamente i ragazzi a migliorare la loro conoscenza linguistica, facilitando così la loro integrazione. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non abbiamo nulla contro il volontariato, ma occorre avere rispetto per gli alunni, che sono tutti uguali, e per i giovani professionisti dell’insegnamento in cerca di occupazione.

La deriva dei tagli ai finanziamenti destinati alle scuole comincia a farsi sentire anche nelle zone del paese più ricche. Come l’Alto Adige, dove poche ore fa la giunta provinciale altoatesina ha approvato un piano di incentivo dell'apprendimento dell'italiano, ma anche del tedesco, rivolto ai figli dei migranti attraverso il coinvolgimento di ex insegnanti in pensione: governatore e assessore all’istruzione hanno annunciato che nel loro tempo libero aiuteranno gratuitamente i ragazzi a migliorare la loro conoscenza linguistica, facilitando così la loro integrazione.

Con una superficialità quasi imbarazzante, dopo il caso di Brescia di qualche mese fa, anche a Bolzano si tenta di trasformare in volontariato una professione che necessita di vedere in prima linea personale selezionato e formato ad hoc. Premettendo che il sindacato non ha alcuna preclusione verso il prezioso contributo che il volontariato svolge nella nostra società, non si possono sopperire le carenze di fondi per l’insegnamento ispirandosi al servizio nonni-vigili per la sicurezza stradale davanti alle scuole.

“Quanto sta accadendo in Alto Adige – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – rappresenta purtroppo un altro esempio di come lo Stato stia gradualmente abbandonando il suo ruolo di garante del diritto allo studio e alla formazione dei giovani. Invece di distribuire dei fondi nazionali da utilizzare per assicurare l’insegnamento della lingua ai figli dei migranti, ci si affida al buon cuore dei docenti in pensione. Dimenticando che vi sono migliaia di docenti precari, selezionati e formati, che da anni insegnano nelle scuole ma che per essere stabilizzati devono attendere anche decenni. Il tutto contravvenendo ad una precisa direttiva comunitaria”.

Purtroppo non si tratta più di casi sporadici. È notizia di pochi giorni fa che la carenza di fondi destinati al Miglioramento dell’offerta formativa, ridotto a circa un terzo rispetto a quello di due anni prima, ha costretto un liceo di Genova senza “più soldi in cassa”, quindi senza più finanziamenti per pagare i docenti, ad affidarsi “ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) i corsi di recupero pomeridiani”.

“Anief – continua Pacifico – non ha nulla contro il volontariato, che considera un prezioso atto di sostegno al prossimo. Ma come sindacato e come lavoratori non possiamo accettarlo. Perché vi sono dei contesti, come quello scolastico, la cui applicazione risulta incompatibile. Approfittare dello spirito di sacrificio e del senso di responsabilità degli ex docenti, disposti a tornare dietro la cattedra a titolo gratuito, significa non avere rispetto per quei giovani, considerati evidentemente di serie B, a cui sono destinate le lezioni. Come significa non avere rispetto per i giovani in cerca di occupazione. Ad iniziare dagli oltre 300mila laureati e abilitati che attendono di essere convocati per una supplenza”.

“Bypassare, anche all’interno delle nostre scuole pubbliche, il ricorso a dei professionisti dell’insegnamento è un atto che non possiamo accettare. Lo Stato infatti dovrebbe, come è scritto nella Costituzione, affidare i nostri giovani a veri insegnanti. Invece, prima si bloccano i loro stipendi, sino a trascinarli 4 punti sotto l’inflazione. Poi si cerca di risolvere il problema richiamando in cattedra i ‘nonni linguistici’. Quale sarà – conclude il sindacalista Anief-Confedir – la prossima mossa?”.

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