Da domani riprenderanno le lezioni in presenza a scuola circa 5,6 milioni di alunni: quasi il 66% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie: due su tre. Tra loro sono 2,7 milioni gli alunni più piccoli della scuola dell'infanzia e della primaria, anche se collocati nelle zone rosse. Dando seguito al nuovo decreto Covid, si tornerà in classe, dunque, pure laddove i pericoli di contagio solo elevati. Il problema, scrive oggi giustamente la stampa specializzata, è che “restano ancora nodi da sciogliere: che fine hanno fatto i tamponi o comunque il sistema di tracciamento di cui si parlava fino a qualche settimana fa? Dove sono i dati dei contagi nelle scuole?”.
Anief chiede che fine hanno fatto gli annunci dei giorni scorsi sulla possibilità di introdurre i tamponi agli studenti, chiedendo di realizzarsi con cadenza anche quotidiana nelle zone rosse. “Avevamo chiesto di agire con estrema velocità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché il rientro in classe non può avvenire nelle stesse condizioni in cui le scuole sono state chiuse. Nel frattempo sono stati anche stanziati 150 milioni, tramite il decreto Sostegni, proprio per finanziare questo genere di supporti, tra cui la possibilità di attuare tamponi periodici a studenti e personale scolastico. E per il futuro ci sono i fondi del Recovery plan. I tavoli di confronto con l’amministrazione, chiesti al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, sarebbero serviti anche a questo. Il tempo è quasi scaduto, ma di effetti reali rispetto agli annunci se ne sono visti ben pochi”.