Anche i genitori dovranno avere il pass per entrare negli istituti frequentati dai figli: lo prevede l’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei ministri sulla “estensione dell’obbligatorietà del Green Pass”. Questo significa che il certificato verde dovrà essere esibito, per entrare a scuola, da un familiare dell’alunno sia per i colloqui scuola-famiglia sia per portare un quaderno o un libro dimenticato o anche per una giustificazione.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “si sta realizzando un’operazione a senso unico contro una piccola parte di chi frequenta le scuole. Gli stessi dipendenti rappresentano numericamente un decimo della popolazione scolastica, ma da parte di chi guida il Paese e la Scuola si continua a sostenere che con la loro vaccinazione le lezioni si svolgeranno in sicurezza. Noi ci permettiamo di dissentire. E di proseguire la nostra battaglia di civiltà, rivolgendoci al tribunale, perché siamo convinti che impedire l’accesso a un pubblico ufficio poiché sprovvisto della certificazione verde rappresenta un atto illegittimo e discriminante. Siamo arrivati al punto che a un genitore che deve permanere in una scuola pochi minuti viene impedito di entrare, rischiando anche di essere multato di 1.000 euro, mentre il figlio, magari maggiorenne, può stare tranquillamente anche per sei-sette o più ore consecutive in classe fianco a fianco ai compagni di classi, senza quel certificato, nemmeno più a un metro di distanziamento. Per noi la strada del ricorso, anche stavolta, è inevitabile”.
Ieri pomeriggio, in occasione dell’ottava festa di Left wing, nel parco Nemorense a Roma, si tenuto un incontro, “Un patto per università e ricerca”. È intervenuto anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. Il leader del sindacato si è espresso in merito alla proposta di legge 2285, che reca disposizioni per il reclutamento dei ricercatori presso le università e gli enti di ricerca. “Noi avevamo la legge n. 1 del 2010 che autorizzava la ministra Gelmini ad assumere 6.500 ricercatori a tempo indeterminato. La legge n. 240 art. 24 ha messo a esaurimento i ricercatori dello stato italiano. Se noi vogliamo parlare di disposizioni sul reclutamento, l’articolo 5 è tutto da riscrivere, la figura del ricercatore va nobilitata e lo si fa dando una status giuridico, che non può essere la precarietà. Esiste la Carta europea del ricercatore del 2005 che prevede si istituisca un albo dei ricercatori dalla comprovata esperienza; il problema è dare un diritto allo status. Diciamo che si assumono a tempo indeterminato i ricercatori. Questo chiederemo come Anief, anche durante le audizioni e i documenti che presenteremo”.
Per ascoltare l’intervento del presidente Anief, Marcello Pacifico, (a partire dal minuto 52.09) cliccare qui.
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