Per il sindacato l’arrivo dei finanziamenti che l’Unione europea si accinge a distribuire tra l’Italia e i Paesi membri per risollevarli dal Covid, attraverso il Recovery Plan, dovrà necessariamente essere utile anche a rivedere le politiche di reclutamento nella scuola che negli ultimi anni sono state a dir poco fallimentari portando al record di precari: c’è l’impellenza di procedere con l'assorbimento del precariato e l'assunzione dei giovani, di ridefinire gli organici in base ai bisogni, sulla base anche dei dati sugli abbandoni concentrati in determinate aree territoriali, di attuare lo sdoppiamento delle classi, oltre che il dimensionamento scolastico con il recupero delle sedi dismesse nell’ultimo decennio. Per ridurre la dispersione degli alunni, che lasciano ancora in alta percentuale prima del tempo e senza raggiungere la maturità, è indispensabile ampliare l'obbligo scolastico, andando a rivedere gli attuali dieci anni previsti e portandolo quindi fino alla maggiore età degli studenti. Occorre infine impegnarsi fattivamente nella valorizzazione del personale, introducendo forme di carriera e aumenti di stipendio legati al costo della vita, assieme a specifiche indennità, anche di rischio, oltre che cambiare le regole sulla mobilità con l'abolizione degli attuali vincoli incostituzionali perché negano il diritto alla famiglia.
Cedan S.r.l.s. informa che è disponibile su istanze online la procedura per richiedere la cessazione dal servizio, in vista dei pensionamenti a partire dal 1° settembre 2022. La scadenza per la procedura di cessazione sarà attiva su istanze online fino e non oltre il 31 OTTOBRE 2021. Per i dirigenti, la scadenza è il 28 febbraio 2022
Molti docenti hanno completato le procedure richieste e hanno ottenuto la conferma in ruolo. Le segreterie scolastiche dovranno quindi gestire le numerose richieste relative alla ricostruzione di carriera dei docenti neoassunti. Abbiamo creato un nuovo progetto formativo operativo/pratico ad hoc
Potrebbero avere i giorni contati i 24 Cfu, i crediti formativi universitari, da acquisire studiando discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche, utili per accedere all’insegnamento tramite concorso ordinario: le intenzioni dell’amministrazione scolastica si colgono nelle parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo la cabina di regia sul Pnrr: per assumere di ruolo nuovi docenti vogliamo attuare una “selezione basata, non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio”, ha detto Bianchi. E lo stesso Ministro in estate era stato ancora più chiaro: i crediti formativi, aveva dichiarato, “non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante”.
Anief sul reclutamento non ha dubbi: “Anziché andare ad introdurre l’ennesimo cambio dei titoli indispensabili per l’accesso ai concorsi pubblici – dice Marcello Pacifico, leader del giovane sindacato – riteniamo che sarebbe molto più utile e coerente andare a reintrodurre il doppio canale di reclutamento con le GPS da prima e seconda fascia, senza imporre quei limiti gratuiti per le inclusioni nelle graduatorie che i governanti della scuola hanno voluti a tutti i costi salvo ora doversi ricredere e cercare una soluzione alternativa. Solo in questo modo potremmo rispondere positivamente a quanto ci chiede l’Unione europea da anni, anche per non incorrere in multe pesanti per l’abuso reiterato di precariato: la logica è quella di arrivare a stabilizzare, a titolo definitivo, tutti coloro che hanno dimostrato sul campo di potere svolgere il mestiere dell’insegnante”.
“La questione sui 24 Cfu da mantenere o da sostituire con una formula d’accesso adeguata ai tempi – continua Pacifico –, non può rappresentare il cuore del problema che anche quest’anno porterà almeno 200mila supplenze annuali. Si vogliono far valere le competenze sui tirocini? Bene, allora si vada a considerare il tirocinio più importante che può fare un aspirante professore: quello sul campo, fatto almeno di tre annualità di docenza da precari, che obbliga il supplente a vivere come protagonista tutto quello che significare insegnare: preparare e fare didattica, partecipare alle riunioni collegiali, tenere i contatti con le famiglie, portare avanti l’attività extra-didattica e tanto altro. Continuare a non tenere conto di tutto ciò, significa non avere una visione obiettiva del problema reclutamento e delle logiche errate che hanno portato al record di supplenze”, conclude il sindacalista Anief.
L’esigenza di rendere la scuola un ambiente inclusivo che valorizzi il potenziale di ogni alunno con le sue specificità è sempre più una responsabilità condivisa, non è appannaggio esclusivo dei docenti di sostegno
“Direttore SGA: adempimenti di inizio anno scolastico, gestione, procedure e modelli”. Esempi operativo/pratici e nuove prassi
Anief ribadisce il rischio di disperdere i preziosi finanziamenti che l’Unione europea si accinge a distribuire tra l’Italia e i Paesi membri: “Bisogna innanzitutto supportare la riduzione del numero di alunni per aula, sdoppiando le classi e nel contempo aumentare il corpo insegnante. È questa la priorità delle priorità; in un colpo solo si andrebbe ad aumentare in modo sostanzioso la sicurezza di chi sta a scuola e a migliorare sensibilmente la qualità dell’offerta formativa e in divenire delle competenze degli alunni, una buona parte dei quali risultano in ritardo rispetto alla media dei paesi moderni. A tale scopo, riteniamo sempre più rilevante attuare una seria revisione dei criteri di formulazione degli organici del personale che garantisca un maggior successo formativo oltre che condizioni di maggiore vivibilità e sicurezza nelle scuole. Sulla necessità di cambiare le procedure di reclutamento del personale scolastico possiamo essere d’accordo, ma anche in questo caso prima di tutto occorre garantire l’accesso ai ruoli dei precari storici. Senza questi passaggi, qualsiasi progetto di rilancio della scuole e dell’insegnamento sarebbe vanificato in partenza”.
I miliardi che la scuola si appresta a ricevere dall’Unione europea per il rilancio post Covid saranno spesi per la nuova didattica e i suoi contenuti: l’ha detto oggi il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo la cabina di regia sul Pnrr a Palazzo Chigi, specificando che “13 miliardi di investimento e per i secondi 5,4 miliardi. Una grande attenzione – ha spiegato il ministro - sarà posta alla scuola dell'infanzia, ma in particolare agli asili nido - ha aggiunto il ministro -, alle mense scolastiche, le palestre, la messa in sicurezza delle scuole, la scuola 4.0 per avere tutti gli istituti dotati al meglio di tutti gli strumenti. E poi un piano di estensione del tempo pieno, la riduzione dei divari territoriali, la riforma degli Its, la didattica digitale integrata e la formazione digitale di tutto il personale e le nuove competenze e nuovi linguaggi". Bianchi ha anche detto che "bisogna ridare dignità al mestiere dell'insegnante".
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