Andrà a premiare pochissimi docenti, 30mila su 650mila, la formazione incentivata del personale docente di ruolo inserita nel maxi-emendamento della Commissione Bilancio al decreto legge 36, approvata in settimana dall’Aula del Senato e da lunedì all’esame della Camera; la stima, derivante da quanto riportato all’articolo 44 comma 1, lettera h, è dell’Anief. È stato lo stesso governo, scrive oggi la stampa specializzata, ad effettuare “una stima del numero potenziale di docenti di ruolo, che, a partire dal 2026, dopo un ciclo di formazione triennale e dopo aver superato l’esame finale, possono beneficiare dell’elemento retributivo una tantum di carattere accessorio, non inferiore al 10% e non superiore al 20% del trattamento stipendiale in godimento”. Per l’operazione, “il governo conta di spendere nel 2026 circa 40 milioni di euro per 6.557 docenti destinatari dell’elemento accessorio una tantum al 15%. 85 milioni di euro nel 2027 per 13.934 docenti, 160 milioni di euro per 26.230 docenti e 236 milioni di euro per 38.689 docenti nel 2029”.
È ingente la quantità di soldi pubblici stanziati per Quota 100 ma mai utilizzati per l’adesione molto inferiore alle previsioni: secondo uno studio congiunto Inps-Upb, presentato in queste ore, il numero delle domande è "ampiamente al di sotto di quelle attese" e l'importo è "inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019". La ricerca ha evidenziato che “le domande per il pensionamento con Quota 100 accolte nel complesso tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380mila per una spesa effettiva - di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 - di circa 23,2 miliardi. In pratica, hanno aderito a Quota 100 tra i 150mila e i 200mila lavoratori in meno rispetto a quelli attesi.
Il ministro dell’Istruzione continua a parlare di riduzione delle classi e non del numero di alunni che vi stanno dentro. Dopo averlo dichiarato a maggio, oggi il ministro Patrizio Bianchi lo ha ribadito sostenendo che “va ridotto il numero delle classi per aumentarne la qualità”. Replica Marcello Pacifico, presidente Anief: “Se si vuole aumentare la qualità della didattica non si possono lasciare in vita classi con oltre 20-25 alunni. Noi sosteniamo da anni che il modello da seguire è quello delle classi composte da non oltre 15 iscritti, con un numero di ore di scuola allungato e il ritorno alle compresenze già dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, che andrebbe svolto assieme ai maestri della primaria per un avvicinamento graduale, metà ludico e metà formativo, alla scuola vera. Invece, ci ritroviamo con classi strapiene di alunni, non di rado anche con più di un alunno disabile al quale vengono sottratte indebitamente pure le ore di sostegno previste dal Pei. La denatalità potrebbe diventare un’opportunità importante per cambiare in meglio la fisionomia della scuola: servono però obiettivi chiari da prefissare, quelli che ad oggi non mi sembra che abbiano fatto propri dalle parti di Viale Trastevere”.
Non può essere considerato positivamente il nuovo testo del ddl per l’attuazione del Pnrr presentato dal governo, modificato dal maxi-emendamento della Commissione bilancio e approvato oggi dall’Aula del Senato: i motivi sono stati spiegati stasera da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. Nel corso di una diretta sui canali social del giovane sindacato, Pacifico ha detto che “rimane irrisolto il problema della mancata stabilizzazione dei precari della scuola, c'è un'enorme differenza rispetto a quanto sostiene l’Europa e proprio in Corte di Giustizia dell'Unione Europea proporremo una specifica denuncia sul punto. Quindi dopo aver contestato la Legge 107 del 2015, vincendo in CGUE, faremo nuovamente ricorso con coerenza e pertinenza, lo faremo con decisione rivendicando quell’assorbimento automatico dei precari nei ruoli dello Stato che in Italia si continua ad eludere. Non permetteremo nuovi 'risparmi di spesa' da far ricadere sulla pelle dei supplenti e calpestando i loro diritti”.
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