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Concorso docenti: è boom di candidati laureati over 40, il Governo ha fallito

Boom di laureati over 40 privi di esperienza, il Governo ha fallito. E solo 100mila provengono dalle graduatorie: è così che si aiutano giovani e precari? Il ministro Profumo sconfessato dai fatti.

I dati ufficiali pubblicati oggi dal Miur sulle domande presentate per partecipare al concorso a cattedra per 11mila posti - oltre 320mila candidati, con un’età media vicina ai 40 anni e per due terzi senza esperienza sul campo – confermano in pieno quanto l’Anief sostiene da mesi: con questa selezione diretta il Governo non vuole di certo stabilizzare i 250mila precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, tanto è vero che meno della metà di questi ha deciso di parteciparvi.

È ora evidente a tutti che il Ministero dell’Istruzione ha invece solo un obiettivo: lasciare i giovani al palo e mettere in competizione decine di migliaia di italiani disoccupati over 40, illudendoli con il miraggio del posto fisso. Solamente uno ogni trenta aspiranti, infatti, la spunterà e diventerà insegnante nel prossimo biennio.

“I numeri emessi oggi dal Miur – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – dimostrano chiaramente che i precari della scuola hanno snobbato il concorso-farsa. E che coloro che avrebbero avuto più motivi per mettersi in gioco, i giovani, sono rimasti esclusi da una norma incostituzionale che prevede l’accesso alle selezioni solo per coloro che hanno una laurea conseguita da almeno dieci anni. Si tratta di un’esclusione inconcepibile: a parità di titolo, infatti, tutti hanno lo stesso diritto a partecipare al concorso pubblico”.

“È ormai sempre più evidente – continua Pacifico – che il ministro Profumo è stato sconfessato dai fatti. Sia per le tantissime domande, circa 215mila, presentate da personale senza un minimo di esperienza nella scuola, sia perché lasciando fuori i neo-laureati non si ringiovanisce di certo un’età media di insegnamento già tra le più alte al mondo”.

L’Anief torna quindi a chiedere al Governo e all’Amministrazione di non insistere con questa fumosa politica di stabilizzazioni, priva di una reale progettualità. La precedenza nelle immissioni in ruolo, infatti, sarebbe dovuta andare ai precari che hanno svolto almeno tre anni di servizio. Come previsto, del resto, da una direttiva comunitaria che però nel nostro Paese continua ad essere sistematicamente ignorata. A questo punto, il giovane sindacato non ha dubbi: la parola non può che passare ai tribunali della repubblica.