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Concorso a cattedra, oltre la metà dei vincitori ha più di 35 anni: autogol del Miur che ha escluso i laureati dopo il 2002

L’età media del corpo docente italiano rimane superiore ai 50 anni. E 2 assunzioni su 3 sono state effettuate su supplenti “storici”, che avrebbero dovuto essere stabilizzati sulla base della direttiva europea 1999/70/CE che obbliga lo Stato ad assumere i lavoratori con almeno tre anni di servizio. Pacifico (Anief- Confedir): situazione paradossale, perché l’Italia ha il corpo docente più vecchio al mondo.

Nemmeno il concorso a cattedra è riuscito a ridurre l’età media dei docenti italiani: degli 8.303 vincitori della procedura concorsuale, di cui 3.255 assunti in estate, oltre la metà ha più di 35 anni. Da un articolo pubblicato la settimana scorsa su Italia Oggi risulterebbe addirittura che il 60% dei neo assunti abbia un’età anagrafica superiore ai 50 anni. Ma il Ministero dell’Istruzione non può prendersela che con se stesso, visto che nel bando di concorso, atteso da 13 anni, ha escluso dalle prove tutti coloro che si sono laureati dopo il 2002.

I dati riguardanti le assunzioni attuate sino ad oggi sono stati resi noti dallo stesso Miur, attraverso un comunicato e una tabella analitica, dai quali emerge che a causa dei “rallentamenti che si sono verificati nelle procedure concorsuali di alcune regioni (restano aperte 13 procedure in Toscana, 16 nel Lazio, 4 in Sicilia, 4 in Calabria, 1 in Veneto), ad oggi risultano vincitori 8.303 candidati”. Inoltre, il profilo medio del vincitore è quello di una “donna, over 35 e già iscritta in una Graduatoria ad esaurimento”. Ma soprattutto, il 69% dei vincitori, ben 5.733 su 8.303 risulta essere composto da iscritti in una Graduatoria ad esaurimento.

Anief non si può esimere dal sottolineare che due assunzioni su tre sono state effettuate su supplenti “storici” della scuola, che avrebbero dovuto essere stabilizzati sulla base della direttiva europea 1999/70/CE che obbliga lo Stato ad assumere i lavoratori con almeno tre anni di servizio anche non continuativo alle spalle. Invece, questi docenti sono stati doppiamente umiliati: prima si sono dovuti sottoporre all’ennesima prova concorsuale e, dopo averla vinta, la maggior parte si sono dovuti accomodare ancora in sala di attesa perché nel frattempo i posti vacanti erano spariti. Con altri 3mila attendono ancora l’esito delle prove svolte, a causa dei tanti problemi che hanno caratterizzato l’operato delle commissioni.

“Con la preclusione a tutti i laureati negli ultimi dieci anni – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Miur ha creato i presupposti per aggravare, anziché alleggerire, l’età media dei docenti italiani. Che, è bene ricordare, è già la più alta al mondo. Il nostro sindacato aveva denunciato da tempo questa situazione paradossale. Tra l’altro aggravata dalla ‘fuga’ dei commissari, a seguito del pericolo di lavorare in estate nei giorni di ferie e dei compensi irrisori loro destinati dall’amministrazione”.

“L’assunzione di oltre 11mila nuovi docenti – continua Pacifico - poteva inoltre costituire una possibilità per tante giovani donne aspiranti a questa professione: secondo il rapporto CNEL sul mercato del lavoro 2012-2013, pubblicato proprio oggi, quella dell’insegnamento è al quinto posto delle professioni predilette dal sesso femminile. Non a caso l’85% del corpo insegnante italiano è composto da donne (mentre per gli uomini è solo 15esimo posto). L’inspiegabile decisione del Miur di ammettere al concorso solo laureati prima del 2002 ha però bloccato sul nascere questa importante chance”.

Ma ai giovani il Ministero dell’Istruzione non ha chiuso solo le porte del concorso: per gli abilitati con TFA ordinario ed i prossimi con i Percorsi abilitanti speciali (PAS), oltre che per tutti gli idonei allo stesso concorso a cattedra, il Miur ha anche deciso che non c’è spazio nelle Graduatorie ad esaurimento. Una decisione assurda, contro cui l’Anief ha presentato ricorso in tribunale e chiesto un emendamento ad hoc al decreto sulla scuola n. 104.

“Oltre 50mila aspiranti docenti, molti dei quali giovani laureati, non possono essere condannati a vita al precariato. Mentre il corpo insegnante di ruolo diventa sempre più vecchio: basta ricordare – conclude Pacifico - che secondo il rapporto 'Education at a glance', già nel 2011 il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni”.