Rifiorme

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Un provvedimento al vaglio del Consiglio dei ministri annulla la progressione di carriera per anzianità e decide le regole per il merito. Anief contro il ‘metodo Marchionne’ della Gelmini.

Da indiscrezioni di fonte giornalistica e sindacale apprendiamo che, a seguito del rifiuto da parte di docenti e ata di farsi valutare nella sperimentazione prevista dal Miur, i ministri Gelmini, Tremonti e Brunetta stanno per approvare un decreto che cancella per sempre gli scatti biennali di anzianità e i gradoni per il personale di ruolo in servizio presso le istituzioni scolastiche.

L’articolo 3 di tale decreto, comma 2, infatti, reciterebbe così: “E’ vietata la distribuzione in maniera indifferenziata o sulla base di automatismi e premi collegati alla performance in assenza delle verifiche e attestazioni sui sistemi di misurazione e valutazione adottati ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2009, secondo le modalità di applicazione del presente decreto”.

Se il testo fosse confermato, per la prima volta si applicherebbe nella scuola il metodo utilizzato dall’AD Marchionne per la Fiat, ovvero la conduzione in maniera unilaterale delle relazioni sindacali da parte del solo datore di lavoro. Forse per questa ragione sono stati bloccati i contratti per tre anni ? Forse per questa ragione dal MEF hanno bloccato nel gennaio 2011 le posizioni di carriera e gli scatti per due anni a 800.000 dipendenti pubblici della scuola?

Tale atteggiamento non è accettabile da parte di chi pretende di voler rappresentare gli interessi dei lavoratori.

Per questa ragione, annunciamo fin da ora che ricorreremo contro l’adozione di tale provvedimento qualora sarà approvato in questi termini, perché bisogna introdurre una carriera e valorizzare la professionalità senza mortificare il lavoro che quotidianamente si svolge a scuola, con trasparenza e condivisione, senza avvallare i desideri o i piaceri del politico o del dirigente di turno.

Nel frattempo, l’Anief continua la campagna di pre-adesione ai ricorsi contro il blocco degli scatti biennali e del contratto, come registrato nel cedolino unico di gennaio. Per info, scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.   

Link utili:

L’articolo di Tecnica della Scuola

La campagna Anief per il recupero degli scatti

Rassegna stampa sul blocco degli scatti

E l’apertura di un tavolo tecnico che partendo dalla consultazione della base elabori un meccanismo di carriera che affianchi quello esistente per anzianità retributiva.

Non soltanto il Miur convoca organizzazioni sindacali, la cui rappresentatività è stata prorogata per legge, ma minaccia di ricorrere alla via legislativa nel caso in cui i docenti non si facciano valutare neanche nelle nuove due province scelte, vista la debacle nelle due precedenti.

Di fronte al metodo Marchionne, che tanto sembra stare a cuore, al Ministro Gelmini - il cui ultimo apprezzamento risaliva all’epoca dell’opposizione a un ordine dell’autorità giudiziaria - rispondiamo con dura fermezza.

I docenti, così come gli assistenti tecnici amministrativi, vogliono essere valutati ma devono essere tutelati dalle logiche clientelari e dalle minacce alla libertà d’insegnamento che potrebbero sorgere da scelte pedagogicamente sbagliate e politicamente incostituzionali.

Non si può proclamare la centralità del curricolo nella scuola di oggi e subito dopo ignorarla con la somministrazione delle prove Invalsi, lontane dalla rilevazione dello sviluppo delle potenzialità, in termini di abilità e competenze, del singolo alunno. Né si può pretendere di legare i soli risultati delle prove Invalsi degli alunni a meccanismi premiali di stipendio come previsto dalla sperimentazione per i docenti.

Che la legge, in questa fase delle relazioni politiche-sindacali, dove il Governo - e non i lavoratori, sceglie quale sindacato deve rappresentare le parti sociali, possa essere lo strumento opportuno per introdurre una carriera, sembra condivisibile; ma a patto che i lavoratori siano chiamati tramite le associazioni di categoria ad elaborarne i contenuti, dietro ratifica referendaria perché nessuno rinnega la scuola del merito.

Per l’ANIEF potrebbe essere incostituzionale la riforma Gelmini. Ordinanza interlocutoria dei giudici del Consiglio di Stato n. 349/10, che, nel dubbio, richiedono l’intervento chiarificatore del ministro Gelmini. La sentenza, prevista nel dicembre prossimo, per l’ennesimo ricorso n. 4139/10 promosso anche dal Sindacato.

A mettere a rischio la riforma che ha imposto il taglio di oltre 100.000 posti di lavoro tra personale docente e ata in quest’ultimo triennio, potrebbero essere i giudici di Palazzo Spada che, in un’udienza relativa all’appello avverso la sentenza n. 3291/10 del Tar Lazio che dava il suo bene placito all’operato del ministro di Viale Trastevere, sembra dare speranza ai ricorrenti - CIDI e ANIEF tra le altre sigle - che contestano la legittimità costituzionale del DPR 81/09 (regolamento sul dimensionamento della rete scolastica) alla base di tutta la riforma.

I giudici del massimo organo del tribunale amministrativo con l’ordinanza n. 349/2010 ritengono che, ai fini della decisione, è necessario acquisire dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca documentata relazione volta a rappresentare la situazione amministrativa a valle della sentenza della Corte costituzionale n. 200 del 2009, con particolare riguardo alle fonti normative dichiarate incostituzionali e tenendo conto delle censure dedotte in appello nel presente processo.

La sentenza della corte costituzionale ha già dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 64, comma 4, lettera f-bis) e f-ter) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. Nel dicembre, i giudici del consiglio di stato, dunque, dovranno esprimersi sulla legittimità dell’art. 1, c. 1 del DPR N. 81/09 e sulla costituzionalità dell’art. 64, c. 4-quinquies, della legge 133/2008, dopo aver letto le carte del processo di I grado.

Per il presidente dell’ANIEF, Marcello Pacifico, infatti, come ha precisato il giudice delle leggi nella sentenza n. 200 della corte costituzionale, il dimensionamento delle reti scolastiche è di spettanza strettamente regionale e non può essere definito con atto regolamentare che ha invaso uno spazio, per la costituzione, riservato esclusivamente alle regioni. I giudici della corte costituzionale, già nella sentenza citata, avevano affermato che se le Regioni o qualcun altro attore, avessero chiesto, invece, sulla potestà regolamentare per quanto riguardo l’emanazione delle norme relative al dimensionamento, è chiaro che ne avrebbero legato la legittimità costituzionale. A questo punto potrebbe saltare l’intera riforma voluta dai ministri Tremonti e Gelmini, per la violazione dell’art. 117, terzo comma della Costituzione non essendo nei poteri dello Stato l’emanazione di una norma che è alla base di tutti regolamenti successivi approvati dal Parlamento, dal primo ciclo di istruzione ai nuovi licei, e che hanno prodotto, purtroppo, i tagli perpetrati. Dopo lo sciopero del 3 novembre 2010 che l’ANIEF ha indetto per dare un segnale forte contro questa politica dei tagli, si attende ora l’esito del processo, previsto per il mese successivo. La spada di Damocle dei giudici pende ancora sul MIUR.

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Estratto della sentenza n. 200/2009 del 2 luglio che ha già dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 64, comma 4, lettera f-bis) e f-ter) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria), come convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.


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ANIEF chiede a Napolitano di rinviare ancora una volta il provvedimento all’esame del Parlamento per la palese incostituzionalità dell’art. 32 che interviene sui processi in corso e inibisce la domanda risarcitoria nel contenzioso seriale promosso dal Sindacato. Pronti i ricorsi nei tribunali.

La Camera dei Deputati approva in 7 lettura, in sede definitiva, la norma recante “Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro”. Durante il corso dell’esame, è stato ignorato il messaggio motivato del Capo dello Stato che aveva  sottolineato l’opportunità “di una riflessione anche su disposizioni in qualche modo connesse - presenti negli articoli 30, 32 e 50 - che riguardano gli stessi giudizi in corso e che oltretutto rischiano, così come sono formulate, di prestarsi a seri dubbi interpretativi e a potenziali contenziosi […] L'articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte - in sé largamente condivisibile - che riguarda la «salvezza» del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subìti.” Ben 19 ordinanze delle corti di appello dei tribunali italiani avevano, infatti, rimesso alla corte costituzionale l’articolo 4-bis del decreto legislativo n. 368/2001 come introdotto dal comma 1 dell’articolo 21 della legge 133/2008, che è testualmente riproposto nei commi 4, 5, 6 dell’art. 32 del collegato al lavoro. La corte costituzionale aveva dichiarato tale norma illegittima già nella sentenza n. 214 del 14 luglio 2009, per la violazione degli artt. 3, 10 e 11, 24, 111, 117 della Costituzione.

Di fronte a sentenze che finalmente condannano l’amministrazione - sottolinea Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF - alla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato nel rispetto del diritto comunitario, oggi emanate anche per i precari della scuola come ieri per i precari delle poste, il Governo cerca, invano di correre ai ripari; ma è chiaro che la legge approvata dal Parlamento sarà dichiarata incostituzionale. Già il Governo, in qualità di datore di lavoro, ha chiesto al Parlamento di confermare i rappresentanti dei lavoratori con cui trattare, grazie alla proroga ope legis delle RSU elette e della rappresentatività delle OO. SS. trattanti, ora, cosciente di aver violato sistematicamente da 10 anni una direttiva comunitaria (1999/70/CE) che punisce severamente chi abusa della contrattazione a tempo determinato (a sfavore dei 200.000 precari della scuola), ha ottenuto dal Parlamento con l’approvazione dell’art. 32 un forte sconto per la domanda risarcitoria (da 60 a 6 mensilità) che deve versare alle migliaia di ricorrenti lavoratori precari che ci chiedono giustizia. E’ evidente che la norma serve soltanto per prendere un altro po’ di tempo e che verrà rimessa subito nei primi giudizi all’attenzione del giudice delle leggi che si è pronunciato su tale materia. Nel frattempo, l’ANIEF si appella ancora una volta al Quirinale per abbreviare il percorso di una strada tutta in salita.

Leggi la lettera al Presidente Napolitano

 
 

ANIEF boccia l’ipotesi del ministro Gelmini di introdurre nel regolamento sull’accorpamento delle classi di concorso i curricola dei docenti precari e di ruolo perché delegittima la categoria e crea soltanto confusione nelle famiglie.

Così si esprime il presidente M. Pacifico in un’intervista radiofonica rilasciata oggi.

“Se questo sistema fosse veramente utile, allora, mi chiedo, perché non dovrebbe essere applicato a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, dai dirigenti scolastici ai direttori generali e ai ministri della Repubblica. Gli italiani potrebbero avere amare delusioni se scoprissero a quale curriculum hanno affidato l’amministrazione della cosa pubblica. E’ noto che chi insegna ha superato uno o più pubblici concorsi e annessi esami di Stato per esercitare la professione; chi da precario è rimasto nelle graduatorie ha pure accumulato anni ed anni di esperienza e collezionato diversi titoli di specializzazione universitaria, con anche attività di ricerca, come risulta dall’ultimo rapporto ministeriale (La scuola in cifre 2009, nda). Pubblicare on-line il curriculum dell’insegnante, pertanto, diventa l’ennesima operazione di propaganda messa in campo dal MIUR per coprire il caos che l’ultimo provvedimento della riforma, il regolamento sull’accorpamento delle classi concorsuali, porterà nelle aule dei nostri studenti quando, al di là delle abilitazioni e delle specializzazione possedute, ope legis, i docenti soprannumerari-perdenti posto saranno costretti dal ministro a insegnare materie diverse da quelle per cui si è specializzati, a dispetto proprio del tanto osannato c. v. che il ministro Gelmini vorrebbe in rete. Il Governo, piuttosto, dovrebbe adeguare gli stipendi degli insegnanti italiani alla media di quelli erogati nella comunità europea, allineare anche la percentuale del PIL disposta per l’istruzione e la ricerca, e stabilizzare le migliaia di precari che nella Scuola e nell’Università assicurano la continuità didattica. Soltanto così può valorizzare l’insegnamento e offrire ai cittadini un servizio di qualità scevro della retorica dello spot pubblicitario.”