Sulla vaccinazione anti Covid19 dei docenti e del personale scolastico si stanno verificando delle differenziazioni incomprensibili: se vi sono delle Regioni, come il Piemonte, la Campania, il Lazio, la Puglia, l’Emilia Romagna, la Toscana e anche Bolzano, dove la somministrazione delle dosi dei vaccini è stata già avviata (per definite fasce d’età partendo da quelle più avanzate) e programmata per le prossime settimane, vi sono dei territori dove si riscontrano ritardi ed in alcuni casi un silenzio imbarazzante. Inoltre, la stampa specializzata ricorda che “trattandosi di una procedura ad adesione volontaria, il Ministero ad oggi non ha previsto un permesso “speciale” che sia al di fuori delle tipologie di permesso previsto nel Contratto”. È una decisione che il sindacato contesta: la vaccinazione non può essere un atto a mero carico del dipendente, costretto a perdere soldi di tasca propria e permessi da recuperare quando tornerà in servizio. Anief ritiene che il personale della scuola, particolarmente esposto ai contagi, debba invece avere indistintamente la possibilità di vaccinarsi volontariamente e il prima possibile.
“Riteniamo inaccettabile la differenziazione di trattamento del personale scolastico – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, aggravata dal fatto che la platea dei beneficiari delle vaccinazioni è legata ad un accordo tra le Regioni che obbliga docenti e Ata in servizio a raggiungere la Regione dove si è residenti. Si tratta di una decisione incomprensibile, prodotta da una precisa scelta della Conferenza delle Regioni, che penalizza diverse decine di migliaia di docenti Ata che lavorano in istituti scolastici lontani dalla propria residenza. Non possiamo permettercelo: quello della somministrazione repentina del vaccino anti Covid19 è un passaggio troppo importante per conciliare la salute di tutti e per mantenere in vita il diritto allo studio”.