Riparte la mobilitazione, con centinaia di incontri per migliaia di insegnanti e amministrativi per discutere del rispetto dei diritti sindacali in tempo di COVD-19, del rinnovo del CCNL 2019/2021. Consulta il calendario delle assemblee
È stata presentata oggi ai sindacati la circolare ministeriale sul periodo di formazione e prova dei docenti neoassunti e di quelli che hanno ottenuto il passaggio di ruolo. Confermato il modello di formazione ormai consolidato dal 2015. Ritornano, seppur per un ridotto numero di docenti, le visite nelle scuole innovative, sospese lo scorso anno a causa della pandemia. Marcello Pacifico (ANIEF): la nostra delegazione ha ribadito la necessità di riconoscere il bonus formazione a tutti i precari, ma a maggior ragione ai docenti assunti da GPS che quest'anno dovranno sottoporsi all'anno di prova e richiesti chiarimenti più specifici che tutelino i lavoratori fragili e quanti sono già sottoposti in precedenza al periodo di formazione e prova.
Gli alunni italiani della scuola media imparano meno dei loro coetanei europei: in tre anni di corso peggiorano i risultati ottenuti alla primaria e solo al 10% piace frequentare le lezioni. Inoltre, la maggior parte dei loro docenti sono precari, soprattutto gli insegnanti di sostegno (nel 60% dei casi): i supplenti nell’ultimo decennio sono quasi raddoppiati, passando da 35mila a 60mila. E non vi sono stati miglioramenti. È la fotografia scattata oggi dalla Fondazione Agnelli nel presentare oggi il Rapporto scuola media 2021. Tra le proposte figurano anche la valorizzazione del personale, il miglioramento dello status professionale e l’aumento del tempo scuola: seppure le posizioni di fondo siano lontane, soprattutto sul reclutamento del personale, quello di dare soddisfazione al personale e di allineare gli stipendi agli altri paesi Ocse, sono punti più volte citati anche dal sindacato Anief.
Anche secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il rilancio della scuola italiana, non solo la secondaria di primo grado, passa necessariamente per questi aspetti: più tempo scuola, da affidare a personale non certo sottopagato. Quello che serve, prima ancora, è un cambio di passo, prima di tutto culturale. Fino a quando si considera la spesa per l’istruzione un costo e non investimento, continueremo ad arrancare. Fino a quando si valuterà il docente precario un lavoratore di serie B, non potremo mutare in meglio il reclutamento; fino a quando non si assume nei ruoli come avviene in tutta l’Unione europea, attingendo dalle graduatorie il personale con almeno 24-36 mesi di servizio, i supplenti continueranno a crescere; fino a quando non si specializza su sostegno tutto il personale che lo richiede e in base alle effettive necessità territoriali, oltre che a mantenere la vergogna dei posti in deroga, continueremo ad assegnare due alunni disabili su tre a dei supplenti; fino a quando non si introducono le figure professionali previste per il personale Ata, come i coordinatori delle varie aree, non si può pensare di introdurre alcuna carriera; fino a quando si fanno uscire da scuola anzitempo milioni di bambini, perché così lo Stato risparmia, non si può colmare alcun gap di apprendimento”.
Altro che ritorno a scuola nella normalità grazie al Green Pass obbligatorio, alle vaccinazioni del 95% del personale e all’aumento progressivo delle immunizzazioni degli studenti tra i 12 e i 19 anni: la maggior parte degli insegnanti è consapevole dei pericoli che permangono nello svolgere attività didattica in classe e vive questo con un’alta dose di ansia e di stress. Lo stato psicologico di estremo disagio dei nostri docenti è confermato da due sondaggi pubblicati in queste ore: il primo dalla rivista Orizzonte Scuola, al quale hanno partecipato quasi mille insegnanti, che nel 79,56% hanno detto che il ritorno a scuola è stato effettuato in piena sicurezza. La seconda rilevazione è stata prodotta da Twinkl Italia ed anche questa conferma la tendenza: la maggioranza dei 300 docenti interpellati, di ogni ordine e grado e di tutta Italia, hanno detto che il loro benessere psicologico è attualmente minato, quando si sta a scuola, dal timore di contrarre il Covid-19, con il 57.5% dei partecipanti che ha definito questo fattore tra “molto stressante” ed “estremamente stressante” sulla scala proposta nel questionario. Anche la didattica è sostanzialmente compromessa dal pericolo contagio: 7 docenti su 10 (67.9%) hanno detto di avere scarsa possibilità di movimento in classe, con le attività didattiche limitate che portano ulteriore fonte di stress perché non si riesce ad affrontare al meglio il nuovo anno scolastico.
Continua a creare diversi problemi l’algoritmo predisposto dal ministero dell’Istruzione per assegnare le supplenze di quest’anno: dopo le nomine di circa 100mila docenti a tempo determinato, sono subentrati cori di proteste, reclami, annullamenti in autotutela e successivi turni di nomina, sempre all’insegna dell’incertezza e del ricorso. Anche questo inizio d’anno scolastico è stato quindi contrassegnato da “un susseguirsi di reclami, rinunce, rettifiche, nuove nomine, annullamenti, secondo terzo e quarto turno di nomina. E così ritorniamo ad un film già visto”, scrive oggi Orizzonte Scuola. L’impressione è che l’algoritmo creato dall’amministrazione sia stato “pensato senza complicazioni di rinunce e nomine tardive da concorso”.
“Eravamo coscienti del fatto – commenta il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico – che vi sarebbero stati rallentamenti nelle operazioni di nomina, anche perché il sistema dell’algoritmo ha presentato problemi sin dalla sua prima introduzione, ai tempi delle nomine sbagliate della Legge 107 con migliaia di precari costretti all’immissione in ruolo in province lontanissime, pur in presenza di posti vacanti e disponibili, poi assegnati ad altri precari. Tutto questo si poteva evitare, se solo si fosse ripristinato il doppio canale di reclutamento con le GPS da prima e seconda fascia, senza imporre limiti gratuiti per le inclusioni nelle graduatorie. A destare ancora più sdegno è stato il sostegno ai disabili, con oltre 50 mila posti anche quest’anno affidati a personale precario non specializzato in deroga oltre alle altrettante già date in supplenza a dispetto delle poche migliaia di immissioni in ruolo portate a termine perché negli atenei si continuano ad organizzare dei corsi TFA senza considerare le vacanze effettive territoriali. In questa situazione – conclude Pacifico – non ci si può lamentare se poi fioccano i ricorsi”.