Si ufficializzerà la retromarcia del Governo sul rientro in blocco degli alunni il prossimo 26 aprile: il Consiglio dei Ministri approverà la decisione, presa ieri nell’incontro Stato-Enti Locali, di ridurre la percentuale di studenti delle superiori in presenza nelle zone gialle ed arancioni dall’annunciato 100% del premier Mario Draghi al 60%. Il motivo principale sarebbe quello dei mezzi di trasporto, che non garantiscono di potere fare spostare in sicurezza due milioni e mezzo di studenti. Secondo Anief ha fatto bene il Governo a rivedere la sua decisione iniziale, perché l’intransigenza si sarebbe scontrata, come in passato, con i problemi non risolti.
“Accogliamo con soddisfazione questa presa di coscienza – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma siamo anche consapevoli che il problema del distanziamento non esiste solo al di fuori delle scuole. Ricordiamo che devono fare ancora la prima dose 335.819 docenti e dipendenti, con forti differenze regionali. E visto che l’attenzione dell’esecutivo è già spostata al nuovo anno scolastico, è bene allora che si adoperi perché anche nelle scuole vi siano garanzie di vivibilità e di riduzione massima dei rischi del contagio: per questo bisogna recuperare almeno 12mila plessi dismessi nell’ultimo decennio, 4mila sedi di presidenza e diminuire il rapporto tra alunni, insegnanti e personale amministrativo andando quindi a cancellare tutte le classi pollaio. In un’aula scolastica di 40-45 metri quadri non ci possono stare più di 15 alunni. Se non si attua questa norma – conclude Pacifico – anche l’anno prossimo saremo in difficoltà”.