È prevista a breve la pubblicazione del bando per i docenti che desiderano insegnare nelle scuole italiane all’estero. Tra i requisiti che devono possedere docenti e dirigenti è previsto un corso specifico che abbia come focus l’interculturalità
È prevista a breve la pubblicazione del bando per i docenti che desiderano insegnare nelle scuole italiane all’estero. Tra i requisiti che devono possedere docenti e dirigenti è previsto un corso specifico che abbia come focus l’interculturalità
“È assurdo pensare di votare davanti alle scuole per le elezioni amministrative e impedire però il voto al loro interno per il personale della scuola, al fine di rinnovare un organismo istituzionale per il quale è stata individuata già la componente non elettiva che si insedierà a settembre. A maggio, ad esempio non ci sarebbero grandi problemi”: lo afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo il rinvio degli insediamenti delle commissioni elettorali del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione comunicato con una Nota ufficiale dal ministero di viale Trastevere in vista del voto da tempo fissato per il prossimo 13 aprile.
C’era una volta la scuola che permetteva di elevarsi culturalmente e socialmente, come del resto scritto a chiare lettere nell’articolo 34 della Costituzione in base al quale “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Le politiche degli ultimi lustri hanno compromesso questo diritto, al punto che oggi su 100 laureati solo 12 hanno i genitori sono poco istruiti: a rivelarlo l’ultima indagine Inapp, secondo cui l’ascensore sociale è bloccato. La ricerca rivela anche che se i familiari sono diplomati, solo il 48% dei giovani arriva a completare gli studi. Secondo il sindacato Anief ci troviamo dinanzi ad una condizione venutasi a determinare a seguito delle politiche sbagliate, contrassegnate da crescenti tagli di investimenti, strutture formative e organici, che i governi hanno perpetrato sulla scuola negli ultimi anni.
“Stiamo pagando le scellerate decisioni – dice Marcello Pacifico, leader Anief - di avere cancellato più di 4 mila sedi scolastiche autonome, con relativi dirigenti e Dsga, 200 mila posti da insegnante e 50 mila Ata, centinaia di ore annue di lezione, oltre che avere creato classi pollaio con 30 e più alunni. Cosa pensavamo di ottenere, oltre al risparmio di soldi pubblici? La verità è che in questo modo lo Stato italiano disattende al suo dettato costituzionale, condannando tutti i giovani che avrebbero le potenzialità e il talento per puntare a ricoprire ruoli professionali e sociali di medio-alto livello. Lo sosteniamo da tempo: in territori disagiati, dove vi sono alti tassi di abbandono scolastico e di discenti stranieri, servono organici potenziati, prescindendo dal numero di iscrizioni, tempo pieno a tappeto, docenti specializzati e in compresenza, oltre presidi a capo di un istituto e non anche di dieci e più sedi. Inoltre, va anticipato l’avvio scolastico a 3 anni ed esteso fino a 18, oltre che migliorata l’azione dell’orientamento a partire dalla scelta delle scuole superiori”.
Gli impiegati di segreteria che intraprendono la carriera come Direttori dei servizi generali e amministrativi della scuola continuano ad essere penalizzati. A livello di carriera, con una stabilizzazione che non arriva, addirittura vedendosi sollevati dall’incarico in corso d’anno, ma anche economicamente. Siamo di fronte ad un grande sfruttamento da parte dal Ministero, non solo perché questo personale è stato pagato poco e male. E per i neo assunti ora c’è pure l’assurdo vincolo di 5 anni sui trasferimenti.
Marcello Pacifico (Anief): “Se da una parte è giusto che chi ha vinto un concorso entri in ruolo immediatamente, dall’altra non si può pensare che a chi ha contribuito a gestire le nostre scuole in piena pandemia possa essere revocato l'incarico prima della naturale scadenza. I facenti funzione Dsga, inoltre, percepiscono un'indennità di funzioni superiore che diminuisce in base al livello stipendiale goduto dal dipendente nel profilo di appartenenza: è evidente, a nostro avviso, come la normativa non rispetti in pieno il principio della retribuzione proporzionale e sufficiente ex art. 36 della Costituzione. Siamo pronti ad agire per vie legali, anche per dire no al blocco di 5 anni a trasferimenti e assegnazioni annuali”.
Lunedì 1° marzo prendono il via le prove Invalsi, ma a causa della pandemia vi sono delle modifiche di calendario e permangono delle incertezze: in particolare, lo stesso istituto di valutazione nazionale, poche ore fa ha annunciato che ancora non sono state prese decisioni definitive per il grado 10, ossia la classe seconda delle scuole secondarie di II grado. “Per le Prove del grado 10 saranno fornite informazioni in base all’evoluzione della pandemia”, ha precisato l’Invalsi. Per quanto riguarda le date per gli altri segmenti che svolgeranno la prova, l’istituto fa sapere che la “finestra” per lo svolgimento delle prove per le quinte superiori e per la terza media è stato allargata di alcune settimane rispetto alla programmazione iniziale. I test da svolgere nelle scuole primarie, invece, vengono posticipati a maggio.
Anief si dice d’accordo con la decisione di non utilizzare gli esiti delle prove Invalsi come requisito d’accesso agli Esami di Stato 2021. Ma proprio alla luce delle difficoltà derivanti dai contagi da Covid19, il giovane sindacato sostiene che è necessario cancellare del tutto le prove Invalsi per quest’anno e rimandarle al prossimo, quando si spera che la pandemia sia ormai dietro le spalle. “Mantenere le prove Invalsi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – significa appesantire ulteriormente le già difficili condizioni di lavoro nelle scuole. Il fatto stesso che le date vengano cambiate in continuazione e che al secondo anno delle superiori siano pure in dubbio, la dice lunga sull’incompatibilità dello svolgimento delle prove con l’organizzazione didattica già complessa e mutevole degli istituti in presenza di contagi ancora decisamente alti”.
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