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IN AGGIORNAMENTO
L'ufficio scolastico regionale del VENETO sta provvedendo a pubblicare l'elenco dei docenti che hanno conseguito l'idoneità a completamento della procedura straordinaria in attuazione dell’articolo 59, commi da 4 a 9, del decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73 convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 e s.m.i..
E' possibile scaricare gli elenchi.

Sono passate pressoché inosservate le previsioni espresse dalla Bce sul peggioramento della crescita nell'area euro: Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, ha detto che sull'inflazione "le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate" arrivando a non escludere "a possibilità” di entrare “in una recessione tecnica”. In un'intervista alla Reuters, Schnabel ha detto che "se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell'inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici". In Italia, rileva il sindacato Anief, si è dato a torto poco peso a tali dichiarazioni. Perché vi sono categorie, come quelle del pubblico impiego, che stanno soffrendo come non mai il peso del costo della vita in progressivo aumento. Tra queste, a patire più di tutti l’inflazione, sono i lavoratori della scuola, già costretti a percepire buste paga irrisorie e ferme da quasi quattro anni.
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Il “docente esperto” da formare in nove anni e pagare tra dieci anni sarebbe stato chiesto dalla Commissione Europea: l’impulso alla norma, approvata senza alcuna anticipazione nel decreto legge Aiuti bis, sembra che sia stata introdotta poiché la riforma sulla formazione degli insegnanti prevista dal Governo Draghi avrebbe scontentato i tecnici europei che hanno fatto dunque pervenire all’Italia dei rilievi sugli aspetti più controversi del provvedimento. “Ecco, dunque, spiegata l’iniziativa governativa e l’inserimento, a sorpresa, nel decreto Aiuti bis: l’aumento stipendiale non è più una tantum, ma diventa permanente, anche se dal 2032”, scrive in un approfondimento la rivista Orizzonte Scuola.
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Anche l’Aran conferma il gap tra il costo della vita in estrema crescita e gli stipendi praticamente fermi del personale pubblico e della scuola, con tanto di beffa dovuta alla risposta decisamente inferiore rispetto al comparto privato. L’ultimo report nazionale sulle retribuzioni contrattuali a confronto, formulato su dati ufficiali della Ragioneria generale dello Stato e Istat e aggiornato in questi giorni dall’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, non lascia spazio a dubbi: lo studio settoriale, suddiviso in vari file, riporta che nella seconda decade del nuovo millennio, gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici (un terzo dei quali in servizio nel comparto Istruzione e Ricerca) sono stati più della metà inferiori all'aumento del costo della vita, a dispetto di quelli dei privati, invece leggermente superiori all’inflazione.
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