Docenti e Ata ancora in attesa delle 15mila assunzioni annunciate per l’anno scolastico 2013/14: la carenza di posti a disposizione, per alcuni insegnamenti e classi di concorso, rende impellente l’attivazione di una graduatoria di merito per gli idonei del concorso a cattedre.
Continua l’assordante silenzio del Miur sulle 15mila immissioni in ruolo annunciate ormai due mesi fa in Parlamento dal Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza: anche se rimangono un’offesa alla categoria, perché rappresentano poco più del 20% dei posti vacanti da chiedere, queste assunzioni permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuità didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico.
Occorre ricordare che si tratta di una quantità quasi dimezzata anche rispetto al decreto interministeriale del 3 agosto 2011, in base al quale nell’anno 2013/2014 era stata stabilita l’assunzione di 22mila docenti e 7mila Ata. E che in realtà, solamente tra i docenti, le assunzioni dovrebbero essere almeno 50mila: stiamo parlando di oltre 23mila tra curricolari e sostegno, più altri 27mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unità da aggiungere all’organico di diritto e che il collega a capo della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, si appresta a formalizzare in questa direzione attraverso un decreto di ampio respiro in via di presentazione al Consiglio dei Ministri, contenente, tra le altre cose, disposizioni sull’attivazione di concorsi riservati per i dipendenti pubblici precari, gli inidonei e sopranumerari Itp, i quota 96, i docenti AFAM e gli idonei ai vari concorsi per dirigente scolastico.
Premesso ciò, secondo il sindacato, assume dei contorni sempre più paradossali la mancanza di notizie ufficiali sulla conferma, sulla suddivisione e sui tempi relativi all’assunzione del contingente di docenti e Ata da assumere in vista dell’ormai imminente anno scolastico. Mentre da diverse regione – come Piemonte, Friuli, Liguria, Molise, e Puglia - continuano ad arrivare le graduatorie provvisorie dei vincitori del concorso degli 11.542 posti complessivi, frutto del lavoro estivo delle commissioni di valutazione delle prove dei candidati, non si capisce perché dall’amministrazione di Viale Trastevere non si procede all’attivazione del decreto sulle assunzioni.
I vincitori del concorso nazionale e coloro che risiedono nelle GAE (cui spettano la metà dei posti) non possono essere lasciati al loro destino, dopo aver dimostrato - attraverso una prova preliminare, tre scritti, due colloqui orali e, in alcuni casi, anche una verifica pratica – di meritare di fare gli insegnanti. E chiedono di rendere esecutivo un loro diritto. In ballo c’è anche l’avvio dell’ennesimo anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per oltre 8mila scuole.
Anief conferma che è sempre possibile avviare il ricorso per ottenere una graduatoria di merito, all’interno della quale andrebbero collocati tutti coloro che sono risultati idonei al termine del concorso a cattedra. Una graduatoria che si rende ancora più necessaria alla luce delle tante cattedre scomparse a seguito dei tagli agli organici, al dimensionamento e al blocco del turn over imposto dalla riforma Fornero.
Appello del sindacato al Miur: lo scorso anno tagliati 340 milioni destinati all’offerta formativa, di questo passo tra due anni arriveremo a raschiare il “barile”. Non ci saranno nemmeno più i soldi per carta, gessetti e toner. Mentre docenti e Ata avranno stipendi sempre più al limite della povertà.
È arrivato il momento di dire basta agli aumenti di stipendio attraverso il taglio progressivo dei fondi destinati alle scuole. A chiederlo pubblicamente al Miur è l’associazione sindacale Anief, dopo che nelle ultime ore stanno prendendo sempre più corpo le voci che vorrebbero l’amministrazione scolastica impegnata nel sottrarre risorse dal Fondo d’istituto per garantire gli scatti stipendiali del personale docente e Ata.
Lo scorso anno questa strategia ha portato alla riduzione del Miglioramento dell’offerta formativa, il “capitolone” ministeriale da cui vengono reperiti i fondi da indirizzare alle oltre 8mila scuole italiane, di oltre 340 milioni di euro:circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Oggi rimangono da distribuire alle scuole poco più di 760 milioni di euro, ma se questi verranno ridotti anche quest’anno di altri 340 milioni, per le scuole ne rimarranno poco più della metà. E tra un anno, di questo passo, non rimarranno che le briciole.
Con la prospettiva, per i dirigenti scolastici, di dover affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni anche per comprare materiale scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner e l’assistenza per i computer e via dicendo. Per non parlare dell’attivazione dei progetti a sostegno della didattica e delle visite culturali, di cui già da tempo si sono perse le tracce.
“Il personale della scuola non ne può più di questa politica che toglie una parte fondamentale del settore scuola per indirizzarla verso altre voci di spesa dello stesso comparto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. La scuola ha bisogno di risorse, non di ‘travasi’. Basta andare a vedere come si comportano i Governi dei Paesi più all’avanguardia in fatto di istruzione, come la Germania o gli Stati Uniti che ogni anno integrano i loro investimenti, per rendersi conto che di questo passo si va verso la distruzione della scuola pubblica. E dei diritti dei suoi lavoratori”.
L’Anief ha più volte denunciato che una parte consistente della responsabilità di quello che sta accadendo va ricondotta all’atteggiamento rinunciatario dei quei sindacati che, invece di rivendicare risorse aggiuntive, hanno svenduto la gestione delle scuole firmando un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito quella riforma tanto cara al Mef e alla Funzione Pubblica che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi. È evidente che anche il Governo in carica intende attuare il decreto legislativo 150/09, andando ad avviare una contrattazione decentrata che dietro allo sbandierato merito nasconde solo una volontà: mettere sul piatto, per gli aumenti contrattuali, una cifra irrisoria di euro. Tanto poi si prendono dalla stessa scuola.
Tutto nasce dall’approvazione del decreto legislativo 29/93, che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con quello privato. Con il risultato, a distanza di 20 anni, che oggi gli statali sono licenziabili, hanno delle buste paga con importi al limite della soglia della povertà e hanno perso anche sul fronte del TFR. E il futuro? Se non cambia il vento, sarà sempre più nero: dal 2015, dopo la fine del blocco dei contratti, non saranno più riconosciuti gli scatti automatici, entrerà in vigore il merito. Con le “prestazioni” individuali rese all’interno dell’unità aziendale. Perché tale viene con considerata oggi la scuola italiana.
Il Miur fornisce deleghe eccessive agli atenei organizzatori dei corsi specializzazione sul sostegno per quasi 6.400 docenti già abilitati. In arrivo test selettivi esosi (200 euro a domanda) ed eterogenei: mancando una graduatoria unica nazionale, con lo stesso punteggio si verrà promossi in un ateneo ma non in un altro. Brutte notizie anche sui PAS riservati ai precari: il Miur ritarda i chiarimenti sui servizi d’accesso e non garantisce l’attivazione dei corsi per tutte le discipline.
I corsi di accesso alla professione insegnante partono con il piede sbagliato. Alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che dà avvio ai corsi di sostegno per selezionare quasi 6.400 docenti specializzati, ha fatto immediato seguito il bando di una delle Università di Roma cui sono stati assegnati 500 posti da suddividere tra tutti gli ordini scolastici: l’Anief ha appreso con stupore che ai candidati ai corsi di specializzazione verranno chiesti ben 200 euro per ogni test selettivo cui faranno domanda di accesso. E per coloro che saranno ammessi ai corsi si parla di almeno altri 2mila euro per la frequenza.
Oltre alle spese esorbitanti che i candidati dovranno affrontare, considerando anche che molti di loro tenteranno l’accesso in più atenei e per diversi tipi di insegnamento, c’è il problema dalla disomogeneità di valutazione delle prove: ogni ateneo è stato autorizzato dal Miur, attraverso il Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011, a predisporre autonomamente la propria prova di accesso. La mancanza di uniformità sui 60 quesiti a risposta multipla, con cinque opzioni di risposta, e di una graduatoria unica nazionale, introdotta invece dallo stesso Ministero dell’Istruzione per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, sta già determinando tra i candidati i timori di una disparità di trattamento: le critiche si moltiplicano perché i gradi di difficoltà potrebbero cambiare e con lo stesso punteggio si potrebbe essere promossi in un ateneo ma non in un altro.
Nelle ultime ore la mancanza di attenzione alle esigenze dei lavoratori, in particolare di quelli precari, si è inoltre evidenziata nella sempre più discutibile gestione dei Percorsi abilitanti speciali (Pas): dal quadro riassuntivo delle domande inoltrate al Miur, tramite la piattaforma Istanze on line, risulta che centinaia di raggruppamenti di classi di concorso delle scuola medie e superiori, a causa del basso numero di candidati (meno di 10), rischiano ora di non essere attivati.
Questa grave decisione, che andrebbe a penalizzare tanti precari da anni impegnati in prima linea nella scuola, è già prevista dal D.M. n. 58 del 25 luglio 2013, nel quale viene riportato che “di norma non possono essere attivati corsi con un numero di iscritti inferiore a 10. Deroghe in diminuzione sono consentite, previe intese fra Atenei, Istituzioni AFAM e Direttori regionali interessati, qualora si renda possibile la partecipazione dei corsi ad attività didattiche comuni e trasversali a più corsi, anche a distanza”. Ciò significa che tanti docenti precari (in particolare di materie tecniche, gli Itp, gli insegnanti di strumento musicale, di tedesco, di discipline pittoriche e geometriche, scienze degli alimenti, storia e filosofia, fisica) potrebbero non abilitarsi perché per lo Stato insegnano una disciplina troppo specifica.
Inoltre, come se non bastasse, ad oggi mancano chiarimenti sui requisiti di servizio necessari per l'ammissione ai corsi: anche se la “finestra” per presentare regolare domanda ai Pas è terminata da due settimane, il Miur non ha ancora indicato agli Uffici scolastici le indicazioni complete sulla validità dei servizi svolti e su come avviare, in modo uniforme, le verifiche delle domande per accedere ai corsi abilitanti.
“È assurdo che con i corsi ormai imminenti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – i candidati alla specializzazione sul sostegno e all’abilitazione all’insegnamento curricolare siano ancora lasciati in balia dell’incertezza: servono indicazioni chiare. Ad iniziare, nel caso dei Pas, dalla garanzia di attivazione di tutte le classi di concorso. Ma anche, nel caso del sostegno, sull’uniformità dei contenuti e delle valutazioni delle prove di accesso. E per finire sui costi della quota di iscrizione ai test, che – conclude Pacifico - dovrebbe costare dieci volte meno”.
Servono provvedimenti urgenti per salvaguardare istituti e personale del Sud e delle Isole, già attraverso emendamenti al DL sulla scuola.
"Fa bene il Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza a dire che in Italia serve un ampliamento significativo dell'offerta formativa senza lasciare indietro nessun territorio. Ma ora alle parole devono seguire i fatti, impegnando le risorse per risollevare quelle zone del Paese meno fortunate, soprattutto al Sud, cronicamente con meno strutture". Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, l'intervento al Quirinale del Ministro dell'Istruzione nel corso dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico.
"Carrozza ha fatto bene a citare la Costituzione vista da Calamandrei, però per fare in modo che questi intenti diventino realtà occorre adottare da subito misure che migliorino la condizioni delle nostre scuole. Ad iniziare da quelle forzatamente accorpate, per meri motivi ragionieristici. Dimenticando che in determinati territori, soprattutto dove gli alunni sono più a rischio abbandono precoce degli studi o i flussi migratori sono maggiori, servono parametri diversi. Occorre, in sostanza, approvare delle deroghe al 'tetto' minimo dei 900 studenti per scuola".
L'Anief invita quindi l'amministrazione ad utilizzare parametri diversi, nelle zone dove vi sono motivazioni oggettive, per l'assegnazione di un numero maggiore di dirigenti scolastici e di direttori dei servizi generali ed amministrativi. Il sindacato, inoltre, ricorda al Ministro che è necessario garantire un organico di docenti adeguato alle necessità, sempre laddove il contesto territoriale lo richiede.
"Anche sul fronte degli insegnanti e del personale Ata - continua Pacifico - è fondamentale non penalizzare le regioni meridionali e le Isole: si inizi adottando maggiore equilibrio nell'assegnazione dei docenti di sostegno, ricercando più equità sulle assunzioni previste nel prossimo triennio sulla base degli organici dell'anno scolastico 2006/2007. I numeri 'pazzi' che il Miur ha reso noti in questi giorni vanno rivisti".
Il giovane sindacato ha realizzato un documento di proposte urgenti, proprio al fine di fronteggiare quelle emergenze cui il Ministro Carrozza ha fatto riferimento al Quirinale, che nei prossimi giorni presenterà alla VII Commissione Cultura della Camera sotto forma di emendamenti al Decreto Legge n. 104 sulla Scuola, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 settembre.
Pacifico (Anief-Confedir): ora Carrozza convochi associazioni e sindacati, serve una riforma seria a tutela del sistema scolastico e di chi vi opera.
Il sindacato apprezza la decisione del Governo di non portare avanti il testo di legge delega in materia di istruzione, università e ricerca: il Miur, infatti, ha appena divulgato una nota nella quale specifica che quella parte di testo resa pubblica dalla stampa “è da ritenersi del tutto superata”. Vengono a cadere, in tal modo, i progetti nefasti di revisione degli organi collegiali, dello stato giuridico, del trattamento economico e del reclutamento del personale.
“Il Ministero finalmente dà ascolto alle rivendicazioni del sindacato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – andando ad annullare un testo che l’Anief ha sin da subito reputato dannoso ed inopportuno per l’intero sistema della conoscenza. A questo punto il Ministro Carrozza provveda a convocare il prima possibile le parti sociali interessate a un vera riforma del settore, ad iniziare da associazioni professionali e sindacati, in modo da far ripartire l’economia del paese salvaguardando nel contempo la crescita del sistema scolastico italiano e di chi vi opera quotidianamente”.
350 milioni di euro su 985 utilizzati per tamponare i mancati scatti di anzianità del personale: si riducono i progetti, le attività pomeridiane, i fondi per le visite culturali e per i docenti coordinatori di tutto ciò che va oltre la didattica. Pacifico (Anief-Confedir): sono soldi spesi male, il cui inutile sacrificio metterà a rischio il funzionamento degli istituti.
L’offerta formativa rivolta agli studenti italiani si assottiglia sempre di più. Quest’anno a complicare le cose ci si è messa pure l’amministrazione scolastica. Che, d’accordo con i sindacati rappresentativi, ha deciso di andare a prelevare 350 milioni di euro dal ‘tesoretto’ dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le attività pomeridiane, i progetti a completamento della formazione ordinaria e le visite culturali. La riduzione di oltre un terzo di questi fondi determinerà, inoltre, un compenso ridotto ai docenti coordinatori per le attività a supporto della didattica (le cosiddette le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi specifici).
Attraverso una discutibile nota, il Miur ha sancito questa destinazione. Inviando alle 8mila scuole italiane solo 521.036.414 euro complessivi. Pari al 52,94% di quanto doveva essere loro destinato. E impegnandosi a corrispondere per intero solo l'importo totale per le ore eccedenti degli insegnanti. Mentre l’integrazione da dare agli istituti scolastici sarà decisamente ridotta, comunque distante dal miliardo di euro iniziale. Andando, in tal modo, a deprivare ancora di più le tante aree arretrate, dove la scuola rappresenta spesso l’unico riferimento dello Stato, della legalità e della cultura in generale.
Ma quel che fa più rabbia è che il “rosicchiamento” del Fondo delle istituzioni scolastiche, attraverso cui si finanziano attività basilari nelle nostre scuole, non servirà a molto. L'approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato poco più di un mese fa in Gazzetta Ufficiale, ha purtroppo spazzato via ogni dubbio, sancendo la nullità, a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati da dare al personale, in pratica, vanno considerati come mere indennità. E basta. Perché purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera.
“È paradossale quanto accaduto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché i sindacati che siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell'attività motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della ricostruzione di carriera”.
Del resto, il nostro sindacato lo aveva detto in tempi non sospetti: l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più recuperabile. Gli altri sindacati, invece di seguire la via del ricorso indicata dall’Anief, si sono piegati al volere dell’amministrazione. Svendendo i diritti dei lavoratori, ancorché tutelati da un contratto nazionale, in cambio di una quota forfettaria.
Una scelta che si somma, tra l’altro, alla decisione del governo di prorogare a tutto il 2014 il blocco dei contratti di tutti i dipendenti pubblici. Scuola compresa. Su questo punto, nelle ultime ore è intervenuto pesantemente il M5S. Che ha presentato un emendamento alla legge di stabilità, attraverso cui ha chiesto “l'esclusione per il personale della scuola del blocco degli incrementi contrattuali disposti con le risorse provenienti dalla razionalizzazione e dai risparmi di spesa delle amministrazioni pubbliche secondo legge 30 luglio 2010”.
Le discutibili decisioni di chi amministra lo Stato, tra l’altro, hanno come destinatari (come danneggiati) quei docenti italiani che già oggi a fine carriera percepiscono tra i 6mila e gli 8mila euro in mero rispetto ai colleghi dell’Ocde: fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%. Mentre nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Ora, andare a intaccare lo stipendio, compresi i contributi pensionistici, non farà altro che allargare questa forbice.
“Per completezza va detto che questa modalità di garantire gli stipendi dei lavoratori, a danno del funzionamento ordinario delle scuole, potrebbe avere un triste epilogo: di recente, infatti, il tribunale di Roma, incalzato dall’Anief, ha dichiarato incostituzionale l’accordo. Aprendo così scenari – conclude Pacifico – di cui tutta la scuola potrebbe finalmente beneficiare”.
Interessati almeno 15mila docenti e Ata. Cui si potrebbero aggiungere i 4mila “Quota 96”, rimasti bloccati dalla riforma Fornero: tutto dipende dal parere espresso dalla Consulta lo scorso 17 novembre, di cui però non si sa ancora l’esito. Per evitare i soliti ingorghi burocratici, il Miur farebbe bene ad attendere.
Il Ministero dell'istruzione è in procinto di pubblicare il decreto che dal prossimo mese di settembre porterà al pensionamento almeno 15mila docenti e Ata della scuola: ai sindacati è già stato detto che il termine di presentazione delle domande è stato fissato al 27 gennaio 2014. E che le regole, tranne qualche lieve modifica, saranno le stesse dello scorso anno. Costringendo, con l'applicazione rigida della riforma Fornero, a mantenere in servizio circa 4mila lavoratori. Ai quali, per via dell'adozione immediata dei nuovi requisiti minimi, è stata fatale la negazione del riconoscimento degli otto mesi di servizio conclusivi dell'anno scolastico dell'anno scolastico 2011/12.
Ma proprio per i cosiddetti "Quota 96" della scuola potrebbe ora esserci una novità importante: lo scorso 17 novembre la Consulta ha, infatti, espresso il proprio parere sulla laicità del comportamento del legislatore nei confronti della categoria. In attesa dell'esito di quell'udienza pubblica, Anief chiede pertanto pubblicamente al Ministero dell'Istruzione di rimandare il termine di presentazione delle domande per andare in pensione.
Qualora il parere della Consulta fosse favorevole ai "Quota 96", dando il via libera alla deroga che l’Anief chiede da tempo, il Miur sarebbe infatti costretto a riaprire i termini per permettere loro l'accesso ad un diritto che una dimenticanza di chi a prodotto le nuove norme pensionistiche gli ha negato per il secondo anno consecutivo. A quel punto, a nulla varrebbero le resistenze di organismi pubblici, come la Ragioneria dello Stato, che si sono espressi negativamente sul concedere la copertura finanziaria necessaria a mandare in pensione migliaia di docenti e Ata costretti a ingiustamente a rimanere in servizio.
“Il via libera della Consulta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – permetterebbe a questi lavoratori di far riconoscere un loro sacrosanto diritto al pensionamento: tutti i più autorevoli studi sull’insegnamento concordano nel dire che, in particolare quella dei docenti, è una professione altamente logorante. E ad alto rischio burnout. Ora, a fronte di questo dato inequivocabile, che non ha bisogno di commenti, come si può pensare di mandare un docente in pensione a 67-68 anni? Oltretutto, cambiando le regole in corsa?”.
Si è svolto il 5 dicembre un incontro tra la delegazione ANIEF, presieduta dal presidente nazionale Marcello Pacifico, e quella Miur, coordinata dal dott. Gildo De Angelis, per affrontare diverse questioni di stringente attualità che riguardano il personale docente e Ata, precario e di ruolo.
Contenzioso Pettine: è stata rivendicata dal sindacato la correttezza nei confronti dell’amministrazione dell’azione legale seriale intrapresa presso i tribunali del lavoro per assegnare i posti accantonati al personale docente che aveva chiesto il trasferimento in altra provincia ai giudici amministrativi all’atto dell’aggiornamento 2009-2011. Tale impostazione ha permesso l’immissione in ruolo di centinaia di colleghi precari. Di contro, una tesi diversa - come quella sposata dall’amministrazione resistente nel caso della sentenza della Corte di Appello di Torino - porterebbe alla conseguente rivisitazione di tutte le immissioni in ruolo e di tutte le supplenze al termine delle attività didattiche o annuali assegnate in quel biennio, con conseguenti condanne erariali a carico dei dirigenti responsabili, a livello generale, regionale e territoriale, per il mancato obbligo di pettinare tutte le graduatorie e di assegnare gli incarichi agli aventi diritto come indicato dal commissario ad acta.
Concorso a cattedra: l'amministrazione ha ribadito la volontà, in assenza di nuovi concorsi biennali e nell’attesa di una riforma del sistema di reclutamento, di utilizzare le graduatorie di merito anche oltre il biennio di riferimento. ANIEF ha ricordato come tutto questo necessiti di un’integrazione al decreto direttoriale, in assenza del quale soltanto il giudice amministrativo può stabilire l’illegittimità di quanto finora disposto; il sindacato ha ribadito, comunque, come tutti i vincitori non ancora assunti abbiano maturato il diritto ad avere una nomina giuridica ed economica dal 1° settembre 2014 secondo il bando di concorso e il regime autorizzatorio, mentre ha spiegato le ragioni del perché il titolo di idoneità debba essere abilitante, secondo la normativa previgente e nel rispetto del principio generale di ragionevolezza dell’azione amministrativa, anche ai fini dell’inserimento nelle Gae e nelle graduatorie d’istituto.
Percorsi Abilitanti Speciali (PAS): ANIEF ha ricordato come il legislatore, in tema di corsi riservati abilitanti, ha sempre ritenuto la competenza didattica esercitata in un biennio (360 giorni) come una condizione di per sé sufficiente per conseguire l’abilitazione, e ha sottolineato l’incoerenza della richiesta di un anno di insegnamento specifico (180 giorni) rispetto alla direttiva comunitaria invocata che prevede il mero riconoscimento della professionalità acquisita dopo tre anni di servizio. L’amministrazione, pur prendendo atto che, in alcuni casi, come per gli educatori, in passato, è stata consentita l’iscrizione ai corsi abilitanti o ancora che il servizio prestato nelle sezioni primavera è stato svolto nello Stato, ancorché sperimentale, ha ribadito le proprie scelte, peraltro, oggetto di un contenzioso seriale presso il TAR.
Inserimento in GaE abilitati TFA ordinario: l’amministrazione ha ribadito la volontà di tener chiuse le graduatorie, senza tener conto nemmeno di quelle esaurite o di un inserimento in una fascia aggiuntiva per i nuovi abilitati. Il sindacato ha ribadito come sia incoerente e irragionevole lasciare fuori dall’insegnamento proprio quegli insegnanti che l’università ha selezionato, formato e abilitato su richiesta del legislatore per andare ad insegnare e così migliorare lo standard qualitativo del servizio nazionale di istruzione, come si legge nelle motivazioni che hanno portato all’emanazione del nuovo Regolamento sulla formazione iniziale. Il tutto rasenta la truffa se si pensa che chi si abilita all’estero, senza selezione, può insegnare in Italia, ma chi è chiamato ad abilitarsi nel nostro Paese non può insegnarci.
Permessi diritto allo studio (150 ore) per i docenti frequentanti corsi PAS e TFA sostegno: per far fronte a tutte le richieste, il MIUR ha diramato una nota agli uffici periferici con la quale chiede di ripartire il contingente provinciale secondo l’effettiva esigenza dei docenti precari, tenuto conto della durata degli incarichi, dell’inizio dei corsi e dei calendari delle lezioni. La stessa nota proroga il termine di presentazione della domanda al 15 dicembre. Per il personale di ruolo che parteciperà al corso di riconversione sul sostegno, è stato autorizzato un contingente ad hoc che non intaccherà quello provinciale. ANIEF ha rappresentato le proprie perplessità riguardo al fatto che il contingente ‘normale’ sia sufficiente a soddisfare tutte le richieste e ha chiesto un’ulteriore proroga perché quasi tutte le università non riusciranno ad immatricolare entro la data stabilita. Il MIUR ha, inoltre, confermato l'indisponibilità di molte università ad attivare i Pas per infanzia e primaria, ragion per cui sta valutando l’offerta formativa di alcune università private e/o telematiche.
Incompatibilità frequenza corsi di perfezionamento e PAS-TFA sostegno: ANIEF ha richiamato l’esperienza maturata durante i corsi ex lege 143/2004, che si diversificano dai corsi SSIS per la durata annuale, per i crediti formativi, nonché per la possibilità di continuare a prestare servizio riservata ai candidati.
Riconoscimento del valore abilitante del diploma di maturità magistrale ai fini dell’ammissione ai corsi TFA per il conseguimento della specializzazione su sostegno: l'amministrazione si è detta contraria a tale riconoscimento e ha comunicato che a breve diramerà una nota di chiarimenti in merito, nonostante il sindacato abbia sottolineato come persino il Consiglio di Stato abbia ritenuto valido il titolo conseguito. ANIEF ha già annunciato azioni a tutela del personale danneggiato.
Aggiornamento Gae, fascia aggiuntiva e tabella titoli: ANIEF, in vista del prossimo aggiornamento delle graduatorie, ha preliminarmente ricordato come sia necessario consentire - come prescritto dalla legge - il reinserimento del personale che nei precedenti aggiornamenti non ha confermato la domanda di permanenza; inoltre, ha ricordato come l’unica giustificazione dell’esistenza di una fascia aggiuntiva alla terza della Gae sia data dalla sua creazione in un momento in cui l’aggiornamento era precluso e che, pertanto, preso atto della parità dei percorsi abilitanti intrapresi dai docenti iscritti ai corsi in Scienze della Formazione primaria o quelli AFAM, tale fascia aggiuntiva non abbia regione adesso di esistere e debba essere unificata alla terza all’atto del prossimo aggiornamento. Il sindacato ha ripercorso tutto l’iter legislativo che lo ha visto protagonista nelle deroghe legislative di riapertura delle graduatorie previste nel 2008 e nel 2012. L’amministrazione si è riservata di approfondire la questione e di valutare un eventuale intervento normativo sulla materia. Sulla tabella titoli, infine, nel ribadire l’opportunità di un intervento normativa che riporti la giurisdizione al giudice amministrativo, come affermata fino al 2008 e al fine di garantire omogeneità nella valutazione dei titoli e semplificare il contenzioso in tutto il territorio nazionale, il sindacato ha ricordato all’amministrazione come sulla questione del punteggio aggiuntivo SSIS o del suo spostamento, ormai, si sta consolidando un orientamento costante favorevole anche presso tutti i tribunali del lavoro.
Ferie del personale precario (pagamento integrale delle spettanze a.s. 2012/2013, scenari attuali e futuri): di fronte alle proteste dell’ANIEF contro l’illegittimità delle disposizioni che negano il diritto al pagamento delle ferie non fruite al personale precario, l’amministrazione ricorda che sul punto è stato il MEF a emanare una nota. ANIEF, pertanto, continuerà l’iter giudiziario avviato per garantire ai precari il diritto al pagamento sostitutivo per le ferie non godute nel recente passato e nel prossimo futuro. Il sindacato, infine, ha ribadito come gli interventi normativi introdotti dalla spending review siano in aperto contrasto con la normativa comunitaria e pertanto potranno essere disapplicati dai giudici.
Formazione lingua inglese per docenti scuola primaria: l'amministrazione ha ribadito che il corso è obbligatorio solo per i docenti neo immessi in ruolo che, all'atto della nomina, hanno espressamente accettato la condizione di dover frequentare il corso di formazione di lingua inglese. La frequenza, quindi, è facoltativa solo per coloro che non si trovano in tale situazione. L’amministrazione ha però ribadito l'invito a concludere il percorso di formazione per coloro che, pur non obbligati, hanno già frequentato più della metà del corso. La motivazione è data dalla scelta di non aver selezionato, in maniera preferenziale all’atto della nomina, i docenti in possesso della specializzazione in lingua inglese.
Sblocco delle immissioni in ruolo del personale ATA con copertura di tutti i posti vacanti e disponibili per i profili di Assistente Amministrativo e Assistente Tecnico per gli aa.ss. 2012/13 e 2013/14, nonché dei collaboratori scolastici sull’organico disponibile per l’a.s. 2013/14: in risposta alle proteste dell’ANIEF, l'amministrazione ha comunicato di essere pronta a sbloccare le immissioni in ruolo, presumibilmente a gennaio 2014, per 3.730 unità da dividere nei diversi profili, in base ai pensionamenti avvenuti, nonostante una disponibilità, richiamata dal sindacato, di oltre 12.000 posti vacanti e disponibili. Al momento si attendono le richieste dei docenti inidonei che scelgono di transitare nei profili ATA. Raccolti questi dati, il Miur provvederà a decurtare l'organico in base alle richieste nelle sole province interessate. Si prevedono comunque poche richieste di transito nei profili ATA.
Inidonei e docenti ITP C555 - C999: l’ANIEF ha chiesto di utilizzare tale personale come organico funzionale e lo sblocco immediato di tutti i posti ATA al fine di modificare i contratti da avente titolo a contratti a tempo indeterminato per la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili e a tempo determinato per i posti vacanti e non disponibili. L'amministrazione ha annunciato di aver già predisposto i decreti interministeriali per la gestione del personale inidoneo e dei docenti ITP C555 e C999, che invierà a breve ai Ministeri competenti. È stato comunque assicurato che fino all'a.s. 2015/16 il personale che non avrà completato la procedura di transito o di mobilità intercompartimentale e inidoneo solo parzialmente verrà utilizzato come organico funzionale.
Scatti di anzianità e stabilizzazione del personale precario: ANIEF ha ricordato come le recenti pronunce in tema di scatti di anzianità, confermate dalle Corti di appello, abbiano chiarito il diritto dei precari alla parità di trattamento con il personale di ruolo, mentre anche dalle osservazioni scritte della Commissione europea sulle cause contro lo Stato italiano per la violazione della direttiva 1999/70/CE si evince come l’azione sindacale intrapresa nel 2010 porterà alla condanna di tali abusi e a risarcimenti milionari. L’amministrazione ha ribadito come il concorso per la nostra costituzione sia l’unico canale di reclutamento, ma il sindacato ha replicato come la stessa Consulta recentemente ha rinviato alla Corte di Lussemburgo un ricorso relativo alla deroga introdotta dal legislatore sull’applicazione della direttiva nella scuola. Il sindacato, pertanto, di fronte anche alle nuove immissioni in ruolo che copriranno al massimo il turn-over, rispetto a 140.000 contratti a tempo determinato siglati quest’anno, continuerà a ricorrere nei tribunali per ottenere scatti e risarcimento per i precari.
Contratti per i neo-assunti e ricostruzione di carriera: ANIEF ha ricordato come per gli ultimi 100.000 docenti e ATA assunti nell’ultimo biennio e per i 70.000 da assumere nel prossimo triennio a invarianza finanziaria è stata annullata la progressione di carriera per i primi 8 anni di servizio e vengono riconosciuti per intero solo i primi quattro anni di pre-ruolo, in violazione di una precisa direttiva comunitaria. L’amministrazione ha ricordato come tale situazione sia da intendersi come sacrificio richiesto dall’attuale situazione finanziaria, ma il sindacato ha ribadito come il diritto al lavoro e alla parità di trattamento siano principi inderogabili che ora anche l’Europa tutela e che non sono barattabili.
Piano triennale di assunzioni sul sostegno: l’amministrazione ha ricordato come il numero di 4.400 assunzioni richieste per quest’anno sia al netto delle altre 1.600 disposte dalla legge 128/13, che completano l’organico al 75% previsto dalla norma. Il sindacato ha ricordato come debba essere garantita una perequazione regionale nelle assunzioni in base agli organici registrati a livello regionale nell’a.s. 2006-2007, nel percorso che porterà a 90.000 docenti in organico di diritto entro l’a.s. 2015-2016.
Aggiornamento 2014 Graduatorie Permanenti 24 mesi e Graduatorie d’Istituto personale ATA: ANIEF ha esposto l’opportunità di garantire a detto personale la possibilità di trasferirsi da una provincia all'altra senza chiedere il depennamento, chiedendo un intervento in tal senso già a partire dall'emanazione del prossimo bando di aggiornamento delle graduatorie permanenti ATA, previsto per la prossima primavera. Il Miur si è dichiarato disponibile a verificare la possibilità di inserire tale modifica nel prossimo bando.
Possibilità di spezzare un posto intero al fine di garantire il diritto al completamento orario del personale ATA: anche in questo caso la proposta ANIEF è stata accolta dall’amministrazione, alla quale il sindacato ha chiesto di chiarire in modo definitivo, anche all'interno del regolamento supplenze del personale ATA, l’effettiva sussistenza della possibilità di spezzare un posto al fine del completamento orario. Inoltre, sarebbe opportuno adeguare il regolamento supplenze ATA a quello, più recente, dei docenti.
Sblocco dei pagamenti per la 2a posizione economica personale ATA: su questo punto l'amministrazione non ha fornito notizie confortanti, in virtù delle resistenze provenienti dal MEF. ANIEF ha annunciato, quindi, di riservarsi l’avvio di iniziative legali ove non venga trovata una rapida e soddisfacente soluzione del problema per il personale interessato.
Dimensionamento scolastico: il MIUR ha confermato il rischio di un ulteriore taglio di 800 sedi di presidenza, annunciando che è in corso una trattativa con il MEF per ridurre i tagli richiesti. ANIEF ha affermato la totale inaccettabilità di questo scenario, considerato che sarebbe addirittura necessario ripristinare le 2.000 scuole già illegittimamente dimensionate. Pertanto, anche in questo caso, il sindacato ha confermato il proseguimento delle iniziative giudiziarie già avviate, manifestando la necessità di tutelare in particolare le scuole delle piccole isole e delle comunità montane.
Quello prospettato dal Ministro somiglia più ad un reality show, dove ognuno può dire la sua, che ad un serio progetto di rilancio del sistema di istruzione: Carrozza ci ripensi e ascolti il pensiero di addetti ai lavori e pedagogisti. In caso contrario il flop è assicurato.
"Avviare una Costituente della scuola attraverso la raccolta di pareri, inviati via internet, su quali sono le priorità da individuare per rilanciare l'istruzione è un'operazione inutile e che rischia di sfociare nel qualunquismo". Così Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief e segretario organizzativo Confedir, giudica l'annuncio del Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di avviare una fase di consultazione on line, aperta a tutti i cittadini, per poter "fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana".
"Quanto prospettato dal Ministro - sostiene Pacifico - somiglia più ad un reality show che ad un serio progetto di rilancio del sistema scolastico italiano. Pur rispettando il giudizio e il contributo che tutti possono dare, perché Carrozza non decide di allestire un filo diretto con il milione di docenti che la scuola la vivono tutti i giorni? Perché non convoca le decine di associazioni professionali e sindacali accreditate, attraverso personale anche distaccato, a tutelare i diritti degli utenti e dei lavoratori?".
Elevare l'istruzione del Paese non può essere un'operazione di così bassa portata, ridotta a formulare la 'mediana' di lapidari giudizi espressi da più o meno anonimi cittadini. "Sembra assurdo - continua Pacifico - che un Ministro che ha ricoperto ruoli importanti ed è stato ai vertici di prestigiosi atenei possa aver 'partorito' un progetto di questo genere. Anche la stampa specializzata la pensa allo stesso modo: se Carrozza non è in grado di individuare, con metodi più coerenti, dove occorra mettere le mani per qualificare il nostro sistema scolastico - ad iniziare dalla riduzione degli abbandoni, passando per il problema del reclutamento, per l'azzeramento del precariato, per il rilancio dell'apprendistato e per l'organico funzionale maggiorato per le aree a rischio - allora lo dica. E lasci l'incarico a capo del Ministero".
"L'unico modo per evitare di incappare in risultati banali o figli dei luoghi comuni - sostiene il sindacalista Anief-Confedir - è infatti quello di coinvolgere gli addetti ai lavori e gli esperti di formazione, ascoltando il pensiero di pedagogisti e disciplinaristi. Un sondaggio può essere utile a misurare il grado di soddisfazione dell'utenza, ma andare oltre ci sembra francamente inopportuno".
Realizzare una riforma sulla base di un metodo così poco scientifico, semplicemente legato al fatto che ognuno può dire la sua, è davvero troppo. "Dopo il cambio della politica scolastica a seconda dei voleri del Mef, ci mancavano le scelte cervellotiche del Ministro di turno: se veramente Carrozza vuole dare credito ai freddi numeri di un sondaggio - conclude Pacifico - allora prepariamoci all'ennesima riforma flop".
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non servono colpi di mano sul reclutamento, basterebbe solo rispettare l’imparzialità derivante dall’esito dei pubblici concorsi, che devono rimanere l’unico ‘filtro’ meritocratico per l’accesso nell’istruzione come già avviene per legge in tutti i comparti dell’amministrazione statale. La scelta dei prof a livello di singole scuole farebbe inoltre incrementare il già alto numero di contenziosi.
“Il reclutamento degli insegnanti della scuola pubblica non può essere quello della chiamata diretta adottata negli istituti privati: per rimodulare il sistema d’istruzione italiano non servono colpi di mano, ma basterebbe solo rispettare l’imparzialità derivante dall’esito dei pubblici concorsi, che devono rimanere l’unico ‘filtro’ meritocratico per l’accesso nell’istruzione come già avviene per legge in tutti i comparti dell’amministrazione statale”. È quanto sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, dopo che il neo-Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha oggi dichiarato alla carta stampata che “le scuole, come strutture pubbliche devono dare conto delle scelte che fanno, possono operare delle scelte e sulla base di esse valutate e premiate”.
“Forse il Ministro – continua Pacifico – non ha ben chiaro che creare un modello di scelta del personale docente gestito a livello di singola scuola andrebbe a determinare una parcellizzazione dei criteri e delle modalità selettive. Con la risultante sicura di incrementare il già alto numero di contenziosi. Viene poi da chiedersi chi avrebbe l’onere di gestire la selezione dei docenti e la valutazione dei loro curricula di studio e professionali: non è bastata – conclude il sindacalista Anief-Confedir - l’esperienza dei commissari dell’ultimo concorsone, malpagati e costretti a rinunciare alle ferie per portare a termine le graduatorie dei vincitori?”.
Il sindacato ritiene che sarebbe decisamente più opportuno adottare un modello selettivo e meritocratico nazionale. Anche se da rivedere in alcune parti, concettualmente si potrebbe utilizzare come rifermento quanto stabilito di recente dal Miur per l’accesso alle Facoltà universitarie di Medicina: in questo caso, l’individuazione dei vincitori avviene, infatti, per scorrimento dei vincitori, al termine di una prova unica gestita attraverso un bando nazionale.
Anief non comprende, infine, come si possa pensare di introdurre un modello organizzativo di reclutamento che superi le già avvenute selezioni pubbliche di tante decine di migliaia di docenti, tra concorsi, Tfa ordinario e Pas. Invece di trovare una collocazione a questi insegnanti, come meritano, all’interno delle GaE, si continua a mettere in discussione le loro capacità di futuri docenti. Come se non fossero già in possesso di adeguati titoli di studio, abilitazioni, specializzazioni e idoneità all’insegnamento.
Anief non può tollerare che un Ministro della Repubblica attacchi quotidianamente dei dipendenti dello Stato selezionati e formati per insegnare: si concentri, piuttosto, sugli errori commessi quando era Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia. E lasci stare il sindacato.
Infliggere delle sanzioni ai docenti meno produttivi farebbe tornare il sistema scolastico italiano indietro di cento anni. Ma se proprio dobbiamo introdurre un sistema di valutazione di questo genere, allora si parta dall’alto: chiedendo ai ministri degli ultimi governi un adeguato risarcimento per i danni erariali e organizzativi arrecati all’istruzione pubblica. È la risposta dell’associazione sindacale Anief all’ennesima intervista rilasciata dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, attraverso cui promette di impegnarsi per dividere gli insegnanti tra buoni e cattivi. Con i primi “meritevoli promossi con un premio di produttività” e i secondi cui è giunto il momento di infliggere “sanzioni, se non viene garantito un livello minimo di qualità”.
Anief non può tollerare che un Ministro della Repubblica attacchi quotidianamente dei dipendenti dello Stato che hanno già dimostrato, a delle commissioni dello Stato, di possedere requisiti e competenze per svolgere il mestiere dell’insegnante. Come non può accettare che si imputi al sindacato la colpa “di tutelare tutta la categoria”, perché “tanti iscritti garantiti allo stesso modo vogliono dire più potere del sindacato”. Le organizzazioni sindacali, rispondiamo a Giannini, non fanno altro che condurre la mission per cui sono nate.
Ma il Ministro si supera quando sostiene che “se dobbiamo lavorare con la spada di Damocle delle sentenze dei giudici, sarà difficile migliorare i servizi scolastici”, mentre per risolvere certi supposti ‘mali’ “basterebbe seguire l'esempio delle università”.
“Se insegnanti, Ata e dirigenti sono costretti a rivolgersi ai giudici – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è solo perché esistono delle norme sbagliate che ledono i loro diritti. E poi, piuttosto che prendersela con chi ogni giorno garantisce la crescita culturale e professionale dei nostri giovani, il Ministro farebbe bene a rivedere gli errori commessi quando era Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia”.
“A proposito di Università, appare davvero curioso che Giannini la prenda come esempio, perché si tratta di un settore affossato dalle assennate politiche degli ultimi anni: come si fa a considerare positiva l’organizzazione di un sistema formativo che detiene un tasso di iscritti in caduta libera e di abbandoni che coinvolgono ormai la metà dei frequentanti? Forse – conclude il rappresentante Anief-Confedir – si riferiva all’Università italiana quando era un vero ascensore sociale, prima che arrivassero rettori e ministri più realisti del re?”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): servono risorse nuove, non aumenti finanziati tra l’altro con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore. Dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti.
“Basta firmare contratti a perdere per il personale della scuola: servono risorse nuove, non aumenti finanziati con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore scolastico”. Così Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta la volontà espressa oggi dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in commissione Istruzione del Senato di firmare l’atto d’indirizzo che permetterà il recupero degli scatti stipendiali in maniera strutturale.
“Già i contratti firmati per il biennio 2006-2009 – spiega il sindacalista Anief-Confedir - hanno registrato aumenti di un punto percentuale in meno degli altri dipendenti pubblici. E comunque questi aumenti, che potranno essere pagati soltanto attraverso ulteriori risparmi certificati, si applicheranno su stipendi sempre più ridotti all’osso: tanto è vero che la Ragioneria dello Stato li ha collocati 4 punti sotto l’inflazione, salita del 12% negli ultimi sei anni rispetto al 2006”.
Anief sostiene quindi che gli scatti non bastano a sanare il gap degli stipendi del personale scolastico rispetto al costo della vita: “al di là degli scatti relativi all’atto di indirizzo firmato dal ministro Giannini – continua Pacifico – dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti. Senza parlare dello stipendio iniziale pagato ai precari della scuola contro il diritto comunitario, ragion per cui si aprirà presto una causa della Commissione UE contro l’Italia alla Corte di Giustizia europea”.
“I sindacati rifiutino di firmare la proletarizzazione della categoria e chiedano al Governo risorse da mettere nel prossima legge di stabilità. E poi guardino ai Paesi OCDE, dove a fine carriera lo stipendio di un insegnante è in media di 600 euro in più al mese, quindi un terzo in più di quello italiano. Che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – rimarrà fermo per altri tre anni”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): servono risorse nuove, non aumenti finanziati tra l’altro con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore. Dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti.
“Basta firmare contratti a perdere per il personale della scuola: servono risorse nuove, non aumenti finanziati con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore scolastico”. Così Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta la volontà espressa oggi dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in commissione Istruzione del Senato di firmare l’atto d’indirizzo che permetterà il recupero degli scatti stipendiali in maniera strutturale.
“Già i contratti firmati per il biennio 2006-2009 – spiega il sindacalista Anief-Confedir - hanno registrato aumenti di un punto percentuale in meno degli altri dipendenti pubblici. E comunque questi aumenti, che potranno essere pagati soltanto attraverso ulteriori risparmi certificati, si applicheranno su stipendi sempre più ridotti all’osso: tanto è vero che la Ragioneria dello Stato li ha collocati 4 punti sotto l’inflazione, salita del 12% negli ultimi sei anni rispetto al 2006”.
Anief sostiene quindi che gli scatti non bastano a sanare il gap degli stipendi del personale scolastico rispetto al costo della vita: “al di là degli scatti relativi all’atto di indirizzo firmato dal ministro Giannini – continua Pacifico – dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti. Senza parlare dello stipendio iniziale pagato ai precari della scuola contro il diritto comunitario, ragion per cui si aprirà presto una causa della Commissione UE contro l’Italia alla Corte di Giustizia europea”.
“I sindacati rifiutino di firmare la proletarizzazione della categoria e chiedano al Governo risorse da mettere nel prossima legge di stabilità. E poi guardino ai Paesi OCDE, dove a fine carriera lo stipendio di un insegnante è in media di 600 euro in più al mese, quindi un terzo in più di quello italiano. Che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – rimarrà fermo per altri tre anni”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): servono risorse nuove, non aumenti finanziati tra l’altro con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore. Dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti.
“Basta firmare contratti a perdere per il personale della scuola: servono risorse nuove, non aumenti finanziati con risorse tolte da capitoli di spesa dello stesso settore scolastico”. Così Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta la volontà espressa oggi dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in commissione Istruzione del Senato di firmare l’atto d’indirizzo che permetterà il recupero degli scatti stipendiali in maniera strutturale.
“Già i contratti firmati per il biennio 2006-2009 – spiega il sindacalista Anief-Confedir - hanno registrato aumenti di un punto percentuale in meno degli altri dipendenti pubblici. E comunque questi aumenti, che potranno essere pagati soltanto attraverso ulteriori risparmi certificati, si applicheranno su stipendi sempre più ridotti all’osso: tanto è vero che la Ragioneria dello Stato li ha collocati 4 punti sotto l’inflazione, salita del 12% negli ultimi sei anni rispetto al 2006”.
Anief sostiene quindi che gli scatti non bastano a sanare il gap degli stipendi del personale scolastico rispetto al costo della vita: “al di là degli scatti relativi all’atto di indirizzo firmato dal ministro Giannini – continua Pacifico – dovrebbero arrivare arretrati per 3.600 euro lordi in media per 860.000 dipendenti. Senza parlare dello stipendio iniziale pagato ai precari della scuola contro il diritto comunitario, ragion per cui si aprirà presto una causa della Commissione UE contro l’Italia alla Corte di Giustizia europea”.
“I sindacati rifiutino di firmare la proletarizzazione della categoria e chiedano al Governo risorse da mettere nel prossima legge di stabilità. E poi guardino ai Paesi OCDE, dove a fine carriera lo stipendio di un insegnante è in media di 600 euro in più al mese, quindi un terzo in più di quello italiano. Che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – rimarrà fermo per altri tre anni”.
Viale Trastevere comunica ai sindacati l’adeguamento finale operato dagli uffici scolastici sulla base dell’organico di fatto, derivante dai mutamenti delle iscrizioni e dalle bocciature che si sono concretizzate nelle ultime settimane. Penalizzate ancora le scuole della parte bassa della Penisola: la Sicilia perde ulteriori 504 cattedre, la Campania 387, la Puglia 340, la Calabria 183. In Basilicata spariscono 58 insegnanti, in Molise 33, in Sardegna 27 e in Abruzzo 14. E questo avviene a fronte di 34mila alunni in più rispetto all’anno precedente. Per il Miur l’unica cosa che conta è che “il saldo degli organici rimanga invariato”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è assurdo attuare questa politica nelle stesse aree dove imperversano abbandoni e Neet. Invece di rinforzare gli organici, migliorare l’orientamento, creare un collegamento diretto, in accordo con il Ministero del Lavoro, con industrie e aziende, l’amministrazione rema al contrario.
SCUOLA – Subito 33.380 assunzioni di docenti e personale Ata: poche e a caro prezzo
Il Miur comunica i numeri in corso di autorizzazione: entro il 31 agosto verranno assunti 28.781 nuovi docenti, di cui 13.342 su sostegno, più 4.599 Ata. L'amministrazione non solo continua ad occultare 30mila posti liberi, ma ha anche l'intenzione di assecondare la Ragioneria dello Stato che vuole finanziare l'operazione tenendo fermi gli stipendi dei neo-assunti per quasi dieci anni. In barba alla Costituzioni e alle indicazioni UE.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): siamo pronti a dare battaglia, non è possibile 'raffreddare' la carriera di decine di migliaia di dipendenti per mantenere una condizione di invarianza finanziaria sottoscritta illegittimamente tre anni prima.
Il prossimo 9 settembre si insediano le commissioni (nella composizione medesima della sessione di giugno); il giorno successivo si svolgerà la prima prova
° C’è chi evoca la “catastrofe” degli atenei, come un’eventualità se la Madia riuscisse a pensionare i professori ultra sessantottenni; a noi sembra che la catastrofe si rischia se Marianna non riuscisse.
Varato dalla CommissioneAffari Costituzionali, e accompagnato dal parere favorevole della Commissione Bilancio, il d.l. “Madia” di riforma della P.A. chiede strada (va convertito in legge entro il 23 agosto p.v
° Il numero abnorme delle vertenze nelle quali il MIUR è coinvolto..
Non è la prima volta che segnaliamo questo che a noi sembra un indicatore preoccupante
° Adempimenti delle segreterie scolastiche per la produzione delle graduatorie d’istituto docenti
La D.G.. per il personale scolastico ha comunicato agli uffici periferici gli step della procedura di presa in carico del modello B, una volta conclusa la fase di presentazione da parte dei docenti
SCUOLA – Arrivano 33.380 assunzioni, ma rimane l'emergenza Ata: tanti istituti a rischio assistenza e sorveglianza
L'amministrazione continua ad immettere in ruolo col contagocce - appena 4.599 gli amministrativi, tecnici e ausiliari, a fronte di quasi 18mila posti liberi - e mantiene inalterato l'organico, malgrado negli ultimi tre anni gli alunni siano aumentati di oltre 90mila unità (34mila rispetto al 2013/14). Sono destinati quindi a riproporsi i disservizi che a gennaio hanno portato alla chiusura di diversi istituti a causa della troppa sporcizia. E siccome l'utenza aumenta, si farà sempre più sentire la carenza di personale negli uffici e la mancanza di tecnici per i laboratori informatici di primaria e medie. Per non parlare dei concorsi mai banditi per la categoria.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non dimentichiamo che nell'ultimo triennio sono tagliati 47mila posti e sono stati dimezzati i fondi per le cooperative di pulizia esterne. Col risultato che sempre più plessi scolastici non riescono nemmeno a coprire la presenza del personale nelle ore di didattica.
ISTRUZIONE - I fondi per la dispersione scolastica nelle aree a rischio tagliati del 30% e mal distribuiti: alla Sardegna che ha il top di bocciature e abbandoni solo il 3%
Firmato al Miur il contratto per incentivare i progetti di recupero delle aree più in difficoltà: stanziati 29 milioni di euro, l'anno scorso era più di 42 milioni. E per suddividerli si continuano ad utilizzare i parametri del 2011. Come se nel frattempo non sia accaduto nulla, non via sia stata un'esplosione di Neet nelle province del Sud Italia.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è incredibile, invece di incrementare gli sforzi per invertire la tendenza i nostri governanti stanno addirittura abbattendo i fondi. E si lasciano tanti giovani del Meridione e delle maggiori isole al loro destino segnato.
SCUOLA – Assunzioni nuovi docenti, per migliaia di vincitori continua l’odissea
Dopo che lo scorso anno solo pochi “fortunati” tra gli oltre 11mila vincitori furono assunti, per via della lentezza nel pubblicare le graduatorie e per gli errori di programmazione del Miur, ora la storia si ripete a causa delle indicazioni contraddittorie fornite dall’amministrazione: a rischiare la seconda clamorosa esclusione dalle immissioni in ruolo sono in particolare coloro che già lo scorso anno erano presenti nelle graduatorie dei vincitori e idonei dell’ultimo ‘concorsone’ DDG 82/2012, ma che loro malgrado non erano stati assunti. I recuperi, sostiene l’ultima nota del Ministero, vanno attuati solo per le graduatorie di merito che non erano pronte al 31 agosto 2013. In diversi uffici scolastici periferici c’è confusione anche nella ripartizione dei recuperi. Anief pronta a ricorrere contro tutte le esclusioni illegittime.
SCUOLA – Il Ministero assegna 2mila insegnanti in più, ma alle regioni del Sud ne andranno poche decine
Nemmeno in sede di adeguamento finale dell’organico si è tenuto conto dell’alto tasso di abbandono scolastici e di Neet presenti nel Meridione. Dove l’anno prossimo inizierà con quasi mille docenti in meno rispetto al passato. Ancora una volta penalizzato il Meridione, poiché il Miur continua a realizzare gli organici solo considerando flussi migratori e tassi di natalità: tra le regioni più popolose la Sicilia è cenerentola, superata anche dalle Marche che ha una popolazione tre volte più bassa.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): si continua ad applicare la logica dei freddi numeri. Come è stato possibile attuare l’aumento degli insegnanti di religione, malgrado nell’ultimo decennio fosse diminuito il numero degli alunni che se ne avvalgono, allo stesso modo bisognava adottare delle eccezioni per quei territori dove l’azione pedagogica e formativa della scuola è più in sofferenza.
1) Buona la seconda? Domani, le annunciate ‘Linee guida’
Il Consiglio dei Ministri di mercoledì 3 settembre, si occuperà di Scuola. Delle innovazioni destinate a stupire. E comunque, il premier ha dichiarato che la non certo marginale questione della copertura economica del provvedimento sarà affrontata l’anno prossimo.
2) L’articolo di Chiara Saraceno, su Repubblica, per noi è megghiu ri na fedda ri carni
Giovedì scorso, il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un articolo della professoressa Chiara Saraceno, dal titolo “Perché nella Scuola il privato non è pubblico”. Molto, moltissimo ci conforta leggere da fonte tanto autorevole parole chiare e incisive che ci confermano nei convincimenti che abbiamo a riguardo del concetto di scuola pubblica.
Da parte del titolare dell’Istruzione pubblica non c’è stata alcuna risposta sulla necessità di incrementare gli stipendi: che rimarranno fermi fino al 2018. La linea del Governo è scritta nella Legge di Stabilità 2015, che conferma quella di un anno fa e fissa l’indennità di vacanza contrattuale “per il triennio 2015-2017 al livello di quella in godimento dal mese di luglio 2010”. Solo che tutto ha origine con il decreto 150/09, cui seguì l’assenso dei sindacati con l’accordo interconfederale del 4/2/2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir) e con l’atto di indirizzo all’Aran di due settimane dopo. Il recupero degli scatti di anzianità e il finanziamento delle immissioni in ruolo sono stati così attuati in cambio di un danno ai neo-assunti, alla categoria e agli alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non si comprende perché oggi ci sia così tanto sdegno e meraviglia. Ma ora non si commetta lo stesso errore, andando pure a riformare lo stato giuridico del personale a pochi mesi dal rinnovo delle Rsu. Chi rappresenta docenti e Ata deve avere solo un obiettivo: colmare il gap, di 9mila euro, che oggi esiste a fine carriera tra un docente italiano ed un collega europeo.
Prima il Miur prende atto del parere del Consiglio di Stato, secondo cui il diploma magistrale conseguito da 45mila precari fino al 2001 è abilitante a tutti gli effetti. E ora il riconoscimento che il titolo vale anche per la mobilità: decine di migliaia di docenti potranno fare richiesta di passaggio di ruolo verso l'infanzia. Per avere certezza di usufruire dei diritti conquistati, il consiglio del legale è di presentare ricorso.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è il passaggio finale di una vertenza in cui abbiamo sempre creduto, giustizia è fatta.
1) Cinquanta milioni in più per il Fondo di funzionamento amministrativo delle scuole
Riportiamo il comunicato (30 gennaio 2015) dell’Ufficio Stampa MIUR.
2) La formazione degli insegnanti: competenze professionali nelle università e bilanci degli atenei.
Nell’articolo “Charlie Chaplin e il cattivo infinito” (27.01.15, Tuttoscuola, Anno XLI n. 548 – Genn.2015), il prof. Benedetto Vertecchi accenna alla funzione delle università di formare gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie, ed esprime una valutazione-dinamite.
Errata l’interpretazione da parte del Miur della norma che è chiara: chi rifiuta un posto in una fase non può partecipare alla fase successiva ed è escluso dal piano straordinario attivato per l’a. s. 2015/2016. La cancellazione riguarda espressamente i soggetti presenti negli albi territoriali graduati che hanno presentato domanda volontaria e rifiutano la proposta di assunzione e non può riguardare le graduatorie originarie da cui si proviene.
I docenti non di ruolo con 36 mesi di servizio svolto dovranno mettersi di nuovo in gioco, alla pari di chi non ha alcuna esperienza di insegnamento: per loro, invece, come prevista dalla normativa UE, il Miur avrebbe dovuto dedicare una sessione riservata, per l’accesso sul 40% dei posti vacanti. E non vengono adeguatamente valorizzate nella valutazione finale, sia le abilitazioni conseguite a numero programmato. Non hanno modo di gioire neppure i giovani laureati che aspirano all’insegnamento, non ammessi alla selezione perché non abilitati. Come risultano delusi i docenti già di ruolo che intendono cambiare materia o grado di scuola, i quali, pur in presenza di sentenze definitive di Tar e CdS ottenute dall’Anief, non verranno ammessi. Eppure le sentenze su questo genere di ammissioni dicono ben altro.
Marcello Pacifico (presidente Anief): se le cose stanno così, non staremo a guardare e impugneremo le esclusioni illegittime. E non crediamo affatto che con il concorso si svuoteranno le Graduatorie ad Esaurimento, dove continueranno a rimanere almeno altrettanti docenti precari abilitati anche da decenni. Il tutto si svolgerà a pochi giorni dal 10 novembre, un altro precari day.
Sulla legge delega relativa alla “Revisione dei percorsi di istruzione professionale” previsti dalla L. 107/2105, il Governo scopre le carte: per incrementare il monte annuale di esperienze in azienda, ha intenzione di ridimensionare la formazione tradizionale orientata alla didattica e incrementare le ore laboratoriali.
Marcello Pacifico (presidente Anief): premesso che le ore settimanali di insegnamento debbono tornare quelle pre-Gelmini, l'alternanza scuola lavoro prevista dalla Buona Scuola non è ancora normata, ad iniziare dal piano sulla sicurezza. Il paradosso è che pur senza il decreto specifico contenente le regole organizzative e gli enti accrediti presso la Camera di Commercio, da settembre le scuole superiori, licei compresi, sono state comunque chiamate a pianificare le attività in azienda. Viene poi da chiedersi come si fa a programmare gli stage se il nuovo Piano dell’offerta formativa sarà pronto solo a gennaio. Gli studenti hanno tutte le loro buone ragioni per protestare in piazza.
L’amministrazione continua a pubblicare comunicati rassicuranti, ma la verità è che per tutti gli insegnanti immessi in ruolo con l’ultima fase del piano straordinario di stabilizzazione della Buona Scuola e che hanno dovuto lasciare una supplenza, non si ha alcuna garanzia sull’assegnazione delle mensilità non corrisposte. E come al solito, i ministeri coinvolti avranno bisogno di mille sollecitazioni prima di risolvere la faccenda.
Marcello Pacifico (presidente Anief): basta con questi soprusi. Confidiamo, compatibilmente con i tempi della giustizia, di far pervenire gli stipendi mancanti già dalla fine del mese di febbraio.
Il 15 febbraio è scaduto il termine di prorogatio delle precedenti nomine. Con i funzionari in procinto di essere incaricati, tra cui 50 vincitori di concorsi e i rimanenti dipendenti Miur ex esecutivi, sono stati formati con un corso-base di appena 42 ore di didattica. Inoltre, sulla materia il Ministero sta esercitando una politica di anti-trasparenza. In ballo ci sono i bilanci delle scuole, con centinaia di migliaia di euro di bilancio da accertare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): sollecitiamo l’amministrazione ad intervenire in tempi strettissimi, perché le scuole necessitano di revisori dei conti all’altezza, con adeguata professionalità, né si può pensare di delegare quasi in toto il compito agli esperti individuati dal Mef. In caso contrario, ci ritroveremmo nella stessa situazione denunciata un paio d’anni fa: situazioni di incertezza sui fondi utili al funzionamento della scuola e momentanea assenza di uno dei due titolari, della culpa in vigilando e della segnalazione all’USR di una nomina di un eventuale commissario ad acta in caso di inopportuno utilizzo delle somme.
Per l’Anief, un’iniziativa come quella annunciata dal Ministero, potrebbe avere un senso logico in altri Paesi, dove al corpo insegnante viene assegnato un corrispettivo a fine mese adeguato al prezioso lavoro profuso. Ma non in Italia, dove gli stipendi degli insegnanti sono bloccati da oltre sei anni e hanno perso tra il 13,3% e il 19,7%,: perché equivale ad una beffa. Solo dalla sottrazione dell’indennità di vacanza contrattuale, pari al 10% dello stipendio, ad ogni insegnante vengono negati in media 1.800 euro l’anno. Che moltiplicati per 40 anni di lavoro superano ampiamenti i fondi riservati ora dal Miur invece a pochi “intimi”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): cifre simili sono anche quelle assegnate per sentenza, dai tribunali del lavoro, a quei docenti precari che hanno presentato ricorso per avere adeguati risarcimenti, dovuti anche alla mancata assegnazione degli scatti di anzianità e delle mensilità estive. Perché, ha ravvisato giustamente il giudice, in definitiva svolgono il medesimo lavoro ed hanno le stesse responsabilità dei colleghi già di ruolo. Per tutti, inoltre, rappresenta un vero insulto alla professione, al lavoratore e alle loro famiglie, presentarsi al tavolo del rinnovo contrattuale con 3,5 euro netti di adeguamento. Ecco perchè noi ricorriamo.
Prima l’amministrazione scolastica sostiene che la digitalizzazione è una delle discipline cardine per la formazione dei nostri giovani: pone le basi per il loro ampliamento, approva finanziamenti copiosi, emana delle linee guida e avvia un piano rilevazione sulla consistenza tecnologica degli istituti. Ma ora scopriamo, con meraviglia, che nel riordino delle classi di concorso la materia “Laboratorio di Tecnologie Informatiche” (primo biennio degli Istituti Tecnici) non è più prevista come insegnamento. E che nel bando del nuovo concorso non sono stati annunciati posti per i docenti di laboratorio della disciplina. Visto come stanno le cose, Anief chiede al Parlamento di interrogare il Ministro Giannini.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): in questo modo si va verso la riduzione di cattedre in organico di diritto di circa il 50 per cento. Con molti docenti di ruolo che scivoleranno nella categoria dei Dop. Inoltre, nel bando del concorso a cattedra non è presente la classe B16, mentre vi è, con 475 cattedre, la classe di Concorso A41 (informatica) alla quale la B16 è connessa per la copresenza. Si vuole forse insegnare la materia, senza però affidare le esercitazioni tecnico-pratiche in laboratorio tenute dai periti informatici?
L’entità del Fondo unico nazionale per le retribuzioni di risultato e posizione è ampiamente insufficiente: se dalle nostre prime stime mancavano all’appello circa 60 milioni di euro, il disavanzo ha raggiunto quota 70 milioni. I 7mila dirigenti scolastici italiani se ne accorgeranno già l’anno prossimo, quando i loro stipendi saranno più bassi di quelli del 2011, poiché una parte delle risorse previste dalla Buona Scuola valgono solo per l’anno scolastico in corso. Il giovane sindacato ha realizzato una stima approssimativa, ma molto vicina alla realtà.
Marcello Pacifico (presidente Anief): i nostri capi d’Istituto perdono ora circa 8.750 euro e nel 2016/17 potranno contare solo sulla retribuzione di risultato. Come si possa spacciare tutto ciò per una vittoria sindacale rimane tutto da comprendere. La perdita di tanti soldi, attuata nei confronti di dirigenti pagati la metà di quelli in seno ai Ministeri e anche nel comparto privato, non può passare inosservata. Perché si ripercuote pure su pensione e buonuscita. Per questo motivo, Anief-Dirigenti chiederà al giudice di riportare la posizione variabile il più vicino possibile a quella di nove anni fa, con tanto di risarcimento per i danni.
Alla nota Miur n. 1804 del 19 aprile, ha fatto seguito la n. 4370, attraverso la quale si chiede agli istituti di rendicontare le scelte effettuate per premiare la ristretta cerchia di lavoratori (si presume non oltre il 20 per cento) che beneficeranno di circa 23mila euro assegnati ad ogni istituto. L’amministrazione intende, quindi, catalogare l’operato delle scuole incasellandolo nel Portale internet sulla valutazione: in tal modo, ogni scuola potrà confrontare le proprie scelte con quelle degli altri istituti attraverso i dati a livello provinciale, regionale e nazionale. Creando, però, anche un meccanismo di confronto e inevitabile competizione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): gli istituti non devono farsi condizionare nell’assegnazione dei fondi. Il Ministero dice che devono essere assegnati né a pochi né a molti? Non è proprio così, i soldi in più vanno dati ai docenti “buoni”, nel rispetto dei criteri delineati nei singoli Comitati di valutazione delle scuole autonome. E che, come logica, dovrebbero in primis andare a premiare il surplus di lavoro svolto a beneficio degli alunni. E non dei presidi. Criteri a cui tutti i dirigenti scolastici devono attenersi. Nel frattempo, noi ricorriamo per sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale e aumentare del 10% gli stipendi dall'agosto 2015.
Viene da chiedersi come mai la retribuzione di risultato dei nostri presidi rimanga così bassa. Perché la Legge Brunetta 150/09 prevede che sia pari addirittura al 30% dell’intera retribuzione. Per Anief-Dirigenti, se si vuole aumentare la retribuzione di risultato, il sistema è solo uno: aumentare le risorse di una categoria ferma alla metà dei colleghi inquadrati nello stesso ruolo, sia nello Stato che nel privato. La strada è stata tracciata con la Buona Scuola. Peccato che la copertura riguardi solo un anno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con questi presupposti, la valutazione rischia di rimanere lettera morta. Come, purtroppo, già accaduto negli ultimi 15 anni. La nostra proposta è quindi quella di rendere permanenti le risorse una tantum introdotte con la Legge 107/15. In caso contrario, parlare di valutazione rappresenterebbe l’ennesima operazione presentata in pompa magna ma poi nei fatti vuota di contenuti.
I ragazzi, sostiene Giannini, avranno l'opportunità di dedicarsi allo sport, alla musica, al teatro, ai laboratori artistici. Il progetto vedrà il coinvolgimento anche degli insegnanti, ma solo su base volontaria. Ma alla domanda "Con un compenso?" il Ministro risponde "Sì, un compenso, ma non molto alto".
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): siamo sicuri che è giusto privare i nostri giovani delle loro vacanze? Inoltre, ammesso che lo sia, a meno che non si voglia trasformare la scuola in un locale dove si svolge del ‘babysitteraggio’ o semplice passatempo, è chiaro che occorre mettere sul piatto delle risorse importanti. Oppure, vogliamo cavarcela con pochi spiccioli, i 10 milioni di euro cui ha fatto riferimento il ministro dal Giappone? Malgrado questo stesso Governo abbia più volte promesso un considerevole aumento del Miglioramento dell’offerta formativa, è notizia di queste ore che è fermo a quello dello scorso anno. Con l’aggravante che sono stati, nel frattempo, immessi in ruolo altri 56mila docenti in più, le cui prestazioni aggiuntive dovranno essere compensate sempre da quello stesso budget.
Il giovane sindacato si fa portavoce delle perplessità espresse da tanti docenti direttamente coinvolti nei processi di scelta per determinare bonus: il loro operato rischia di essere schiacciato dall’eccesso di indicazioni e “paletti” fissati dall’amministrazione centrale, in certi casi anche in contrasto con quanto deliberato dal gruppo di lavoro che opera in ogni scuola. In tal modo, diventa un’operazione impossibile definire ed applicare delle norme super partes, per individuare i docenti più meritevoli di accedere alla quota inviata ad ogni scuola, pari a 200 milioni annui e, mediamente, a quasi 24mila euro ad istituto autonomo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tanto valeva affidare la gestione fondi direttamente ai direttori degli Uffici scolastici regionali. Senza creare false aspettative sull’equa e democratica gestione delle risorse.
Nella tarda serata di ieri si è giunti all’interruzione definitiva delle trattative che porterà, quasi sicuramente, ad un atto unilaterale del Ministero dell’Istruzione, con l’organico dell’autonomia che si ritroverà, così, sottoposto alla discrezionalità dei dirigenti scolastici. Abbinando questa già paradossale situazione al comma 71 della stessa legge, in base al quale gli accordi tra le scuole individuano “i criteri e le modalità per l'utilizzo dei docenti nella rete”, il cerchio si chiude con la perdita definitiva della titolarità dei docenti. Così le scuole saranno gestite in modo sempre più vicino al modello aziendale, allontanandosi da quello pubblico.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’errore è stato quello di trattare su una disposizione che già la Consulta ha reputato irrispettosa dei precetti costituzionali, quando la Lombardia tentò di imporre la chiamata diretta, con un colpo di mano, nella sua regione: perché, ravvisò la Corte Costituzionale, gli insegnanti della scuola pubblica vanno scelti sulla base di requisiti e procedure trasparenti, non certo discrezionali. Oggi più che mai siamo convinti che andrà nella stessa maniera anche a livello nazionale.
Dopo la rottura coi sindacati, il Miur si appresta a redigere delle linee guida con all’interno un ventaglio base di requisiti molto ampio, da cui i dirigenti ricaveranno i 4 o 6 requisiti ritenuti più confacenti per la scelta del docente cui conferire il posto attraverso la nuova modalità prevista dal comma 79 della L. 107/2015. Il rischio è alto e si prospetta una "corsa al ribasso". Appena approvate le linee guida i dirigenti scolastici cercheranno docenti con le competenze, le esperienze e i titoli andando ad attingere dalla “rosa dei candidati che proporranno il curriculum proprio in quella scuola, però non sulla base delle esigenze particolari di ogni scuola, descritte nel Ptof, ma attingendo dai titoli predefiniti dal Miur”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non cambia nulla se i requisiti richiesti per ricoprire il posto sono ristretti o allargati: in ogni caso, l’adozione di modalità standard, sulla base parametri generici, costituisce una forzatura. La Legge, del resto, parla chiaro: a tenere in mano il ‘timone’ sono le richieste delle scuole, non l’amministrazione centrale attraverso liste precostituite da far utilizzare successivamente ai presidi. Ancora una volta, così, saranno i giudici a intervenire e a tenere alto il valore del merito quale unico parametro per l'accesso ai pubblici uffici. È già accaduto nel 2012.
Agli ingenui sindacati rappresentativi sono state oggi illustrate a Viale Trastevere le modalità di scelta dei docenti tramite gli ambiti territoriali: alto potere discrezionale ai dirigenti scolastici, inflazione di titoli standard e tempi contingentati. Con i quali dovranno fare i conti le segreterie, ridotte all’osso, di oltre 8mila istituti autonomi italiani.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ora si rischia il caos per via della scelta soggettiva e discrezionale di coloro che sono terminati negli ambiti territoriali. Dopo aver estromesso l’anzianità servizio, cardine delle selezioni del personale che opera per lo Stato, si è escogitato un sistema che elude le indicazioni provenienti dal Ptof. Ogni giorno che passa la chiamata diretta assume rilievi sempre più incostituzionali. Il tutto si svolgerà in tempi ristrettissimi che serviranno per assolvere alle candidature dei docenti, al loro esame, alle eventuali accettazioni e all’entrata in scena finale degli Usr per mettere a posto le ultime ‘caselle’. Perché a questo siamo arrivati: i nostri docenti, che dovevano essere valorizzati, alla resa dei conti sono stati ridotti a dei numeri da mettere a posto, con i professori della scuola media che sembra avranno appena ventiquattrore di tempo per accettare la proposta della scuola. E con il consenso definitivo che dovrà arrivare solo via PEC.
Sempre più colloqui previsti con un modus operandi discutibile e che indaga nella vita privata dei candidati, andando oltre le già discriminatorie indicazioni ministeriali: in Calabria, un istituto superiore chiede di svolgere “una lezione frontale da parte dell’aspirante"; in un liceo Scientifico, il "Francesco Vercelli" di Asti, si chiede l’esposizione di un modulo estratto a sorte tra quelli proposti. C’è il caso di un Liceo di Romano di Lombardia, che chiede tra i titoli per la A019 un corso specifico di aggiornamento gestito dall'UST Bergamo su alternanza scuola-lavoro con certificazione, facendo, così, “fuori” tutti i professori che arrivano da Sud. Per non parlare di coloro che stanno chiedendo il CV corredato da un video di presentazione a mezzo o busto intero o di aver già svolto proficuamente nel loro istituto una “fertile attività didattica” oppure "senza demerito".
Anief ricorda che le linee guida emanate dal Miur, confortate dalle Faq ministeriali, avevano ampiamente chiarito come il colloquio, in presenza o via internet, debba servire ai docenti candidati esclusivamente per "illustrare il proprio CV e acquisire informazioni utili per scegliere tra le diverse scuole". E non avrebbe dovuto avere alcun valore "concorsuale", perché i docenti non devono dimostrare di avere competenze.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la personalizzazione delle selezioni dei docenti collocati negli ambiti territoriali in chiave aziendalista, sta superando la fantasia e, per quanto ci riguarda, non possiamo che ribadire la nostra intenzione di coinvolgere il Tar in tutti quei casi in cui non sia stata rispettata la legittimità costituzionale e quanto indicato nel Ptof. C’è il precedente, su questo tema, della Consulta, che ha stroncato il tentativo maldestro della Lombardia di procedere a selezioni non molto diverse da quelle che ora si stanno svolgendo nelle nostre scuole, con l’aggravante che stavolta è lo Stato italiano a selezionare dei docenti con modalità diverse in base all’anno di assunzione, al tipo di provincia e ora pure al dirigente scolastico.
Il sindacato continua a ricevere lamentele per la mancanza di informazioni sia sulle modalità di scelta adottate, sia sull’ammontare delle singole somme attribuite e sulle prestazioni effettivamente svolte da personale docente individuato: in media 23mila euro a scuola, assegnati al 20-30% degli insegnanti di ruolo. Troppi dirigenti scolastici rimangono aggrappati a una poco convincente FAQ ministeriale di fine luglio, nella quale si spiegava che sono tenuti a comunicare “le motivazioni delle loro scelte al Comitato di valutazione e a tutta la comunità professionale, in forma generale e non legate ai singoli docenti”. Eppure lo stesso Miur, con la Nota n. 1804 dello scorso aprile, aveva spiegato che l’introduzione del merito costituisce un “percorso innovativo per la valorizzazione della professionalità dei Docenti nelle Istituzioni Scolastiche” ed “è opportuno che venga attivato un coinvolgimento della comunità scolastica nel suo complesso”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si preferisce, probabilmente, mantenere in gran segreto le informazioni sulle assegnazioni del bonus sul merito per evitare chiacchiere e commenti. A questi presidi diciamo che sta avvenendo, però, esattamente il contrario: è la mancanza di chiarezza e trasparenza a generare il sospetto. Certamente, non aiuta per uscire da questo equivoco nemmeno il comportamento dell’amministrazione centrale, visto come sono state gestite la chiamata diretta e l’algoritmo dei trasferimenti su ambiti territoriali. È bene che i dirigenti scolastici, invece, rispettino un principio base della gestione dell’amministrazione, quale è la trasparenza, pubblicando con celerità i nominativi dei docenti e le somme accreditate.
Nell'incontro al Miur, ai sindacati della scuola non è stato fatto alcun cenno dell’ipotesi delle 80mila assunzioni: si è parlato, invece, del consolidamento di 25 mila posti attualmente in organico di fatto; su tale incremento, tra l’altro, il Mef ha già posto il suo veto, per via della spesa ritenuta eccessiva. Per gli Ata si prospettano solo 8mila immissioni in ruolo e ci si dimentica, pure, di educatori e Dsga.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): come si fa a parlare di 5mila soli posti di sostegno da aggiungere, quando i posti liberi sono 40mila? Come si fa a chiedere di incrementare i posti sulla disciplina solo di 20mila unità dal momento che solo quelli avanzati dal concorso a cattedra sono almeno 23mila? Come si fa a non considerare le diverse altre migliaia di posti già vacanti e disponibili, a cui si aggiungono i pensionamenti del prossimo anno? Anche su amministrativi, tecnici e ausiliari siamo alle solite: è una cifra che non regge perché i posti vacanti Ata accertati sono tra i 15mila e 20mila a cui vanno aggiunti almeno 20mila Ata per il potenziamento. Ma la ‘chicca’ finale sarebbe introdurre appena 500 assistenti tecnici nella scuola del primo ciclo: ben venga questa iniziativa, ma al Miur lo sanno che in Italia le scuole tra primaria e infanzia sono più di 5mila? E che le sedi complessive riconducibili a questi ordini di scuola sono circa 30mila? Praticamente, i dirigenti Miur stanno realizzando un progetto che prevede l’introduzione del tecnico in un istituto di primo ciclo ogni dieci.
Il Ministero dell’Istruzione ha comunicato che “nell’anno scolastico 2015/2016 652.641 studenti delle scuole secondarie di II grado hanno partecipato a percorsi di alternanza Scuola-Lavoro a fronte dei 273.000 dell’anno 2014/2015”. Il Miur ha, inoltre, presentato una serie di progetti che sulla carta puntano alla qualità: tuttavia, in realtà, le cose stanno diversamente perché vi è un vuoto riguardante pure il piano della sicurezza
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): senza un regolamento-base nazionale - un decreto specifico contenente le regole organizzative degli stage e gli enti accreditati presso la Camera di Commercio - i ragazzi rischiano di essere sfruttati e mal formati. È un passaggio cruciale e ineludibile: è da lì , infatti, che parte la formazione fuori scuola negli ultimi tre anni delle superiori. Con il regolamento, ci aspettiamo che si preveda un rimborso a favore degli studenti, anche minimo, per l’attività svolta in azienda.
L’ammissione di Stefania Giannini apre nuovi scenari in vista del prossimo anno scolastico. Del resto, ci sono stati casi eclatanti come i dirigenti che hanno chiesto video a figura intera o che hanno improvvisato un vero e proprio concorso, con tanto di interrogazione e valutazione. Tutte pratiche non previste dalle indicazioni ministeriali che, comunque, lasciavano troppi margini di discrezionalità.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):le parole del Ministro arrivano a ridosso della decisione del tribunale sui tanti ricorsi sulla questione presentati dal sindacato: se anche il titolare dell’Istruzione è arrivato a dire che occorre modificare la procedura, significa che le nostre rimostranze hanno almeno un fondo di verità. Siamo sempre più convinti che occorra mettere una pietra sopra a questa modalità di assegnazione dei docenti alle scuole e tornare alle graduatorie: quest’ultime non si formano a caso, ma sulla base del computo di titoli, aggiornamenti, progetti, abilitazioni, specializzazioni e servizio svolto. Anche al Miur lo hanno capito.
Il futuro premier deve avere ben chiaro in mente che il personale della scuola è di gran lunga la categoria più presente nell’amministrazione pubblica: questi lavoratori sono stati determinanti nella débâcle a cui è andato incontro il Governo lo scorso 4 dicembre. Ignorare questo risultato inequivocabile nella scelta del nuovo primo “inquilino” del Miur sarebbe un grave errore.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): a Viale Trastevere deve arrivare un esponente capace di realizzare un dialogo costruttivo con chi opera nella scuola ogni giorno, per avere un filo diretto con insegnanti, personale tutto, studenti e famiglie: esattamente il contrario di quanto fatto dall’ultimo esecutivo che si è tenuto stretto le proprie convinzioni sbagliate su meritocrazia e chiamata diretta, salvo rimetterle in discussione quando ormai era troppo tardi. Per questi motivi è indispensabile individuare qualcuno con esperienza diretta nella scuola, oltre che con un alto spessore culturale ed etico, che non abbia condizionamenti nel superare, con una contro-riforma, quei provvedimenti dannosi approvati contro il volere della stragrande maggioranza degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica: : attraverso obiettivi semplici e condivisi, si potrebbe davvero voltare pagina e risollevare un settore chiave per il presente e per il futuro del Paese. Pensare, invece, di rilanciare il sistema d’istruzione senza liberarsi della zavorra delle norme della Legge 107 significherebbe perseverare nello sbaglio.
Dopo un lungo periodo, durante il quale al Miur si sono succeduti professori universitari e rettori, approda alla guida del Dicastero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la vice presidente del Senato Valeria Fedeli: visti i suoi trascorsi sindacali, si presume che possa detenere quella sensibilità e volontà di dialogo con le parti sociali totalmente mancate al suo predecessore Stefania Giannini che, non a caso, è stato l’unico ministro “silurato” del Governo uscente. Il sindacato Anief rivolge i migliori auguri di buon lavoro al nuovo titolare del Miur, auspicando che sappia intervenire laddove Renzi e il suo esecutivo hanno clamorosamente fallito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): siamo pronti a riallacciare quel dialogo indispensabile con chi conosce i problemi dell’Istruzione italiana e può fornire un prezioso contributo nel risolverli. Per questo motivo, per avviare da subito un confronto costruttivo, invitiamo pubblicamente il ministro Fedeli al secondo congresso nazionale Anief, che si svolgerà a Roma sabato e domenica prossimi: pur consapevoli della durata ridotta dell’operato di questo Governo appena insediato, riteniamo che non si possa perdere ulteriore tempo.
Per il sindacato autonomo il nuovo Governo non deve, però, ripercorrere gli errori compiuti da chi lo ha preceduto. La lista delle operazioni da fare e delle modifiche normative da apportare è lunga ma fattibile: molti correttivi riguardano la Legge 107/2015; c’è poi la piaga del precariato scolastico, ad iniziare dalla pessima gestione delle graduatorie ad esaurimento e d’istituto, con le due liste di attesa che devono diventare comunicanti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il tempo che l’esecutivo ha a disposizione è poco, ma più che sufficiente per apportare una serie di modifiche prioritarie. Se il nuovo Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, parteciperà al secondo congresso nazionale Anief, in programma a Roma sabato e domenica prossimi, avrà modo di rendersi conto di persona, parlando con chi vive la scuola nella pratica, di quanto sia importante mettere mano almeno alle questioni più urgenti.
La linea del giovane sindacato è emersa al termine del secondo Congresso nazionale, durante il quale oltre 400 delegati Anief si sono confrontati sui temi più “caldi” della scuola. Per ognuno di questi, sono stati stabiliti gli obiettivi da centrare, in modo da superare le attuali ingiustizie e discriminazioni di trattamento. Tra le mozioni approvate, figurano la volontà di riaprire le Graduatorie a esaurimento a tutti i docenti abilitati; cancellare le peculiarità lesive contenute nella “Buona Scuola”; riconoscere da subito e integralmente il servizio pre-ruolo, equiparare i diritti del personale di ruolo a quello precario; abolire il vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo; riconoscere un ruolo attivo al sindacato attraverso l'impegno associativo.
Marcello Pacifico, confermato fino al 2020 presidente nazionale Anief: la nostra azione si muoverà per il raggiungimento di tali obiettivi; sulle GaE, infatti, si è generata un'evidente disparità di trattamento tra docenti spesso in possesso del medesimo titolo abilitante e la congenita precarizzazione del personale della scuola abilitato cui viene precluso uno dei due canali di accesso ai ruoli nella scuola pubblica. Sulla Legge 107/15, riteniamo di possedere le conoscenze utili a porci come interlocutore attento al rispetto dei principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione nonché del principio di imparzialità nel settore pubblico e, anche sul resto, possiamo dire la nostra.
L’esposizione avverrà davanti alle Commissioni Istruzione di Senato e Camera, in seduta congiunta. Tutto il mondo della scuola è interessato all’intervento del Ministro Fedeli, perché in ballo ci sono diverse questioni aperte: sulla gestione dei precari e sulle loro assunzioni, sulla mobilità del personale, sulle assunzioni, sui concorsi, oltre che su diverse modifiche della Legge 107/15 e sull’impellenza di sottoscrivere un rinnovo contrattuale con risorse vere e non risibili. L’opportunità per metterci mano arriva attraverso la versione definitiva del decreto Milleproroghe e dei decreti delegati della Legge di riforma 107/2015, entrambi in questi giorni all’esame delle commissioni parlamentari del Senato.
Le modifiche da apportare riguardano diversi punti, a partire dall'inserimento degli abilitati post 2011 nella fascia aggiuntiva GaE; dal reclutamento di 20mila Ata e 8mila maestri d’infanzia, alla stabilizzazione di 500 educatori in organico potenziato; dal reclutamento dei vincitori dell'ultimo ‘concorsone’, alla validità delle Graduatorie di merito dove inserire gli idonei all'organizzazione di prove suppletive dello stesso concorso per i candidati laureati o educatori ricorrenti; dall'estensione del corso-concorso per presidi ai ricorrenti del 2011, alla cancellazione del limite di 36 mesi di servizio per la stipula di contratti a termine. Vanno assunti a tempo indeterminato i ricercatori e urge prorogare il blocco di distacchi e comandi di docenti e personale Ata presso enti e Università. Anief ha anche indicato come emendare le otto deleghe della “Buona Scuola”, già approvate in CdM il 14 gennaio, sulle quali è stata iniziata una corsa contro il tempo per la loro stesura definitiva.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): se davvero si vuole dare un segnale di discontinuità con la politica del Governo che ha prodotto la riforma più contestata della storia della Repubblica, questo è il momento giusto. Il Parlamento, infatti, può andare a correggere le tante norme sbagliate della Legge 107, ora confermate con i testi delle leggi delega. Le commissioni di Camera e Senato non possono limitarsi ad ascoltare le indicazioni di chi la scuola la conosce, perché la vive tutti i giorni, ma hanno il dovere di dare seguito a chi chiede solo di migliorare l’offerta formativa attraverso un’organizzazione finalmente orientata alla sua promozione e non esclusivamente alla salvaguardia dei conti pubblici come, invece, è stato fatto sistematicamente negli ultimi anni.