La stampa scrive

Giungono le prime reazioni alle indiscrezioni sulla volontà da parte del Ministro di dare seguito al vecchio progetto di Berliguer e Morati sulla riduzione del percorso scolastico di un anno, che permetterebbe agli studenti di conseguire il diploma a 18 anni. Pubblichiamo i comunicati di CISL e ANIEF.

Dichiarazione di Francesco Scrima 
Segretario Generale della CISL Scuola

Percorsi scolastici, inutili e sbagliate nostalgie

Ripensare articolazione e durata dei percorsi di studio, con l'obiettivo di un diploma a 18 anni? Non è un discorso nuovo, nè impresa facile, come si è già visto con precedenti esperienze, che non vorremmo qualcuno volesse riproporci. 
Un'impresa che certamente non sembra alla portata di questo governo, non fosse altro per i tempi di cui dispone. 
Ci chiediamo allora che senso abbia mettere in azione fantomatici gruppi di lavoro per compiti che si sa già in partenza di non poter svolgere, quando sarebbe bene dedicarsi a risolvere i problemi che anche quest'anno rendono travagliato l'avvio dell'attività delle scuole. 
Se poi, come sembra, si volesse dare spazio a qualche nostalgia di riforme ordinamentali già rivelatesi inattuabili, diciamo che anche oggi, come allora, non accetteremmo progetti che mortifichino e penalizzino quella parte del nostro sistema scolastico capace di restituire i migliori risultati, come avverrebbe se la 
“grande trovata” fosse quella di uno scivolamento in basso degli attuali percorsi, anticipandoli tutti di un anno. 
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Scuola – Anief: diploma a 18 anni? Miur vuole solo fare “cassa”
‘I più recenti studi indicano di allungare l’apprendimento in classe’

Ridurre di un anno la durata del percorso scolastico? Se è vera l’indiscrezione riportata nelle ultime ore dai mass-media, che porterebbe i nostri ragazzi a diplomarsi a 18 anni anziché a 19, il ministro Profumo farebbe bene a concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro.

“Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area Ocse. Il forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.

L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane.

“Un esempio virtuoso che l’Italia dovrebbe seguire – sostiene Pacifico – è quello condotto da alcuni Stati degli Usa, dove è stato dimostrato che un percorso di apprendimento ridotto non porta a maggiori chance nella ricerca del lavoro. Né, tantomeno, permette di acquisire più conoscenze, capacità e competenze. Il nostro Governo potrebbe anche guardare a modelli educativi-formativi geograficamente più ‘vicini’, come quello tedesco: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”.

Alla luce di queste considerazioni, l’Anief teme quindi che il progetto ora all’esame di una decina di esperti incaricati dal Miur possa avere solo uno scopo: il taglio di 50mila unità di personale. “Non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire il valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.

Fonte: Orizzonte Scuola

Continuiamo le interviste per sondare le posizioni del mondo sindacale sul concorso per i docenti. Questa è la volta del Prof. Marcello Pacifico, presidente dell'ANIEF, l'intervista è di Daniela Sala.

Quale idea vi siete fatti di questo concorso?

Sicuramente c'è una grande confusione. Noi chiediamo al Ministro di riflettere sulla praticabilità e opportunità di questo concorso. In pochi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni contrastanti da parte dei due sottosegretari e rispetto anche alle dichiarazione del Ministro. I 54mila posti per il prossimo triennio sembrano scomparsi e gli 11mila posti ora messi a concorso saranno forse spalmati sul triennio. Purtroppo non si sono voluti ascoltare né i precari né le sentenze della Corte europea, che obbliga a stabilizzare chi ha più di 36 mesi di servizio e dall'altra parte si è annunciato di voler inserire i giovani nella scuola quando proprio i più giovani, i neolaureati e gli ammessi al Tfa non potranno partecipare.

Che cosa si potrebbe o dovrebbe fare?

Si dovrebbe riprendere un serio piano di immissioni in ruolo, su tutti i posti o disponibili, che non sono solo quelli al 31 agosto: ci sono anche diversi posti al 30 giugno che dovrebbero essere dati di ruolo. Intanto a Mantova, ad esempio, siamo al paradosso che i precari sono sotto ricatto: chi aveva fatto causa e ottenuto il risarcimento danni è stato indotto a rinunciare a questi soldi in cambio di un'ennesima supplenza. La verità è una sola: per anni si è abusato dei precari e ora l'unica cosa giusta da fare è riconoscere loro il merito che ogni giorno hanno dimostrato con un reclutamento massiccio su tutti i posti disponibili.

Ecco, per quanto riguarda il reclutamento quali misure ritenete auspicabili?

In questo momento si sta procedendo con una distorsione rispetto a quanto stabilito dal legislatore, infatti il progetto iniziale del 2006 di riforma di formazione e reclutamento è stato tradito già con le Siss, un sistema basato su un numero chiuso in entrata che in teoria al termine doveva garantire l'assunzione. Peccato che i numeri fossero basati su previsioni di posti successivamente non disponibili, per effetto, chiaramente, dei tagli.
In teoria comunque l'accesso alle Siss era basato su un numero di posti disponibili e vacanti previsti per il triennio successivo, ecco perché oggi il ministro prima annuncio un concorso su posti disponibili all'1 settembre e poi si contraddice dicendo che i posti rigurdano il triennio: una vecchia regola che era quella della previsione dei posti sul triennio viene inserita in un sistema nuovo dai contorni indefiniti.
La prima cosa da fare è quindi chiarire quali sono i posti disponibili: l'ex provveditorato deve fare una seria ricognizione anche perché ormai, per prassi, molti posti posti vengono dati al 30 giugno e non al 31 agosto. Poi occorrere rimettere mano con urgenza al dimensionamento scolastico, peraltro dichiarato incostituzionale, e ai tagli che hanno riguardato il personale ata, altrimenti è impossibile capire come stabilizzare queste persone che lo Stato ha sfruttato per anni per fare supplenze e per far funzionare la scuola. Dopodiché bisogna trovare un sistema che colleghi formazione e reclutamento, reclutamento che deve essere fatto con mezzi o trasparenti e che certamente non può essere affidato ai dirigenti scolastici.

Che tipo di sistema immaginate per il reclutamento invece?

Siamo totalmente contrari alla chiamata diretta delle scuole, per un semplice motivo: il dirigente pubblico non può essere licenziato in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, può ricevere sanzioni ma non essere licenziato. E in pratica fino a quando il dirigente scolastico non sarà considerato direttamente responsabile è impensabile mettere nelle sue mani un simile potere sul personale scolastico.
Potrebbe invece funzionare un sistema che leghi la selezione iniziale con con la formazione sul campo e infine con l'assunzione in ruolo, ma questo può essere fatto soltanto se a priori non ci si dimentica delle storie personali e della professionalità che i precari hanno maturato negli anni. Insomma siamo contrari a qualunque provvedimento che non tenga conto della situazione attuale e dello stato attuale della precarietà in Italia: non si può lavorare sui massimi sistemi se non si ha idea della situazione reale e dei numeri. E questo è anche il motivo di tanta confusione in questi giorni: alla basa c'è una fotografia degli organici che non corrisponde alla realtà. E questo porta all'invenzione di nuovi sistemi di reclutamento lontani dalla realtà e guarda caso poi cadono.

Tanto che avete già annunciato possibili ricorsi.

Innanzitutto siamo stati i primi a dire che in questo momento non si può parlare di ricorso se non si conosce il bando. Certo è però che dalle riunioni con i sindacati sono emerse in maniera ufficiosa delle bozze preoccupanti. Noi comunque preferiamo appellarci al buon senso del Ministro perchè fermi il concorso, piuttosto che tentare di fermarlo ricorrendo a procedimenti giudiziari.
In ogni caso non si capisce perché è stata posta una data oltre la quale i laureati, a parità di titolo, non sono ammessi e questa è una palese disparità di trattamento. Così come siamo riusciti a far ammettere i precari al concorso a dirigente scolastico, così siamo pronti a intervenire anche rispetto a questa discriminazione..

Al momento che cosa si può fare di concreto?

Rivedere gli organici sulla base della normativa vigente, poi, in applicazione della direttiva europea 1999/70 stabilizzare i precari su tutti i posti vacanti e disponibili e quindi studiare un serio piano di immissione in ruolo. E non stiamo parlando di una sanatoria ma di persone che sono state già formate dallo stato per fare gli insegnanti.

Siete d'accordo con la scelta di riservare metà dei posti al concorso e l'altra meta alle GaE?

Il problema delle assunzioni è legato alla Costituzione, per cui ci è necessario fare i concorso. La legge non dice però quanti concorsi l'amministrazione deve bandire. Il problema, di nuovo, è che al netto del turn over sono scomparsi 200mila posti nella scuola. E guarda caso, dopo aver formato nuovi insegnanti per anni oggi ci sono 200mila persone in graduatoria e non per colpa loro: la colpa è dello Stato che prima li ha formati pensando di averne bisogno e poi, preso da politiche di rigore, con tagli lineari li ha ingabbiati nelle graduatorie.

Quale sarebbe ora il male minore?

Chi sta in graduatoria ha maturato delle aspettative di assunzione nel giro di pochi anni. Ecco perché noi ancora prima di questa polemica sul concorso abbiamo chiesto al Ministro di fare il concorso almeno solo sulle classi di concorso esaurite. Ma così non sarà e ci sarà di nuovo una guerra tra poveri.

D'altra parte c'è chi, come Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil), vede nel bandire un concorso solo su classi esaurite una discriminazione ulteriore.

Certo in passato abbiamo assistito a discriminazioni anche per quanto riguarda il divario tra Nord e Sud. Il problema comunque sono i numeri e la confusione che sui numeri ha fatto il Ministro.
Stiamo parlando di ipotesi quando l'unica cosa sensata sarebbe fare una bella pausa di riflessione, rivedere egli organici e poi procedere a un ragionato piano di immissioni, senza dimenticarsi anche dei futuri iscritti al Tfa.

Fonte: Orizzonte Scuola

Di Meglio: non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale. Pacifico: pur di fare cassa mettono una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico.

Ma quale allineamento didattico della la scuola italiana al resto d'Europa? La volontà manifestata dal Governo Monti di ridurre di un anno il ciclo di studi scolastici - anticipando a 18 anni, anziché a 19, il conseguimento del diploma di maturità - deriverebbe prima di tutto dall’esigenza di dare un’ulteriore bella sforbiciata al numero di cattedre e di posti afferenti al personale Ata. Tanto è vero che se dovesse realizzarsi, l’intenzione dell’esecutivo, peraltro già manifestato dopo poche settimane dall’approdo a viale Trastevere, in particolare attraverso l’apertura espressa dal sottosegretario Marco Rossi Doria (con inevitabile strascico di polemiche) si verrebbe a creare un esubero di personale stimabile tra le 40mila e le 60mila unità.

Nelle ultime ore a farsi portatori di questa tesi sono stati alcuni sindacati autonomi. I quali, dopo i confederali, in particolare Flc-Cgil e Cisl Scuola, hanno espresso forti critiche, verso l’idea allo studio del Miur. Secondo Rino Di Meglio,coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “non si comprende la finalità di una simile ipotesi. Non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale”. Secondo il sindacalista a capo della Gilda “sarebbe bene che il ministro Profumo, nei pochi mesi ancora a sua disposizione, si concentrasse sulle tante questioni aperte nel mondo della scuola e puntasse a far funzionare tutto ciò che ancora non va”.

Altrettanto piccata è la risposta dell’Anief, secondo cui il ministro Profumo dovrebbe concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro. “Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area OcseIl forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.

L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane. Il presidente del sindacato degli educatori in formazione, Marcello Pacifico, è convinto che non bisogna andare troppo lontano per capire cosa fare: basta recarsi “in Germania”, dove“gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali, ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”. Davvero amara la conclusione del leader dell’Anief: “non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire del valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.

Fonte: Tecnica della Scuola

''I tablet al sud sono necessari, la Lega si rassegni''. Così l'Anief replica a Maroni che ieri aveva criticato l'iniziativa.

''Stiamo solo assistendo - afferma l'associazione in una nota - alla solita politica irritante a cui ci ha abituato da tempo la Lega. Il segretario Maroni dovrebbe sapere - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - che il materiale informatico è stato assegnato a una serie di regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che appartengono ad aree sottoutilizzate. Tanto è vero che i finanziamenti per acquistarli sono di tipo Fas e fanno capo a fondi della Comunità europea finalizzati a potenziare le regioni obiettivo 1.

Forse la Lega Nord - continua Pacifico - rimpiange il periodo politico in cui attraverso il Cipe, abusando del potere assunto durante l'ultimo Governo Berlusconi, ha permesso di dirottare alle scuole del Nord diversi fondi dell'Unione destinati al meridione. La decisione del ministro Profumo di potenziare finalmente le scuole del sud non può che trovarci d'accordo: speriamo, anzi, che sia solo la prima - conclude il sindacalista - di una serie di tranche finalizzate a risollevare finalmente le aree del paese più in difficolta'''.

Fonte: ANSA

Anief: assumere i precari con 36 mesi di servizio è la vera priorità. Flc-Cgil: è un'operazione di pura propaganda. Mario Pittoni (Lega): questo concorso è uno spreco e si basa su una formula ampiamente superata.

Le prese di posizione contro i concorsi si susseguono. Ormai a sostenere i concorsi, Ministro e sottosegretario Rossi Doria, sono rimasti davvero in pochi. 

L’Anief sostiene che la vera priorità è l’assunzione dei precari con 36 mesi di servizio e anche l’on. Anita Di Giuseppe contesta la decisione del ministro Profumo di bandire nuovi concorsi. 

La Flc-Cgil non ha dubbi e afferma che “l'annunciato concorso è pura propaganda e che con la promozione della qualità della scuola pubblica non ha niente a che vedere”. 

In un comunicato di queste ore il senatore della Lega Mario Pittoni afferma anche che questo concorso non consentirà affatto di facilitare l’assunzione delle 4 categorie che più di altre si aspettano una rapida soluzione dei propri problemi lavorativi: iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, nuovi abilitati, abilitandi e non abilitati che hanno maturato un certo periodo di servizio.  Il fatto è – sostiene Pittoni – che questo concorso si basa su una formula ampiamente superata e in sostanza si tradurrà in un vero e proprio spreco di denaro pubblico.  Secondo Pittoni “non prendere in considerazione le peculiarità anche di una sola di queste categorie, può generare scontro sociale, mettendo a rischio l’intero progetto”. Gli insegnanti - aggiunge ancora il parlamentare - si chiedono: per chi viene bandito questo concorso? Non certo per i giovani neolaureati sprovvisti di abilitazione. E pure gli abilitati si contenderanno nell’arco di tre anni una cattedra su una disponibilità complessiva di soli 12 mila posti. Ha senso tutto questo? Se poi corrisponde al vero l’annunciata strutturazione delle procedure concorsuali, la spesa sarà di svariati milioni”. Conclude Pittoni: “In attesa di una riforma vera (non di un semplice regolamento che consentirebbe soltanto qualche ritocco a vecchi meccanismi, incapaci di filtrare il merito in modo omogeneo), e se davvero sono disponibili tali risorse non sarebbe meglio impiegarle per potenziare il servizio?” 

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"Mentre Profumo annuncia iscrizioni on line, registri elettronici e risparmi per 240 milioni di euro attraverso una nuova gestione delle scuole, l'Ocse lo bacchetta rilevando che dal 2000 al 2010 i docenti italiani sono sempre più poveri e meno pagati". E' quanto afferma l'associazione professionale sindacale (Anief) dopo l'annuncio del ministro che saranno introdotte una serie di innovazioni tecnologiche per abbattere le spese scolastiche e migliorare la qualità della didattica in ogni classe.

"Chi opera nella scuola - prosegue l'Anief - non può che apprezzare questo sforzo, però è bene che prima il personale scolastico venga messo nelle condizioni per operare al meglio. Sebbene lavorino di più, per colpa dei pochi investimenti di spesa pubblica nel settore dell'istruzione, università e ricerca, il 9% dei docenti italiani, contro il 13% della media di 32 Paesi, occupa il penultimo posto nell'indagine "Education at a Glance" che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio.

Per Marcello Pacifico, delegato Confedir alle alte professionalità e presidente Anief, "è chiaro come questa perdita secca dei salari influisca molto sulla motivazione del corpo insegnante che non ha una prospettiva di carriera, che accede al ruolo dopo anni di sfruttamento da precario. Senza soldi per la scuola, l'università e ricerca non ci sarà aumento della produttività, per questa ragione, l'Italia è ferma da 10 anni rispetto ai Paesi più sviluppati".

L'Anief cita i dati di una ricerca. Nel 2000, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, nel 2010, in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 del 4/5% mente nella media OCDE del 15/22% secondo la fascia di insegnanti (primaria, secondaria di primo e secondo grado), colpa della percentuale di spesa (4,9%) del PiL che l'Italia dedica al settore della conoscenza, rispetto alla media del 6,2%. Risultato: nel 2010, il reddito medio degli insegnanti italiani si colloca intorno a 32.000 euro lordi, in Inghilterra supera i 49.000 euro.

A parte il minore investimento, permane la differenza tra stipendio iniziale e di fine rapporto, a testimonianza di una carriera che non c'è: infatti, nell'accesso alla professione, gli italiani prendono quanto i colleghi europei (28.000 euro), ma nell'ultimo anno prima della pensione perdono tra i 7.000 e gli 8.000 euro, in media, pur avendo aumentato le ore di insegnamento in questi ultimi dieci anni (da 744 a 770 rispetto a una media OCDE da 762 a 782 per la primaria, da 608 a 630 rispetto a una media OCDE da 681 a 704 per la secondaria di primo grado, da 605 a 630 rispetto a una media OCDE da 608 a 658). Complessivamente, gli insegnanti italiani lavorano 39 settimane rispetto alle 38 Ocde, 175 giorni rispetto ai 185 Ocde.

Fonte: TMNews

Si parte il 14 con lo stop del pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre al via le mobilitazioni della Flc-Cgil. Il giorno dopo in piazza i coordinamenti dei precari. Il 28 tocca ai comparti università, ricerca e Afam, su iniziativa di Cgil e Uil: si ferma anche l'Ugl. Lo stesso giono e poi il 12 ottobre sarà la volta degli studenti. Il 20 ottobre lo sciopero dei comparti della conoscenza indetto ancora dalla Flc-Cgil.

Quello che sta iniziando è un anno scolastico all’insegna delle contestazioni prodotte dai sindacati (ma non solo) contro una lunga lista di temi: tagli alle risorse e agli organici, concorsi pubblici e reclutamento, precariato, dimensionamento, riforma degli organi collegiali, diritto allo studio. Ed altri ancora. In alcuni casi le mobilitazioni riguarderanno specificatamente l'istruzione, in altre l'intera pubblica amministrazione.

Si inizia venerdì 14 settembre, con lo sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre prenderanno il via le iniziative di mobilitazione indette dalla Flc-Cgil in diverse località: “in tutte le città italiane – fa sapere il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo - i lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno 'il giorno del merito', iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e ATA, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità: presidi davanti alle Prefetture e alle Regioni, assemblee aperte, eventi serali”.

Il giorno dopo, sabato 22, gli stessi lavoratori della conoscenza parteciperanno alla manifestazione nazionale promossa dai coordinamenti dei precari “contro il concorso truffa del ministro Profumo e per la difesa della scuola pubblica”. I precari si sono rivolti “a tutte le organizzazioni sindacali e politiche che si sono espresse in questi giorni contro il concorso e hanno contrastato i tagli alla scuola di questi anni”: l’obiettivo è “dare un concreto sostegno al fine di contribuire alla massima riuscita della manifestazione”. Oltre al ritiro del concorso a cattedra, i coordinamenti del personale non di ruolo della scuola - che hanno manifestato davanti al Miur lo scorso 4 settembre assieme ad Anief e Usi - chiedono “la restituzione alla scuola delle risorse sottratte con i tagli della Gelmini e il rifinanziamento della scuola stessa; un piano di assunzioni a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili; il ritiro del pdl 953 (ex Aprea)”.

Ma le proteste non si fermeranno qui. Il 28 settembre i comparti università, ricerca e Afam parteciperanno allo sciopero del pubblico impiego proclamato dalla confederazione nazionale assieme alla Uil. Nella stessa giornata si fermerà anche l’Ugl, secondo cui “i tagli previsti per il pubblico impiego sono eccessivi e non mirano ad abbattere i veri sprechi, anzi, mettono a rischio la funzionalità degli uffici”. Sempre il 28 settembre entrano in scena i giovani, con una manifestazione programmata a Roma da Rete studenti medi e Udu: al centro dalla protesta sono i corsi universitari a numero chiuso, definito come "la violazione totale del diritto allo studio".

Il 12 ottobre gli studenti manifesteranno ancora, stavolta per rivendicare il diritto ad una istruzione pubblica di qualità e garantita a tutti. “Una scuola di qualità – ha fatto sapere la Rete degli Studenti - ce la chiede l'Europa, e noi la chiederemo a questo governo, a partire dal primo giorno di scuola, in un percorso di mobilitazione che culminerà nel 12 Ottobre, data in cui tutti gli studenti d'Italia scenderanno in piazza per lanciare le loro proposte e denunciare i loro disagi”.

Il 20 ottobre è previsto, infine, lo sciopero, con manifestazione nazionale di tutti i comparti della conoscenza organizzata dalla Flc-Cgil. Secondo il sindacato di Leopoldo Serra serve "una lunga fase di mobilitazione in tutti comparti della conoscenza contro le scelte del Governo Monti che stanno ulteriormente penalizzando scuola, università, ricerca e Afam. La spending review assesta un duro colpo al sistema di protezione sociale e ai diritti di cittadinanza. Si continua a tagliare personale, si riducono i diritti, si licenziano i precari, si aumentano le tasse universitarie, si limita la contrattazione sui posti di lavoro, si colpisce la dignità del lavoro pubblico e si portano al collasso definitivo molti enti di ricerca".

La lista delle lamentele non finisce qui: “il ministro Profumo – continua la Flc-Cgil -vuole bandire un concorso nella scuola, inutile e costoso, senza aver prima definito un piano di stabilizzazione per i precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Per fare cassa si trasferiscono forzosamente i docenti inidonei per motivi di salute e gli insegnati tecnico pratici sui posti amministrativi e tecnici licenziando 2.000 precari che negli ultimi dieci anni hanno garantito la funzionalità delle segreterie scolastiche".

Fonte: Tecnica della Scuola

"I precari della scuola hanno bisogno di
 risposte certe sulle stabilizzazioni. Dal Ministero invece tanta
 confusione su numeri, tempi e modalità: basta con la politica 
degli annunci". È quanto si legge in una nota dell'Anief che 
aggiunge: "Dopo la mobilitazione attuata nei giorni scorsi dai 
tanti docenti precari che hanno già superato concorsi e selezioni
 per l'accesso all'insegnamento, l'unica risposta che il Miur
 avrebbe dovuto fornire era quella di pubblicare un piano
 trasparente e sicuro di immissioni in ruolo.

Invece in questi
 ultimi giorni il Ministro dell'Istruzione e i suoi sottosegretari 
si sono dilettati nel rilasciare dichiarazioni sui prossimi
 concorsi spesso confuse e persino discordanti una con l'altra". 
"Non è possibile che i più alti rappresentanti di un dicastero - 
sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - forniscano 
diversi numeri, tempistiche e modalità sui concorsi venturi: come 
si fa, a pochi giorni dalla pubblicazione di un bando annunciato 
come un evento 'storico', ad avere ancora le idee poco chiare sui 
suoi contenuti?".

"Ecco qualche esempio - prosegue l'Anief -. I 54mila posti che nei 
giorni scorsi erano stati indicati come il contingente di nuovi 
docenti da suddividere nel prossimo triennio, nelle ultime ore si
 sono ridotti a 22mila, di cui la metà da individuare attraverso 
una modalità selettiva che non doveva esistere; la cadenza dei
 concorsi si è trasformata da biennale in annuale, per poi tornare
 biennale. E che dire della mancata individuazione del fabbisogno
 che ancora non è stato accertato?
 Ma non è finita. Perché prima si dice che il ritorno del 
concorso a cattedra permetterà di selezionare tanti giovani 
meritevoli, dimenticando i precari storici, poi si scopre che in 
realtà queste selezioni abbandonano al loro destino tutti i
 neo-laureati e i docenti che si abiliteranno con il prossimo Tfa.


E tutto questo avviene mentre, con fare quasi intimidatorio,
l'amministrazione periferica lombarda costringe i supplenti che
 hanno lavorato per più di 36 mesi e ottenuto un risarcimento dal
 giudice del lavoro per l'abuso dei contratti a termine, a firmare
 una conciliazione attraverso la quale rinunciano a quanto imposto 
dal tribunale e dall'Unione Europea". 
"La misura è colma - commenta Pacifico - non si può più 
scherzare sulla qualità dell'istruzione pubblica e sull'accesso 
alla professione del docente. Sinora sui concorsi a cattedra 
abbiamo ricevuto, anziché indicazioni chiare e responsabili, solo 
una serie di spot pubblicitari. E nessuna risposta concreta.

È 
arrivato il momento di mettere in atto una seria riflessione. È 
per questo motivo che abbiamo chiesto al ministro Profumo di
 riflettere seriamente sulla possibilità di fermare il concorso e
 - conclude il presidente dell'Anief - di programmare al suo posto 
un serio assorbimento del precariato scolastico".

Fonte: Italpress

"Inutile invocare una decisione rapida del Consiglio di Stato sulle prove scritte in Lombardia, quando a fine novembre il Tar Lazio potrebbe annullare l'intera procedura concorsuale, mentre rimangono bloccati i concorsi in Calabria e Molise. La soluzione politica deve tenere conto anche dei diritti dei ricorrenti per non cancellare tutto". È quanto si legge in una nota dell'Anief.

"Quando il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - prosegue la nota - chiese al ministro – appena insediato, lo scorso ottobre - di rinviare di qualche giorno le prove scritte per consentire al Consiglio di Stato di valutare la richiesta di ammissione con urgenza e con riserva dei ricorrenti alle stesse, così da salvare l'esito finale del concorso, tale richiesta non è stata ascoltata. Ora il destino beffardo costringe lo stesso titolare di Viale Trastevere a chiedere al tribunale di anticipare il giudizio di una sentenza dai contenuti scontati per preparare l'ennesima sanatoria all'italiana che già alcuni esponenti politici e sindacali vorrebbero scritta.

Bene, ma questa volta si stia attenti alla sostanza oltre che alla forma, perché con la soluzione politica non basterà rinnovare le prove per tutti i ricorrenti, ma stilare una graduatoria unica finale comprendente i vecchi e nuovi idonei. In questo modo, potrebbe essere persino giustificata l'attribuzione, per l'a.s. 2012-2013, di un incarico di presidenza agli idonei.

Oggi, a differenza del precedente concorso siciliano, non è in discussione soltanto la valutazione degli scritti, ma la rinnovazione dell'intera procedura concorsuale, per la violazione del bando attraverso la somministrazione di quesiti errati.

Pertanto, qualsiasi soluzione dovrà risolvere la specifica situazione creatasi e soddisfare le pretese di tutti gli attori, sia ricorrenti sia idonei, per non essere annullata ancora una volta dal Tribunale".

Fonte: Italpress

Grazie a un decreto monocratico d'urgenza del Tar del Lazio, ottenuto dai legali del sindacato Anief, a partire da lunedì prossimo gli aspiranti docenti esclusi dalla prova preselettiva di accesso al tirocinio formativo attivo per colpa degli errori nella batteria dei quesiti selezionata dalla commissione di esperti del Miur potranno accedere alle prove presso le Università. Lo annuncia l'Anief in una nota.

Il ricorso è stato presentato per consentire la corretta valutazione dei candidati. Incompleta, per il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, la revisione dei test effettuata in auto-tutela dal Cineca e affidata dal Ministro Profumo a una nuova commissione di esperti universitari.

"Probabilmente il tempo esiguo dedicato, due giorni - spiega in una nota Pacifico - non ha garantito una serena riflessione, tanto che sarebbero state considerate valide domande sbagliate, mentre molti errori non sarebbero stati corretti". Di fronte, pertanto, alla possibilità di annullare l'intera procedura concorsuale, il Tar Lazio ha concesso la misura cautelare richiesta d'urgenza, rinviando al 27 settembre la decisione di accoglimento in Camera di Consiglio. In quell'occasione, sarà richiesta dai legali la rinnovazione delle prove scritte per quella decina di candidati che non hanno potuto partecipare per il ritardo della pubblicazione del decreto cautelare.

Erano state 300 le segnalazioni di anomalie pervenute in una settimana da parte dei candidati, analizzati dal sindacato e studiate dagli avvocati che hanno ottenuto il provvedimento dal tribunale amministrativo. Le classi concorsuali più disastrate riguarderebbero le discipline linguistiche, in particolare il cinese conterebbe quasi una risposta su due errata.

Fonte: TMNews

Si aggira intorno alle 160 mila unità il numero di possibili candidati al concorso per prof (11.891 posti) il cui bando, in avanzata fase di elaborazione, sarà pubblicato il 24 settembre, come ha confermato il 6 settembre anche il ministro Profumo.

Si tratterà di un bando-quadro sulla cui cornice i direttori regionali predisporranno i bandi sulle classi di concorso e i posti disponibili su base regionale o interregionale.

Le informazioni sono state comunicate ai sindacati nel corso di un incontro tecnico svoltosi al ministero, in attesa che il Cnpi (Consiglio nazionale pubblica istruzione) esprima il proprio parere sulla tabella di valutazione dei titoli e sui programmi d'esame.

TRE GLI ANNI DI VALIDITÀ DEL CONCORSO.  Saranno tre - hanno riferito i sindacati - gli anni di validità del concorso e delle sue graduatorie ai fini delle assunzioni. 

E tre sono anche le prove previste: una preselettiva non disciplinare (che rappresenta una novità) da svolgersi in un'aula informatica (di una scuola o di una università), con un numero di item ancora da definire, per accertare abilità logiche, comprensione del testo e conoscenza di una delle lingue straniere di maggiore diffusione comunitaria; una prova scritta a carattere disciplinare (con metodi diversi, inclusi quesiti a risposta aperta) e una prova orale strutturata con una lezione per verificare le capacità didattiche.

SÌ AI CANDIDATI CHE HANNO CONSEGUITO IL DIPLOMA NELL'ANNO 2001-2002. Potranno partecipare al concorso per la scuola dell'infanzia e per la scuola primaria anche i candidati che hanno conseguito il diploma di scuola o di istituto magistrale entro l'anno scolastico 2001-2002.

Per la scuola secondaria potranno accedere al concorso, oltre a coloro che risultano in possesso di abilitazione, anche i laureati entro l'anno accademico 2001-02 (lauree quadriennali), o 2002-03 (lauree quinquennali) o 2003-04 (lauree sessennali).

Comunque, per la scuola secondaria i concorsi saranno banditi solo per le classi di concorso per le quali si prevede la disponibilità di posti (100 è il numero minimo di posti disponibili nel triennio che danno luogo alla messa a bando delle cattedre).

Alle Medie le materie per cui il concorso sarà bandito per educazione artistica, educazione fisica, educazione tecnologica, italiano-storia-geografia, scienze matematiche, francese, inglese.

Alle Superiori le discipline sono disegno e storia dell'arte, educazione fisica, materie letterarie, materie letterarie e latino nei licei, materie letterarie-latino-greco nel liceo classico, francese, inglese, discipline economico-finanziarie, discipline giuridico-economiche, discipline meccaniche e tecnologia, elettronica, filosofia-psicologia-scienze dell'educazione, filosofia e storia, fisica, matematica, matematica e fisica, scienze naturali-chimica-geografia-microbiologia, laboratorio di edilizia e topografia.

Profumo contestato dalle associazioni insegnanti e dai precari a Pisa

L'annuncio del maxi concorso è stato accompagnato da un fiume di polemiche.

A puntare il dito contro il ministero dell'Istruzione, le associazioni  insegnanti Gilda e Anief (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori).

«È offensivo apprendere da un comunicato stampa che il ministro Profumo ha intenzione di emanare il bando di concorso tra 18 giorni», ha dichiarato il coordinatore nazionale del Gilda, Rino Di Meglio.

«Il ministro» ha rincarato la dose «fino a questo momento non ha convocato neppure una volta i sindacati ai quali non ha ritenuto di chiedere neppure un semplice parere».

Anche nel merito delle questioni, però, la Gilda ha criticato viale Trastevere: «Siamo preoccupati dalle conseguenze che potrebbero scaturire da un bando frettoloso».

ANIEF: «DISPARITÀ DI TRATTAMENTO IN BASE A UNA DATA». L'Anief ha invece ribadito l'inopportunità di una procedura selettiva, nel prossimo concorso a cattedre, che ha escluso i precari non abilitati e i giovani neo-laureati.

«Se, come riferito nelle ultime ore ai sindacati, il Miur ha intenzione di andare avanti a passo spedito nello svolgimento di questo concorso» ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir «è evidente che si produrrà una disparità di trattamento tra il personale laureato nelle stesse università, poiché la discriminante per l'accesso alle prove selettive sarà costituta non dai titoli ma da un incomprensibile sbarramento associato a una data».

I PRECARI SCENDONO IN PIAZZA A PISA. E mentre le associazioni rivendicano i diritti degli insegnanti, gli stessi precari scendono in piazza per far sentire la loro voce.

Il 6 settembre, a Pisa, è stata organizzata una manifestazione nei confronti del ministro dell'istruzione Francesco Profumo, ospite di un dibattito alla Festa del Pd della città toscana.

«PROFUMO VENDE FUMO». Circa un centinaio di docenti precari e studenti hanno srotolato uno striscione con la scritta 'Profumo vende fumo' contestando il ministro e ottenendo poi che uno di essi prendesse la parola soffermandosi soprattutto su quello che un esponente dei precari ha definito il «concorso-truffa» per insegnanti.

Il Pd di Pisa, sulla vicenda, ha diffuso una nota nella quale si afferma che il partito «ha dato una lezione di democrazia a chi in modo inqualificabile ha provato a impedire al ministro di parlare».

Fonte: Lettera 43

"I posti devono essere assegnati in via prioritaria se non esclusiva a docenti che vengono selezionati in Lombardia per diventare dirigenti". Ad affermarlo è l'assessore all'istruzione della Regione, Valentina Aprea. "Chiederemo altri duecento posti in organico". Pacifico: "si rischia un contenzioso senza fine". Il Partito Democratico chiede una sanatoria come in Sicilia.

Dopo il comunicato stampa di ieri che chiedeva al ministro profumo di "bruciare le tappe", anticipando l'udienza del Consiglio di Stato fissata al 20 novembre relativamente ai ricorsi accolti dal Tar Lombardia per la violazione della privacy a seguito dell'utilizzo di "buste trasparenti" contenenti i dati dei candidati

Ma ciò non basta a Valentina Aprea, chiede anche che "ci siano almeno altri duecento posti in organico in Lombardia per poter gestire nelle scuole rimaste senza dirigenti" e che i dirigenti lombardi vengano selezionati in Lombardia, probabilmente temendo che giungano da fuori regione per coprire i posti vacanti, cosa che comunque garantirebbe il corretto avvio dell'anno scolastico, anche per gli anni futuri.

Sulla faccenda interviene anche il presidente dell'ANIEF e delegato ai quadri e direttivi della Confedir, Marcello Pacifico: “A questo punto nel caso in cui la politica dovesse intervenire sulle vertenze in atto, è evidente che dovrà necessariamente essere assicurato il diritto dei ricorrenti alla rinnovazione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che hanno superato il concorso”.

In caso contrario – conclude Pacifico - il contenzioso non avrebbe mai fine. Anzi, si renderebbe, di fatto, ingestibile la direzione di migliaia di istituzioni scolastiche. Con la pratica delle reggenze, anche di diversi istituti, destinata a moltiplicarsi anziché ad estinguersi”.

Da canto suo L'On. Rusconi ha presentato una interrogazione parlamentare con la quale chiede al Ministro un intervento politico urgente per risolvere il contenzioso, prendendo ad esempio la legge n. 202 del 3 dicembre 2010 ("Norme per la salvaguardia del sistema scolastico in Sicilia e per la rinnovazione del concorso per dirigenti scolastici indetto con decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004") consentì un provvedimento di sanatoria per il concorso per dirigenti scolastici per la Regione Sicilia.

Fonte: Orizzonte Scuola

Il sindacato invita Governo e Parlamento a mostrare saggezza: bisogna assicurare il diritto dei ricorrenti alla rimozione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che lo hanno superato. In caso contrario migliaia di scuole diventeranno ingestibili.

Se l’amministrazione scolastica dovesse decidere di non procedere all’attuazione di un nuovo concorso per dirigenti le scuole italiane pagherebbero un prezzo altissimo, sottoforma di mancate direzioni e di reggenze sempre più al limite della praticabilità. A sostenerlo è l’Anief, dopo che alcuni sindacati dei dirigenti scolastici – come l’Anp e Disal – si sono apertamente schierati, invece, per l’immediata messa in servizio di tutti i candidati risultati vincitori di concorso.

A far infuriare il sindacato autonomo è stata, inoltre, la recente presa di posizione del direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia, Giuseppe Colosio, nella quale dà per scontata la prossima assunzione dei 335 vincitori di concorso. Come se la sentenza del Consiglio di Stato, in programma il 20 novembre per decidere in via definitiva sulla questione delle buste “trasparenti” contenenti i dati sensibili dei partecipanti e quindi sull’eventuale annullamento dell’intera procedura, non fosse stata mai fissata.

Dopo aver invitato “il Governo e il Parlamento a mostrare saggezza”, l’Anief ha tenuto a ricordare di essere stato “il sindacato che ha patrocinato il maggior numero di ricorsi avversi a questa procedura selettiva” e anche per questo motivo “chiede rispetto per le sentenze emesse dalla magistratura nelle decisioni che verranno assunte” al fine di salvaguardare i principi costituzionali di trasparenza, imparzialità e merito”.

A questo punto ha Marcello Pacifico, presidente Anief – nel caso in cui la politica dovesse intervenire sulle vertenze in atto, è evidente che dovrà necessariamente essere assicurato il diritto dei ricorrenti alla rimozione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che hanno superato il concorso”.

In caso contrario – ha concluso Pacifico - il contenzioso non avrebbe mai fine. Anzi, si renderebbe, di fatto, ingestibile la direzione di migliaia di istituzioni scolastiche. Con la pratica delle reggenze, anche di diversi istituti, destinata a moltiplicarsi anziché ad estinguersi”. Un’eventualità, quella delle lungaggini che il processo in corso potrebbe subire, che in effetti potrebbe davvero venirsi a realizzare. Soprattutto qualora a novembre il Consiglio di Stato dovesse dare ragione ai ricorrenti. E non solo quelli della Lombardia, ma a diverse migliaia di candidati a diventare ds che dopo essere rimasti esclusi hanno impugnato i contenuti dei test e le procedure adottate. Trasformando il concorso in una lotteria dagli esiti ogni giorno sempre più incerti.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Perché il ministero dell'Istruzione ha deciso
 di escludere i giovani e i neo-laureati a concorrere per il
 concorso a cattedre, mentre costringere a parteciparvi solo il
 personale scolastico docente abilitato che ha già dimostrato 
tutta la propria competenza disciplinare e didattica?". A 
chiederlo è il sindacato Anief, dopo aver appreso della volontà
dell'amministrazione scolastica di far accedere alla procedura 
concorsuale solo i docenti già abilitati e coloro che si sono
 laureati, a seconda del numero di annualità dei corsi, comunque 
non oltre il 2004.


"Se, come riferito nelle ultime ore ai sindacati, il Miur ha 
intenzione di andare avanti a passo spedito nello svolgimento di 
questo concorso - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e
 delegato ai quadri e direttivi della Confedir - è evidente che si
 produrrà una disparità di trattamento tra il personale laureato 
nelle stesse università, poiché la discriminante per l'accesso
 alle prove selettive sarà costituta non dai titoli ma da un 
incomprensibile sbarramento associato ad una data".


In base a quanto comunicato dal Miur, per la scuola dell'infanzia 
e primaria saranno accettate le domande solo dei laureati in
 Scienze della formazione primaria e di coloro che hanno conseguito 
il diploma di scuola magistrale o in un istituto magistrale entro 
l'anno accademico 2001/02.

Per quanto riguarda la scuola 
secondaria, di primo e secondo grado, varranno invece solo le
 lauree conseguite entro l'a.a. 2001/02 (quadriennali), 2002/03
 (quinquennali) o 2003/04 (sessennali). Se non si rientra in queste
 date servirà necessariamente l'abilitazione.


"Qualora tutto questo dovesse essere confermato nel bando di 
concorso - conclude Pacifico - è chiaro che l'Anief impugnerà un 
regolamento che per come è stato organizzato non garantisce 
affatto la parità di trattamento tra chi vuole oggi fare 
l'insegnante nella scuola italiana".

Fonte: Italpress

"I giudici della Corte di Cassazione, infatti, avevano giustificato la deroga alla normativa comunitaria (direttiva 1999/70/CE), introdotta dal legislatore nel solo comparto della scuola, sulla base del presupposto che il personale precario aveva maturato il diritto a una futura immissione in virtù della mera permanenza nelle graduatorie ad esaurimento e del servizio continuo che ne accresceva il punteggio in vista dell'assunzione". E' quanto si legge in una nota dell'Anief, Associazione, costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio, e di ruolo.

"Presupposto che Anief aveva subito smentito tanto da dare mandato al proprio ufficio legale di predisporre modelli di denuncia da inviare alla Commissione UE per aprire una nuova procedura d'infrazione a carico dello Stato italiano. Ecco che ora il Miur getta la maschera e, vestito dei poteri del datore di lavoro privato, tenta la strada di non chiamare più il lavoratore che lo aveva denunciato per abuso dei contratti a termine. È evidente come tale tentativo sia del tutto illegittimo poiché quel lavoratore è inserito in una graduatoria da cui si deve attingere esclusivamente sulla base del punteggio, tanto per stipula dei contratti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato.

Allo stesso tempo, il Miur ha l’esigenza di evitare di incorrere in una nuova condanna per abuso nella reiterazione di contratti TD, che questa volta avrebbe anche risvolti penali.   - continua la nota - Questo è il dramma a cui ora i dirigenti dell'amministrazione periferica devono rispondere: pur consapevoli, però, di come qualsiasi cosa decideranno di fare – se le alternative dovessero rimanere quelle sopra indicate – non potrà che essere sbagliata, visto che l'unica cosa corretta sarebbe stabilizzare i precari con 36 mesi o più di servizio pregresso. Quando la giurisprudenza scoprirà la farsa, allora potremo rivendicare il merito di avere sconfitto la piaga del precariato che da decenni affligge la nostra scuola, unico caso in Europa. Nell'attesa, ovviamente, i docenti precari non possono essere comunque cancellati da graduatorie previste per legge. La soluzione escogitata in Lombardia, infatti, equivarrebbe ad un’espulsione di fatto dal sistema scuola dei docenti con oltre 36 mesi servizio. Pertanto, laddove saremo contattati, ci attiveremo con precise diffide (come abbiamo già fatto a Mantova) e con ricorsi urgenti al giudice del lavoro per reintegrare il docente nelle proprie posizioni".

Fonte: AgenParl

Un concorso gestito male, alla base delle problematiche che hanno riguardato le procedure concorsuali, nonchè il piano di razionalizzazione della rete scolastica che ha tagliato molte dirigenze ed una magistratura che, invece, ha cercato di mettere correttezza nelle procedure concorsuali. Il punto di vista di Marcello Pacifico, presidente ANIEF, in una intervista di Fulvia Subania. (da OrizzonteScuola.it)

 

L’Anief entra nel merito del grave problema del blocco degli scatti di anzianità maturati nel 2011, sostenendo che il confronto tra i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda e il Miur non è risolutivo del problema.

Per Anief è assurda e fuori luogo la richiesta di un atto d’indirizzo all’Aran, sollecitato nella lettera inviata al ministro Profumo dai su citati sindacati in data 3 settembre. A tal proposito Anief ci tiene a ricordare che è improponibile chiedere la firma di un contratto che per legge rimane non sottoscrivibile fino al 2014. La situazione descritta dall’Anief è kafkiana, perché si cerca di recuperare, tramite degli accordi negoziali, le briciole di una tantum versate anche con grave ritardo, piuttosto che ricorrere contro una legge incostituzionale. 

Infatti per Anief il fatto che il Ministero dell´economia abbia bloccato la corresponsione degli scatti di anzianità del personale della scuola, in applicazione dell’art.9, comma 23 del dl n.78 del 31 maggio 2010 è una norma che mina il principio costituzionale di avere un contratto che garantisca un ragionevole aumento stipendiale. L’associazione che fa capo a Marcello Pacifico inoltre richiama l’attenzione sul fatto che con il decreto interministeriale n. 3 del 14 gennaio scorso, i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda, sono riusciti solamente, per ora, ad avere l’una tantum 2010 che non è conteggiabile ai fini dell’anzianità retributiva e dei gradoni stipendiali. 

Sulla stessa linea di principio dell’Anief rimane anche la Flc-Cgil, che ha sempre ritenuto illegittima l’applicazione della legge n. 122/2010 che all’art. 8 prevede di riutilizzare le economie dovute ai tagli di organico per ripristinare i gradoni stipendiali. Le intenzioni di Anief e Flc-Cgil sono quelle di ottenere, anche per vie legali, tutto lo spettante senza chinarsi con il cappello in mano a ricevere quell’una tantum, che mortifica i lavoratori della scuola e non li tutela sul ripristino giuridico ed economico del gradone stipendiale spettante.

Fonte: Tecnica della Scuola

Il ministro della Funzione Pubblica intenzionato a dare seguito all’intesa sul negoziato del 3 maggio. Scrima (Cisl): ora serve un vero tavolo di confronto. Sul piede di guerra i rappresentanti dei dirigenti e dei quadri: la Confedir pronta a proclamare lo stato di agitazione.

Potrebbe arrivare dalla Funzione Pubblica la soluzione alla sempre più intricata vicenda del personale docente inidoneo o soprannumerario che rischia sempre più concretamente di vedersi collocato d’ufficio come impiegato. Se ne è parlato il 4 settembre a Roma, affrontando anche problematiche analoghe che riguardano altri comparti della pubblica amministrazione, nel corso di un incontro a Palazzo Vidoni tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati. Per la prima volta, a quanto risulta dalle prime indiscrezioni, il Ministro avrebbe dato l’assenso per l’avvio di un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero.

La conferma arriva da Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, che al termine dell’incontro ha detto che sono emersi “segnali di maggior attenzione alle nostre richieste di dare seguito all’intesa del 3 maggio scorso, valorizzando le sedi di confronto e negoziato su tutte le questioni che attengono il lavoro pubblico, a partire da quelle oggetto dei provvedimenti sulla revisione di spesa, che possono comportare ricadute pesanti sul servizio e sul personale”.

Scrima però non si illude: “se quei segnali troveranno conferma lo vedremo nei prossimi giorni, entrando nel merito dei problemi che riguardano in modo particolare il settore scuola, su cui abbiamo chiesto l’attivazione di uno specifico tavolo di confronto”. Il sindacalista della Cisl entra quindi nel merito delle urgenze del personale della scuola, in particolare i docenti inidonei, per i quali “si manifesta ogni giorno di più l’assurdità di una norma che rischia di fare tre grossi danni in un colpo solo: mortificando la professionalità del personale, cui si impone di ‘transitare’ su profili diversi a prescindere dal possesso delle necessarie competenze; mettendo a rischio, in conseguenza di ciò, anche la funzionalità degli uffici (che con la scuola dell’autonomia negli ultimi anni si sono visti sempre più sovraccaricare di impegni ma con personale sempre più ridotto n.d.r.); vanificando, infine, le attese di migliaia di lavoratori precari, cui si sottraggono i posti di lavoro disponibili”. Secondo Scrima “la sede negoziale è quella giusta”: pensare “che una partita del genere possa essere gestita unilateralmente dall’Amministrazione è assolutamente impensabile”.

All’incontro con il responsabile della Funzione Pubblica erano presenti diverse confederazioni. Durante l'incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse. Ha poi sottolineato che “rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanità di questi giorni dimostrano la necessità di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria”. E quindi preannunciato prossime iniziative di lotta. “Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sarà discussa la possibilità di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione”.

All’incontro era presente anche Marcello Pacifico, che alla presidenza dell’Anief negli ultimi tempi ha aggiunto quella di delegato Confedir ai quadri e direttivi: il sindacalista ha ricordar dato che il Governo deve necessariamente mettere al centro della sua agenda mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve “la stabilizzazione del personale abilitato all'esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all'ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa – ha concluso Pacifico - ci costerà 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’anno scolastico non ha ancora preso il via, ma la rabbia dei precari della scuola per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico, davvero ingiusto e illusorio, è già altissima. Ad esprimerla sono stati oggi in centinaia davanti al Ministero dell’Istruzione, dove, sotto la pioggia scrosciante, hanno denunciato il lato tragicomico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni.

Mentre montava la protesta, dentro il palazzo ministeriale i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale già rasentano la derisione.

“Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso – ha detto Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati e non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perché chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica”. 

Il problema è che a difendere i precari sono davvero in pochi: basta dire che gli unici sindacati che li hanno sostenuti durante la protesta davanti al Miur sono stati quello autonomo dell’Anief e quello di base dell’Usi. Dai microfoni di Orizzontescuola, il presidente dell’Anief ha quindi ribadito “l'inopportunità di un concorso a graduatorie strapiene di precari, proprio quando persino i trentasettenni aspiranti a svolgere i Tfa, come risulta dalla media anagrafica dei candidati rilevata dal Cineca, non potranno partecipare. Altro che giovani e meritevoli: prima di raggiungere il ruolo – ha concluso Pacifico - questi precari rischiano di invecchiare”.

Lo rende noto l'Ufficio stampa Anief.

Fonte: AgenParl

Si e' svolto oggi a Roma, a Palazzo Vidoni, un incontro tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati, in merito alla situazione dei dipendenti del pubblico impiego. Secondo la Confedir " per la maggior parte dei comparti, il ministro sembrerebbe aver cominciato a prendere in considerazione la possibilita' di avviare un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero".

Durante l'incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come "in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse". Ha quindi chiesto "come mai ancora una volta la piu' grande confederazione dei dirigenti pubblici, quale e' la Confedir, continui a essere ignorata a Palazzo Chigi. Tra l'altro per discutere, in occasione del prossimo incontro dell'11 settembre tra Governo e parti sociali, su argomenti - come il taglio del 20% dei dirigenti pubblici che dovra' essere "spalmato" sull'intera categoria - che interessano da vicino i suoi iscritti".

"Ancora una volta - ha detto Poerio - viene disattesa l'intesa del 3 maggio nella concertazione della revisione di spesa nella pubblica amministrazione. E ancora rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanita' di questi giorni dimostrano la necessita' di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria. Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sara' discussa la possibilita' di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione".

Secondo Marcello Pacifico, delegato Confedir ai quadri e direttivi e presidente Anief, "la precarieta' del personale statale, ad iniziare da quella mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve essere risolta necessariamente attraverso la stabilizzazione del personale abilitato all'esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all'ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa - ha concluso Pacifico - ci costera' 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria".

Fonte: Italpress

"L'anno scolastico non ha ancora preso il via, ma la rabbia dei precari della scuola per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico, davvero ingiusto e illusorio, e' gia' altissima. Ad esprimerla sono stati oggi in centinaia davanti al Ministero dell'Istruzione, dove, sotto la pioggia scrosciante, hanno denunciato il lato tragicomico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni". Lo afferma l'Anief in una nota.

"Mentre montava la protesta, dentro il palazzo ministeriale i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale gia' rasentano la derisione", prosegue il sindacato.

"Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso - ha detto Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati e non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perche' chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica".

"Il problema e' che a difendere i precari sono davvero in pochi: basta dire che gli unici sindacati che li hanno sostenuti durante la protesta davanti al Miur sono stati quello autonomo dell'Anief e quello di base dell'Usi", conclude la nota. Dai microfoni di Orizzontescuola, il presidente dell'Anief ha quindi ribadito "l'inopportunita' di un concorso a graduatorie strapiene di precari, proprio quando persino i trentasettenni aspiranti a svolgere i Tfa, come risulta dalla media anagrafica dei candidati rilevata dal Cineca, non potranno partecipare. Altro che giovani e meritevoli: prima di raggiungere il ruolo - ha concluso Pacifico - questi precari rischiano di invecchiare".

Fonte: Italpress

L'anno scolastico non ha ancora preso il via, ma i precari della scuola sono già in protesta per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico.

Oggi, davanti al Ministero dell'Istruzione, sotto la pioggia scrosciante, i precari hanno denunciato "il lato tragico-comico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni": nel frattempo, dentro il palazzo ministeriale, i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali "che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale già rasentano la derisione".

"Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso - ha detto Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perché chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica".

Fonte: TMNews

Ieri si è svolto l'incontro tra sindacati e Ministero per quanto riguarda la situazione sul personale inidoneo, ITP C999 e C555 e copertura posti ATA. Per UIL costringere inidonei e ITP a passaggio ruoli ATA è la peggiore soluzione. FLCGIL e ANIEF minacciano ricorsi.

Ieri il Miur ha confermato che è in via di predisposizione il decreto interministeriale relativo ai docenti inidonei e ITP, mentre della copertura dei posti ATA si tratterà nei prossimi incontri.

La Uil Scuola, nel rilevare la contraddizione tra le dichiarazioni del Ministro, le azioni del MIUR e gli impegni assunti dal Governo per la realizzazione dell’Agenda Digitale, segnala gli effetti negativi sul personale e le disfunzioni per le scuole per le scelte ed i ritardi accumulati nella soluzione dei problemi, porteranno alla peggiore soluzione; personale inidoneo all’insegnamento sottoutilizzato e carosello di nomine nelle segreterie scolastiche sui posti di Assistente Amministrativo.

Da canto suo l'ANIEF ritiene illegittimo il provvedimento e annuncia un ricorso

FLC, in un comunicato, ha affermato che si tratta di un provvedimento vergognoso e ha ribadito che impugnerà tutti gli atti che l’amministrazione emanerà, fino alla Corte di giustizia Europea e alla Corte Costituzionale.

Fonte: Orizzonte Scuola

“Ormai è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno: il ministro dell’Istruzione rinnovi subito il concorso per dirigenti scolastici.“

La posizione di ANIEF sul concorso per Dirigenti scolastici è in controtendenza rispetto a quelle di molte altre sigle sindacali, infatti, il sindacato siciliano afferma che: “Ormai è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno: il ministro dell’Istruzione rinnovi subito il concorso per dirigenti scolastici“ 

Quindi una richiesta netta di rifacimento complessivo del concorso su tutto il territorio nazionale senza nessuna eccezione. Da notare che la sentenza di merito sul concorso DS in Lombardia è stata fissata per il 20 novembre, a soli due giorni di distanza temporale dalla sentenza di merito sull’errore demologico della prova preselettiva, in altre parole in soli due giorni saranno definiti i contorni della giustizia amministrativa su questo martoriato concorso. 

Il presidente dell’ANIEF rimarca il concetto, rincarando la dose, infatti, dice: “è chiaro che l’unica soluzione per salvare ancora un po’ di serietà e serenità alla scuola italiana è pretendere che si dia seguito ad una corretta selezione di dirigenti scolastici. 

Quanto fatto sinora, invece, non ha garantito la parità di trattamento tra i candidati e la possibilità di scegliere i migliori. Per questi motivi, registrati anche dai giudici, occorre immediatamente rinnovare il concorso”. Di conseguenza tutto rinviato a novembre, mentre si irrigidiscono le posizioni di chi vuole difendere i diritti acquisiti e di chi vuole giustizia verso procedure concorsuali ritenute irregolari e poco trasparenti. 

Fonte: Tecnica della Scuola

Lo abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, presidente dell'ANIEF, sindacato che in questi anni si è distinto per numerose iniziative giudiziarie contro diversi provvedimenti, non ultimo il concorso a Dirigente.

Presidente, il Consiglio dei Ministri ha annunciato l'avvio delle procedure per un nuovo concorso riservato ai docenti, si aprirà una nuova stagione di ricorsi?

Nelle dichiarazioni rese alla stampa, pubblicate, in questi giorni, abbiamo chiarito la nostra posizione contraria al concorsone in presenza di migliaia di abilitati e siamo riusciti, unici tra i sindacati, a informare l'opinione pubblica sull’inopportunità di questo provvedimento. Nel 1999 le graduatorie erano esaurite, oggi sono "esauriti" i 200.000 precari che cambiano scuola ogni anno. Tuttavia, vi è una precisa legge dello Stato, la 206/2006 che autorizza il ministro a emanare uno specifico regolamento sul reclutamento e sulla formazione iniziale degli insegnanti; per non parlare della giurisprudenza consolidata che avvalora la liceità da parte della Pubblica amministrazione di bandire concorsi previsti dalla Costituzione per l’ordinario reclutamento nei ranghi dello Stato. Diverso è il caso di chi può accedere al concorso, come è stato chiarito in un articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa.

Si riferisce all'iniziativa che oggi ha anche pubblicizzato il Codacons sui ricorsi per i precari non abilitati ?

Si

Ricordiamo che il Codacons ha proclamato un mega ricorso per l'ammissione dei non abilitati al concorso. Il Codacons le ha tolto la scena.

Intanto, il problema riguarda la disparità di trattamento che si verrebbe a creare tra personale che hanno lo stesso titolo o equipollente (laurea). Infatti, sarà concesso di partecipare senza abilitazione a coloro che hanno conseguito una laurea entro l'anno accademico 2001-2002, se si tratta di corso di studi quadriennale o inferiore; entro l'anno accademico 2002-2003, se si tratta di corso di studi quinquennale; entro l'anno accademico 2003-2004, se si tratta di corso di studi esennale. A coloro che si sono laureati dopo e non hanno ancora conseguito l'abilitazione, invece non sarà concesso di partecipare. Non può essere l'anno di conseguimento del titolo a fare la differenza, come abbiamo appreso dalle prime indiscrezioni, ma la scadenza prevista da un bando che ancora non c’è.

Quindi, ci sono i presupposti per ricorrere.

Prima di proporre un ricorso o di aderire a un ricorso è nostra politica imperativa di studiare l’oggetto dell’impugnativa, di confrontarci con i nostri legali così da proporre le iniziative giuridiche che, evidentemente, nel caso specifico, dovranno essere proposte al Tar Lazio non appena pubblicato il bando di concorso. Non si ricorre contro le intenzioni ma contro gli atti amministrativi ritenuti illegittimi, anche se può essere peccaminoso il solo pensiero. A tempo debito, se ricorreranno le condizioni, avvieremo i ricorsi per denunciare nei tribunali la disparità di trattamento tra cittadini come abbiamo fatto per il concorso a dirigente scolastico dove abbiamo fatto ammettere gli stessi precari.

Fonte: Orizzonte Scuola 

Il Consiglio di Stato fa saltare anche in Calabria la selezione per nuovi dirigenti: il presidente della commissione esaminatrice aveva fatto parte dei corsi di preparazione. E l'Anief commenta: siamo di fronte ad una procedura selettiva che fa acqua da tutte le parti: basta dire che è stata impugnata nei tribunali regionali dell’intera nazione! 

“Ormai è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno: il ministro dell’Istruzione rinnovi subito il concorso per dirigenti scolastici”, chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir. Non si contano più le pronunce dei giudici sulla cattiva organizzazione di una procedura concorsuale nata male, attraverso la formulazione di quiz preselettivi in larga parte errati, e proseguita peggio nella valutazione delle commissioni regionali, contrassegnate da criteri poco chiari e ruoli ambigui. 

“A questo punto – sostiene il presidente dell’Anief – è chiaro che l’unica soluzione per salvare ancora un po’ di serietà e serenità alla scuola italiana è pretendere che si dia seguito ad una corretta selezione di dirigenti scolastici. Quanto fatto sinora, invece, non ha garantito la parità di trattamento tra i candidati e la possibilità di scegliere i migliori. Per questi motivi, registrati anche dai giudici, occorre immediatamente rinnovare il concorso. In caso contrario – conclude Pacifico - si rischierà di pregiudicare non solo l’attuale, ma pure l’avvio dei prossimi anni scolastici”.

Fonte: L'Altro Quotidiano

'Rispetto alla media nazionale dell'11%, l'istruzione annovera oltre il 15% di personale precario. E ciò nonostante le assunzioni degli ultimi anni. Questi dati rappresentano una sonora bocciatura della riforma del mercato del lavoro, ancora prima di diventare esecutiva, che non prevede nel suo impianto normativo una decisa lotta contro il precariato''.

A dichiararlo è Marcello Pacifico, delegato ai quadri e direttivi della Confedir e presidente Anief. Ricordando di aver chiesto piu' volte un confronto al ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi,Pacifico sottolinea che ''oggi di quel tavolo di confronto non si hanno più notizie. Come si sono perse le tracce della richiesta di rispettare la direttiva comunitaria 1999/70 CE, contenente norme imperative sulla costituzione dei rapporti di lavoro a tempo determinato e sulla prevenzione dell'abuso dei contratti a termine da parte dei datori di lavoro pubblici e privati".

''La verità è che ancora oggi, purtroppo, nonostante le nuove norme volute dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la precarietà lavorativa sta crescendo a vista d'occhio: rappresenta ormai un male endemico - sostiene il sindacalista della Confedir-Anief - della stipula dei contratti di lavoro del nostro paese. Tanto più che nella scuola, dove domani saranno assunti come supplenti annuali 150 mila docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari".

Fonte: Prima Pagina News

"Precari, è record tra i lavoratori italiani: 
l'Istat oggi ci ha detto che siamo ormai a quota 3 milioni. Nella 
scuola la più alta percentuale: rispetto alla media nazionale
 dell'11%, l'istruzione annovera oltre il 15% di personale
 precario. E ciò nonostante le assunzioni degli ultimi anni.
 Questi dati rappresentano una sonora bocciatura della riforma del
mercato del lavoro, ancora prima di diventare esecutiva, che non
 prevede nel suo impianto normativo una decisa lotta contro il 
precariato".

Lo afferma in una nota Marcello Pacifico, delegato ai
 quadri e direttivi della Confedir e presidente dell'Anief, che ha 
anche ricordato come su questa piaga nazionale la confederazione 
sindacale a cui appartiene "avesse più volte chiesto specifici
 provvedimenti al ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni 
Griffi, in particolare quando nei mesi scorsi sembrava che il
 Governo dovesse finalmente intervenire per ridurre il numero dei
 lavoratori precari tenendo conto delle indicazioni dei sindacati".


"Oggi - continua Pacifico - di quel tavolo di confronto non si 
hanno più notizie. Come si sono perse le tracce della richiesta,
 della più grande organizzazione sindacale che rappresenta i
 dipendenti pubblici, di rispettare la direttiva comunitaria 
1999/70 CE, contenente norme imperative sulla costituzione dei
 rapporti di lavoro a tempo determinato e sulla prevenzione 
dell'abuso dei contratti a termine da parte dei datori di lavoro
 pubblici e privati".


"La verità è che ancora oggi, purtroppo, nonostante le nuove
 norme volute dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la precarietà 
lavorativa sta crescendo a vista d'occhio: rappresenta ormai un 
male endemico - sostiene il sindacalista della Confedir-Anief -
 della stipula dei contratti di lavoro del nostro paese. Tanto più
 che nella scuola, dove domani saranno assunti come supplenti 
annuali 150 mila docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari. E 
dove addirittura diverse scuole autonome saranno affidate in
 reggenza a vicari per l'assenza dei dirigenti scolastici".

Fonte: Italpress

Dopo quello della Lombardia, il Consiglio di 
Stato ferma anche il concorso per reclutare nuovi dirigenti in
 Calabria: il Cds in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha 
infatti accolto l'istanza cautelare avanzata in appello, 
accertando una grave incompatibilità da parte del presidente 
della commissione esaminatrice del concorso per presidi (aveva
fatto parte dei corsi di preparazione allo stesso concorso) e
 ordinando una sollecita fissazione dell'udienza di merito.

Secondo 
l'Anief, "siamo di fronte ad una procedura selettiva che fa acqua
 da tutte le parti, tanto che è stata impugnata nei tribunali 
regionali dell'intera nazione. Non si contano più le pronunce dei
 giudici sulla cattiva organizzazione su una procedura concorsuale 
nata male, attraverso la formulazione di quiz preselettivi in 
larga parte errati, e proseguita peggio nella valutazione delle 
commissioni regionali, contrassegnate da criteri poco chiari e
 ruoli ambigui".

"A questo punto - sostiene Marcello Pacifico,
 presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - 
è chiaro che l'unica soluzione per salvare ancora un po' di
serietà e serenità alla scuola italiana è pretendere che si 
torni ad una corretta selezione di dirigenti scolastici. Quanto 
fatto sinora, invece, non ha garantito la parità di trattamento
 tra i candidati e la possibilità di scegliere i migliori. Per
 questi motivi, registrati anche dai giudici, occorre 
immediatamente rinnovare il concorso".

"Oramai - conclude Pacifico 
- è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio
 del prossimo autunno. In caso contrario si rischierà di
 pregiudicare non solo l'attuale avvio dell'anno scolastico, ma
 quello dei prossimi anni".

Fonte: Italpress

Una scuola su due in Lombardia senza dirigente a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico e una serie di ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio che rischiano di inficiare completamente il concorso per presidi bandito l'anno scorso dal ministero dell'Istruzione. 

Il giorno dopo la resa dei conti sui test di selezione per i candidati ai Tfa (Tirocini formativi attivi), esplode un nuovo caso: «Disastro concorsi scolastici gestiti dal ministero: domande sbagliate, buste trasparenti, concorsi annullati», sintetizza polemico il presidente della regione Lombardia su Twitter.

In Lombardia, secondo i dati del ministero, sono attualmente 575 (su 1.227) le scuole senza dirigente: ci sarebbero 406 presidi da nominare, ma con i tagli della spending review erano stati immessi in ruolo per il prossimo anno scolastico 355 dirigenti assunti attraverso il nuovo concorso. Dirigenti che non potranno prendere servizio: perché il Consiglio di Stato, in sede collegiale, ha cambiato la decisione presa a inizio mese dal Consiglio di Stato in versione monocratica e ha di fatto deciso di non sospendere la sentenza del Tar Lombardia, con cui il 18 luglio scorso era stato annullato il concorso per dirigenti scolastici. Il motivo? Le buste con i nomi dei candidati erano troppo sottili e non garantivano l'anonimato. Poco importa che nelle motivazioni della decisione si intuisca che i giudici non abbiano provato effettivamente a leggere i nomi dei candidati attraverso le buste, peraltro comprate dalla Regione Lombardia attraverso Consip, la piattaforma ufficiale per gli acquisti della pubblica amministrazione.

Il risultato è che, in attesa dell'udienza di merito fissata per novembre, quel concorso non è considerato valido, e quindi al direttore dell'ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, tocca in queste ore nominare dei reggenti, cioè presidi di altre scuole che si occuperanno anche degli istituti orfani. «Senza prendere un centesimo in più - sottolinea arrabbiato Gianni Carlini, della Cgil scuola -. E le scuole italiane sono state già penalizzate dal taglio del 20% dei dirigenti scolastici, che sono meno di 8.000 rispetto ai 10 mila precedenti».

Purtroppo il caso della Lombardia non è l'unico, secondo Carlini: si attende il giudizio del Tar anche in Basilicata, Umbria e Toscana, per i motivi più diversi. Il Consiglio di Stato in Calabria ha già annullato il concorso, ma la regione non aveva posti disponibili e quindi non c'è nessun dirigente «lasciato a casa». Ma c'è di più: «Tutto il concorso per circa 2 mila nuovi dirigenti scolastici è a rischio annullamento», avverte Marcello Pacifico, dell'Anief, ricordando che a novembre il Tar del Lazio dovrà decidere anche su un'altra pioggia di ricorsi, quelli piovuti sulla prova preselettiva unica nazionale. Nonostante il ministero avesse ritirato un migliaio di quesiti (sui 4.000 pubblicati e dai quali avrebbe estrapolato le 100 domande del concorso), 8.000 candidati non ammessi alle prove scritte hanno contestato davanti ai giudici amministrativi domande considerate sbagliate. «Noi siamo fiduciosi, crediamo che il Tar annullerà il concorso e che il ministero sarà costretto a bandirne un altro», dice Pacifico. In effetti si sta già lavorando a quest'ipotesi, come sottolinea la dirigente del ministero dell'Istruzione Lucrezia Stellacci. E i dirigenti, circa 1.000 che intanto sono stati nominati in tutta Italia? «Cercheremo di consolidare comunque le loro posizioni - assicura Stellacci - nell'ottica della conservazione degli atti».

Fonte: Corriere della Sera

Coinciderà con l'incontro tra il ministro Profumo e i sindacati. Arborio (Cps): non possono continuare a ignorarci. Tre le richieste: ritiro dei tagli, assunzioni solo da GaE e graduatorie di merito, blocco del concorso a cattedre. Da alcuni supplenti di lunga data una petizione al Ministro: in ruoli tutti quelli con almeno 36 mesi di servizio. Intanto in Veneto un prof di educazione fisica entra in ruolo dopo 28 anni!

Cresce il malessere dei precari dei precari della scuola: le proteste contro la politica dei tagli, le nuove regole sul reclutamento in via di definizione e la recente novità del ritorno del concorso pubblico confluiranno in una presidio che si terrà davanti al ministero dell’Istruzione il prossimo 4 settembre, in occasione dell'incontro prefissato tra il ministro Profumo e i sindacati.

“Il 29 agosto – dice Brunello Arborio, del coordinamento dei ‘Comitati precari della scuola’ e animatore del Forum PrecariScuola - si è tenuta a Roma un'assemblea molto partecipata dei lavoratori della scuola nella quale, dopo attenta analisi e discussione della situazione attuale si è deciso di rilanciare immediatamente la mobilitazione dei precari, per contrastare la dissennata politica di tagli perseguita anche dal governo Monti, il processo di privatizzazione della 953 (ex Aprea) e un concorso dettato da logiche meramente propagandistiche dietro il quale si nasconde la gestione dei tagli”. Al termine dell’assemblea i precari hanno dedotto, quindi, che bisogna concentrare gli sforzi su tre fronti: ritiro dei tagli, assunzioni esclusivamente dalle graduatorie ad esaurimento e di merito; blocco del concorso pubblico. “Nessuna decisione – continua Arborio - può prescindere dalla posizione di chi nella scuola ci lavora da anni avendo già superato prove concorsuali. I precari intendono portare avanti la mobilitazione fino a quando le loro richieste non saranno ascoltate”.

Intanto, un gruppo di precari storici ha inviato, attraverso un legale, una petizione al ministro Profumo attraverso cui spiegano i motivi per cui il concorso a cattedre non andrebbe bandito: chiedono, inoltre, di “immettere in ruolo tutti i docenti e personale ATA con almeno 36 mesi di servizio, conformandovi finalmente alla normativa comunitaria, perché essere in Europa significa anche questo”. La strategia, già battuta da altri legali, in particolare patrocinati dall’Anief, è quella di far rispettare la Direttiva UE 99/70, che alla clausola 5 impone che gli Stati membri l’adozione di misure preventive finalizzate “a evitare la reiterazione abusiva dei contratti a termine (ragioni obiettive per la stipulazione, numero dei rinnovi o durata massima dei contratti), oltre che a prevedere, se del caso, quando ricorre una successione di contratti e l'eventuale loro trasformazione a tempo indeterminato”. Come noto, lo scorso 20 giugno la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10127 ha di fatto detto no a questa possibilità. Almeno per il personale della scuola. Ma è anche vero che siamo in attesa dell’esito dei due procedimenti di infrazione condotti su questa situazione dall’Ue nei confronti dell’Italia.

Intanto, una notizia più che significativa sullo stato di migliaia di supplenti italiani viene riportata dal Corriere della Alpi: dopo 28 anni di precariato stamattina un docente “di educazione fisica zoldano, Fabrizio Pra Mio, ha apposto la sua firma sul contratto a tempo indeterminato. Si è presentato con alcuni bambini vestito da sposa ma anche da mago Merlino ma anche da calciatore: insomma da tutti quei personaggi che negli ultimi aveva interpretato ogniqualvolta andava a prendersi la cattedra a tempo determinato”.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Il concorso per assumere circa 2 mila nuovi dirigenti scolastici è sempre più a rischio annullamento: il Consiglio di Stato, sede giurisdizionale (Sezione Sesta), ha infatti accolto il ricorso dei candidati che chiedevano di dare seguito all'ordinanza del Tar sentenza 2035/2012 che aveva bloccato l'iter di assunzione di 335 nuovi presidi in Lombardia". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Per conoscere la decisione definitiva sull'ipotesi di somministrazione di migliaia di quesiti sbagliati, sulla composizione di alcune commissioni illegittime, dove in qualche caso si è riscontrata addirittura la presenza di dirigenti sindacali, e sulla errata organizzazione della prima prova scritta bisognerà ora attendere l'udienza di merito del Tar Lazio, fissata per il 22 novembre prossimo - prosegue la nota -. Quando il tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi pure sul merito nei ricorsi presentati anche da 8.000 candidati che hanno denunciato da tempo l'erroneità dei quiz somministrati e la violazione del bando di concorso. La decisione dei giudici di Palazzo Spada di non confermare il provvedimento monocratico che sospendeva, su istanza del Miur, la sentenza del Tar Lombardia di annullamento delle prove scritte, creerà ora molti problemi al regolare svolgimento dell'anno scolastico della regione coinvolta: in Lombardia, infatti, con i pensionamenti che scatteranno dal 1° settembre saranno oltre 500 le sedi scolastiche prive di capo d'istituto. Tutte scuole che andranno in reggenza, obbligando molti presidi già in servizio a dirigere contemporaneamente fino a quattro-cinque scuole".

Per il sindacato "la mancata assunzione dei vincitori del concorso in Lombardia, su cui grava la nota vicenda delle buste utilizzate durante la prova scritta per contenere i dati anagrafici dei candidati, reputate trasparenti e di conseguenza lesive della garanzia dell'anonimato, quindi a forte rischio di invalidazione dell'intera procedura, costringerà i 335 candidati vincitori a non prendere più servizio come dirigenti scolastici: inizieranno l'anno scolastico ancora come insegnanti".

"A questo punto - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - nel prossimo mese di novembre il tribunale amministrativo non potrà però fare altro che ordinare di rinnovare l'intera procedura concorsuale: in tal modo si potrebbe avere un numero maggiore di idonei da ricollocare nelle tante scuole rimaste senza dirigenza. A meno che non intervenga una soluzione politica proposta dal Parlamento, auspicabile, per porre rimedio alla cattiva gestione del concorso da parte dell'amministrazione".

"Con una soluzione politica - prosegue Pacifico – verrebbero tutelati da una parte gli idonei dirigenti nominati al termine delle prove, certamente meritevoli di aver superato l'intero percorso, dall'altra gli altri candidati ricorrenti a cui è stata preclusa la possibilità stessa di esser valutati per le competenze e le conoscenze specifiche sulla materia. Queste sono le due strade percorribili, 'tertium non datur'".

"La soluzione auspicata dall'Anief agevolerebbe, inoltre, le operazioni di assunzione che si renderanno necessarie se nel frattempo l'amministrazione ritornerà ad un maggiore numero di scuole autonome, previsto dalla normativa precedente al dimensionamento dichiarato incostituzionale dalla Consulta - conclude la nota -: un dimensionamento scolastico, già ritenuto incostituzionale, che ha ridotto proprio la metà dei posti messi a concorso per nuovi dirigenti. La soluzione, dettata da meri motivi di bilancio, ha prodotto altri nuovi ricorsi, questa volta presentati dagli idonei privati improvvisamente della sede scolastica cui avrebbero dovuto essere assegnati".

Fonte: Italpress

Il nuovo anno scolastico si avvia "sempre più nel caos": il Consiglio Stato blocca l'assunzione di 335 nuovi dirigenti vincitori di concorso in Lombardia, e "lezioni al via con centinaia di scuole senza presidi". L'allarme arriva dall'Anief, spiegando che sul concorso viziato da troppi errori la decisione finale spetta ora al Tar del Lazio, che il 22 novembre non potrà fare altro che ordinare di rinnovare l`intera procedura. A meno che non intervenga una soluzione politica proposta dal Parlamento.

Il concorso per assumere circa 2mila nuovi dirigenti scolastici è infatti - spiega l'Anief - sempre più a rischio annullamento: il Consiglio di Stato, sede giurisdizionale (Sezione Sesta), ha infatti accolto il ricorso dei candidati che chiedevano di dare seguito all'ordinanza del Tar sentenza 2035/2012 che aveva bloccato l'iter di assunzione di 335 nuovi presidi in Lombardia. E - spiega il sindacato - "per conoscere la decisione definitiva sull'ipotesi di somministrazione di migliaia di quesiti sbagliati, sulla composizione di alcune commissioni illegittime, dove in qualche caso si è riscontrata addirittura la presenza di dirigenti sindacali, e sulla errata organizzazione della prima prova scritta bisognerà ora attendere l'udienza di merito del Tar Lazio, fissata per il 22 novembre prossimo". Quando il tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi pure sul merito nei ricorsi presentati anche da 8.000 candidati che hanno denunciato l'erroneità dei quiz somministrati e la violazione del bando di concorso.

La decisione dei giudici di Palazzo Spada di non confermare il provvedimento monocratico che sospendeva, su istanza del Miur, la sentenza del Tar Lombardia di annullamento delle prove scritte, creerà ora - avverte l'Anief - molti problemi al regolare svolgimento dell'anno scolastico della regione coinvolta: in Lombardia, infatti, con i pensionamenti che scatteranno dal primo settembre saranno oltre 500 le sedi scolastiche prive di capo d'istituto. Tutte scuole che andranno in reggenza, obbligando molti presidi già in servizio a dirigere contemporaneamente fino a quattro-cinque scuole.

Così - prosegue il sindacato - la mancata assunzione dei vincitori del concorso in Lombardia, su cui grava la vicenda delle buste utilizzate durante la prova scritta per contenere i dati anagrafici dei candidati, reputate trasparenti e di conseguenza lesive della garanzia dell'anonimato, quindi a forte rischio di invalidazione dell'intera procedura, costringerà i 335 candidati vincitori a non prendere più servizio come dirigenti scolastici: inizieranno l'anno scolastico ancora come insegnanti.

"A questo punto - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - nel prossimo mese di novembre il tribunale amministrativo non potrà però fare altro che ordinare di rinnovare l'intera procedura concorsuale: in tal modo si potrebbe avere un numero maggiore di idonei da ricollocare nelle tante scuole rimaste senza dirigenza. A meno che non intervenga una soluzione politica proposta dal Parlamento, auspicabile, per porre rimedio alla cattiva gestione del concorso da parte dell'amministrazione".

"Con una soluzione politica - prosegue Pacifico - verrebbero tutelati da una parte gli idonei dirigenti nominati al termine delle prove, certamente meritevoli di aver superato l'intero percorso, dall'altra gli altri candidati ricorrenti a cui è stata preclusa la possibilità stessa di esser valutati per le competenze e le conoscenze specifiche sulla materia. Queste sono le due strade percorribili, 'tertium non datur'".

Fonte: TMNews

 

Il pasticcio relativo al contratto su utiizzazioni e assegnazioni provvisorie si è concluso con la sottoscrizione di un nuovo testo che, nelle intenzioni, dovrebbe rispondere ai rilievi mossi dalla Funzione pubblica, che non ha approvato il precedente.

In questi giorni è però difficile che cambi ancora qualcosa, è necessario operare in fretta affinchè le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie siano disposte e si possa così proseguire alle immissioni in ruolo entro la fine della settimana. A conclusione del percorso che abbiamo seguito ogni giorno con i nostri articoli, bisogna dire ancora che anche la FLC CGIL ha firmato il nuovo testo, e questo ha provocato la reazione dell'Anief, che aveva approvato l'iniziale decisione di non firmare.

Venerdì 24 agosto il Miur ha trasmesso agli USR il nuovo testo relativo alle Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per l'a.s. 2012/13, affinchè possano essere disposte le relative operazioni. In fretta, entro il 31 agosto bisogna conferire anche le immissioni in ruolo.

Vi è da segnalare che la FLC CGIl ha sottoscritto il nuovo testo per senso di responsabilità - leggiamo in un comunicato del loro sito - ma soprattutto per evitare che per il secondo anno la materia venisse delegata ad atti unilaterali e discrezionali dell'amministrazione come avvenuto con Ordinanza ministeriale e circolare lo scorso anno, la FLC CGIL e gli altri sindacati, hanno deciso di sottoscrivere in via definitiva il nuovo contratto.

Condizione per la firma è stata l'aver ottenuto "la sottoscrizione da parte dell'amministrazione di una dichiarazione congiunta con i sindacati con la quale venisse rafforzato e ribadito quanto già presente in premessa al contratto stesso, ovvero la piena validità del contratto nazionale di lavoro in materia di contrattazione e relazioni sindacali ai diversi livelli e la piena assunzione dei contenuti dell'intesa sottoscritta a maggio dalle confederazioni presso il ministero della Funzione pubblica nella quale, tra le altre cose, era stato ribadito il ruolo negoziale e le prerogative delle RSU in tutte le materie previste dai Ccnl vigenti.  Con il contratto, inoltre, è stata pienamente ripristinata la contrattazione regionale sulle utilizzazioni del personale e sul piano delle disponibilità, contrattazione che lo scorso anno, nell'OM, era diventata semplice informativa ai sindacati."

La firma del contratto anche da parte della FLC CGIL ha provocato la reazione dell'Anief che in un comunicato del 24 agosto stesso aveva appoggiato la mancata firma del testo "L'Anief condivide la scelta della Flc-Cgil di non firmare il Contratto collettivo nazionale sulla mobilità del personale scolastico: la proposta fatta dall'amministrazione è infatti ingiusta, perché basata su presupposti illegittimi che si ripercuotono sui lavoratori del settore"

Il 25 agosto il giovane sindacato interviene nuovamente "Anche la Flc-Cgil si allinea agli altri sindacati e firma il contratto sulla mobilità scolastica praticamente scaduto ancora prima di vedere la luce. Secondo l’Anief è assurdo che questo sia avvenuto dopo che sono scaduti i termini di presentazione delle domande e sono in gran parte già stati pubblicati gli esiti delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie. Si tratta di una situazione paradossale che penalizza tanti dipendenti interessati, in particolare i docenti inidonei, gli Itp ed il personale distaccato presso la pubblica amministrazione. Tra l’altro nel nuovo contratto permangono le discriminazioni nei confronti dei docenti neo-assunti e le incongruità presenti nella vecchia tabella di valutazione dei titoli [...]

Non può consolarci una generica dichiarazione messa a verbale su richiamo del recente accordo stipulato con la Funzione Pubblica, poiché non basterà di certo a limitare l’attuale atteggiamento dispotico assunto dalla maggior parte dei dirigenti scolastici nell’ambito dell’organizzazione di lavoro, in particolare sull’orario di lavoro e sulla scelta del personale da assegnare ai vari plessi scolastici"

Il nuovo testo del Contratto 2012/13 su Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, con nota di trasmissione agli USR e tabelle licei musicali

I rilievi della Funzione Pubblica

Fonte: Orizzonte Scuola

"Che motivo c'era di bandire un concorso pubblico per docenti, dal momento che ce ne sono centinaia di migliaia già abilitati ed in lista di attesa?". A chiederlo è il sindacato scolastico Anief, a cui risulta che dei 100 mila abilitati presso le scuole di specializzazione all'insegnamento nello scorso decennio solo 30% è stato assunto.

"Che motivo c'era - si chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - di illudere nuovamente la categoria degli insegnanti, dal momento che la maggior parte di quelli già selezionati per svolgere questa professione è stata abbandonata in questi ultimi anni, spesso in scuole di province diverse, a svolgere il servizio come supplenti? La realtà è che questi insegnanti sono stati selezionati da giovani e si stanno invecchiando rimanendo precari nelle nostre scuole autonome".

"Ma non si può invecchiare - continua Pacifico - vincendo concorsi uno dopo l'altro e poi rimanere sempre al 'palo'. Certo, un nuovo concorso può essere visto come una nuova opportunità.

Però è davvero troppo tempo che, almeno nella scuola, non garantisce un reale sbocco di lavoro. Questo è avvenuto perché per decenni il Miur ha autorizzato prima i provveditorati e poi le università ad abilitare decine di migliaia di candidati. Con il risultato che oggi ci sono 250mila insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento".

Il sindacato teme, inoltre, che l'accesso al concorso a cattedre annunciato dal Ministero dell'Istruzione verrà riservato ai soli abilitati. E che quindi non potranno certo accedervi i neo-laureati, né tantomeno coloro che si accingono a svolgere il Tfa. "Saranno invece costretti a partecipare a questa nuova procedura concorsuale i precari abilitati che - conclude il presidente dell'Anief - parallelamente non rinunceranno di certo a denunciare il Governo italiano presso la Commissione Ue: un Governo che dopo averli utilizzati per tanti anni da supplenti si dimentica del prezioso servizio reso allo Stato, mettendoli di fronte ad un'inutile prova".

Fonte: TMNews

 

L'Anief ritiene illusoria e ingiusta la decisione del Miur di bandire, nel prossimo autunno, un concorso per 11.892 cattedre nelle scuole statali di ogni ordine e grado: ci sono già 250 mila docenti vincitori di concorso, in lista di attesa anche da tanti anni, che hanno tutti i titoli per essere assunti e inoltre se il concorso sarà riservato solo agli abilitati i giovani non potranno nemmeno fare domanda.

"Che motivo c'era - si chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - di illudere nuovamente la categoria degli insegnanti? La realtà è che questi insegnanti sono stati selezionati da giovani e stanno invecchiando rimanendo precari nelle nostre scuole autonome. Ma non si può invecchiare - continua Pacifico - vincendo concorsi uno dopo l'altro e poi rimanere sempre al 'palo'. E' davvero troppo tempo che non c'è un reale sbocco di lavoro. Questo e' avvenuto perche' per decenni il Miur ha autorizzato prima i provveditorati e poi le università ad abilitare decine di migliaia di candidati. Con il risultato che oggi ci sono 250mila insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento".

Il sindacato teme, inoltre, che l'accesso al concorso a cattedre verrà riservato ai soli abilitati. E che quindi non potranno certo accedervi i neo-laureati, né tantomeno coloro che si accingono a svolgere il Tfa. "Saranno invece costretti a partecipare a questa nuova procedura concorsuale i precari abilitati che - conclude il presidente dell'Anief - parallelamente non rinunceranno di certo a denunciare il Governo italiano presso la Commissione Ue".

Fonte: Italpress

È dal 1999 che non succedeva: il 24 settembre verrà pubblicato il bando del concorso per selezionare insegnanti nuovi di zecca, 11.892 per la precisione, da destinare alle scuole statali di ogni ordine e grado. Dribblando le contestazioni e lavorando sul territorio, a costo di girare per l'Italia per visitare ogni settimana una scuola diversa, il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo è riuscito ieri a ottenere in Consiglio dei ministri il via libera al suo piano «ardito».

Tra le 21.112 nuove assunzioni annunciate il 7 agosto scorso, infatti, la metà sarà composta da docenti in attesa nelle vecchie graduatorie, e l'altra metà sarà assunta attraverso un concorso e immessa in ruolo già per l'anno scolastico 2013-2014. Quindi, nessuna prova «abilitante», come negli anni e nei mesi passati, quando i candidati non avevano alcuna certezza di arrivare all'ambito traguardo della cattedra. Ma una sfida concreta, su base regionale, per titoli ed esami.

Alla fine di ottobre si svolgerà la pre-selezione nazionale, su una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso: dopo il pasticcio dei Tfa (i test adottati nell'ultimo concorso di abilitazione, che hanno rivelato imbarazzanti domande inesatte), il ministero non vuole rischiare. Fatto il pre-test, a gennaio si svolgeranno le prove scritte (che comprenderanno anche una prova di verifica delle competenze disciplinari) e successivamente le prove orali, con tanto di simulazione di una lezione per verificare l'abilità didattica: il tutto in tempo per far iniziare ai nuovi insegnanti l'anno scolastico 2013-2014. A questo primo bando ne seguirà un altro entro maggio 2013, con l'idea di promuovere nuovi concorsi ogni due anni.

Ma qual è l'obiettivo? È quello di affiancare ai precari storici, sfiniti da anni di supplenze, «nuova linfa», neolaureati pieni di voglia di fare e di insegnare. Era proprio questo il punto su cui si rischiava di non trovare l'accordo: il Pd e qualche sindacato hanno manifestato insofferenza rispetto all'idea di assumere nuovo personale, mentre ci sono centinaia di docenti abilitati che aspettano da anni.

Per Marcello Pacifico dell'Anief ci sarebbero addirittura 100.000 supplenti precari, pronti a denunciare all'Unione europea lo Stato italiano, e mancherebbero 35.000 Ata (impiegati tecnico-amministrativi): una sovrastima realizzata considerando tutti quelli che sono stati utilizzati come personale Ata anche per brevissimi periodi. Ma a proposito dei docenti, il ministro, forte di una moglie insegnante, ha convinto tutti sulla sua linea: con il decreto adottato ieri nello stesso tempo si valorizzano le vecchie esperienze e i nuovi talenti, nell'ottica di un «equilibrio tra le generazioni». I posti saranno ovviamente assegnati equamente a tutte le classi di concorso e a tutte le Province, ma saranno gli uffici territoriali a chiamare i docenti.

Non sono ancora le 34 mila assunzioni che servirebbero di fatto per risolvere i problemi della scuola italiana, ma sono una bella boccata di ossigeno. Anche perché sono associate all'assunzione di 60 docenti di accademie e conservatori di musica, 280 impiegati nel settore tecnico-amministrativo, 134 presidi trattenuti in servizio e anche l'entrata di 1.213 nuovi dirigenti scolastici. Dirigenti che, se tutto va bene, dall'anno prossimo saranno tenuti a seguire le linee guida dell'Invalsi per il raggiungimento degli obiettivi: il Consiglio dei ministri ha infatti dato ieri, come previsto, anche il primo via libera al regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione, una grande novità che permetterà di fare le pagelle anche alle scuole e ai suoi dirigenti, premiando i virtuosi e bacchettando i meno efficienti. Il sistema si baserà su tre pilastri: l'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione) che definirà gli standard a cui le scuole devono attenersi; l'Indire, che si occuperà della formazione dei docenti; e gli ispettori, che valuteranno le scuole e daranno loro dei «voti».

«Zero confronto e zero risorse», critica il segretario generale della Cgil Mimmo Pantaleo, annunciando una raccolta di firme per modificare i contenuti del regolamento. Ma il ministero già annuncia che, contemporaneamente all'acquisizione dei pareri degli organi consultivi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione, Conferenza unificata, Consiglio di Stato, Commissioni parlamentari) «si aprirà un percorso di consultazioni e confronto sul testo con gli operatori del mondo della scuola, con le realtà associative rappresentanti i genitori, gli studenti e la società civile, nonché con i sindacati del comparto e con le forze politiche».


Novità in arrivo anche nell'ambito università. Assegnati 15 milioni di euro per l'assunzione di 2.500-3.000 professori di seconda fascia, ripartiti tra tutte le università statali anche in base ai risultati della didattica e della ricerca raggiunti da ciascun ateneo e alla virtuosità dimostrata nella spesa del personale. Ancora una volta, è il merito ad essere premiato.

Fonte: Corriere della Sera

I decreti presidenziali che danno il via libera all'assunzione del personale scolastico, in via di pubblicazione, non rispondono alle aspettative dei dipendenti della scuola. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità, "la delusione tra il personale della scuola è tanta: 100mila supplenti, fermi allo stipendio iniziale da anni, saranno costretti al consueto esodo estivo e nominati in molti casi a scuola iniziata; le nomine di oltre mille dirigenti potrebbero essere annullate dal Tar Lazio; mancano poi 35mila posti per gli Ata, come è stato denunciato dalla Commissione Ue in una procedura d'infrazione".

Secondo il sindacato le assunzioni coprono le supplenze annuali, anche se permane la piaga del precariato che costringerà anche quest'anno 100mila supplenti precari a spostarsi nel territorio nazionale per avere una cattedra al 30 giugno senza il pagamento delle mensilità estive, delle ferie e aumenti di stipendio: migliaia di denunce preparate dall'ufficio legale del giovane sindacato, nei prossimi giorni, saranno indirizzate agli uffici di Bruxelles per costringere lo Stato italiano ad affrontare in maniera risolutiva il problema e a garantire la stabilità degli organici e la continuità didattica.

"È ovvio - commenta Marcello Pacifico - che i 21mila docenti sono stati oggi assunti sotto la pressione dei tribunali della Repubblica impegnati a punire l'abuso dei contratti a termine come Strasburgo richiede. Per questa ragione, continueremo le iniziative legali già avviate nei mesi scorsi. Intanto sui dirigenti scolastici pende la spada di Damocle dei ricorsi presentati al Tar Lazio che il 22 novembre prossimo potrebbe annullare le attuali nomine e rinnovare la procedura concorsuale alla luce dell'illegittima organizzazione della prova pre-selettiva".

Per quanto riguarda il personale non docente, secondo quanto risulta all'Anief dovevano essere assunti almeno 35mila assistenti tecnici e ammninistrativi utilizzati ogni anno su posti vacanti e disponibili: sarebbero stati tutti da stabilizzare secondo la normativa comunitaria e nazionale, come denunciato in una procedura d'infrazione da parte della Commissione UE ancora in corso. Mentre il Miur ne immetterà in ruolo meno di 5mila.

"Il sistema di valutazione dell'Invalsi - prosegue il presidente dell'Anief - non può essere utilizzato per finanziare allo stesso modo realtà scolastiche che per bacino di utenza, specificità culturale, caratteristiche territoriali sono diverse e distanti le une dalle altre: in questo modo si rischia di condizionare, nei termini di erogazione dei finanziamenti, il funzionamento di enti che sono stati dichiarati autonomi proprio per le molteplici peculiarità di cui sono titolari. Assisteremmo ad un pericoloso ritorno indietro al sistema educativo degli anni Ottanta".

Fonte: TMNews

"I decreti presidenziali che danno il via
libera all'assunzione del personale scolastico, in via di
pubblicazione, non rispondono alle aspettative dei dipendenti
della scuola".

Lo afferma in una nota Marcello Pacifico,
presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità,
per il quale "la delusione tra il personale della scuola è tanta:
100 mila supplenti, fermi allo stipendio iniziale da anni, saranno
costretti al consueto esodo estivo e nominati in molti casi a
scuola iniziata; le nomine di oltre mille dirigenti potrebbero
essere annullate dal Tar Lazio; mancano poi 35 mila posti per gli
Ata, come è stato denunciato dalla Commissione Ue in una
procedura d'infrazione".


Secondo il sindacato "le assunzioni coprono le supplenze annuali,
anche se permane la piaga del precariato che costringerà anche
quest'anno 100 mila supplenti precari a spostarsi nel territorio
nazionale per avere una cattedra al 30 giugno senza il pagamento
delle mensilità estive, delle ferie e aumenti di stipendio:
migliaia di denunce preparate dall'ufficio legale del giovane
sindacato, nei prossimi giorni, saranno indirizzate agli uffici di
Bruxelles per costringere lo Stato italiano ad affrontare in
maniera risolutiva il problema e a garantire la stabilità degli
organici e la continuità didattica".

"E' ovvio - commenta Pacifico - che i 21 mila docenti sono stati
oggi assunti sotto la pressione dei tribunali della Repubblica
impegnati a punire l'abuso dei contratti a termine come Strasburgo
richiede. Per questa ragione, continueremo le iniziative legali
già avviate nei mesi scorsi. Intanto sui dirigenti scolastici
pende la spada di Damocle dei ricorsi presentati al Tar Lazio, che
il 22 novembre prossimo potrebbe annullare le attuali nomine e
rinnovare la procedura concorsuale alla luce dell'illegittima
organizzazione della prova pre-selettiva".


Per quanto riguarda il personale non docente, secondo quanto
risulta all'Anief "dovevano essere assunti almeno 35 mila
assistenti tecnici e amministrativi utilizzati ogni anno su posti
vacanti e disponibili: sarebbero stati tutti da stabilizzare
secondo la normativa comunitaria e nazionale, come denunciato in
una procedura d'infrazione da parte della Commissione UE ancora in
corso. Mentre il Miur ne immetterà in ruolo meno di 5 mila".


"Apparentemente delle buone notizie arrivano dal sistema di
valutazione delle scuole autonome, che finalmente sta per essere
avviato. Ma siamo ai primi passi", prosegue il sindacato.
"Il sistema di valutazione dell'Invalsi - sostiene il presidente
dell'Anief - non può essere utilizzato per finanziare allo stesso
modo realtà scolastiche che per bacino di utenza, specificità
culturale, caratteristiche territoriali sono diverse e distanti le
une dalle altre: in questo modo si rischia di condizionare, nei
termini di erogazione dei finanziamenti, il funzionamento di enti
che sono stati dichiarati autonomi proprio per le molteplici
peculiarità di cui sono titolari. Assisteremmo ad un pericoloso
ritorno indietro al sistema educativo degli anni Ottanta".

Fonte: Italpress

L'Anief si schiera accanto a tutte quelle
 famiglie di alunni con problemi di apprendimento minori che presto
 potrebbero essere privati dell'insegnante di sostegno.

Anziché
 dare seguito alla legge che garantisce a 300 mila giovani con 
disturbi specifici di apprendimento di essere affiancati da figure
 professionali adeguate, spiega in un comunicato il sindacato scolastico, alcune amministrazioni regionali hanno intenzione di
 concedere il docente di sostegno solo in presenza di casi gravi.


Ed il Miur si appresta, con l'accordo di diversi sindacati, ad 
autorizzare attraverso un discutibilissimo nuovo contratto sulla
 mobilità l'affiancamento agli alunni che necessitano di
 insegnamento "speciale" di figure professionali non adeguate
 poiché formate anche attraverso non meglio identificati corsi non
 universitari.

"Autorizzare il sostegno solo per i casi che
 certificano l'handicap grave - sostiene Marcello Pacifico,
 presidente Anief - rappresenta un respingimento di quanto 
stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 26
 febbraio 2010, a proposito della illegittimità costituzionale
 dell'art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244,
nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti
 degli insegnanti di sostegno".

"L'abolizione dei limiti imposti
 dal legislatore nella attribuzione dei posti in deroga - prosegue 
il presidente dell'Anief - rappresenta una bocciatura a tutti i
 tentativi, come questo, di negare per meri motivi di finanza 
pubblica il diritto allo studio a tutti gli alunni portatori di
 disabilità, grave o lieve che sia. Ed altrettanto grave è
 trasformare in docenti di sostegno figure non idonee".

Per il sindacato, a questo punto, l'unica soluzione percorribile 
per evitare di ledere il diritto allo studio di decine di migliaia
 di alunni è che le loro famiglie si rivolgano ai tribunali: 
"Possono farlo - sottolinea Pacifico - anche nel corso dell'anno
 scolastico e nessun giudice potrà negare ai loro figli le ore di
sostegno di cui hanno bisogno durante la permanenza a scuola e 
personale adeguatamente qualificato. L'Anief su questi punti ha
 già promosso diversi ricorsi e continuerà a farlo: è un impegno 
che il sindacato sente di portare avanti prima di tutto come
 obbligo morale".

Fonte: Italpress

L’Usr sarebbe in procinto di rendere indispensabile la presentazione da parte delle famiglie del certificato d’invalidità. Michieletto (Sfida): tanti genitori di alunni con disturbi lievi rinunceranno per non farli etichettare. Intanto uno studio europeo colloca il nostro paese tra gli ultimi per iscritti con bisogni educativi specifici: in proporzione in Islanda ce ne sono dieci volte di più!

Il 2012 non sembra davvero sorridere agli alunni con problemi di apprendimento. All’avvio delle operazioni per ricollocare migliaia di docenti soprannumerari specializzandoli nel sostegno attraverso un corso di formazione “soft” e alle sempre maggiori spinte, anche politiche, di introdurre un’area unica alle superiori (con tanti docenti diplomati che si ritroveranno a supportare gli alunni su contenuti che non hanno mai trattato durante i loro studi!), nelle ultime ore sono emerse altre due notizie sul settore che faranno altrettanto discutere. La prima arriva dal Veneto, dove l’Usr starebbe per pubblicare una circolare che renderà obbligatoria, per far scattare il posto di sostegno, la presentazione del certificato d’invalidità da parte delle famiglie.

L’introduzione di una certificazione così “pesante” sembra porre da subito due gravi limiti: il primo riguarda la prevaricazione di tutte le figure – medici, paramedici, assistenti sociali, assistenti alla comunicazione, genitori, ecc. - , che operano al fine di realizzare la diagnosi funzionale ed il Pei di ogni singolo alunno con problemi di apprendimento; il secondo è relativo al fatto che l’obbligatorietà dell’invalidità civile taglia fuori tutte quelle forme più lievi di carenze nell’apprendere (come la dislessia, la discalculia e disortografia che non possono essere annoverati come disturbi neurologici). La decisione appare ancora più contraddittoria se si pensa che giunge proprio quando sembrava che questi alunni fossero maggiormente tutelati anche a livello normativo (in particolare con l’approvazione delle Legge 170 dell’8 ottobre del 2010). Senza contare che rendere indispensabile l’invalidità per accedere al sostegno sembra contrastare con quanto ribadito il mese scorso dal Miur sull’individuazione deiposti in deroga attraverso la circolare sugli organici di fatto. Dove non si parla di gravità della diagnosi, ma di bisogni da valutare di volta in volta attraverso le varie equipe coinvolte.

Una circostanza, quest’ultima, sottolineata da Alessandra Michieletto, segretario provinciale Sfida, Sindacato famiglie italiane diverse abilità, e rappresentante della Gilda, secondo cui è evidente che in Veneto “molte famiglie rinunceranno al sostegno pur di non etichettare il proprio figlio, in primis i genitori di ragazzi che hanno difficoltà più leggere e che hanno bisogno solo di assistenza nell’apprendimento e nelle relazioni”.

Ma secondo Giulia Giani, docente specializzata nel sostegno e tra le più combattive nell'opporsi all'area unica alle superiori, in Italia il problema è anche quello della scarsa valorizzazione di chi affianca gli alunni ‘certificati’ nel loro percorso di apprendimento: “iniziamo a non considerarli ‘gli insegnanti dei disabili’, ma insegnanti bis-abili, che hanno acquisito una formazione aggiuntiva che può portare un vero contributo alla scuola”. Per farlo, continua Giani, serve una maggiore considerazione a livello amministrativo. Ma anche da parte dei genitori, i quali dovrebbero fare loro “una visione di scuola che non ‘tenga a scuola’ i loro figli, ma che realizzi il diritto all’istruzione di tutti nella complessità della scuola”. Come se non bastasse, è sempre di queste ore la notizia che colloca l’Italia tra i paesi europei con meno alunni certificati e quindi bisognosi di didattica speciale: secondo un corposo studio dell’Agenzia europea per lo sviluppo dell'istruzione per studenti con bisogni specifici, nel 2010 a fronte di 7.326.567 studenti che frequentano l'istruzione dell'obbligo, appena il 2,3% (170.696) figurano tra coloro che hanno “bisogni educativi specifici”. Il dato appare davvero modesto: basta dire che in questa graduatoria, sempre rapportata al numero nazionale effettivo di iscritti in età di scuola dell’obbligo, siamo al quart’ultimo posto dopo Svezia (1,5%), Bulgaria (2%) e Lussembrugo (2,2%). Mentre in testa alla classifica per alunni che richiedono una didattica specifica figura l’Islanda con il 24% (oltre 10mila su circa 45mila alunni complessivi). Seguita, a distanza, dalla Lituania con l'11,7% (più di 50mila su 440mila totali).

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, “questi dati dimostrano che l’Italia continua a disattendere non solo le indicazioni che giungono dall’Europa ma addirittura le proprie norme e le indicazioni dei propri tribunali. Come la legge 170 del 2010, che avrebbe dovuto garantire adeguata assistenza didattica a 300mila alunni con disturbi specifici di apprendimento. Per non parlare della pronuncia della Corte Costituzionale, che con la sentenza numero 80 del 26 febbraio del 2010 ha dichiarato non attuabile fissare preventivamente il numero dei posti degli insegnanti di sostegno. Ancora una volta – conclude Pacifico – si lede un diritto fondamentale, quello allo studio, per mere ragioni di finanza pubblica”.

Fonte: Tecnica della Scuola

A pochi giorni dalla ripresa delle lezioni il 20% delle figure professionali che operano nelle scuole non sanno ancora dove lavoreranno: dai dirigenti vincitori di concorso agli utilizzati, dai nuovi assunti ai precari. Con gravi ripercussioni già sui collegi d’inizio settembre. Amara l’Anief: male endemico.

L’avvio dell’anno scolastico è ormai alle porte, ma la macchina burocratica che dovrebbe mettere al loro posto tutte le figure professionali che operano negli istituti accusa un terribile ritardo. All’appello mancano ancora troppi operatori per pensare ad una regolare ripresa delle lezioni: nei prossimi giorni gli Uffici scolastici territoriali, peraltro sempre più sfoltiti di risorse umane, saranno chiamati ad un tour de force per individuare nuovi dirigenti, immessi in ruolo, utilizzati e precari.
Considerando che si tratta di decine di migliaia di contratti e che per alcuni inquadramenti si attendono ancora chiare disposizioni ministeriali, è evidente che non si farà in tempo a collocarli entro il collegio dei docenti che darà inizio alle attività del nuovo anno. Ma nemmeno, in diversi casi, prima dell’avvio delle lezioni.
Emblematica la situazione delle dirigenze: delle circa mille che devono essere assegnate ai vincitori di concorso, solo una minima parte sono state decretate. Ed in alcune regioni, come la Lombardia, la decisione del Consiglio di Stato. Che se dovesse dare ragione ai ricorrenti lascerebbe gli istituti orfani del nuovo dirigente per tutto l’anno. Accentuando ulteriormente il carico delle reggenze, che già ora propone incredibili realtà. Con alcuni capi d’istituto costretti a dividersi anche su più di cinque sedi.
Per quanto riguarda i nuovi assunti, contravvenendo alla buona pratica introdotta alcuni anni fa di attuare le immissioni in ruolo entro il 31 luglio, dallo scorso anno - con un emendamento al decreto legge n. 70 - siamo tornati all’antico: la data ultima (peraltro non sempre rispettata) è ridiventata quella del 31 agosto. Con il risultato che ad oggi la maggior parte delle immissioni in ruolo sono ancora da definire.
C’è poi il “capitolo” dei docenti di ruolo che hanno chiesto l’utilizzazione o l’assegnazioni provvisoria in altre scuole: alcuni Ust, in particolare quelli lombardi a seguito di una circolare emessa dalla direzione dell’Ufficio scolastico regionale, hanno infatti messo in stand by le operazioni. In questo modo i responsabili hanno cercato di evitare ai propri impiegati un probabile doppio lavoro: le perplessità espresse dalla Funzione Pubblica sulle operazioni di mobilità proposte dal Miur, in particolare su quelle coatte di inidonei e personale in esubero, oltre che sulle spese derivanti dall’utilizzo dei Dsga, ed il mancato accordo coi sindacati (con mancata firma del contratto), hanno messo nelle condizioni viale Trastevere di far operare i propri uffici periferici semplicemente replicando le norme già in vigore. Urge, a questo punto, una presa di posizione ministeriale che, seppure unilaterale, darebbe indicazioni chiare per tutti.
Solo una volta terminate tutte queste operazione entreranno in scena i precari. Siamo di fronte ad un piccolo “esercito”, composto (dati Miur 2011/12) da 70mila docenti su posto normale e 35mila da impiegare sul sostegno. A cui vanno aggiunte almeno altri 30mila tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. Tutti su posto annuale. In alcune scuole, difficili e periferiche, quelle meno “gettonate” dal personale di ruolo, le figure precarie possono arrivare in percentuale la metà dei dipendenti. È chiaro che la loro assenza non può essere considerata ininfluente sull’avvio del nuovo anno: come si fa infatti, in queste condizioni, a realizzare una regolare programmazione delle attività didattiche, del Pof e di tutti i progetti scolastici che vi ruotano attorno?
Su questo punto nelle ultime ore è tornato l’Anief, il sindacato autonomo che negli ultimi anni ha intrapreso vibranti battaglie legali proprio in difesa del personale non di ruolo: secondo il sindacato guidato da Marcello Pacifico i numeri ci dicono che “senza i precari la scuola chiuderebbe”: però, ignorando la loro centrale funzionalità per il nostro sistema scolastico, continuano ad essere “individuati dai dirigenti dell’amministrazione periferica a settembre inoltrato e fino al Natale successivo con gravi ricadute sulla definizione del piano dell’offerta formativa e sull’ordinario funzionamento degli organi collegiali. Di chi è la colpa – si chiede il sindacato degli educatori in formazione - : non certo del ministero della Funzione Pubblica che non firma la contrattazione integrativa raggiunta tra Miur e Sindacati sulla mobilità del personale docente, bloccando tutte le operazioni seguenti; non ancora dei dipendenti sempre più ridotti degli ambiti territoriali prossimi al travaso nelle regioni. Forse lo sono allora i precari della scuola, vittime sacrificali, i cui stipendi possono essere risparmiati?”.
Davvero amara la conclusione: per l’Anief la piaga del precariato è come “un male endemico”, che mette l’Italia “a rischio dell’apertura di una seconda procedura d’infrazione a carico del nostro Paese da parte della Commissione Ue”.

Fonte: Tecnica della Scuola
di A.G.
22/08/2012

 

Dopo l’avvicinamento dialettico sulle immissioni in ruolo, arriva la risposta piccata del presidente degli educatori in formazione, Marcello Pacifico, alla decisioni del sindacato di Mimmo Pantaleo di rivolgersi sempre più spesso ai giudici: il nostro modo di fare sindacato fa tendenza, peccato che ci seguano organizzazioni poco coerenti.Altro che avvicinamento.

Se le reazioni alle immissioni in ruolo sembrava dovessero avvicinare Flc-Cgil e Anief, con le dichiarazioni dei due rispettivi leader sindacali, Pantaleo e Pacifico, entrambe orientate ad esaltare gli effetti positivi della strategia dei ricorsi “facili”, condotta con sempre maggiore spavalderia, nelle ultime ore le posizioni dei due sindacati sono tornate di nuovo a dividersi. Confermando quanto possa essere improbabile, come da noi segnalato un paio di giorni fa, che le organizzazioni sindacali alternative alle quattro firmatarie del Ccnl in vigore (Cisl, Uil, Snals e Gilda), possano coalizzarsi attorno ad una linea comune. A bene vedere i punti di contatti ci sarebbero. Solo che ognuno sembra fortemente intenzionato a percorrerli singolarmente.Una tendenza che sembrerebbe emergere anche da un comunicato dell’Anief, dopo aver recepito dai media che la Flc-Cgil si è fatta promotrice di iniziative legali molto simili a quelle prodotte dagli stessi educatori in formazione: la prima riguarda il diritto del riconoscimento del punteggio salva precari per gli Ata che chiedono di cambiare provincia; il secondo l’abuso che il Governo ha voluto perpetrare sul personale inidoneo, Itp e in esubero costringendolo alla riconversione professionale.

Questa tendenza dalla Cgil, a rivolgersi sempre più facilmente al Tar o al giudice del lavoro, conferma che si sta imponendo “sempre più – scrive l’Anief – il nostro modo di fare sindacato: fa riflettere che già l’anno scorso il più rappresentativo sindacato italiano abbia deciso di seguire la strada aperta dalla nostra organizzazione avviando una battaglia legale per la stabilizzazione dei precari della scuola sostenendo che nel nostro Paese ci si ostina ancora a non voler applicare una direttiva comunitaria entrata in vigore da 10 anni”.

“Ed oggi la storia si ripete – commenta il presidente Anief, Marcello Pacifico – con la Flc-Cgil che segue pedissequamente la strategia giudiziaria avviata dal sindacato autonomo degli educatori in formazione su due tematiche scolastiche di grande attualità. Guarda caso – continua Pacifico - anche in questo caso è stata scelta di percorrere la via giudiziaria inventata dal nostro sindacato. Il motivo comunque è molto semplice: in talune circostanze, come queste, quella dei tribunali è l’unica strada che può essere percorsa se si vuole far rispettare i diritti dei lavoratori”.

L’Anief, quindi, da una parte sembra compiacersi del fatto che il sindacato italiano che, almeno nella scuola, conta più deleghe, abbia sempre più spesso deciso di intraprendere la via dell’impugnazione in tribunale. Dall’altra, però, prende anche le distanze da chi, come lo stesso sindacato di Mimmo Pantaleo, disdegna il dialogo con l’amministrazione ma poi non si sottrae mai al confronto. E il fatto che quasi sempre la Flc-Cgil non sottoscriva contratti o accordi non sembra bastare all’Anief. Anzi, ne indebolirebbe la posizione.Per Pacifico, quindi, sarebbe bene che la Flc-Cgil prenda posizione una volta per tutte, “abbandonando quella contrattazione che non solo ‘partorisce’ ormai sempre più spesso norme fini a se stesse, ma che ormai risulta sistematicamente svilita dall’inefficacia dell’azione e dall’incoerenza dei suoi stessi interlocutori sindacali”. Fare contrattazione, sedersi al tavolo del confronto con l’amministrazione, rappresenta però uno dei tasselli base del sindacalismo tradizionale. E la Flc-Cgil difficilmente ne farà a meno. 
 

Fonte La Tecnica della Scuola 

ROMA (ITALPRESS) - "Anziche' pensare di svendere beni dello Stato, anche di immenso valore storico, il Governo dovrebbe risanare il debito pubblico ridisegnando un nuovo piano del tessuto industriale e produttivo del paese valorizzando il suo immenso patrimonio culturale". Lo afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir. "Gia' sei mesi fa - aggiunge - avevamo inviato al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, un nuovo piano di riqualificazione del patrimonio nazionale, che avrebbe prodotto un rilancio per tutta l'economia del paese. Anziche' pensare di metterli in vendita, la nostra confederazione ed il nostro sindacato ritengono che i 350 beni pubblici di proprieta' di tutti i cittadini, compresi quei privati che li rileverebbero e ne andrebbero ad acquisire la titolarita', dovrebbero essere utilizzati in comodato d'uso per dare maggiore impulso all'attrattivita' turistica presente in tutte le regioni italiane". Confedir e Anief sostengono che il modello vincente da prendere in considerazione e' infatti quello condotto dalla provincia autonoma di Trento e Bolzano: "si tratta di una gestione da prendere veramente in seria considerazione - sottolinea Pacifico - perche' la sua spesa sociale e' equamente distribuita rispetto agli stipendi erogati. Mentre, al contrario, il progetto del Governo Monti di cedere beni dello Stato lascera' i cittadini in 'mutande' gia' in occasione del prossimo attacco speculatorio. Sarebbe allora importante che il Cdm intervenga quanto prima per valorizzare l'enorme patrimonio culturale di cui e' in possesso l'Italia. Chi ci amministra per un breve lasso di tempo, non puo' svendere quanto e' stato a lui affidato da tutti i cittadini italiani".
(ITALPRESS).
09-Ago-12 19:19
 

Tutti rivendicano il merito delle 21mila immissioni in ruolo. E si formano due gruppi. Da una parte le organizzazioni firmatarie del Ccnl e del piano triennale di immissioni in ruolo del 2011: Cisl, Uil, Snals e Gilda. Dall’altra gli intransigenti: Flc-Cgil, sindacati di base e Anief. Che però non formeranno una coalizione alternativa.

Fare assumere un lavoratore, facendolo uscire dal tunnel del precariato, è l’impegno prioritario di qualsiasi o rganizzazione sindacale. E la scuola non fa eccezione. Basta andare a leggere i comunicati inviati a raffica a ridosso delle oltre 21mila immissioni in ruolo annunciate con euforia il 7 agosto direttamente dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.

Dall’analisi testuale di quanto riportato dai sindacati sono emersi due aspetti. Il primo, che in realtà è una conferma, riguarda il fatto che l’unità tra le varie organizzazioni esistenti rimane ancora lontana. Una novità, su questo fronte, però sembrerebbe esserci: riguarda la creazione di due raggruppamenti.

Da una parte ci sono gli ultimi firmatari del Contratto collettivo nazionale e dell’accordo dalle cui basi lo scorso anno derivò il decreto ministeriale sul piano triennale di assunzioni, giunto ora a due terzi dell’opera: si tratta di Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda. Con i due confederali molti vicini ed gli altri due che continuano ad operare nella loro autonomia statutaria, non disdegnando le opportunità che di volta in volta si creano per unire le forze e raggiungere gli obiettivi condivisi. Come sottolineato dal coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti: “Queste assunzioni – ha detto Rino Di Meglio – sono il frutto dell’accordo triennale che abbiamo firmato l’anno scorso con il governo e che prevedeva le immissioni in ruolo degli insegnanti per un triennio su tutti i posti vacanti in organico di diritto. Un’intesa che è stata rispettata e che rappresenta un importante risultato in un momento economico molto difficile in cui si profilano ulteriori riduzioni di personale nel pubblico impiego”.

Il secondo raggruppamento non poteva che essere capitanato dalla Flc-Cgil, il sindacato che alla guida di Mimmo Pantaleo è diventato sempre più intransigente verso l’operato dell’amministrazione e del Governo. Sottraendosi sistematicamente alla firma di accordi e contratti, ha fatto un uso sempre maggiore della piazza e dello sciopero (a costo di raggiungere adesioni anche sotto il 5%). I lavoratori della conoscenza hanno però avuto il merito di cavalcare il forte malcontento che si è creato attorno alla scuola negli ultimi quattro-cinque anni, contrassegnati da forti tagli agli organici, alle strutture e alle risorse. Tutte privazioni che hanno messo a dura prova dirigenti, personale, famiglie e studenti. E di fianco, anche se mai a “braccetto”, con la Flc-Cgil, che nel frattempo è diventata l’organizzazione di settore con maggiori tessere e anche di eletti Rsu (anche se per l’ufficialità bisognerà attendere che l’Aran pubblichi i risultati definitivi, ormai imminenti), si sono ritrovati a turno diversi sindacati meno rappresentativi. Ma non per questo meno combattivi. Ad iniziare dai comitati di base. Tanto che in più di un occasione sono scesi in piazza assieme (mentre per ritrovare uno sciopero unitario di tutto il sindacalismo scolastico bisogna risalire al 30 ottobre 2008).

Negli ultimi tempi, inoltre, il muro contro muro con il Miur ha costretto l’organizzazione Pantaleo ha chiedere sempre più spesso l’intervento dei giudici. Non a caso lo stesso segretario pugliese ha sottolineato, una volta decretati i 21mila ruoli, che per ottenerli sono stati “determinanti per superare le resistenze nello stesso Governo” sia “la mobilitazione dei precari” sia “l'ampio contenzioso legale messi in campo anche dalla Flc-Cgil”.

Una linea, quella dei ricorsi facili, che ha avvicinato il sindacato confederale, sempre più in rotta di collisione rispetto a Cisl e Uil, alla non proprio amica Anief. La quale nelle ultime ore ha scritto: “è bello leggere le pagine critiche della stampa e soprattutto è bello leggere i comunicati dei sindacati che hanno rivendicato subito il merito delle immissioni alla luce di un accordo che, tra gli ammessi alla contrattazione, non è stato firmato dalla sola CGIL/FLC, unica O. S. insieme all’Anief ad aver promosso su larga scala una campagna giudiziaria nazionale presso le corti del lavoro per il rispetto della direttiva comunitaria 1999/70/CE”. Per l’organizzazione di Pacifico “fortunatamente, i mezzi informatici rendono accessibile la comunicazione, e così al di là delle bandiere che ognuno vorrebbe piantare, basta spulciare gli atti dell’ufficio legislativo della Camera dei Deputati”, per rendersi conto che “il legislatore è intervenuto nell’estate scorsa per arginare i migliaia di ricorsi presentati dall’Anief e dalla CGIL/FLC”. Ed in stile Cgil, l’Anief imputa all’accordo sindacale del 4 agosto 2011 la colpa di “discriminare i vecchi 67.000 e i nuovi 21.000 neo-assunti che dovranno continuare la strada del ricorso al giudice del lavoro per aver riconosciuto il diritto alla stessa progressione di carriera riconosciuta agli altri colleghi”.

Francamente non pensiamo di essere di fronte e delle prove generali che porteranno ad una nuova coalizione sindacale. Di cui entrambe le organizzazioni, Flc-Cgil e Anief, che per le troppo diverse mole di iscritti e finalità non avrebbero molto da guadagnarci. Di sicuro, però, si può dire che la partita sulle immissioni in ruolo ha messo in luce dei modi diversi di fare sindacato. Ed ognuno ha affilato le “armi” che ritiene più efficaci: il dialogo, la concertazione, la piazza, lo sciopero o le aule del tribunale.
 

Fonte La Tecnica della Scuola

 

Che cos’è la speciazione? E cosa il filtrato glomerulare? Se vuoi insegnare scienze alle superiori, devi sapere anche questo. Peccato che ti può capitare di scoprire che il test a crocette del ministero non conteneva le risposte giuste. Che cosa sta succedendo alle selezioni per i nostri insegnanti? E come insegniamo loro a insegnare? Ne parliamo con Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF, l'associazione dei docenti e dei ricercatori in formazione, e con Mario Fierli, membro del Comitato per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica del Ministero dell’istruzione.

In apertura, Benedetto Terracini, uno dei pionieri dell'epidemiologia ambientale, e Maria Angela Vigotti, biologa dell'università di Pisa, entrambi consulenti del Comune di Taranto, ci spiegano perché hanno contestato le dichiarazioni del ministro dell'ambiente Corrado Clini al Parlamento sui rischi ambientali collegati all'ILVA di Taranto.

Podcast della puntata

Fonte: RAI Radio3

 

ROMA (ITALPRESS) - "Proprio nel giorno in cui il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo e il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua firmano una Convenzione che consentira' di mettere a sistema le banche dati di  scuola e universita' con quella Inps dei cittadini lavoratori, lo stesso ente previdenziale fa sapere - rendendo pubblica la nota n. 12486 - che ai suoi dipendenti precari licenziati in precedenza le ferie non godute vanno necessariamente remunerate". E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Per l'Inps, infatti, il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 "in questa fase di prima applicazione" interessa "tutto il personale, compresi dirigenti e professionisti, cessato dal servizio a decorrere dal 7 luglio 2012, data di entrata in vigore del predetto decreto legge".

Pertanto, continua l'istituto nazionale di previdenza, "la legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha effetto retroattivo". "A questo punto - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - la nostra richiesta non puo' essere piu' elusa. Nel frattempo, precari iscritti all'Anief sono gia' stati mobilitati: hanno infatti inviato una diffida ai dirigenti scolastici proprio perche' alla scadenza del loro contratto,  concretizzatasi nel mese di giugno 2012, non e' stato dato seguito il pagamento delle ferie non godute nell'anno scolastico 2011/12". Anief e Confedir confermano che "permangono tutti i limiti di costituzionalita' sulla decisione del Governo dei tecnici di abolire, di fatto, un istituto, quello delle ferie, garantito dalla Costituzione". "Per cui - continua Pacifico - si generera' di certo un contenzioso dinanzi al giudice del lavoro per tutelare tutti i precari che
verranno assunti nel prossimo anno scolastico. Mentre per quelli che hanno lavorato nel 2011/12, a questo punto e' auspicabile un rapido scioglimento della riserva da parte dell'amministrazione interessata".

(ITALPRESS).
07-Ago-12 12:09