Si è svolta ieri 17 settembre la manifestazione di protesta dei DSGA a cui ANIEF ha partecipato. Il coordinatore nazione del personale ATA dell’ANIEF Cristina Dal Pino è stato ricevuto insieme a Laura Massa e Alberico Sorrentino per il Movimento Nazionale Direttori SGA, Giuliana Sannito e Francesco Berti per AIDA Scuole, dal Direttore del Personale Filippo Serra e dalla dottoressa Capasso Vice capo di Gabinetto
Continua l’opera di costrizione del possesso del Green Pass per i lavoratori. Il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 settembre, incentrato proprio sul certificato verde, non solo estende l’obbligo a tutti dipendenti pubblici e al settore privato, ma introduce anche multe più pesanti di quelle comminate sinora per coloro che sono sprovvisti: da metà ottobre, per coloro che sono colti senza la certificazione sul luogo di lavoro – si legge nella nota diffusa dal Governo – è prevista la sanzione pecuniaria da 600 a 1.500 euro e restano ferme le conseguenze disciplinari. Mentre, per i datori di lavoro che non abbiano verificato il rispetto delle regole e che non abbiano predisposto le modalità di verifica è invece prevista una sanzione da 400 a 1.000 euro. Molto probabile l’inclusione nelle maxi-multe anche per i lavoratori della scuola.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “si sta calcando la mano su dei lavoratori che hanno risposto in modo massiccio alla vaccinazione. Ormai nella scuola siamo arrivati a soli 90mila non immunizzati, con oltre il 94% di personale vaccinato. Considerando che nella percentuale di coloro che non hanno fatto il vaccino, vi sono molti docenti e Ata che non possono farlo per motivi di salute e sono quindi dispensati, quale motivo c’era di arrivare a forzare la mano, tra l’altro su un ambito su cui permangono vizi di legittimità?”.
“La verità – continua il sindacalista autonomo - è che chi governa la scuola e l’istruzione in Italia sta insistendo su un solo aspetto, mentre continua a tralasciare quello centrale ai fini della salvaguardia della salute e della prevenzione rispetto al virus: il mantenimento del distanziamento, quindi l’esigenza di evitare assembramenti in luoghi chiusi. Essendo questa la condizione più rilevante, ma clamorosamente trascurata, considerando che anche il distanziamento sociale di un metro in classe non è più obbligatorio, non ci dobbiamo meravigliare se già in oltre cento classi sparse per la Penisola si sono venuti a creare dei focolai. Ma invece di affrontare questo problema sdoppiando le classi e aumentando gli spazi – conclude Pacifico -, ci accaniamo sul personale multandolo con importi superiori ad uno stipendio”.
Quando si parla di stipendi, esce ancora una volta perdente l’insegnante italiano dal confronto con i Paesi aderenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: il Rapporto Ocse 2021 sull'istruzione, appena pubblicato, riporta che tra il 2005 e il 2020, nei Paesi dell'Ocse gli stipendi tabellari degli insegnanti con 15 anni di esperienza e con le qualifiche più diffuse sono aumentati dal 2 % al 3 % ai livelli di istruzione primaria e secondaria di primo e secondo grado a indirizzo generale e l’andamento positivo si è registrato nonostante un calo degli stipendi seguito alla crisi finanziaria del 2008. Invece, in Italia gli stipendi degli insegnanti che operano agli stessi livelli scolastici si sono ridotti del 5%.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Ormai, quando si parla di stipendi del corpo docente italiano sembra come raccontare una barzelletta con lo stesso finale tragicomico. L’ultimo aumento è arrivato tre anni fa, dopo quasi dieci di blocco, ed è stato circa del 3,5%. Adesso ci si attesta su percentuali simili, che ovviamente reputiamo insufficienti. Il nostro sindacato ha già detto che occorre trovare le risorse per provvedere ad aumentare gli stipendi di chi opera nella scuola di almeno 200 euro, ma siccome bisogna anche pensare al recupero dei sette punti percentuali persi per via dell’inflazione degli ultimi lustri, riteniamo che l’incremento che farebbe cambiare le cose e colmare finalmente il gap che si separa dai Paesi a noi più vicini sia di 300 euro netti”.
Cresce l’età media dei quasi 900mila docenti italiani, tanto da collocarsi molti al di sopra di quella dei paesi Ocse. I dati aggiornati dicono che alla primaria il 58% dei maestri ha almeno 50 anni, contro la media Ocse pari al 33%. Ancora più alto il numero di insegnanti della secondaria over 50enni: sono il 62%, praticamente due su tre. Le percentuali eloquenti sono contenute nel Rapporto Ocse Education at a Glance 2021, pubblicato stamane.
“Con i pensionamenti d’anzianità ormai alle soglie dei 70 anni, ogni anno ci ritroviamo a commentare un’età media dei docenti che sale progressivamente – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - : il problema è chi governa la scuola ed in generale il Paese, non vuole rendersi conto che insegnare è logorante e non si possono tenere in servizio per 40 anni delle persone a svolgere la stessa professione, mentre il burnout avanza andando a determinare disturbi per la salute che poi sfociano in patologie, purtroppo non di rado anche maligne. È da tempo che chiediamo per gli insegnanti con una specifica ‘finestra’ di pensionamento, una sorta di Quota 96 che permetta di lasciare la cattedra SENZA penalizzazioni, come i carabinieri o le forze di polizia dello Stato. Inoltre, è giunta l’ora di prevedere una diaria mensile legata al rischio biologico, da collocare nella parte tabellare dello stipendio così da avere riflessi diretti anche sull’assegno di pensione che con le ultime riforme a perdere per i lavoratori si è sempre più avvicinato a quello sociale e allontanato dagli importi di fine carriera”.
Con l’avvio dell’anno scolastico quasi completato in tutte le regioni, mancano sono Puglia e Calabria, l’attenzione del Dicastero dell’Istruzione si sposta al futuro: il Ministro Patrizio Bianchi ha infatti firmato l’atto di indirizzo, con le priorità politiche, per l’anno 2022 e per il triennio 2022-2024, definite in coerenza con i documenti di programmazione economico-finanziaria. Sono otto le priorità individuate nel documento: garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti, potenziare l’offerta formativa nelle scuole di ogni ordine e grado, promuovere processi di innovazione didattica e digitale, oltre che politiche efficaci per la valorizzazione del personale, investire sull’edilizia scolastica e ripensare gli ambienti di apprendimento in chiave innovativa, rilanciare l’autonomia scolastica e valorizzare il sistema nazionale di valutazione, investire sul sistema integrato 0-6, rafforzare la capacità amministrativa e gestionale del Ministero.
Anief ritiene che gli obiettivi posti dal Dicastero dell’Istruzione siano condivisibili, ma debbano essere definiti con modalità orientate al definitivo superamento delle logiche che hanno caratterizzato l’azione dell’amministrazione degli ultimi anni. In particolare, spiega il presidente Anief Marcello Pacifico, “qualsiasi rimodulazione della scuola italiana, non può dimenticare che abbiamo un lavoratore su quattro cronicamente precario e che molti di loro vanno stabilizzati. Pensare di risolvere la supplentite solo con i concorsi è l’ennesimo errore, perché è questa logica ad aversi portato al record delle oltre 200mila supplenze annuali. Non si comprende poi il motivo per cui la carriera in questo comparto continui ad essere considerata un tabù. Ci trova d’accordo, invece, il riferimento alla riduzione del numero di alunni per classe, che in tempo di Covid diventa un rischio che non possiamo permetterci. Va infine assolutamente investito copiosamente su organici, plessi e aumento dell’offerta formativa”.