Si allargano a macchia d’olio i casi di classi in quarantena: un fenomeno che ha preso corpo nei primissimi giorni di scuola prima a Bolzano, per poi trovare terreno fertile anche in Lombardia, Emilia Romagna, Sardegna e Lazio. Le lezioni sono riprese da una settimana è già si contano già un centinaio di classi costrette a rimanere a casa, quindi a tornare a quella dad che chi governa la scuola ha detto che ci eravamo messi alle spalle. La triste realtà sta emergendo anche grazie agli screening negli istituti “sentinella” caldeggiati dall’Anief, sui quali il Parlamento ha appena legiferato ma che andavano allargati a tutti gli studenti, di qualunque età, e al personale scolastico oltre che universitario.
Sull’inevitabile ritorno alla dad, per via delle classi dove si sarebbero verificati dei focolai, il sindacato Anief aveva messo in guardia il ministero dell’Istruzione: “Bisognava confermare il distanziamento minimo tra gli alunni – dice Marcello Pacifico, presidente del sindacato rappresentativo - , poiché il vaccino anti Covid19 non scherma dai contagi. Inoltre mascherina e vaccinazione di un quinto delle persone che staziona a scuola per ore, tra alunni, insegnanti e personale, non possono fornire certezze. Ancora meno il Green Pass, contro il quale il nostro sindacato ha presentato ricorso, che è anche illegittimo e discriminante. E non ci sorprende che tanti lavoratori della scuola abbiano partecipato allo sciopero Anief nel primo giorno di scuola, arrivando a lasciare chiusi diversi istituti: una condizione che non fa piacere, ma che la dice lunga sul malessere che si è creato tra docenti e Ata, consapevoli che questo ritorno a scuola non si svolge in sicurezza”.