Sono giorni decisivi per il destino professionale di un alto numero di docenti in servizio in sedi lontane dalla propria residenza e dai propria affetti: il ministero dell’Istruzione vuole giungere ad una conclusione sulle modalità di svolgimento delle assegnazioni provvisorie del prossimo anno scolastico. Si tratta di un diritto basilare, che chiedono di espletare decine e decine di migliaia di insegnanti, molti dei quali con figli piccoli o anziani che necessitano di assistenza ma sebbene in presenza di queste motivazioni, ritenute plausibili dal contratto, non possono nemmeno chiedere lo spostamento annuale per via dell’assurda Legge 159/19 che, fatta eccezione per due particolari categoria di insegnanti, vincola a rimanere nella provincia di assunzione tutti coloro che sono stati immessi in ruolo nell’ultimo quinquennio. Nella versione del decreto Sostegni-bis approvata dal Governo, ora all’esame delle commissioni della Camera, il legislatore non è riuscito ad andare oltre alla riduzione tra 5 a 3 anni del vincolo, segnale inequivocabile di ammissione del problema ma non certo risolutivo. Ecco perché il sindacato si appella ai deputati, come ha già fatto mercoledì scorso in Piazza Montecitorio, perché nel dare seguito agli emendamenti, tra cui quelli dell’Anief, provvedano ad eliminare il vincolo. Nel frattempo è bene che il ministero dell’Istruzione non proceda per una strada diversa.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i deputati devono prendere coscienza della situazione e cancellare l’ingiusto blocco quinquennale, già incostituzionale di suo ma che in piena pandemia diventa ancora più assurdo. Nel frattempo, riteniamo che il ministero dell’Istruzione non debba attuare nessuna fuga in avanti, evitando di accelerare in tempi per la presentazione delle domande ed attenersi a quanto stabilirà il legislatore. Perché è chiaro che se dovessero sovrapporsi le due procedure, quella ministeriale rispetto alla parlamentare, quest’ultima avrebbe il sopravvento, ma a rimetterci sarebbe il sistema scolastico: le operazioni di avvio del nuovo anno, infatti, subirebbero un imperdonabile rallentamento, con conseguente compromissione della tempistica che si sono date le istituzioni e la stessa politica. L’accavallamento delle operazioni vanificherebbe l’obiettivo di concludere le immissioni in ruolo entro un mese e mezzo, il prossimo 31 luglio, e le assunzioni a tempo determinato entro il 31 agosto, in modo da avere tutte le oltre 200mila cattedre, di cui 113 mila in organico di diritto, coperte dal 1° settembre 2021. È già un progetto di difficile attuazione, ma che diventerebbe impossibile qualora il vincolo sulle assegnazioni provvisorie dovesse necessitare di diverse applicazioni”.