La stampa scrive

Potrebbe avere uno stop definitivo dopo la sentenza dell'11 gennaio del Consiglio di Stato. Nel quizzone per 34mila candidati vennero scoperte numerose risposte sbagliate che il Ministero fu poi costretto a riconoscere come errate.

Rischia di saltare definitivamente il travagliato concorso a preside, lanciato dalla Gelmini pochi mesi prima di lasciare viale Trastevere. Una eventualità che prolungherebbe lo stato di precarietà dell'intero sistema scolastico italiano alle prese con un vuoto di dirigenti scolastici mai visto prima. Il Consiglio di Stato, con due diverse ordinanze dell'11 gennaio scorso, lascia intravedere un giudizio di merito sulla procedura concorsuale che per l'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) porterebbe al suo annullamento. La selezione è nata male e rischia di finire peggio.

Il concorso è stato bandito nel mese di luglio del 2011 ed è stato subito cavalcato dal precedente governo come uno dei momenti più importanti per migliorare la qualità del sistema di istruzione pubblica. Per eccedere agli scritti, i 34 mila candidati che si sono presentati dovevano superare un quizzone di 100 domande a risposta multipla, rispondendo ad almeno 80 quiz. Il primo settembre successivo il ministero dell'Istruzione pubblica una batteria di 5 mila test dai quali sarebbero state sorteggiate le 100 fatidiche domande della selezione.

Ma immediatamente gli addetti ai lavori si accorgono che diverse delle 5 mila domande sono errate, mal poste o poco chiare. Viale Trastevere dapprima minimizza, promettendo di espungere le eventuali domande sbagliate. Ma a ridosso della prova scritta, svoltasi a ottobre, è costretto ad eliminare quasi mille delle 5 mila domande su cui si sono esercitati i prof desiderosi di sedere sullo scranno più alto della scuola. E pubblica l'elenco degli esperti che hanno redatto domande e risposte. Ma tra i rimanenti 4 mila quiz, parecchi giurano che ancora quelli errati sono moltissimi. 

E da più parti cominciano ad arrivare richieste di rinvio del concorso. Ma ad ottobre la preselezione si svolge ugualmente. Ai i 34 mila aspiranti presidi viene consegnato un librone con tutti i quiz e un foglio con le 100 domande da andare pescare sfogliando a tempo di record il librone. E le polemiche sulla gestione dell'intero concorso continuano, anche perché i candidati la mattina della prova sono costretti ad aspettare 5/6 ore per una prova di 100 minuti. A superare la soglia degli 80 punti sono in 9.112. Ma gli esclusi non ci stanno e partono i ricorsi. 

Il Tar Lazio e il Consiglio di stato respingono la richiesta di un gruppo di esclusi di partecipare agli scritti con riserva, ma motiva in questo modo la sua decisione: "i motivi dedotti (dai legali dell'Anief, n. d. r.) investono profili di legittimità dell'intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l'effetto demolitorio dell'intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso". 

E nelle ordinanze dell'11 gennaio, con le quali i giudici di Palazzo Spada ammettono agli scritti un gruppo di ricorrenti che aveva risposto correttamente ad un numero di domande compreso fra 75 e 79, il Consiglio di stato anticipa che "ad un primo esame, l'appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato  -  per un verso  -  il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e  -  per altro verso  -  l'alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali". Una affermazione che, letta assieme a quella precedente, sembra già una sentenza definitiva.

Fonte: Repubblica

 

Ennesimo colpo di scena sul fronte di una delle consuete storie all’italiana. Condita, peraltro, da un nuovo ingrediente: l’incertezza del diritto che – anche a seguito della disattenzione ostentata dal precedente governo su sentenze del Tar e persino del Consiglio di Stato – rende particolarmente incerta la vita di chi si trova ad incappare con la contraddittorietà del nostro sistema. Parlo del concorso per dirigente scolastico.

È di lunedì la notizia che il Consiglio di Stato, con le ordinanze n. 64/2012 e 67/2012 dell’11 gennaio, ha confermato il provvedimento monocratico che ha consentito l’ammissione alla prova scritta – celebratasi il 14 e il 15 dicembre – di candidati che nella prova preselettiva di ottobre avevano totalizzato fino a 5 punti di meno di quello previsto per essere ammessi allo scritto.Perché? La prova preselettiva del 12 ottobre è stata contestatissima sin dai giorni precedenti alla sua somministrazione. I candidati dovevano rispondere a 100 quesiti a risposta multipla selezionati su 5563 pubblicati il primo settembre sul sito del Miur. Già dal 2 settembre si avvicendavano errata corrige per emendare errori nei quesiti. Il climax dell’approssimazione si è raggiunto ad una settimana circa dalla prova, quando il Miur ha dovuto espungere dalla numero totale più di 900 domande, sbagliate. La polemica raddoppiava anche in seguito alla (seppur tardiva) pubblicazione dei nomi degli “esperti” che hanno curato l’elaborazione dei quesiti, in alcuni casi anche passibili – oltre che di ignoranza – di conflitto di interesse – trattandosi di formatori nei corsi per la preparazione alla prova.

Dal 13 ottobre sono cominciati a piovere ricorsi, caratterizzati da un’attività particolarmente energica da parte dell’Anief – associazione professionale sindacale – da una parte (a favore degli esclusi) e dell’Anp – Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità nella scuola – dall’altra, che si è costituito ad opponendum per la difesa delle procedure espletate. Le richieste di ammissione con riserva alle prove scritte avanzate dai ricorrenti, però, erano state respinte dal Tar Lazio e confermate in appello, quando già il 20 dicembre, i giudici della VI sezione del Consiglio di Stato, avevano avuto modo di rilevare che “i motivi dedotti (dai legali dell’Anief, n.d.) investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Con le ordinanze sopra citate si sciolgono le riserve sulla valutazione del test, evidentemente inadeguato allo scopo perché infarcito di errori (alcuni quesiti errati sono stati rilevati anche dopo la celebrazione della prova). La regolarità dell’intera procedura concorsuale è in forse: “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato – per un verso – il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e – per altro verso – l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali.”
Ciascuno dei contendenti sostiene la legittimità delle proprie argomentazioni e convinzioni: l’Anief chiede l’interruzione in auto-tutela delle procedure di correzione delle prove scritte (che le singole commissioni regionali hanno iniziato ad effettuare) e di rinnovare le prove pre-selettive. L’Anp ribadisce la propria posizione, finalizzata “unicamente ad agire nell’interesse delle tantissime scuole che – in assenza di una regolare conclusione del concorso – rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente selezionati, nonché a contribuire al rispetto delle regole ed a sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare”.

Che il concorso sia stato preparato in maniera pedestre dai dilettanti allo sbaraglio, ospitati a Viale Trastevere fino a 3 mesi fa, non c’è dubbio. Come non c’è dubbio che gli errori sono stati per tutti i partecipanti alla prova preselettiva, compreso per quelli che l’hanno superata, che peraltro hanno affrontato nelle settimane seguenti lo sforzo notevole della preparazione delle prove scritte. Sarebbe auspicabile che il Ministro intervenisse per fare finalmente chiarezza in una situazione determinata da chi l’ha preceduto – una delle pesanti eredità che ha trovato – ma di cui adesso (nel caos che si sta creando e nella jungla di notizie ed ipotesi che si stanno affastellando) deve dar conto lui e su cui solo lui può esprimere indicazioni fondate e convincenti.

33.531 candidati che il 12 ottobre hanno sostenuto le prove preselettive – di cui 9.111 (pari al 27,17%) ammessi allo scritto – hanno già visto sfumare, per effetto della recente legge 183/11 un terzo dei 2.386 posti previsti dal bando. Stiamo giocando un gioco le cui regole cambiano continuamente ed improvvisamente. Qualcuno si prenda la responsabilità di farci sapere una volta per tutte quali sono.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il Consiglio di Stato, con ordinanze 64 e 67 dell’11 gennaio scorso, pone un’ipoteca sulla regolarità del prosieguo del concorso per dirigenti scolastici.

Ne dà notizia l’Anief che fin dall’inizio aveva avanzato riserve sulla regolarità delle prove di preselezione dell’ottobre scorso, organizzando ricorsi a raffica su cui si sono pronunciati Tar lazio e Consiglio di Stato.

Con le ordinanze n. 64/2012 e n. 67/2012 dell’11 gennaio 2012, i giudici di Palazzo Spada sciolgono ogni riserva sulla valutazione del test - nel confermare il provvedimento monocratico che aveva consentito l’ammissione di alcuni ricorrenti che avevano maturato un punteggio tra i 75 e gli 80 punti - e attestano l’illegittimità dell’intera procedura concorsuale, anticipando così la decisione di merito: “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato - per un verso - il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e - per altro verso - l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali.”

“Difficile, dunque, - continua l’Anief - che i giudici del Tar Lazio, nel merito, confutino quanto ormai attestato dai giudici di secondo grado. A questo punto, secondo il presidente dell’Anief, il ministro Profumo non ha più bisogno di aspettare la decisione di merito del tribunale amministrativo e dovrebbe prendere atto dell’esito scontato del contenzioso, interrompere in auto-tutela le procedure di correzione delle prove scritte e rinnovare le prove pre-selettive”.

Fonte: Tuttoscuola

In una sentenza dell'11 gennaio sull’ammissibilità di alcune decine di ricorrenti (che nei test avevano ottenuto 75-80 punti), Palazzo Spada parla di “carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati”. L’Anief non ha dubbi: un giudice di primo grado non può contraddirne uno superiore, per cui al Ministro non resta che interrompere in auto-tutela le correzioni delle prove scritte e rinnovare le pre-selettive.

Sul concorso per diventare dirigenti scolastici continua ad aleggiare sempre più da vicino il rischio annullamento. Stavolta a porre seri dubbi sulla regolarità delle prove pre-selettive, da cui scaturirebbe la necessità di ripartire da zero, sono due ordinanze dell’11 gennaio scorso del Consiglio di Stato (la n. 64/2012 e la n. 67/2012): i giudici di secondo grado nel confermare il provvedimento monocratico che aveva consentito l’ammissione alle prove scritte di alcune decine di ricorrenti (che nei test preselettivi avevano maturato un punteggio tra i 75 e gli 80 punti), sembra quasi voler anticipare la decisione di merito che sarà chiamato ad esprimere il Tar del Lazio (su indicazione sempre di Palazzo Spada). “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe - sostiene il Cds - appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato,per un verso, il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e, per altro verso, l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali”.

Ora, il fatto che il Consiglio di Stato ammetta l’esistenza del “carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati” sembrerebbe dare ragione al folto raggruppamento di legali che a seguito del rifiuto da parte del Tar di ammettere con riserva i propri assistiti, si sono schierati apertamente (facendo ricorso allo stesso Cds) per l’illegittimità dell’intera procedura concorsuale.

Di questo parere è il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale è “difficile, dunque, che i giudici del Tar Lazio, nel merito, confutino quanto ormai attestato dai giudici di secondo grado. A questo punto - continua il leader dell’Anief - il ministro Profumo non ha più bisogno di aspettare la decisione di merito del tribunale amministrativo e dovrebbe prendere atto dell’esito scontato del contenzioso, interrompere in auto-tutela le procedure di correzione delle prove scritte e rinnovare le prove pre-selettive”.

Sinora su questa sentenza del Cds non ha fatto sapere il proprio parere, invece, l’Anp, l’Associazione nazionale presidi ed alte professionalità della scuola, che si è costituito ad opponendum, in difesa delle procedure espletate. La replica, comunque, non tarderà ad arrivare.

Fonte: Tecnica della Scuola

Nelle prossime ore le Commissioni parlamentari competenti esprimeranno il loro parere sugli emendamenti presentati nei giorni scorsi, tra i quali è presente anche lo slittamento al 31 agosto 2012 dei requisiti per lasciare il lavoro anticipatamente secondo le vecchie regole.

C’è fibrillazione tra alcune migliaia di lavoratori della scuola: nelle prossime ore leCommissioni parlamentari competenti esprimeranno il loro parere sugli emendamenti presentati nei giorni scorsi, tra i quali è presente anche lo slittamento al 31 agosto 2012 dei requisiti per andare in pensione secondo le vecchie regole (raggiungere quota 96 attraverso un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e 61 anni di età oppure 36 di servizio e 60 di età). Decisivo sarà il giudizio che darà la commissione legata al Mef, poiché superato lo scoglio del merito, rimane a questo punto da superare solo quello legato alla copertura finanziaria del provvedimento.

Comunque vada, per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che ha promosso l’emendamento inviandolo assieme ad altri alle commissioni competenti, si tratta di una notizia importante: “Ancora una volta – ha commentato Pacifico - le richieste dell’Anief, unica associazione sindacale ad avere presentato una memoria scritta con specifici emendamenti alla I e alla V Commissione della Camera dei Deputati, sono state trasformate in proposte emendative da diversi gruppi parlamentari che meritano il ringraziamento di tutto il personale della scuola. In tal modo abbiamo risposto con efficacia all’invito dei presidenti delle commissioni parlamentari di competenza di fare dei rilievi al decreto utili ad eliminare limiti e storture. Ma indirettamente – ha concluso Pacifico – abbiamo anche risposto a coloro che accusano l’Anief di essere un sindacato che opera esclusivamente attraverso ricorsi in tribunale”.

Se invece l’emendamento non dovesse passare, il personale della scuola che vorrà andare in pensione anticipatamente dovrà farlo accumulando i contributi raggiunti entro lo scorso 31 dicembre: sul sito internet dell’Inps è già disponibile la modulistica per chiedere di andare in pensione con le modalità precedenti alla recente riforma.

Fonte: Tecnica della Scuola

Lo prevede un emendamento al Milleproroghe, ad un passo dal sì dell'Aula: le porte si apriranno per chi ha svolto corsi in scienze della formazione primaria, biennali di II livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il II e III biennale di II livello rivolto a prof d'educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e della 77/A. Esultano Pd, Flc-Cgil e Anief. Perplessa la Cisl. Fumata grigia sulla modifica ai requisiti per le pensioni.

Fumata “grigia” per lo slittamento di 8 mesi dei termini per conseguire pensioni anticipate, ma a “bianca” per l’accoglimento di oltre 23mila abilitati e abilitandi nell’ultimo triennio che così, dopo tanto penare, verranno accolti nelle graduatorie ad esaurimento. È questo l’esito dell’annunciato esame da parte delle commissioni della Camera degli emendamenti al decreto Milleproroghe, che ora è atteso solo dalla formalità dell’approvazione finale in Aula (prevista la prossima settimana). L’emendamento prevede dunque una deroga all’impermeabilità delle liste di attesa provinciali, dove oggi sono già collocati oltre 210mila abilitati. Con il risultato che le graduatorie torneranno ad essere costituite da oltre 230mila candidati.

“I termini per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento – si legge nell’emendamento approvato - sono prorogati per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11”.
Entusiasmo per l’esito dell’emendamento viene espresso dall’on. Antonino Russo(Pd), primo firmatario del testo approvato: siamo di fronte, sostiene Russo, ad “una significativa novità e segna una discontinuità nelle politiche sulla scuola degli ultimi anni. In questi giorni, grazie anche al nuovo contesto politico ed alla disponibilità del ministro dell’ istruzione Francesco Profumo abbiamo ricercato e trovato un punto di convergenza e di equilibrio, che ci ha permesso di raggiungere questo nobile risultato”.

Secondo Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, l’emendamento “è un atto dovuto al precariato della scuola che ha pagato pesantemente i tagli lineari del Governo Berlusconi e che comunque rimane in attesa del varo di un piano di stabilizzazioni da parte dell’attuale governo. La scuola pubblica italiana ha bisogno di risorse per poter concorrere al risanamento del paese con le competenze che le assegna la Costituzione”.

Anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che aveva rivendicato questa soluzione sottoponendola ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, reputa l’accoglimento dei precari nelle GaE come l’atto che mette “fine a una disparità di trattamento che discriminava quel personale che è stato abilitato tra il 2008 e il 2011, dopo la chiusura delle Ssis, dalle Università, a seguito del superamento di corsi a numero chiuso. Già nell’ottobre 2008, con un emendamento analogo, eravamo riusciti a riaprire le graduatorie per gli abilitati iscritti nell’a. s. 2007-2008. In questi tre anni, di contro, le scuole hanno reclutato dei docenti per strumento musicale, anche non provvisti della specifica abilitazione. Oggi, finalmente, si cambia strada” grazie “a tutti quei deputati e forze politiche che in questi anni hanno più volte sostenuto questi 23.000 docenti”.

L’Anief ha aggiunto che ora chiederà al Parlamento di approvare un ordine del giorno che impegni il Miur, all’atto dell’aggiornamento straordinario delle graduatorie, ad inserire tutti i docenti abilitati con i corsi DM 21 e DM 85, e a reinserire tutti i docenti precedentemente inseriti, nelle stesse graduatorie ad esaurimento, come la legge 143/2004 impone. 

Decisamente “freddino” appare invece la reazione della Cisl Scuola, che tramite il proprio segretario, Francesco Scrima, fa sapere che “la riapertura delle graduatorie ad esaurimento rischia di essere una ‘non soluzione’, se non si affronta in termini complessivi il problema del reclutamento dei docenti, agendo in due direzioni: accelerare i tempi di svuotamento delle graduatorie e riaprire un canale ordinario di accesso all’insegnamento, dando opportunità e prospettive anche ai più giovani”. L’inserimento di 23mila nuovi abilitati nelle Gae, quindi, deve essere forzatamente abbinato ad un convinto “processo di stabilizzazione” dei precari, “avviato col piano triennale dello scorso anno, perché diversamente l’attuale squilibrio tra domanda e offerta di lavoro non potrà che farsi ancora più drammatico. In questo caso –conclude Scrima - l’ingresso in graduatoria rischierebbe di alimentare solo illusioni prive di reale prospettiva”.

La questione emendamenti non è però finita: nella mattina del 20 febbraio i deputati del Partito Democratico tenteranno l’ultimo “assalto” per spuntare anche quello che prevede la possibilità di mandare in pensione il personale scolastico con il previgente regime ma maturando i requisiti entro il 31 agosto 2012 anziché il 31 dicembre scorso: “se questo avvenisse il – ha detto il capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni - saremmo davanti ad un vero poker d`assi a dimostrazione della discontinuità con le scelte politiche precedenti”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Tramite emendamento Milleproroghe. Anief: finisce fase disparità. Oltre 23mila abilitati e abilitandi all`insegnamento nella scuola pubblica nell`ultimo triennio verranno accolti nei prossimi giorni nelle graduatorie ad esaurimento: le prevede un emendamento, approvato oggi dalle Commissioni di competenza della Camera, all`articolo 14 del decreto Milleproroghe che la prossima settimana è atteso in Aula per il via libera definitivo. L`emendamento prevede dunque una deroga all`impermeabilità delle liste di attesa provinciali, dove oggi sono già collocati oltre 210mila abilitati. Il risultato di questa operazione è che le graduatorie torneranno ad essere costituite da oltre 230mila candidati, un numero solo leggermente inferiore al record di iscritti precedente alle 30mila assunzioni della scorsa estate.

"I termini per l`inserimento nelle graduatorie ad esaurimento - si legge nell`emendamento approvato - sono prorogati per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11".

Potranno, inoltre, chiedere l'iscrizione con riserva nelle graduatorie tutti coloro che si sono iscritti negli stessi anni al corso di laurea in scienze della formazione primaria. La riserva verrà sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione. Oltre 23mila docenti, dunque, potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (utili a conseguire supplenze ed immissioni in ruolo) in base ai loro titoli, fino ad oggi non riconosciuti, e secondo il punteggio maturato anche in base ai servizi svolti come supplenti.

Soddisfazione per l`esito dell`emendamento viene espresso dall`on. Antonino Russo (Pd), primo firmatario del testo approvato e anche componente della Commissione cultura alla Camera: siamo di fronte, sostiene Russo, ad "una significativa novità e segna una discontinuità nelle politiche sulla scuola degli ultimi anni. In questi giorni, grazie anche al nuovo contesto politico ed alla disponibilità del ministro dell`istruzione Francesco Profumo abbiamo ricercato e trovato un punto di convergenza e di equilibrio, che ci ha permesso di raggiungere questo nobile risultato".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell`Anief, il sindacato che ha sempre rivendicato questa soluzione, tornando a chiederla formalmente alcuni giorni fa ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, quanto accaduto "pone fine a una disparità di trattamento che discriminava quel personale che è stato abilitato tra il 2008 e il 2011, dopo la chiusura delle Ssis, dalle Università, a seguito del superamento di corsi a numero chiuso. Già nell`ottobre 2008, con un emendamento analogo, eravamo riusciti a riaprire le graduatorie per gli abilitati iscritti nell`a. s. 2007-2008. In questi tre anni, di contro, le scuole hanno reclutato dei docenti per strumento musicale, anche non provvisti della specifica abilitazione. Oggi, finalmente, si cambia strada".

L`Anief ha aggiunto che ora chiederà al Parlamento di approvare un ordine del giorno che impegni il Miur, all`atto dell`aggiornamento straordinario delle graduatorie, ad inserire tutti i docenti abilitati con i corsi DM 21 e DM 85, e a reinserire tutti i docenti precedentemente inseriti, nelle stesse graduatorie ad esaurimento, come la legge 143/2004 impone.

Parole positive per il sì all`emendamento precari vengono espresse anche da Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil: "è un atto dovuto al precariato della scuola che ha pagato pesantemente i tagli lineari del Governo Berlusconi e che comunque rimane in attesa del varo di un piano di stabilizzazioni da parte dell`attuale governo. La scuola pubblica italiana ha bisogno di risorse per poter concorrere al risanamento del paese con le competenze che le assegna la Costituzione".

Fonte: TMNews

Alcune riguardano i pensionamenti, in particolare la possibilità di lasciare nello stesso anno in cui si maturano i requisiti. Altre si soffermano sui precari: chiesta l’inclusione nelle GaE per gli abilitati negli ultimi due anni ed il reinserimento dei prof ruolo che ora rischiano la mobilità. Gli esiti si conosceranno a breve.

Riguardano il mondo della scuola, assieme a quello degli enti locali, la maggiore parte degli 858 emendamenti finalizzati a modificare il decreto Milleproroghe: a comunicarlo sono state le stesse commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera che valuteranno, nelle prossime ore, se e dove è possibile intervenire sul provvedimento del Governo Monti che ha fatto tanto discutere per i sacrifici richiesti agli italiani.

Un punto sulle modifiche è stato fatto il 16 gennaio: quelle non fattibili sono state subito scartate; per le altre occorrerà verificare l’ammissibilità e, laddove richiesta, la necessaria copertura finanziaria. Non sono trapelate, al momento, indiscrezioni sui contenuti degli emendamenti che hanno possibilità di essere approvati. Di sicuro alcuni emendamenti riguardano la possibilità per il personale della scuola di mantenere la possibilità di lasciare il lavoro per la pensione nello stesso anno in cui vengono maturati gli anni di contribuzione necessari. Considerando, però, che questa modifica provocherebbe una perdita economica non indifferente per le casse dello Stato, le possibilità che passi sono ridotte al lumicino.

Altri emendamenti riguardano da vicino i precari, in particolare i docenti. Chi spera di vedere “licenziata” una proposta di modifica al Milleproroghe di questo genere è sicuramente l’Anief. Il sindacato, che questa volta non potrà essere accusato di essersi mosso rivolgendosi solo ai giudici, ha presentato sul “filo di lana” le proprie indicazioni ai presidenti delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera: tra gli emendamenti indicati dell’organizzazione di Marcello Pacifico figura l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti abilitati negli ultimi due anni, di quelli che si stanno abilitando e dei docenti ruolo, in possesso di altre abilitazioni, che a seguito dell’ultima Finanziaria rischiano ora di essere riconvertiti, cassa-integrati e addirittura licenziati. L’Anief ha chiesto poi di far usufruire al personale della scuola della stessa “finestra” per andare in pensione concessa ai lavoratori privati della classe 1952. Oltre che di prorogare un anno (al 31 dicembre prossimo) i tempi per impugnare i precedenti contratti che hanno previsto un licenziamento e di bandire entro il 2012 i concorsi per ricercatore universitario, in attesa del passaggio al nuovo sistema di reclutamento accademico che ne ha cancellato l’esistenza.

Molti degli emendamenti sono stati presentati dall’opposizione parlamentare, in particolare dall’Italia dei Valori e dalla Lega Nord. Il vaglio della loro ammissibilità è previsto già per il 17 gennaio, in tarda mattinata, quando partirà l'esame delle proposte di modifica. Entro venerdì 20 gennaio il decreto dovrebbe essere licenziato dalle commissioni per passare in Aula, alla Camera, già la settimana prossima. Quando è atteso il via libera dell'Assemblea di Montecitorio.

Fonte: Tecnica della Scuola

Bocciata l’idea del sottosegretario di far coincidere la maggiore età e la fine degli studi. Pantaleo: prima si cancellino le riforme Gelmini. Scrima: basta improvvisare o ripescare proposte che già hanno mostrato tutti i loro limiti. Pacifico: la riduzione del tempo scuola è controproducente.

Sta determinando reazioni a catena, in larga parte negative, l’intervento “postato” sul proprio blog dal sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, a proposito della convenienza nel ridurre di un anno la durata del sistema scolastico italiano. Destando non poca sorpresa, anche per l’affiliazione politica (il Partito democratico), il sottosegretario ha scritto che è giunto il momento di“riformare i percorsi scolastici in modo che - dalla prima elementare al diploma - durino in tutto non oltre 12 anni. In modo da far coincidere la maggiore età e la fine della scuola, come nei grandi paesi europei, in USA, in India, Cina e Brasile”.

L’idea del sottosegretario – peraltro non del tutto originale, poiché già espressa senza fortuna dagli ex ministri Berlinguer e Moratti - appare, francamente, poco praticabile. Prima di tutto perché giunge a ridosso del ridimensionamento orario generalizzato, imposto di recente attraverso le varie riforme degli ordinamenti scolastici. In seconda battuta perché andrebbe a cancellare migliaia di posti in organico, tra docenti e Ata, contraddicendo quanto espresso più volte dal ministro, Francesco Profumo, a proposito della fine del ciclo dei tagli al comparto. Infine, andrebbe a contrastare anche un’altra dichiarazione reiterata del primo responsabile del Miur, a proposito della necessità di “oliare” il sistema Scuola piuttosto che pensare a nuove riforme. E la cancellazione di un anno (quinto superiore?) non può passare di certo come un provvedimento soft.

Tra i più infastiditi per l’uscita imprevista di Rossi Doria è stato Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: “la riforma dei percorsi scolastici – ha fatto sapere il sindacalista - è importante e deve essere attentamente valutata ma non si possono anticipare decisioni, come quella della durata complessiva di 12 anni del ciclo di studi, che non sarebbe praticabile senza la cancellazione delle riforme Gelmini e comporterebbe ulteriori tagli di personale. Bisognerebbe evitare di annunciare ogni giorno possibili cambiamenti senza una verifica – ha concluso Pantaleo - sulle possibilità reali di raggiungere risultati concreti perché così si crea molta confusione e incertezza”.

Quasi stizzito per l’idea di ridurre di 12 mesi la conclusione del sistema formativo è anche Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola: “l’abbiamo detto nell’incontro col ministro l’altro ieri: chiediamo che il confronto sui temi della scuola e della formazione avvenga su proposte chiare e precise, non su annunci generici o indiscrezioni ministeriali. Su temi come i percorsi di studio non si può improvvisare, né ripescare proposte che già hanno mostrato tutti i loro limiti. Nella presente situazione, assai difficile sul piano economico, politico e sociale, - ha concluso Scrima - sarebbe cosa saggia individuare con realismo e concretezze precise priorità e dedicarsi a realizzarle”.

Meravigliato della proposta del sottosegretario si è detto anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “L’idea di cancellare un anno di scuola superiore – ha detto Pacifico – fa il paio con il progetto dell’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di allungare le vacanze estive: si tratta di proposte che l’Anief respinge con forza, perché la riduzione delle ore introdotta con le ultime riforme della scuola ha dimostrato che le competenze dei nostri alunni sono tutt’altro che migliorate. Bisogna, quindi, andare esattamente nella direzione opposta, portando i nostri ragazzi più tempo possibile nelle classi: solo in questo modo, passando più ore a scuola con gli insegnanti, i giovani potranno approfondire le conoscenze e ridurre le lacune”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’incontro con il ministro Profumo ha evidenziato che il cambio di marcia non c’è stato. Ed ogni organizzazione, anche in vista del rinnovo delle Rsu, porta avanti idee proprie su argomenti diversi. Il 3 marzo sciopero generale dell’Anief.

Sembra essersi esaurito in meno di due mesi il credito che il ministro Profumo sembrava portare come “dote” poiché facente parte di un Governo tecnico super partes: al termine del primo incontro del 2012, i segretari delle maggiori organizzazioni che rappresentano i lavoratori sono sembrati tutt’altro che soddisfatti del comportamento del nuovo “inquilino” di viale Trastevere. A riassumere al meglio il loro stato d’animo è stato probabilmente Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, che ha detto sommariamente: “la sensazione è che si intende discutere di altro”. Le perplessità sindacali derivano da una strategia troppo attendista del Miur su temi (come lo sblocco degli scatti automatici e l’avvio dei Tfa) che per la loro delicatezza ed importanza sarebbe giunta proprio l’ora di affrontare e risolvere in tempi brevissimi.

Non solo. Mentre il Ministro continuava a rimandare soluzioni, i sindacalisti presenti hanno quasi tutti portato sul tavolo del Miur altre questioni. Senza però condurle in modo organico: ogni organizzazione propone la propria. Una “tattica” probabilmente da ricondurre anche all’esigenza di inviare dei messaggi ai lavoratori, in vista del voto di marzo per l’elezione delle Rsu d’istituto.

Per cercare di rimpolpare degli stipendi fermi o che a malapena coprono l’inflazione (grazie ormai solo agli scatti stipendiali, sempre se garantiti), la Uil ha chiesto ad esempio di detassare, così come avviene nel settore privato, tutto il lavoro aggiuntivo che viene fatto nelle scuole: è bene ricordare, su questo punto, che rispetto a quanto viene speso dallo Stato per una prestazione aggiuntiva alla didattica curricolare, ad esempio l’attivazione di uno sportello didattico pomeridiano per far recuperare determinate lacune agli studenti o di un progetto o di una funzione strumentale o aggiuntiva, nelle tasche del docente vanno finire appena la metà di quei soldi.

Lo Snals, invece, è tornato a chiedere l’introduzione di un organico funzionale pluriennale con conseguente superamento dell’attuale distinzione in due fasi (diritto e fatto) e la stabilizzazione del personale attualmente precario su tutti i posti disponibili. Delle critiche sono giunte pure sul fronte della premialità di scuole e docenti più bravi, che il Miur sembrerebbe orientato a confermare attraverso un’altra sperimentazione. Sempre lo Snals si è detto contrario alla “concessione di benefici una tantum ad una esigua percentuale”.

Anche la Gilda ha chiesto di spostare l’attenzione su altri problemi “che affliggono la categoria, a cominciare dalla riforma pensionistica che ha colpito in modo particolare gli insegnanti, che sono tra i più anziani del mondo”. Secondo il segretario Di Meglio sarebbe il caso di cominciare a pensare seriamente di diminuire l’orario d’insegnamento negli ultimi anni di servizio, impiegando i docenti in attività di tutoraggio, e, nel contempo, dare il via libera al part time più pensione, in modo da liberare un numero consistente di posti sui quali inserire i neo assunti.

E pure agli altri sindacati la posizione attendista di Profumo comincia a non piacere. Anzi, alcuni hanno già perso la pazienza. Come l’Anief, che ha proclamato lo sciopero generale per il prossimo 3 marzo: con questa decisione il sindacato chiede a tutto il personale, che sarà impegnato dal 5 al 7 marzo nella votazione delle Rsu d’istituto, di inviare un chiaro messaggio a ministero e Governo che su una serie di punti “continuano a non rispondere”.

L’Anief ha predisposto un lungo elenco di istanze che, qualora riuscisse a “sfondare” il tetto del 5 % di rappresentatività, ha intenzione di discutere e concertare con i massimi rappresentanti del Miur. Tra i vari punti toccati dal sindacato di Pacifico vi è l’immediato sblocco degli scatti di anzianità, che “comunque vada non comporterà mai un completo recupero sotto forma previdenziale e di carriera”, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo, l’indennità di reggenza e di sostituzione del dirigente per i vicari. In particolare per i precari, l’Anief rivendica lo sblocco dei posti accantonati, la cessazione in auto-tutela del contenzioso sulle graduatorie, la rideterminazione al 31 agosto dei contratti siglati erroneamente al 30 giugno, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo. Sul versante concorsi, invece, il sindacato auspica un doppio canale di reclutamento, per il 50% aperto ai concorsi per tutto il personale abilitato e il 50% riservato allo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento dove inserire sempre tutto il personale abilitato.

È bene ricordare che lo sciopero generale dell’Anief va ad aggiungersi a quello proclamato per il 27 gennaio da una serie di sindacati di base (Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas e lo stesso Anief) per protestare, più specificatamente, contro la “manovra Monti” ed in particolare per dire no ai tagli della spesa pubblica e l’innalzamento dei requisiti per andare in pensione. E a quello annunciato dai Cobas, con un lasso di tempo da record, addirittura per l'8 maggio, quando prenderanno avvio le prove Invalsi, che secondo lo stesso sindacato di base dovrebbero prevedere adeguati finanziamenti, mentre sino ad oggi sono stati imposti e mai remunerati perché non considerati lavoro extra (di preparazione e correzione degli elaborati).

Fonte: Tecnica della Scuola

Il 27 gennaio stop sindacati base, 3 marzo Anief, a maggio Cobas. 

Tornano i disagi per gli alunni della scuola italiana: dopo i due giorni di stop indetti dalla Sisa, al ritorno dalle vacanze natalizie per opporsi contro le nuove misure sui pensionamenti, alcuni sindacati di comparto, in disaccordo con la linea intrapresa dal ministro Francesco Profumo, annunciata ieri in audizione alla Camera, hanno proclamato una serie di scioperi che nelle prossime settimane potrebbero creare problemi per il regolare svolgimento delle lezioni.

Oggi l'Anief, fallita la procedura di conciliazione con il Miur, tentata al ministero del Lavoro, ha proclamato lo sciopero generale per il prossimo 3 marzo: con questa decisione il sindacato chiede a tutto il personale del comparto scuola, che sarà impegnato dal 5 al 7 marzo nella votazione delle Rsu d'istituto, di inviare un chiaro messaggio a ministero e Governo che su una serie di punti "continuano a non rispondere".
In particolare, l'Anief rivendica per il personale di ruolo lo sblocco degli scatti di anzianità, del contratto e la disapplicazione della normativa sulla cassa-integrazione/licenziamento, il mantenimento dell'anzianità retributiva, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo, una finestra per i pensionabili della classe 1952, l'indennità di reggenza e di sostituzione del dirigente per i vicari.

Per i precari il sindacato chiede la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili, lo sblocco dei posti accantonati, la cessazione in auto-tutela del contenzioso sulle graduatorie, la rideterminazione al 31 agosto dei contratti siglati erroneamente al 30 giugno, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo.
L'Anief, infine, chiede che un doppio canale di reclutamento, per il 50% aperto ai concorsi per tutto il personale abilitato e il 50% riservato allo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento dove inserire sempre tutto il personale abilitato. Lo sciopero generale annunciato oggi si aggiunge a quello proclamato per il 27 gennaio da una serie di sindacati di base (Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas e lo stesso Anief) per protestare contro la "manovra Monti" ed in particolare per dire no ai tagli della spesa pubblica e l'innalzamento dei requisiti per andare in pensione.

Con diversi mesi di anticipo, i Cobas hanno invece fatto sapere che incroceranno le braccio l'8 maggio, quando prenderanno avvio le prove Invalsi negli istituti: una procedura, quella delle verifiche standardizzate delle competenze degli alunni in italiano e matematica, voluta dall'ex ministro Gelmini e confermata dall'attuale responsabile del Miur, che secondo il Cobas dovrebbero prevedere adeguati finanziamenti, non possono essere obbligatorie e basarsi solo sul volontariato degli insegnanti.

Fonte: TMNews

Dopo il fallimento della procedura di conciliazione con il Miur, tenuta il 10 gennaio presso il Ministero del Lavoro, l’Anief ha proclamato per il prossimo 3 marzo 2012 lo sciopero generale per tutto il personale del comparto scuola. 

La scelta della data si spiega alla luce del fatto che subito dopo, dal 5 al 7 marzo, si svolgeranno le elezioni per il rinnovo delle RSU, alle quali l’Anief parteciperà con l’obiettivo di conquistare la rappresentatività nazionale.

In una nota l’Anief polemizza con CGIL-FLC, UIL, CISL, SNALS e GILDA (i sindacati attualmente rappresentati a livello nazionale, avendo superato la soglia del 5% dei voti), accusati di aver “apprezzato le parole del Ministro Profumo nell’incontro di ieri”.

Lunga è la lista delle rivendicazioni targate Anief e ripresentate nel fallito incontro svoltosi al Ministero del Lavoro. Per il personale di ruolo, tra l’altro, lo sblocco degli scatti di anzianità e del contratto, il mantenimento dell’anzianità retributiva, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo. Per il personale precario la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili, lo sblocco dei posti accantonati, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo, l’inserimento di tutti i docenti abilitati nelle GaE, la stabilizzazione dei precari e la parità di diritti con il personale di ruolo, il diritto di assemblee in orario di servizio per tutti i sindacati, liste nazionali per misurare la rappresentatività dei sindacati e l’elettorato passivo ai precari.

Fonte: Tuttoscuola

Anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), tramite le parole del proprio vicepresidente Salvatore Nocera, aveva chiesto ai responsabili dell'ANSAS (Agenzia Nazionale dello Sviluppo per l'Autonomia Scolastica, ex INDIRE) e ai referenti del Ministero, di rivedere quel recente bando sulla «creazione di graduatorie regionali di tutor per i corsi inerenti il progetto di riqualificazione/riconversione professionale sul sostegno», ritenendo inaccettabile «una tale superficialità nella formazione dei futuri docenti per il sostegno» e «lesiva della qualità dell'inclusione scolastica». Ebbene, qualche giorno fa, la stessa ANSAS ha deciso di revocare quel bando, ciò che è stato accolto con soddisfazione anche dall'ANIEF, (Associazione Professionale Sindacale), distintasi a sua volta per una dura protesta.

«Le Associazioni di persone con disabilità non sono disponibili ad accettare una tale superficialità nella formazione dei futuri docenti per il sostegno»: così aveva scritto qualche settimana fa su queste pagineSalvatore Nocera, vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), dopo avere esaminato il Decreto n. 273 dell'ANSAS (Agenzia Nazionale dello Sviluppo per l'Autonomia Scolastica, ex INDIRE), prodotto il 12 dicembre scorso e avente come scopo «la creazione di graduatorie regionali di tutor per i corsi inerenti il progetto di riqualificazione/riconversione professionale sul sostegno» (se ne legga cliccando qui).

Con toni, dunque, quanto mai perentori, lo stesso Nocera - in una lettera inviata al Direttore Generale dell'ANSAS e ai vari altri referenti ministeriali coinvolti - aveva chiesto che quel bando fosse rivisto, almeno per alcuni articoli specificamente analizzati.

Ad andare invece oltre è stata la stessa ANSAS, che il 5 gennaio scorso, con il Decreto n. 10, ha deciso di «revocare in autotela» il precedente provvedimento, «per sopravvenuti motivi di pubblico interesse e di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario», determinando quindi «la caducazione in via automatica di tutte le candidature inoltrate».

Soddisfazione è stata espressa anche dall'ANIEF (Associazione Professionale Sindacale), organizzazione distintasi a sua volta per una dura protesta e che in una nota ufficiale rileva di voler «continuare a vigilare, nell'interesse di alunni e docenti, su ogni azione che verrà intrapresa sulla formazione degli insegnanti».

«Anziché ipotizzare nuovi modelli per la formazione degli insegnanti di sostegno, che dal 1998 è stata delegata con successo alle Università, il Ministero - viene ancora sottolineato da parte dell'ANIEF - farebbe bene ad attivarsi ad esempio per formare gli insegnanti sui disturbi specifici di apprendimento, a un anno dall'approvazione della Legge170/10, e per fare attivare dai Direttori Scolastici Regionali tutti i posti in deroga, senza discriminare o penalizzare gli alunni con handicap meno gravi nell'assegnazione delle ore». 

Fonte: Superando.it

 

La campagna elettorale per il rinnovo delle RSU d’istituto è già partita, in vista della consultazione che si svolgerà nei primi giorni di marzo in tutte le scuole statali per circa un milione di elettori.

I sindacati maggioritari, cioè i cinque rappresentativi (Cisl-scuola, Flc-cgil, Uil-scuola, Snals e Gilda) che hanno raggiunto nelle precedenti elezioni i quorum richiesti di almeno il 5% di tesserati e di voti, cercano ovviamente di confermare e possibilmente migliorare i livelli di consenso all’interno della categoria.

I sindacati minori, ancora una volta, si danno da fare per arrivare anch’essi al quorum del 5%.

C’è, però, questa volta, una novità che viene dall’Anief, il sindacato che in questi ultimi due-tre anni ha occupato spesso la scena con clamorose iniziative giudiziarie e con taluni successi presso il Tribunali amministrativi. L’Anief ha deciso di allearsi con altri sindacati minori, come l’Usb e il Sisa, con l’obiettivo probabilmente di raggiungere il sospirato quorum nazionale del 5%.

Più di altri sindacati, la sua campagna per acquisire consensi in categoria si è fatta nelle ultime settimane martellante. Ogni iniziativa giudiziaria, ogni intervento sull’Amministrazione scolastica è un’occasione per l’Anief e per gli alleati per mettersi in luce.

In questa foga può capitare che sindacati della stessa coalizione (Anief e Usb) se ne escano con comunicati simili in cui vantano, ciascuno per sé, il merito di successi (veri o presunti), come nel caso del ritiro da parte dell’Ansas di un progetto per la formazione dei docenti di sostegno, che sarebbe stato ottenuto per iniziativa sindacale.

Dice l’Anief: “Sostegno: ritirato il bando tutor, dopo l’intervento dell’Anief. - L’Anief è stato l’unico sindacato della scuola che aveva preso una dura posizione”; poche ore dopo l’Usb lancia un annuncio simile: “Vittoria! L'Ansas ritira il bando Tutor ed ora docenti di sostegno come RSU - L'Usb Scuola è stato l'unico sindacato della scuola…”.

L’alleanza forse c’è, ma il coordinamento deve ancora essere messo a punto.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato di Pacifico appoggia la linea del Sisa contro l’inasprimento dei requisiti per andare in pensione. In vista delle elezioni Rsu si consolida anche l’alleanza coi sindacati di base: il 27 gennaio nuova astensione con Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas. E a febbraio probabile sciopero generale.

Anche l’Anief aderirà alla doppia giornata di scioperi, programmati per il 9 e 10 gennaio dal Sisa, il Sindacato indipendente scuola ambiente, indetto per protestare contro l’elevazione dei requisiti richiesti ai dipendenti per accedere alla pensione: l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico sostiene che “lo Stato non deve obbligare i cittadini a lavorare dopo 40 anni di contributi: il lavoro serve per promuovere il benessere sociale ed economico del Paese, non per tappare soltanto i buchi dei conti pubblici. Né si può impedire alle giovani generazioni di trovare un lavoro quando se ne cristallizza l’offerta con l’allungare sine die la data per ottenere la pensione. Così si rendono precarie le vite di intere generazioni, senza aumentare la produttività”.

Secondo l’Anief, quindi, la soluzione all’inasprimento delle norme, che per chi non accederà alla pensione di anzianità a settembre (indiscrezioni indicano un boom di richieste) comporta un “salto” di anni non indifferente, non può essere che quella di “concedere agli statali la stessa finestra per la pensione concessa ai privati della classe 1952”.  Il sindacato ritiene che arrivare allo sciopero è un sacrificio, ma se a volte è inevitabile per mandare chiari messaggi al Governo: “proclamare uno sciopero – sostiene l’Anief - è sempre un evento traumatico, anche se l’unica opzione per un sindacato che, se non rappresentativo, non ha altri strumenti se non i ricorsi, per fare ascoltare le proprie ragioni, quando gli altri non ottengono niente ai tavoli contrattuali”.

La decisione di incrociare le braccia il 9 e 10 gennaio, inoltre, rafforza il connubio che l’Anief ha stretto con la Sisa, in vista delle elezioni Rsu del prossimo marzo. Gli scioperi però non si esauriranno con le date coincidenti con l’avvio delle lezioni dopo le vacanze natalizie: “ci schiereremo – annuncia il giovane sindacato - anche al fianco dell’USB, il sindacato con cui abbiamo chiesto il cambio delle regole per le elezioni RSU (assemblee in orario di servizio, liste nazionali, voto ai precari), per incrociare le braccia insieme il 27 gennaio prossimo nello sciopero proclamato da Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas”. La tornata di astensioni dal lavoro prevede poi un alto appuntamento, per febbraio o marzo: “concluderemo questo primo trimestre di protesta con uno nuovo sciopero generale, se lo stato di agitazione proclamato, il 4 gennaio 2012, non si raffreddi nell’incontro programmato con i rappresentanti del Miur presso il Ministero del Lavoro, il 10 gennaio prossimo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Agenzia ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre scorso per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse”: annullate le candidature dei tutor di mini corsi di appena 122 ore. Determinanti le proteste delle associazioni dei disabili e degli specializzati attraverso le Ssis biennali.

Sfuma prima ancora di nascere l’iniziativa dell’Ansas, l’Agenzia nazionale dello sviluppo per l'autonomia scolastica, di riconvertire migliaia di docenti in esubero attraverso un corso di abilitazione - di 120 ore da svolgere on line e appena 2 in presenza - utile ad insegnare sul sostegno: il 5 gennaio, a pochi giorni dalla chiusura del bando per raccogliere le candidature dei tutor, la stessa Ansas ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre 2011”: tra le motivazioni si indicano “sopravvenuti motivi di pubblico interesse e di nuova valutazione di interesse pubblico originario”.

La decisione è giunta dopo il coro unanime di disapprovazione per l’iniziativa. Tra i più contrari c’erano le associazioni dei disabili, capitanate da Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, ed esperto di normativa: il bando – ha detto Nocera – deve essere interamente riscritto perché i corsi vanno organizzati secondo le indicazioni del decreto 249/2010, che prevede 60 crediti formativi per i docenti di sostegno”.

Parole forti erano state espresse anche dai docenti di sostegno, soprattutto precari, che dopo essersi formati nelle Università attraverso decine di esami, 800 ore di corsi ed un lungo tirocinio, si sarebbero ritrovati “scalzati” dai docenti riconvertiti in pochi mesi: “gli insegnanti specializzati –  hanno scritto sul sito www.disabili.com - hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.

Tra i primi ad esprimere soddisfazione per il ripensamento dell’Ansas è stato Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “anziché ipotizzare nuovi modelli per la formazione degli insegnanti di sostegno, che, dal 1998, è stata delegata con successo alle università – ha detto Pacifico - il Miur farebbe bene ad attivarsi per formare gli insegnanti sui disturbi specifici di apprendimento, ad un anno dall’approvazione della legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, e per fare attivare dai direttori scolastici regionali tutti i posti in deroga”. Quanto al problema dei soprannumerari, secondo il leader dell’Anief “è evidente che la colpa non è degli insegnanti, ma della politica sconsiderata dei tagli lineari nella scuola: basterebbe introdurre l’organico funzionale e concedere la possibilità di conseguire ulteriori abilitazioni presso i corsi di TFA”.

L’idea di ricollocare i docenti in soprannumero (in particolare gli Itp, molti dei quali privi di altre abilitazioni) era nata per evitare di far scattare nei loro confronti la mobilità coatta su altri ruoli o la cassa integrazione per due anni, introdotte in estate. Al Miur avevano così pensato di dare loro la possibilità di abilitarsi o specializzarsi su materie che presentassero vuoti di “cattedre”. E quale poteva essere migliore se non l’area dal sostegno, dove sono almeno 30mila i posti sparsi per l’Italia ancora privi di docente titolare? Solo che i tempi stretti e la scarsità di fondi a disposizione si conciliano male con le esigenze (e soprattutto i diritti) degli alunni disabili.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Anief presenta ai giudici una perizia tecnica con l’elenco di ulteriori nuovi errori presenti all’interno dei quesiti pre-selettivi. Ma anche l’Anp promette di non abbassare la guardia in difesa della regolarità del concorso. Ora si attendono le udienze di merito dei Tar: alcune sono state già calendarizzate.

Terminate le festività natalizie e di fine anno, si torna a parlare del discusso concorso per dirigenti scolastici. A farlo è ancora una volta l’Anief, che dopo aver incassato il rigetto del ricorso da parte del Consiglio di Stato per l’inclusione con riserva dei ricorrenti alle due prove scritte svolte a metà dicembre, ha deciso di portare la battaglia legale sino in fondo basandosi proprio sulla sentenza degli stessi giudici di Palazzo Spada: il Cds, infatti, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, ha infatti ammesso che esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Per dare sostegno a questa eventualità, il sindacato di Pacifico ha chiesto ai giudici di considerare l’esito di una perizia tecnica sui contenuti dalla prova pre-selettiva, svolta lo scorso 12 ottobre: nella perizia, depositata il 3 gennaio, l’Anief ha riscontrato ulteriori nuovi errori (ai 22 precedentemente segnalati) nella formulazione delle risposte somministrate il giorno delle prova. Ma non solo: il sindacato ha anche contestato al Miur “la nomina dei commissari deputati alla formulazione dei quesiti contestati, che doveva essere delegata all’Invalsi e non all’Ansas, ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 140/2008, né tanto meno a soggetti esterni allo stesso Ansas, come addirittura avvenuto”.

L’Anief sostiene che non a caso e in tempi non sospetti, appena appurati i tanti errori e refusi presenti negli oltre 5.500 quesiti iniziali “il ministro Gelmini mise subito alla gogna i nomi degli 89 esperti e ipotizzò pure denunce nelle pagine dei giornali per il danno d’immagine ricevuto, quasi sconfessando la nomina degli stessi”. Nei prossimi giorni, il sindacato degli educatori in formazione ha infine annunciato che formulerà a proprie spese “nuove istanze di discussione urgente del merito di tutti i ricorsi in atto”. E la stessa procedura è stata seguita, con motivazioni analoghe, anche dai legali rappresentanti altri raggruppamenti di docenti.

Ora la “palla” passa di nuovo ai Tar, che dovrebbe calendarizzare a breve l’udienza di merito. L’esito della partita rimane comunque fortemente incerto, anche perché gli stessi giudici di primo grado dovranno tenere conto pure dei contro-ricorsi formulati dai legali dell’Anp. Il primo sindacato dei dirigenti scolastici ha di recente invitato i docenti che hanno avuto accesso alle prove scritti ad aderire alla “presentazione degli interventi ad opponendum”. Per l’Anp “occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito (alcuni TAR hanno già fissato le rispettive udienze: 11 gennaio in Campania, 31 gennaio in Lombardia) potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Le ultime indiscrezioni dicono che a fine febbraio i candidati all’abilitazione dovranno superare una prova preselettiva, una scritta e l’orale. Il tutto in tempi record, per permettere agli idonei di partecipare al maxi-concorso. Lo Snals chiede al Miur di rivedere le regole, costi ridotti e informazioni esaustive. L’Anief auspica l’ammissione ai corsi dei docenti abilitati, non abilitati con tre anni di supplenze o con dottorato di ricerca.

Continua a far discutere la decisione del Miur di ritoccare al ribasso gli oltre 23 mila Tfa, i percorsi universitari di formazione decretati dall’ex ministro Gelmini poco prima di lasciare l’incarico. I sindacati più rappresentativi, che si recheranno di nuovo a viale Trestevere la prossima settimana (le date probabili sono il 9 o il 10 gennaio), hanno spiegato che numeri e modalità per acquisire l’abilitazione non possono essere più trattati separatamente dal reclutamento.

L’impressione è che al momento la questione Tfa sia avvolta dalla confusione. L’unico dato certo è che a fine febbraio si svolgeranno le prove di accesso ai corsi: fonti vicine al Cineca, cui è stata affidata l’organizzazione delle selezioni, dicono che per essere inseriti nelle graduatorie di abilitazione gli aspiranti docenti dovranno necessariamente superare un test preselettivo, con domande a risposta multipla, poi una verifica scritta ed infine l’orale. Il tutto in tempi record, perché il ministro Profumo intende accogliere anche loro, i neo-abilitati tramite i Tfa, nel concorso pubblico annunciato per il secondo semestre del 2012 (ma che più realisticamente a questo punto dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2013).

Nelle ultime ore lo Snals ha prodotto un documento attraverso cui chiede espressamente “il rifacimento dei due decreti emanati in data 11/11/2011, a firma del Ministro Gelmini, nonostante siano ormai atti definitivi, pubblicando al loro posto nuovi decreti, a firma del Ministro Profumo, che correggano le improprietà segnalate dalle OO.SS. sia nel titolo che nei contenuti del decreto relativo alla scuola dell’infanzia e primaria (vi è un clamoroso refuso, poiché al posto di “e per la scuola primaria” è stato scritto “e per la scuola materna” ndr) sia migliorando il testo di entrambi in accoglimento delle richieste sindacali”. Il sindacato guidato da Marco Paolo Nigi ha evidenziato, inoltre, “la necessità di tutelare i partecipanti a tali corsi, intervenendo presso le Università, invitandole a ridurre al minimo i costi di partecipazione”, ma anche “l’importanza della non contemporaneità dei test per classi di concorso cui si accede con il medesimo titolo di accesso, per consentire la partecipazione a più prove di accesso”. Lo Snals ha poi “sottolineato le gravi preoccupazioni degli aspiranti, con particolare riferimento a coloro che hanno già lavorato nella scuola, che da anni, ormai, non hanno avuto né la possibilità di abilitarsi né la possibilità di partecipare a concorsi ordinari”. Il sindacato autonomo ha infine chiesto al Miur di “fornire informative preventive esaustive su tutte le materie e i decreti in corso di emanazione, ivi compreso quello di selezione dei tutor”.

Chi è convinto che “nella pubblicazione dell’atteso decreto devono essere accompagnate” le indicazioni “sulla selezione dei tutors da reclutare presso le università” è anche l’Anief. Nelle ultime ore l’associazione sindacale di Marcello Pacifico ha chiesto che dalle modifiche al regolamento ministeriale si inserisca “la possibilità di ammettere in sovrannumero sia i docenti abilitati, alla luce dei tagli apportati dalla riforma, sia i docenti precari con anni (almeno tre ndr) di insegnamento alle spalle, vista la normativa comunitaria che riconosce le professioni, sia i laureati con il titolo di dottore di ricerca”.

Secondo l’Anief, però, l’importante è arrivare alla selezione con regole certe e chiare: “non appare condivisibile – sottolinea il giovane sindacato siciliano - la richiesta della Gilda di procedere fuori dalle regole con delle modifiche che non rispettano quanto previsto dalla normativa e che porterebbero al nascere di un duro contenzioso nelle aule giudiziarie”. L’Anief auspica dunque che il Miur d’ora in poi proceda con maggiore cautela: la stessa che andrebbe adottata affrontando il tema dei concorsi, annunciati probabilmente con troppa disinvoltura nei giorni scorsi dal Ministro. Secondo l’organizzazione di Pacifico siamo di fronte ad un campo minato che necessita di “debite riflessioni”, da parte “di tutti gli attori, vista la delicatezza e la pluralità delle posizioni in gioco: da una parte, i giovani aspiranti insegnanti, dall’altra, i non più giovani specializzati anch’essi presso le università, per non parlare di tutti gli altri precari, che aspirano all’agognato ruolo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Il senatore leghista non crede che il sindacato non chiederà soldi per il contributo unificato introdotto dal Governo Berlusconi per appellarsi al Giudice del Lavoro. Dubbi pure sull'efficacia dei ricorsi: hanno vinto sulle code, per il resto fiasco totale. La replica di Pacifico: mi vergognerei d'aver inventato quella tassa e poi parlano i fatti, la Corte Costituzionale ha fatto prevalere le ragioni di tutti.

Il Natale dovrebbe conciliare sentimenti di pace e di serenità. Ma quando le posizioni e le idee sono distanti, a volte diametralmente opposte, non c’è periodo dell’anno che possa calmare gli animi. Ad accenderli è stato il senatore della Lega, Mario Pittoni: l’obiettivo delle critiche sono stati, ancora una volta, l’Anief, il suo presidente Marcello Pacifico ed il boom di ricorsi in tribunale contro norme e regolamenti.

Pittoni ha preso spunto da un recente comunicato dell’associazione sindacale siciliana, in cui si specificava che “i ricorsi proposti al Tar Lazio per consentire ai precari di essere inseriti a pettine nelle graduatorie relative al biennio 2009/2011 verranno riassunti in maniera ‘pressoché gratuita’”. Il senatore leghista non sembra credere alla gratuità citata dall’Anief, soprattutto dopo che il suo stesso partito, con l’accordo della maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi, ha cercato di ostacolare la facilità di ricorrere al giudice introducendo dei costi non indifferenti.

Non a caso Pittoni sostiene che “sarebbe interessante conoscere quale posizione l’associazione prenderà nei casi in cui la riassunzione della causa innanzi al Giudice del Lavoro potrà avvenire solo previo pagamento del contributo unificato di iscrizione a ruolo, in tempi recenti previsto anche per le cause di lavoro”. Il capogruppo al Senato ha poi posto pubblicamente una domanda dal chiaro sapore ironico: “Davvero sarà l’Anief ad accollarsi non soltanto le spese che inevitabilmente sono correlate all’avvio di una controversia (ad esempio le spese di notifica), che quando si tratterà di coinvolgere diverse centinaia di contro interessati potrebbero non essere poca cosa (…), gli onorari spettanti agli avvocati, ma anche – come detto - l’eventuale contributo unificato (che si badi potrebbe lievitare se le richieste risarcitorie verranno ampliate come si annuncia) o, come quasi sempre accade, si finirà per chiedere contributi a coloro che vorranno proseguire cause avviate quasi tre anni or sono?”.

La lista delle recriminazioni di Pittoni è lunghissima. Il finale è particolarmente duro. “L’Anief – sostiene Pittoni - si caratterizza per essere un’organizzazione che ha quale strategia fondamentale quella di alimentare il conflitto in ambito scolastico. Così è stato per quel che concerne la vicenda delle graduatorie, con riguardo alla quale l’Anief si è chiaramente schierata a favore di una parte dei precari (…) così è stato anche in occasione del nuovo concorso per l’accesso alla dirigenza. Risultati? L’unica battaglia vita dall’Anief, quella contro le code, ha semplicemente tolto un opportunità in più di cui disponevano gli insegnanti. Per il resto, fiasco totale. L’Anief ha fallito pure nel tentativo di impedirci di assegnare posti a tempo indeterminato anche a chi occupava le prime posizioni nelle vecchie liste e che – con la riapertura delle graduatorie – si è visto scavalcare da chi arrivava con i superpunteggi”.

Pronta la risposta dell’Anief, che ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista: “Pittoni forse dimentica – ha detto il presidente Pacifico - che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

Pacifico ritiene, inoltre, che anziché condurre crociate a favore esclusivamente di una parte di candidati docenti, Pittoni e il suo partito farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – ha sottolineato il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Pacifico sostiene quindi che il senatore della Lega ha “perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fine dell’ultimo “round”. Difficile però pensare che la diatriba Lega-Anief termini qui.

Fonte: Tecnica della Scuola

Non si è fatta attendere la replica del prof. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, alle dichiarazioni del sen. Pittoni che aveva ironizzato sulle nuove spese giudiziarie che i docenti precari dovrebbero sostenere per continuare la storia infinita delle graduatorie.   

“L’Anief - si legge in un comunicato - ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista Mario Pittoni a proposito dei pagamenti che l’associazione sindacale intenderebbe chiedere ai propri iscritti ricorrenti”.

Sulla questione delle spese impreviste per continuare la difesa per via giudiziaria, Marcello Pacifico non smentisce ma controaccusa, dichiarando: “Pittoni forse dimentica che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni –continua il Presidente dell’Anief – mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

“Pittoni e il suo partito – continua Pacifico - farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – dichiara il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Il Presidente dell’Anief ritiene, quindi, che il senatore della Lega “abbia perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fonte: Tuttoscuola

Sulla tormentata vicenda dell’Enam, l’Ente di assistenza dei maestri, soppresso l’anno scorso con una legge finanziaria, assorbito dall’Inpdap e ora passato in eredità alla nuova Inps, Tuttoscuola nei giorni scorsi ha fornito diverse informazioni, tra cui anche quella relativa all’iniziativa dell’Anief che ha predisposto un modello di richiesta di recesso dalla iscrizione obbligatoria da parte degli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria (sono circa 310 mila).

Sugli ulteriori sviluppi della storia infinita dell’Enam, Ciro Di Francia, già presidente e commissario ad acta dell’Ente, ha inviato alla redazione una lettera (che pubblichiamo nella nostra Tribuna) nella quale si parla dei lunghi tempi per il passaggio dall’Inpdad all’Inps (fermo restando il contributo obbligatorio degli iscritti), e si formula una proposta sulla ritenuta e sulla destinazione delle cospicue risorse. Perché – si chiede l’ex-presidente - non coinvolgere i “proprietari” dell’Enam, cioè maestri ed ex-direttori didattici in servizio o in pensione (i soli che per decenni hanno versato contributi) attraverso un referendum?   

Anche per queste motivazioni, informa Di Francia, “alcuni ex Presidenti e Segretari dei Comitati Provinciali hanno condiviso la  proposta di costituire l'ANTAM (Associazione Nazionale Tutela ed Assistenza Magistrale), per evitare ulteriori beffe alla categoria magistrale”.

Fonte: Tuttoscuola

Le prime reazioni dei sindacati dopo le ipotesi del ministro durante il videoforum a Repubblica.it. Possibili inserimenti in due "scatole". Il problema dei docenti alla soglia della pensione che rimarranno per effetto della manovra Monti

La notizie della riapertura dei concorsi a cattedra nella scuola ha riacceso le speranze di migliaia di precari e neolaureati. Ma i sindacati nutrono mille perplessità sulle modalità di svolgimento della procedura concorsuale e sulla reale disponibilità di posti per i prossimi anni. Riuscirà il neoministro dell'Istruzione Francesco Profumo a risolvere il rebus? Dopo la notizia anticipata da Repubblica, i sindacati si sono espressi all'unanimità raccomandando all'inquilino di viale Trastevere di non creare illusioni ai tanti precari alle prese con una difficile stabilizzazione dopo i tagli della gestione Gelmini. Vediamo i possibili scenari.

Ieri pomeriggio, nel corso del videoforum su Repubblica.it 1, Profumo è tornato sulla questione che sta più a cuore ai precari della scuola: il concorso 2012. Ipotizzando che l'intera platea teorica di 300 mila aspiranti alla selezione verrà suddivisa in "due scatole": una prima più capiente (con più posti disponibili) destinata ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali; una seconda, più piccola, riservata ai giovani, che altrimenti resterebbero sempre in coda alle graduatorie. Ma i sindacati, che conoscono bene i numeri della scuola, chiedono un confronto "serio" sulla delicata questione.

Dell'incontro avuto di ieri i sindacati hanno apprezzato i toni e le apertura sul pagamento degli scatti stipendiali, congelati dal precedente governo. "Le proposte del ministro, come terreno di confronto, ci sono sembrate interessanti ma vanno riempite di contenuti concreti", dice Mimmo Pantaleo, della Flc Cgil. "In particolare  -  continua  -  è fondamentale aprire una riflessione sui temi del reclutamento, dell'organico funzionale e sulla gestione delle graduatorie, aumentando prioritariamente i posti disponibili nei prossimi anni". "Quanto al reclutamento  -  dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola  -  ribadiamo la richiesta di aprire un confronto serio su progetti chiari, non si può ragionare su dichiarazioni alla stampa. La materia è delicata, investe attese e interessi che vanno tutti attentamente considerati".

Per Massimo Di Menna, della Uil scuola, "abilitazioni e reclutamento devono partire insieme". E propone di mantenere il doppio canale: 50 per cento dei posti a favore degli inclusi nelle attuali graduatorie ad esaurimento; 50 per cento attraverso bandi di concorso a partire da dove le graduatorie sono esaurite, prevedendo, nella partecipazione, il riconoscimento dei titoli di servizio".
Anche Gilda degli insegnanti e Anief salutano positivamente la notizia della riapertura dei concorsi, ma quest'ultimo chiede che "prima vengano stabilizzati gli attuali precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli abilitati nell'ultimo biennio". Un'occhiata ai numeri contribuirà a fare chiarezza.

I precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento sono 240 mila. A questi occorre aggiungere, come potenziali aspiranti al concorso, 20 mila abilitati tra il 2009 e il 2011, rimasti fuori dalle graduatorie dei precari e un numero non precisato di neo laureati  -  10/15 mila  -  che potranno accedere ai Tfa (i Tirocini formativi attivi) previsti dalla nuova normativa sulla Formazione iniziale approvata dal precedente governo: i cosiddetti "giovani". L'unico dubbio resta sui posti disponibili per il 2012/2013. Secondo una stima effettuata dal ministero dell'Istruzione qualche mese fa, le prossime assunzioni si potranno fare esclusivamente sui posti che si renderanno disponibili per effetto dei prossimi pensionamenti.

Il Miur, in base alle vecchie regole per andare in pensione, aveva stimato 22 mila pensionamenti per il 2012/2013. Ma il governo Monti nel frattempo ha modificato la situazione. E sono tanti i docenti che già assaporavano il meritato riposo dopo anni di servizio, ma che saranno costretti a rimanere in servizio ancora per 4/5 anni. Finora, il 60/65 per cento dei docenti andati in pensione non ha infatti raggiunto né i 40 anni di servizio né l'età per la pensione di vecchiaia: si dimettono "volontariamente" avendo raggiunto ugualmente i requisiti per accedere all'assegno mensile. Una possibilità che oggi è preclusa a tanti e i posti disponibili potrebbero scendere a 5/8 mila al massimo.

Fonte: Repubblica

Il testo delle ordinanze con cui il Consiglio di Stato, pur respingendo i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici, sembra prospettare nel prossimo giudizio di merito la possibile ipotesi estrema dell’annullamento del concorso, pone una serie di interrogativi sul futuro delle procedure concorsuali.

Questo il passaggio delle ordinanze “i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

L’Anief si dichiara soddisfatta di quel testo e intende presentare gratuitamente per i ricorrenti entro il 3 gennaio 2012 motivi aggiunti nei ricorsi incardinati in primo grado al fine di:

- rendere esplicite le posizioni assunte a seguito dello svolgimento della prova pre-selettiva (indicazione dei quesiti a cui è stata data una risposta errata),

- richiedere una perizia tecnica di esperti super partes, nominata dal tribunale, per studiare i quesiti e le risposte fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva, con spese a carico del Sindacato (ovvero della parte soccombente, in caso di vittoria), al fine di confermare l’esistenza di anche uno solo dei diciotto quesiti denunciati nel processo come errati o non congrui a quanto previsto dal bando di concorso,

- coinvolgere la giustizia europea per la violazione della CEDU, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento,

- chiedere una rapida sentenza di merito del Tar e dello stesso Consiglio di Stato che con obiettività decida, a questo punto, sull’annullamento delle prove concorsuali (prove pre-selettive, esami scritti ed eventuali esami orali), e sulla rinnovazione delle stesse prove concorsuali sia per i candidati risultati ‘idonei’ sia per i ricorrenti, come già avvenuto per l’ultimo concorso per la selezione dei presidi siciliani.

Fonte: Tuttoscuola

I giudici di Palazzo Spada reputano “inaccoglibili” le domande di ammissione con riserva. Però ammettono possibili vizi di legittimità nella fase preselettiva incentrata sui quiz a risposta multipla: se ciò venisse accertato, in sede di decisione nel merito, determinerebbe l’effetto demolitorio dell’intera procedura. Facendo morire “Sansone con tutti i filistei”…

Nemmeno il Consiglio di Stato è riuscito a chiarire definitivamente l’esito dei ricorsi presentati in tribunale dai legali di migliaia di docenti esclusi dalle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, dopo esserne stati defenestrati per non aver superato la prova di preselezione dello scorso 12 ottobre. Scorrendo il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada, che di fatto conferma quello espresso pochi giorni fa dai colleghi del Tar del Lazio, territorialmente competenti, i ricorrenti non sembrerebbero avere scampo.

Il Cds ha infatti negato loro anche il diritto all’ammissione con riserva alle due verifiche (peraltro svolte la scorsa settimana): “l’avvenuto svolgimento delle prove scritte – si legge nelle ordinanze emesse il 20 dicembre - induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva”.

Nella stesso sentenza i giudici però hanno lasciato aperta la possibilità che tutto il concorso potesse addirittura saltare. Replicando (però su scala nazionale) quanto avvenuto in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici svolto in Sicilia. Il Consiglio di Stato ha infatti ammesso che, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Rispetto a quanto velatamente aveva fatto intendere il Tar del Lazio, a questo punto la possibilità che ‘muoia Sansone con tutti i filistei’ non solo rimane in piedi, ma sembra così  addirittura rafforzarsi. Lasciando nell’incertezza anche e soprattutto i 9mila candidati che il 14 e 15 dicembre scorso hanno svolto le prove scritte: ora questi docenti non dovranno solo attendere l’esito delle verifiche, previsto in primavera, ma anche quello più approfondito delle carte che emetterà, questa volta in modo definitivo, il Consiglio di Stato entrando fino in fondo nel merito della questione.

A rinforzare il concetto che il concorso è da annullare e rifare daccapo (stavolta senza errori) è sicuramente l’Anief, l’associazione sindacale che vanta la più alta percentuale di ricorrenti contro l’esclusione della prove scritte: l’organizzazione di Pacifico ha fatto sapere che presenterà ai giudici, a nome dei suoi assistiti, tra l’altro senza chiedere loro ulteriori spese, una serie di motivi aggiunti per far decadere il concorso. L’obiettivo dell’Anief è “rendere esplicite”, attraverso “una perizia tecnica di esperti super partes”, tutte le storture e gli errori presenti nei quesiti e nelle risposte “fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva”. Cercherà poi di “coinvolgere la giustizia europea per la violazione della Cedu, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento”. Insomma la partita sembrerebbe davvero ancora aperta.

Fonte: Tecnica della Scuola

Sulle ordinanze del Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici l’Anp sottolinea in un suo comunicato (www.anp.it) che “si conferma ancora una volta in un'autorevole sede giudiziaria la giustezza della nostra posizione a difesa del concorso e di quanti stanno legittimamente sostenendo le prove. Ricordiamo che l'Anp non ha alcun intendimento contrappositivo nei confronti dei tanti che non hanno passato la preselezione ma ritiene che, come associazione professionale e come sindacato, debba contribuire al rispetto delle regole, sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare, agire nell'interesse delle tantissime scuole che - in assenza di una regolare conclusione del concorso - rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente selezionati.

L’Anp, però, ricorda che la questione non è ancora chiusa e che ci sarà ancora bisogno di intervenire quando si discuterà del merito dei ricorsi presso i TAR del Lazio e delle altre regioni, nonché dinanzi al Consiglio di Stato quando questo sarà chiamato a pronunciarsi nel merito.

Mentre l’Anief si prepara a presentare motivi aggiunti per convincere i giudici ad annullare l’intero concorso, l’Anp invece dichiara che continuerà “la sua azione di sostegno al concorso ed ai candidati invitando tutti coloro che non hanno ancora aderito alla nostra iniziativa per la presentazione degli interventi ad opponendum a farlo al più presto. Occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito … potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tuttoscuola

Con diverse ordinanze del Consiglio di Stato (n. 6774/2011 ed altre) emesse in data odierna cadono le ultime speranze dei candidati esclusi dal concorso a dirigente scolastico a causa del mancato superamento della prova di preselezione dell’ottobre scorso.

I ricorrenti, alla vigilia delle prove scritte del concorso, avevano già ricevuto nei giorni scorsi una risposta negativa da parte del Tar Lazio a cui avevano fatto ricorso in precedenza. Proprio contro la decisione del Tar avevano proposto d’urgenza un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.  

I magistrati di Palazzo Spada hanno respinto anch’essi i ricorsi con varie motivazioni di merito, concludendo il provvedimento di rigetto con un eloquente “in ogni caso, l’avvenuto svolgimento delle prove scritte induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva” che sembrano chiudere definitivamente la questione.

C’è tuttavia un passaggio di questa ordinanza che sembra rinviare il tutto ad un giudizio di merito che potrebbe addirittura annullare l’intera procedura concorsuale. Si afferma, infatti, nell’ordinanza del Consiglio di Stato, che i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove.

Le prove scritte del concorso si sono già svolte, ma sul loro esito e sulle successive fasi concorsuali potrebbe pendere questa specie di spada di Damocle del Consiglio di Stato che potrebbe anche decidere in modo clamoroso per l’annullamento del concorso. Forse.

Fonte: Tuttoscuola

A 13 anni dall’ultimo bando di concorso ordinario per insegnanti della scuola, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha oggi annunciato a Savona di voler tornare a questa forma di selezione diretta: "voglio riaprire la scuola ai docenti giovani - ha detto il neo responsabile del Miur - ed evitare di bloccare una generazione di neolaureati che oggi non ha alcuna possibilità di ottenere una cattedra: questo è senz’altro un tema su cui bisogna lavorare". Il ministro ha spiegato che ogni anno 12mila e 500 posti verranno coperti attingendo "dalle graduatorie permanenti ad esaurimento", mentre altri 12 mila e 500 posti disponibili verranno assorbiti "attraverso il concorso": quindi "i giovani che non sono nelle graduatorie, ma si sono formati per fare gli insegnanti, potranno fare" il concorso.

L’ultimo bando di questo tipo, riservato alla scuola, risale al 1999: per andare incontro a decine di migliaia di aspiranti insegnanti il ministro ha promesso pubblicamente che entro il 2012 il concorso sarà emesso. Considerando che nelle graduatorie ad esaurimento sono inseriti circa 240mila candidati all’assunzione in ruolo, che altri 30mila hanno ottenuto l’abilitazione attraverso le ultime Ssis (le scuole di specializzazioni universitarie) e che quasi altrettanti si apprestano a iniziare i ‘Tirocini formativi attivi’, lo stesso Profumo ha stimato che saranno "300mila persone" interessate al concorso, dalle scuole elementari, alle medie, alle superiori. Anche se di posti liberi se ne prospettano, soprattutto dopo l’innalzamento dell’età pensionabile, non può di 20-25mila l’anno.

Il ritorno dei concorsi a cattedra rappresenta un cambiamento di rotta rispetto alla strada intrapresa dall’ex ministro Gelmini, la quale aveva puntato su un nuovo reclutamento incentrato solo sui Tirocini formativi attivi, firmando nell’ultimo giorno del suo mandato due decreti che davano il la all’avvio dei corsi universitari da riservare a circa 23mila aspiranti docenti di ogni ordine e grado (la maggior parte dei quali destinati alle superiori).

L’apertura del ministro per i concorsi a cattedra è stata accolta con soddisfazione di sindacati. Ma a patto che venga sempre tenuta in piedi una corsia preferenziale per gli attuali precari: "E’ una buona notizia - sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, il sindacato degli educatori in formazione - ma prima il ministro dovrà inserire nelle graduatorie ad esaurimento gli oltre 20mila futuri docenti che hanno svolto corsi Ssis negli ultimi anni. Tra i titoli preferenziali del concorso - ha sottolineato il sindacalista dell’Anief - dovrebbero essere considerate le abilitazioni, i titoli professionali e le specializzazioni".

Positivo, con meno riserve, il giudizio del Pd: secondo Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, va accolto positivamente "l’intervento del ministro Profumo che, finalmente, lancia un messaggio positivo ai giovani laureati e sottolinea che fare l’insegnante è una professione importante per il nostro paese".

Secondo il legale dell’Anief, che ha difeso i docenti, è un precedente importante: in arrivo migliaia di sentenze favorevoli ai ricorrenti. Al Miur tremano per i rimborsi complessivi iperbolici: anche 4 miliardi di euro. E forse di più: gli incerti hanno ancora due settimane di tempo per fare domanda.

Dai Tribunali del lavoro continuano a giungere buone notizie per le migliaia di docenti della scuola italiana che hanno chiesto giustizia - per la mancata assunzione a titolo definitivo, il termine delle supplenze fino al 30 giugno anziché al 31 agosto e l’equiparazione del lavoro svolto come precari a quello del personale di ruolo - con un’adeguata quota compensatrice.

La sentenza favorevole stavolta è stata emessa del Tribunale di Torino, che ha assegnato a quattro docenti che hanno ricorso, con l’Anief, per l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato e il mancato riconoscimento degli scatti biennali di anzianità.

Sulla scia di quanto già avvenuto in passato in altri Tribunali, anche stavolta il giudice del lavoro ha ritenuto prevalente la norma della Corte di giustizia europea secondo cui non vi è differenza tra i diritti del personale di ruolo e quelli di dipendenti precari. Il Miur è stato quindi “condannato” al pagamento di una cifra complessiva pari ad 17.272,86 euro per gli scatti biennali arretrati e a 15 mensilità lorde per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che ha posto a carico dei convenuti, per un totale che supera i 150mila euro lordi. Saranno circa 37mila gli euro netti che andranno ad ogni docente ricorrente vincitore.

La sentenza, al di là, dell’entità dei rimborsi, è decisamente importante perché costituisce un ulteriore precedente cui potrebbero fare riferimento gli altri giudici che nei prossimi mesi saranno chiamati a decidere su migliaia di ricorsi analoghi (solo l’Anief ne ha presentati un centinaio).

Non solo: mancando ancora due settimane alla scadenza imposta dal cosiddetto Collegato al lavoro della fine dello scorso anno (Legge 183/2010), gli indecisi potrebbero aggiungersi al già corposo “plotone” di ricorrenti (si parla di un numero compreso tra i 20mila ed i 40mila) proprio sul filo di lana.

Ancora una volta le cifre in “ballo” sono altissime: per il legale che cura gli interessi dell’Anief, Giovanni Rinaldi, “in caso di conferma del predetto orientamento” anche per le altre cause, il Miur sarà costretto a rimborsarli spendendo non meno di “3-4 milioni di euro”.

Ancora una volta – ha proseguito l’avvocato - in quel di Viale Trastevere, quando sentono la sigla Anief, pensano subito a nuovi grattacapi. Solo due anni fa le sentenze del Tar a favore delle 8mila impugnative che si opponevano all’inserimento in coda di graduatoria dei precari storici della scuola che intendevano cambiare provincia, versione concordata addirittura dalla corte Costituzionale. Un vero Tsunami che ha costretto il Miur a fare marcia indietro, tornando ad inserire i docenti a pettine a partire da quest’anno”.

Entusiasta della sentenza pure il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale “alla fine - anche in presenza di una congiuntura economica non favorevole - il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa di quella comunità europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Invalidare e far ripetere le prove del concorso per dirigenti scolastici, ma anche convincere i tanti docenti risultati non idonei dopo le prove preliminari a presentarsi come candidati in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu: è questa la linea intrapresa dall’associazione professionale sindacale, Anief, a pochi giorni dalla decisione del Consiglio di Stato di respingere la richiesta di misure cautelari urgenti - a proposito della richiesta di violazione del bando di concorso nella somministrazione dei quesiti durante le prove pre-selettive - e di fissare la Camera di Consiglio per la discussione della sospensiva al prossimo 20 dicembre.

L’Anief nel preannunciare che ‘‘nei prossimi giorni invierà una comunicazione sul deposito gratuito di motivi aggiunti per richiedere al Tar Lazio una perizia tecnica per l’analisi dei quesiti sottoposti e la calendarizzazione di una rapida sentenza di merito al fine di rinnovare le procedure concorsuali’’, ha deciso di rivolgersi a tutti i candidati non idonei, sia ricorrenti con Anief o con altri, sia non ricorrenti, ‘‘a candidarsi come RSU nelle liste del giovane sindacato’’.

‘‘Questi docenti - ha detto il presidente Marcello Pacifico - devono riappropriarsi del diritto alla difesa anche da quei sindacati latitanti, rimasti troppo a lungo e per troppo tempo in silenzio. Inoltre - continua il rappresentante dell’Anief - in attesa di sapere come e quando sarà rinnovata la procedura concorsuale, la preparazione acquisita per la partecipazione al concorso per dirigente sarà estremamente utile nelle future contrattazioni con gli attuali dirigenti’’.

Fonte: ASCA

La decisione presa dal Tar della Campania alla vigilia delle prove, in programma il 14 e 15 dicembre, in attesa della Camera di Consiglio fissata per l’11 gennaio. L’Anief intanto si rivolge agli esclusi: gli promette che farà di tutto per far invalidare il concorso e chiede loro di candidarsi per il rinnovo Rsu di marzo.

Ormai ci siamo: tra poche ore, a partire dalle ore 8 del 14 dicembre, gli oltre 9 mila candidati ammessi alle prove scritte del concorso per 2.386 nuovi dirigenti scolastici si cimenteranno nella prima delle due prove scritte, incentrata sugli stessi sei macro-argomenti che hanno caratterizzato lo scorso 12 ottobre la discussa verifica preselettiva. Il giorno dopo, giovedì 15, sarà la volta del secondo scritto, che in basa al bando sarà riservato alla soluzione di un caso pratico. Per entrambe le prove i candidati avranno ben otto ore di tempo a disposizione: un’enormità, soprattutto se si pensa agli scarni 100 minuti messi a disposizione di coloro che hanno tentato la soluzione di 100 quesiti a risposta multipla.

Alla doppia verifica scritta non saranno ammessi, seppure dopo una miriade di polemiche e diverse decine di ricorsi, i ricorrenti che a seguito dei tanti errori presenti nei test di metà ottobre avevano tentato di essere ammessi almeno con riserva dai giudici del Tar. Invece prima quelli di primo grado e poi il Consiglio di Stato hanno reputato non plausibile far slittare le prove scritte: il Cds, in realtà, esprimerà il suo parere definitivo la prossima settimana, quando però le verifiche saranno state già completate. E che dire del Tar della Puglia che dopo aver dato il via libera ai ricorrenti è tornato sui suoi passi sovvertendo la prima decisione?

A ben vedere, tuttavia, il 14 e 15 dicembre ci sarà anche qualche decina di candidati che non ha azzeccato almeno 80 dei cento quesiti prescelti dal Miur: a deciderlo, proprio alla vigilia delle prove, è stato il Tar della Campania, che attraverso apposito decreto ha accolto l’istanza dei ricorrenti e fissato la trattazione collegiale della stessa in Camera di Consiglio per il prossimo 11 gennaio.

Intanto, non sembra arrestarsi la battaglia legale. L’Anief, in particolare, dopo aver incassato il diniego dei giudici, ha deciso di insistere: cercherà di far invalidare le prove e farle ripetere per tutti, chiedendo al Tar Lazio una perizia tecnica per l’analisi dei quesiti della verifica preselettiva. Non solo: il sindacato di Pacifico ha chiesto anche ai 20 mila docenti risultati non idonei  di presentarsi come candidati in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu, programmate dell’Aran per il 5, 6 e 7 marzo 2012.

Questi docenti – ha detto il presidente Marcello Pacifico – devono riappropriarsi del diritto alla difesa anche da quei sindacasti latitanti, rimasti troppo a lungo e per troppo tempo in silenzio. Inoltre in attesa di sapere come e quando sarà rinnovata la procedura concorsuale, la preparazione acquisita per la partecipazione al concorso per dirigente sarà estremamente utile nelle future contrattazioni con gli attuali dirigenti”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Dopo il Tar Lazio che aveva rigettato definitivamente i ricorsi dei candidati del concorso DS che, bocciati alla selezione, avevano chiesto l’ammissione con riserva alle prove scritte, anche il Tar Puglia, che si era pronunciato in un primo momento a favore, si è ricreduto e ha annullato il proprio decreto di sospensiva del 24.11.2011.

Il precedente decreto cautelare era stato contrastato decisamente dall’Anp che aveva evidenziato la non competenza del Tar regionale pugliese a pronunciarsi su una norma di carattere nazionale.

Il Tar Puglia ha riconosciuto la propria incompetenza, dichiarando nel nuovo provvedimento (n. 984 del 9 dicembre) che: “Considerato che l’impugnativa investe anche atti – quali il bando di concorso, le istruzioni relative alle modalità di svolgimento della prova preselettiva ed i criteri della sua valutazione, insieme ad ogni atto con cui sono stati adottati e selezionati i quesiti sottoposti ai candidati della suddetta prova – che sono stati emanati da organo centrale dello Stato ed hanno efficacia non territorialmente limitata; ritenuto … che non sussiste la competenza del Tribunale Amministrativo regionale della Puglia, dovendosi ritenere competente a decidere il Tribunale Amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, … revoca il proprio decreto del 24.11.2011”.

Delusi i 279 candidati pugliesi ricorrenti che all’ultimo momento hanno visto annullata la speranza di accedere, se pur con riserva, alle prove scritte. Soddisfatta invece l’Anp che anche in Puglia si era costituita in opponendum a tutela dei candidati regolarmente ammessi.

Fonte: Tuttoscuola

Colpo di scena nel concorso per dirigenti scolastici i cui scritti si terranno domani 14 e dopodomani 15 dicembre. Il Tar Puglia, che precedentemente aveva concesso la sospensiva e ammesso con riserva alle prove scritte alcuni ricorrenti, al punto che l’Usr aveva riformulato le sedi delle prove scritte, ha accolto l’ istanza di riesame e, per l’effetto, revocato il proprio decreto n. 919 del 24/11/2011, con le seguenti motivazioni: “l’impugnativa investe anche atti – quali il bando di concorso, le istruzioni relative alle modalità di svolgimento della prova preselettiva ed i criteri della sua valutazione, insieme ad ogni atto con cui sono stati adottati e selezionati i quesiti sottoposti ai candidati nella suddetta prova – che sono stati emanati da organo centrale dello Stato ed hanno efficacia non territorialmente limitata; inoltre, anche in conformità a quanto statuito dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato con sentenza n. 19 del 14 novembre 2011, nella specie, non sussiste la competenza del tribunale amministrativo regionale della Puglia, dovendosi ritenere competente a decidere il tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma”.

In sostanza nessun ricorrente sosterrà domani la prima prova scritte in Puglia.

L’Anief promette battaglia e l’annullamento di tutta la procedura concorsuale.

Fonte: Tecnica della Scuola

Respinto il ricorso del ministero dell’Istruzione contro il pronunciamento del Tar del lazio che aveva ammesso al concorso anche docenti non di ruolo.

È possibile passare direttamente dallo status, spesso desolante, di precario della scuola a preside? Finora, questo è stato il sogno di migliaia di supplenti sbattuti ogni anno da una scuola a un’altra. Ma dal prossimo anno il sogno potrà diventare realtà. Con due storiche ordinanze cautelari dello scorso 7 dicembre, il Consiglio di stato ha respinto il ricorso del ministero dell’Istruzione contro il pronunciamento del Tar Lazio che aveva ammesso al concorso a preside, partito lo scorso settembre, anche alcuni docenti precari. Ergo: alle diverse fasi della selezione in corso per ricoprire la carica di dirigente scolastico potranno continuare a partecipare anche i precari della scuola con cinque anni di servizio. E i più bravi potranno sedere sulla poltrona di dirigente scolastico.

Il bando del concorso che ha visto ai nastri di partenza 34 mila aspiranti presidi richiedeva, come titoli di accesso, la laurea e cinque anni di servizio di ruolo. Ma ad agosto 500 docenti patrocinati dall’Anief si sono rivolti al giudice amministrativo chiedendo che venisse applicata la normativa europea, che equipara il servizio prestato in qualità di precario a quello prestato in qualità di insegnante di ruolo. Per questa ragione, quattro mesi fa, il Tar ha ammesso alla preselezione sia supplenti con cinque anni di servizio sia docenti di ruolo con cinque anni di servizio, tra ruolo e supplenze. Una decisione contro la quale il ministero si è subito appellato. Ma che, adesso, il Consiglio di stato conferma, in attesa di pronunciarsi nel merito, che anche i precari potranno partecipare al concorso.

"Respinto l’appello del Miur che non è riuscito a dimostrare la ragionevole discriminazione del servizio prestato da precario né la diversa professionalità esistente tra personale docente e precario, al fine di superare quanto disposta dalla direttiva 1999/70/CE", commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. Una parte dei 500 ricorrenti ha già superato la controversa preselezione svoltasi lo scorso 12 ottobre 1 e si accinge ad affrontare il 14 e 15 dicembre le due impegnative prove scritte previste dal bando. Coloro che riusciranno a superare anche questo scoglio affronteranno il colloquio che varrà uno dei 2.386 posti in palio. Ma prima della definitiva consacrazione, i vincitori di concorso saranno sottoposti a un periodo di formazione.

Fonte: La Repubblica

Il sindacato chiede al responsabile del Miur di rinviare le prove scritte successivamente all’esito della seduta collegiale fissata dal Consiglio di Stato per il 20 dicembre. In caso contrario si prospetta l’avvio di una nuova querelle: stavolta il rischio è che salti l’intera procedura concorsuale.

La sentenza del Consiglio di Stato del 9 dicembre non sembra aver fatto calare il sipario sull’interminabile “partita” legale che si sta giocando attorno al concorso per reclutare 2.386 dirigenti scolastici. A sostenerlo è l’Anief, il sindacato che ha difeso migliaia di docenti esclusi delle prove scritte per non aver raggiunto o superato la soglia degli 80 quesiti esatti su 100 che il Miur aveva loro sottoposto lo scorso 12 ottobre.

Il sindacato di Pacifico ha reputato inappropriata la decisione del Presidente della VI Sezione del Consiglio di Stato, che attraverso un proprio decreto monocratico ha fissato l’attesa e risolutiva seduta collegiale per il prossimo 20 dicembre: per il sindacato la decisione ha, infatti, il sapore della beffa, perché la data è stata posticipata alla settimana successiva allo svolgimento delle prove scritte, programmate dal Miur per il 14 e 15 dicembre. “A quel punto – sostiene il leader del giovane sindacato - diventerà ininfluente l’esito della decisione definitiva”.

Il legali di Pacifico hanno così deciso di diffidare il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, dal far svolgere le prove scritte senza aver atteso la discussione degli appelli nella prima Camera di consiglio utile: “solo un provvedimento d’urgenza adottato dal ministro Profumo può sanare la situazione facendo slittare le prove scritte”.

Se, invece, il dicastero di viale Trastevere andrà dritto per la sua strada, permettendo lo svolgimento delle verifiche (cui sicuramente parteciperanno i circa 9 mila candidati risultati idonei dopo la preselezione), la battaglia legale si sposterà su un nuovo piano: quello della validità dell’intera procedura concorsuale.

“Non mi fermerò qui – aveva detto a caldo, l ̓avvocato Pasquale Marotta, uno dei legali scesi in campo per difendere una parte dei docenti esclusi dopo la verifica preliminare - ma andrò avanti fino alla fine, cercando di ottenere, in sede di merito dinanzi al Tar Lazio, l’annullamento della prova preselettiva e, quindi, dell’intera procedura concorsuale”.

La stessa linea è stata sposata dall’Anief. “I nostri legali – ha detto il presidente Pacifico - entreranno nel merito del ricorso attraverso una perizia tecnica, cosa che non ha fatto il Presidente della Sesta Sezione del CdS, e riusciranno a dimostrare la violazione del bando concorsuale, attraverso la somministrazione tra i 100 test di almeno un quesito errato: a quel punto tutte le prove fino ad oggi svolte e le nuove programmate verranno annullate”.

Pacifico ha già delineato quale sarà la linea da intraprendere: “sarà coinvolta la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione della convenzione sul giusto processo, oltre a essere interessato lo stesso tribunale amministrativo per un abuso di potere, da parte dell’amministrazione, tanto più gratuito quanto più violento nel deridere alcuni articoli della Costituzione – in particolare il 113 della Costituzione, oltre che il 6 della CEDU - di cui si chiede ai candidati la conoscenza”. Insomma, comunque vada per i tribunali si prospetta un’altra lunga stagione di lavoro.

Fonte: Tecnica della Scuola

Nel giorno in cui il Tar Lazio conferma l’esclusione dalle prove scritte dei candidati che non hanno superato a suo tempo la preselezione per il concorso a dirigente scolastico, il Consiglio di Stato, invece, conferma, se pur per raccogliere approfondimenti in materia, le ordinanza di sospensiva con cui il Tar aveva consentito in via cautelare l’ammissione al concorso dei docenti con la richiesta anzianità di servizio prestata però soltanto in parte nei ruoli o del tutto come precari.

Contro quell’ammissione cautelare ordinata dal Tar il Miur aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato che ora si è pronunciato, se pur in via non definitiva, respingendo le richieste di annullamento dell’Amministrazione.

Per il momento resta, dunque, confermato il giudizio di primo grado espresso in sede cautelare a favore di circa 500 candidati patrocinati dall’Anief.

Nel respingere l’appello del Miur, il Consiglio di Stato ha motivato la propria decisione in quanto  “nell’esame proprio della fase cautelare, che, allo stato, l’appello non appare presentare profili di fumus boni iuris siffattamente evidenti da indurre all’accoglimento della domanda cautelare, ferma la necessità dell’approfondimento nel merito della ragionevolezza di quanto prescritto dall’art. 1, comma 618, della legge n. 296 del 2006 in relazione alla fattispecie disciplinata.”.

Considerato che la pronuncia del Consiglio di Stato ha valore interlocutorio, l’Anief ha dichiarato “Per questo, chiediamo al ministro Profumo di rinviare le prove scritte del 14-15 dicembre, a dopo la fissazione della prima udienza camerale utile a discutere quanto non è stato approfondito nel merito dai giudici di primo grado. In caso contrario, andremo fino in fondo e chiederemo l’annullamento di tutta la procedura concorsuale, non essendo stati messi tutti i candidati nelle condizioni di partecipare alle prove scritte. Analoga richiesta è stata presentata al Presidente del Consiglio di Stato nei ricorsi di appello nn. 9669, 9671, 9674, 9677 a cui è legata la sorte anche degli altri ricorsi, di analogo contenuto, accolti presso alcuni tribunali regionali”.

Fonte: Tuttoscuola

Nella mattinata di mercoledì 7 dicembre, il presidente della VI sezione del Consiglio di Stato ha incontrato gli avvocati dei ricorrenti, relativamente alle prove di preselezione al concorso per dirigente, i legali dell’avvocatura dello Stato e gli avvocati dell’Anp. La relativa decisione sarà pubblicata, con decreto monocratico, venerdì 9 dicembre prossimo.

Alle ore 12 di mercoledì 7 dicembre, il presidente della VI sezione del Consiglio di Stato ha voluto incontrare gli avvocati dei ricorrenti-appellanti, relativamente al concorso per dirigente scolastico, nonché gli avvocati di controparte (avvocatura dello Stato, e gli avvocati dell’associazione nazionale presidi).

Dopo ampia discussione il presidente si è riservato di esprimersi venerdì 9 dicembre 2011.

Fonte: Tecnica della Scuola

Messi di fronte ai 40 quesiti, da concludere in 45 minuti, i candidati si sono accorti che erano presenti quattro brani inediti. Ma i commissari si sono opposti a qualsiasi modifica. Per placare gli animi sono servite le forze dell’ordine. Verifica rinviata. Sotto accusa anche stavolta il Formez, lo stesso Ente che aveva preparato i test per selezionare i dirigenti.

Non bastavano gli echi e i ricorsi riguardanti la prova preselettiva, svolta lo scorso 12 ottobre, per accedere al concorso per diventare dirigenti scolastici. Il primo giorno di dicembre le cronache locali e nazionali sono tornati a parlare di docenti della scuola sottoposti a verifiche nazionali: stavolta la polemica è scoppiata in occasione della verifica, svolta all’hotel Ergife di Roma, che doveva selezionare i docenti di Francese più meritevoli di andare ad insegnare all’estero. Messi di fronte ai 40 quesiti, da concludere in 45 minuti, i candidati si sono accorti che erano presenti anche quattro brani inediti (non presenti nella lista dei 2 mila test pubblicati circa 45 giorni prima). Così, quando i responsabili della commissione presente si sono detti contrari ad accogliere le la richiesta dei candidati di invalidare quei quattro quesiti è scoppiato il putiferio.

Diversi docenti hanno cominciato a contestare con veemenza l’organizzazione del concorso e la composizione delle prove (realizzata anche stavolta dal Formez): altri candidati si sono sentiti addirittura autorizzati ad aprire i libroni contenenti i quesiti (da consultare solo allo scoccare dell’inizio del concorso). A quel punto i responsabile della prova hanno chiamato le forze dell’ordine. Ma ormai la situazione era degenerata. E la prova è stata rinviata a data da destinarsi.

Per alcuni sindacati quanto accaduto non può essere collegato al caso. “E’ inaudita la modalità con cui si è svolta la prova di accertamento di lingua francese”, ha detto Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil denunciando “la mancanza di informazione preventiva rispetto alle modalità di svolgimento della prova stessa oltre che la correttezza delle procedure: per questa ragione si chiede che tale prova venga annullata e reiterata”.

Duro anche Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief, secondo cui il caos delle prove di francese “dimostra ancora una volta l’inadeguatezza dell’Ente incaricato dal Miur di valutare diverse migliaia di candidati attraverso la formulazione di domande rispettose dei criteri generali previsti dal bando”. Per il leader dell’Anief siamo di fronte ad una “mancanza di rispetto delle regole” simile a quella “adottata lo scorso 12 ottobre, in occasione della selezione per 2.386 nuovi dirigenti scolastici”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Il Tar Lazio che si trova ad esaminare una quantità indefinita di ricorsi contro le prove preselettive del concorso a dirigente scolastico ha deciso di rinviare la decisione di merito alla prima seduta utile della camera di consiglio, disponendo nel frattempo il non accoglimento della richiesta di sospensiva dei ricorrenti.

La sospensiva avrebbe consentito, se pur con riserva, di partecipare alle prove scritte del concorso previste per il 14 e 15 dicembre in tutte le regioni. Il rinvio alla camera di consiglio, fissata per il prossimo 6 dicembre, dove si deciderà sul merito dell’impugnativa, diventa quindi l’ultima spiaggia per la speranza dei ricorrenti. Poi, rien ne va plus, per quanto riguarda i tribunali amministrativi, tanto che l’Anief, maggiore collettore dei ricorsi, ha già parlato di portare la questione davanti al Consiglio di Stato.

Tutto questo riguarda la maggior parte dei ricorrenti, ma in Puglia le cose stanno diversamente, perché il Tar territoriale ha invece accolto la richiesta di sospensiva del decreto di esclusione, in quanto la prima camera di consiglio che discuterà nel merito è fissata per il 21 dicembre, quando le prove scritte del concorso saranno già state effettuate.

Fonte: Tuttoscuola

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A formularla l’onorevole Tonino Russo (Pd): per il parlamentare, che in passato ha avuto consensi bipartisan, l’inserimento nelle liste ad esaurimento non comporta spese aggiuntive e supera anni di malapolitica ai danni dei precari. D’accordo l’Anief: assurdo attendere ancora. L’estate scorsa prevalse il diktat leghista, che ora però non è più al Governo.

A pochi giorni dall’insediamento a viale Trastevere del nuovo ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, tornano a farsi sentire i fautori dell’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento degli abilitati in scienze della formazione primaria. A rompere gli indugi con il nuovo corso ministeriale, attraverso un’interrogazione urgente rivolta allo stesso Profumo, è stato l’onorevole Tonino Russo (eletto in Sicilia nelle liste del Pd): il parlamentare non ha fatto altro che riproporre al Miur un testo molto simile a quello che la scorsa estate aveva trovato il consenso di una sessantina di parlamentari, molti dei quali facenti capo anche alla maggioranza.

La proposta di Russo sembrava cosa fatta. Però, come avviene spesso in queste occasioni, alla fine hanno prevalso le pressioni di altri raggruppamenti (Lega Nord in testa) e parlamentari, fautori a loro volta del nuovo sistema di reclutamento, ostili a qualsiasi apertura di quel centinaio di graduatorie dove sono iscritti ancora 200 mila precari abilitati.

Russo ha invece fatto notare a Profumo che l’inserimento degli abilitati nell’ultimo triennio non solo “non comporta spese aggiuntive” per le casse dello Stato, mentre supererebbe “una volta per tutte gli enormi danni in materia provocati da anni di malapolitica” ai danni dei precari.

Sulla stessa sintonia d’onda si è espressa l’Anief: “l’ennesima interrogazione dell’on. Russo – ha detto il presidente, Marcello Pacifico – è indirizzata a dare giustizia ad almeno 20 mila docenti abilitati a seguito di lunghi ed impegnativi corsi di formazione svolti nelle Università statali italiane. Per questo nei prossimi giorni, non appena saranno calendarizzati i provvedimenti urgenti da approvare per Scuola ed Università, il nostro sindacato riprenderà a sostenere con forza la loro inclusione nelle graduatorie provinciali che danno diritto all’immissione in ruolo”. Secondo Pacifico “è assurdo che ancora oggi, mentre si discute sul regolamento e le modalità di accesso ai Tfa e ai rinnovati percorsi abilitanti per la scuola dell’infanzia e primaria, non si sia risolta con esito positivo una vicenda che tiene in ansia migliaia di cittadini il cui torto è solo uno: voler svolgere la professione di insegnante, dopo aver seguito con successo i corsi accademici previsti dalla legge”. Ma per loro spuntarla non sarà facile. Mai come stavolta, con un Governo puramente tecnico, l’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da come la penseranno il Ministro ed i suoi più stretti collaboratori.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Questa estate sembrava cosa fatta l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) degli abilitati o abilitandi in scienze della formazione primaria, ma l’emendamento già pronto venne all’ultimo momento respinto dalla Camera con delusione di quasi 20 mila docenti.

L’on. Russo (PD) che, accogliendo la richiesta anche dell’Anief, aveva ottenuto un consenso trasversale alla sua proposta, rimase deluso per la bocciatura dell’emendamento e con lui le migliaia di docenti illusi dalla possibilità di entrare a far parte dell’esercito della speranza per un posto di ruolo sicuro anche se lontano nel tempo (gli attuali iscritti nelle Gae dovranno attendere 15-20 anni per entrare nei ruoli della primaria e 25-30 per l’infanzia).

Russo ora ci riprova e in un suo comunicato dichiara di avere presentato una interrogazione urgente al nuovo ministro dell’istruzione per l’inserimento di tutti i docenti abilitati e abilitandi finora rimasti fuori dalle graduatorie ad esaurimento.

Russo chiede un provvedimento normativo ad hoc che “non comporta spese aggiuntive per lo Stato”, in modo da sanare “una volta per tutte gli enormi danni in materia provocati da anni di malapolitica”. Il deputato, parlando di anni di malapolitica in materia, forse non si riferisce al governo Prodi-Fioroni che volle le graduatorie ad esaurimento chiuse e impermeabili a nuovi ingressi come era avvenuto, invece, per anni con le graduatorie permanenti.

Fonte: Tuttoscuola

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La loro esistenza scoperta sul sito del Miur a ben due settimane della pubblicazione. La Cisl contesta i contenuti troppo “alti” e vasti per selezionare degli aspiranti maestri. L’Anief pronta a ricorrere: precari e titoli ignorati. Amara la Uil: nessuna indicazione sulla spendibilità delle abilitazioni acquisite. La grana passa ora nella mani del neo ministro Profumo: il 30 novembre l’incontro rivelatore.

Ai sindacati della scuola non sono proprio andati giù gli ultimi due decreti firmati dal ministro Gelmini prima della sua uscita di scena come ministro dell’Istruzione: le proteste sono giunte appena sono stati resi pubblici (perché a due settimane di distanza?) i due decreti che definiscono contenuti e modalità delle prove di accesso al TFA e ai percorsi abilitanti per la scuola dell’infanzia e primaria. Lo scontento è tale da aver fatto passare in secondo piano anche la sempre più probabile riduzione di diverse migliaia di posti (sembrerebbe tra gli 8 e i 10 mila) rispetto a quelli indicati dalle Università. 

A proposito dei decreti sui TFA, alcuni sindacati hanno contestato gli argomenti, troppo “alti” e fuori tema, che costituiscono tema di selezione, altri la valutazione dei titoli, altri ancora l’aver ignorato l’esistenza di precari di lunga data (messi sullo stesso piano dei neo-laureati).
La prima ad alzare la voce è stata la Cisl, secondo cui questa doppia firma "a sorpresa" dei decreti è stata posta su delle disposizioni che comportano “fortissime riserve di metodo e di merito”. Nel primo caso perché “è avvenuta senza alcuna previa informativa alle organizzazioni sindacali, nonostante fosse in pieno svolgimento il confronto sull’avvio dei nuovi percorsi formativi, apertosi con l'incontro del 3 novembre, che ha visto la presenza anche di dirigenti del dipartimento Università e al quale avrebbe dovuto seguirne un altro, che l’Amministrazione si era impegnata a riconvocare a breve scadenza per un ulteriore approfondimento e della cui convocazione siamo tuttora in attesa”. Nel merito perché, continua il sindacato guidato da Francesco Scrima, perché “i contenuti ai quali fanno riferimento le prove di accesso, soprattutto per quanto riguarda i percorsi per l’infanzia e la primaria, sembrano andare molto al di là del mero accertamento di conoscenze disciplinari e competenze in lingua italiana”. Per la Cisl siamo di fronte a “delle prove configurabile alla stregua di una valutazione in uscita del percorso formativo, più che di un accertamento in ingresso”, sulla cui composizione ha influito sicuramente la “concitazione propria di una fase di passaggio a nuovi assetti di governo del Miur”.

La Cisl però sostiene che c’è ancora tempo per recuperare la situazione: “i decreti dell'11 novembre – sostiene il sindacato - si limitano a definire le caratteristiche delle prove di accesso, il cui effettivo svolgimento è demandato a successivi provvedimenti”, quali “l’emanazione dei bandi da parte delle Università e la fissazione della data delle prove di accesso da parte del Ministro”.

Ancora più veemente è la protesta dell’Anief, che ha deciso diricorrere contro le scelte fatte Miur: “vogliamo che sia garantito – ha detto il presidente Pacifico - l’accesso come sovrannumerari di chi ha prestato servizio dal 2005 ad oggi. Tra questi risultano particolarmente danneggiati coloro che hanno accumulato tre anni di anzianità, un periodo più che sufficiente secondo la normativa europea per accertare sul campo la professionalità raggiunta”. L’Anief non vuole rinviare l’avvio dei corsi per svolgere i Tfa: “è una scelta che danneggerebbe gli insegnanti coinvolti, ma nello stesso tempo non possiamo tacere sulla disparità di trattamento verso degli insegnanti che hanno dimostrato negli anni di possedere le competenze utili allo svolgimento dei corsi abilitanti in via di attuazione. Disparità – continua Pacifico – che si evidenzia anche nella spendibilità del titolo abilitante, utile ad entrare solo nelle graduatorie di seconda fascia, e nel silenzio che riguarda i corsi di abilitazione della secondaria superiore. Sono problemi che vanno affrontati e risolti sin da subito: in caso contrario il sindacato sarà costretto a ricorrere, come extrema ratio, alla via giudiziaria”.

Tutt’altro che conciliante è pure il pensiero della Uil Scuola, che si sofferma sull’anomalia della diffusione dei decreti “con grande ritardo rispetto alla data della firma”, peraltro “in una pagina di complessa accessibilità del sito istituzionale e rendendo disponibile una stesura imprecisa, incompleta e con non pochi ‘svarioni’”. Che il sindacato condotto da Di Menna non si astiene dal citare: “l’ormai superata definizione della scuola dell’infanzia come scuola materna, l’assenza di riferimenti sulla spendibilità delle abilitazioni acquisite tramite TFA, che ha già generato ansie tra gli aspiranti candidati e scelte discutibili come i riferimenti alle prove concorsuali del 1999 per l’accesso alle abilitazioni alla scuola primaria e dell’infanzia”. L’unica consolazione è che le proteste hanno prodotto un primo risultato: il Miur ha proceduto a convocare d’urgenza un incontro per il 30 novembre. A metà della prossima settimana sapremo quindi se il nuovo corso ministeriale, guidato da Francesco Profumo, vorrà rimediare allo “strappo” finale della Gelmini. Oppure se preferirà iniziare il suo mandato a viale Trastevere con i sindacati messi già di traverso.

Fonte: Tecnica della Scuola

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La sezione terza bis del Tar Lazio, in esito alla camera di consiglio di ieri, nella quale erano in discussione i primi ricorsi per l'annullamento della prova preselettiva del concorso per dirigente scolastico, con ordinanze n. 4374 e 4375, ha respinto le richieste cautelari avanzate dai ricorrenti sostenuti dall'Anief. "E' una motivazione incredibile" commenta il sindacato che invita, ora, i suoi assistiti, a ricorrere al Consiglio di Stato.

Con una motivazione tanto stringata quanto lapidaria: ("Considerato che il bando del concorso in questione consente l’ammissione alle prove scritte previo superamento della prova selettiva per test a risposta multipla; considerato che parte ricorrente non ha superato detta prova propedeutica; pertanto, non sussistono le condizioni per ottenere l’accoglimento della istanza cautelare.") i giudici romani hanno respinto la richiesta di ammissione con riserva al concorso.

A questo punto, considerata anche l'eccessiva laconicità della motivazione, tipica peraltro dei provvedimenti cautelari, ma dalla quale non si evince in alcun modo il motivo per il quale sono state respinte le istanze cautelari, si apre un altro fronte, quello del ricorso in appello al Consiglio di Stato.

Si tratta di una corsa spasmodica contro il tempo per essere inseriti per le prove del 14 e del 15 dicembre.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Il voto è previsto per marzo. L'Anief potrebbe presentare una lista sostenuta anche da altri 4 sindacati di base. Flc-Cgil chiede che i precari possano votare e candidarsi. Ma Cisl-Scuola vorrebbe rimandare tutto al dopo-dimensionamento.

A marzo, nelle scuole, si dovrebbe votare per il rinnovo delle Rsu e i sindacati si stanno già preparando alla scadenza.

Molto agguerriti sono alcuni piccoli sindacati di base che stanno meditando di mettere insieme un “cartello” per riuscire a superare il tetto del 5% e potersi finalmente sedere al tavolo delle trattative.

In realtà, però, poiché le norme non consentono di presentare liste riportanti il nome di o più sigle, la soluzione che si prospetta è quella di un lista Anief sulla quale dovrebbero convergere il Sisa (Sindacato indipendente scuola ambiente), Scuola Athena, Usi e Lisa.

“Per quanto ci riguarda - chiarisce Davide Rossi, segretario nazionale del Sisa - saremmo ben felici se anche altre sigle decidessero di aderire al cartello, sarebbe così possibile dare voce anche alle minoranze e consentirne l’accesso al tavolo delle trattative”.

La Flc-Cgil, per parte sua, ha già fatto sapere che intende rivendicare il diritto di voto e di rappresentanza dei precari.
“I precari - sostiene la Flc - devono potere eleggere ed essere eletti come delegati. Per questa ragione avanzeremo una precisa proposta alle altre organizzazioni sindacali sul regolamento per le elezioni delle RSU”.

Ma è difficile che l’appello possa avere seguito, perché una eventuale apertura ai precari potrebbe facilitare il superamento del tetto del 5% non solo da parte dell’Anief ma anche da parte di altre sigle (Cobas, Unicobas e CUB innanzititutto) e danneggerebbe indirettamente i sindacati maggiormente rappresentativi come Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals.

A dire il vero c’è anche chi sta mettendo in dubbio il voto di marzo, come ad esempio Cisl-Scuola che preferirebbe aspettare a ottobre a dimensionamento avvenuto: in effetti votare a marzo potrebbe essere inutile soprattutto nella scuola del primo ciclo che nei prossimi mesi sarà travolta dallo tsunami della riorganizzazione della rete scolastica, con centinaia, migliaia di scuole medie e circoli didattici cancellati e sostituiti dai nuovi istituti comprensivi.

Almeno in un prossimo futuro le distanze fra i sindacati della scuola potrebbero insomma rimanere inalterate.

Fonte: Tecnica della Scuola

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La prima lista per le elezioni delle Rsu d’Istituto, da rinnovare ogni anno, supererebbe il problema del dimensionamento; la seconda per un listone nazionale legato alla sigla sindacale che si vuole ammettere alla contrattazione regionale. Secondo il leader Pacifico così anche i precari sarebbero elettori ed eleggibili. Poi lancia la sfida ai cinque sindacati più rappresentativi: se non indicono le elezioni verranno citati in giudizio.

Con il passare dei giorni si delineano sempre più chiaramente le posizioni dei sindacati a proposito del rinnovo delle Rsu del comparto Scuola. Almeno quelle di coloro che intendono andare al voto e farlo, se possibile, modificando le regole.

A rompere gli indugi era stata qualche giorno fa la Flc-Cgil chiedendo di far accedere alle urne anche i precari (in base alle norme vigenti possono farlo solo gli annuali fino al 30 giugno o 31 agosto). Negli stessi giorni ha però preso piede sempre più, seppure in modo non del tutto esplicito, l’ipotesi dello slittamento a fine 2012, a dimensionamento eseguito.

Ora l’Anief, che sta lavorando per presentarsi all’appuntamento come capofila di un “listone” di sindacati di base, ripropone un’alternativa a metà: andare subito alle urne - il 5, 6 e 7 marzo 2012, con la presentazione delle liste entro l’8 febbraio - ma introducendo un doppio sistema di preferenza elettorale. A spiegare le motivazioni ed il meccanismo proposto è stato direttamente il presidente del giovane sindacato, Marcello Pacifico: “l’ultima manovra Finanziaria – sostiene il combattivo sindacalista - obbligherà la maggior parte delle scuole, dove le Rsu saranno decadute, a tornare ad eleggere i propri rappresentanti appena pochi mesi dopo l’esito delle urne. L’occasione potrebbe essere propizia – incalza Pacifico - per introdurre un doppio sistema di preferenza, visto che il candidato Rsu può non appartenere alla sigla sindacale e una volta eletto rappresenta tutti i lavoratori della scuola: da una parte una preferenza da dare ai candidati presenti nelle liste per l’elezioni delle Rsu d’Istituto, che decadrebbero dopo un anno, dall’altra una preferenza da dare all’interno di un listone nazionale alla sigla sindacale che si vuole ammettere alla contrattazione nazionale e integrativa regionale per il prossimo triennio”.

Per il leader dell’Anief quello dalla doppia preferenza rappresenta un modo, inoltre, per rispettare “quella parità di diritti tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato che l’Europa ci impone attraverso la direttiva 1999/70/CE”. Con l’occasione, Pacifico indica anche di rivedere la norma che impone l’obbligo detenere almeno il 5% di rappresentanza per organizzare assemblee sindacali: il sindacalista chiede che dal 20 gennaio al 6 marzo prossimo possano svolgersi “in orario di servizio per un numero di ore proporzionale al numero di deleghe registrato dall’Aran nel mese di dicembre”. Ed in quelle sedi è facile immaginare la lista degli argomenti che si tratteranno (su tutti mobilità, licenziamenti, blocco degli stipendi, premialità).

In serata, poi, Pacifico manda l’affondo finale: nel ricordare il parere espresso nove mesi fa dal Consiglio di Stato, sulla non liceità di ulteriori rinvii delle procedure di rinnovo delle Rsu, lancia il guanto di sfida ai sindacati più rappresentativi (includendo peraltro quella Cgil che in tempi non sospetti è uscita allo scoperto rivendicando posizioni simili). “E’ evidente che questa volta – dichiara il presidente Anief - non ci accontenteremo di impugnare una semplice nota dell’Aran: citeremo in giudizio proprio la Flc-Cgil, Cisl, Uil, Gilda-Fgu e Snals, se non indiranno le elezioni Rsu, per dimostrare come si saranno collocati fuori e contro la nostra Costituzione”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Dopo quasi un anno di tregua ritorna la questione del riconoscimento di carriera dei docenti precari a favore dei quali si erano pronunciati nei mesi scorsi alcuni giudici del lavoro, invocando in proposito una direttiva europea.

A riprendere le “ostilità è l’Anief che, sulla base di una recente sentenza del tribunale di Salerno, ha deciso di attivare nuovi ricorsi da parte dei docenti precari.

La recente sentenza del giudice di Salerno che ha riconosciuto gli scatti di anzianità a due docenti precari e condannato il Miur al pagamento di 15.000 euro conferma la sistematica violazione dalla direttiva comunitaria avvenuta in questi ultimi dieci anni”.

Alcuni diritti come quello al lavoro e al giusto riconoscimento della propria professionalità – fa presente l’Anief - non sono alienabili né possono essere sospesi perché il lavoro è alla base dell'economia. Per questa ragione, abbiamo avviato dei ricorsi anche sbloccare il contratto e recuperare gli aumenti di stipendio cancellati nel quadriennio 2010-2014 per il personale di ruolo. Attendiamo, dunque, con fiducia l'esito delle migliaia di ricorsi che abbiano notificato negli scorsi mesi in tutti i tribunali del lavoro del Paese”.

L’Anief ricorda che, “in base a quanto disposto nel febbraio scorso dalla commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, con il parere positivo del Governo, i lavoratori precari italiani hanno ottenuto uno slittamento dei termini previsti della norma del Collegato al lavoro che fissava inizialmente in 60 giorni il termine per l'impugnazione dei licenziamenti: nel testo dell'emendamento approvato è stato infatti previsto che "in sede di prima applicazione, l'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 relative al termine di sessanta giorni per l'impugnazione del licenziamento è prorogata al 31 dicembre 2011".

Fonte: Tuttoscuola

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Tra gli aspiranti presidi è guerra aperta. Da un lato i «bravi», coloro che hanno superato la preselezione. Dall’altro l’esercito di bocciati, sceso in campo per far valere le proprie ragioni ed essere ammessi alla prossima prova. Il concorso per i presidi va avanti a colpi di carte bollate. Il Tar del Lazio è sommerso dai ricorsi. Sono complessivamente 8.000 quelli presentati dagli inidonei e di questi circa 700 provengono dalla Campania (tra questi un gruppo di 130 prof che ha scelto di fare la prova al nord per avere più chance). E per gli ammessi? I dati sono significativi.

A superare i famigerati quiz sono stati complessivamente 9.113 candidati rispetto a 33.531 persone che hanno presentato domanda per la partecipare alla preselezione. Poco più dei ricorsi presentati.

Il concorso ha di fatto messo i sindacati l’uno contro l’altro. Non si era mai visto in una prova del genere che promossi e bocciati si scannassero in questo modo. La colpa? A detta dei più sta tutta nel metodo scelto, preselezione e quiz, molti dei quali erano anche sbagliati.

Comunque un bel blocco di ricorsi al Tar sono stati già presentati. Degli 8.000 in Italia, più di 2.500 sono stati raccolti e presentati dall’Anief, l’associazione (in Campania è coordinata da Stefano Cavallini) che per prima si opposta al metodo del concorso facendo ammettere alla prova i precari, appena entrati in ruolo.

Il Tar si pronuncerà il prossimo 24 novembre. I legali dell’Anief hanno impugnato l’intero bando e la prova preselettiva che conteneva al suo interno, malgrado la massiccia revisione del Miur, ancora molti quesiti errati. L’obiettivo - spiega - Stefano Cavallini non è certo quello di invalidare l’intero concorso ma di mettere la situazione a posto. 

Resta un gran pasticcio. Una guerra a colpi bassi tra le varie associazioni. L’Anief a favore degli inidonei, l’Anp (l’associazione nazionale presidi) in campo per tutelare i promossi e sempre a colpi di ricorso. L’Associazione nazionale dei presidi infatti ha deciso di tutelare tutti coloro che temono di veder annullata la prova con il danno conseguente. La battaglia si gioca tutta al Tar anche se l’Anp si è mossa in ritardo. 

Il momento è molto delicato. Il cambio al vertice del ministero impone ai sindacati e alle associazioni di muoversi con attenzione per evitare che alla fine salti definitivamente quello che con molta probabilità è l’ultimo concorso per dirigenti scolastici. In questo modo l’anno prossimo e per gli anni futuri ci sarebbe solo un esercito di reggenti.

Molti i legali scesi in campo e in ordine sparso. Un gruppo di docenti esclusi (sono circa dieci persone) si è visto già rigettare il ricorso ma per incompetenza territoriale. Tutti i ricorsi vanno presentati al Tar del Lazio. Questi avvocati (commettendo un errore clamoroso) si sono mossi sul Tar della Campania e dunque hanno avuto una risposta negativa e difficilmente potranno muoversi in tempo utile per partecipare alla seconda prova. 

Uno degli ultimi atti del ministro Gelmini è stato proprio quello di fissare il lasso di tempo in cui i promossi devono cimentarsi nella prova scritta. Questa volta non è prevista una unica data nazionale. Il Miur, infatti, ha stabilito che la data della prova deve essere decisa dall’Ufficio scolastico regionale e comunque fissata tra il 12 e il 16 dicembre. I candidati, questa volta, avranno ben 8 ore di tempo per svolgere il compito scritto.

Fonte: Il Mattino

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