La stampa scrive

Il personale della scuola “è fortemente preoccupato per il silenzio del Ministero dell'Istruzione sulla copertura degli scatti stipendiali del 2011 destinati al personale docente a Ata di ruolo: una 'dimenticanza' che produrrà ai dipendenti della scuola un danno economico che va dai 4.500 ai 12.000 euro in tre anni”.

È quanto afferma Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF, nell’annunciare una serie di ricorsi al giudice del lavoro.

Secondo Pacifico “malgrado l'accordo raggiunto la scorsa estate dal ministro Tremonti con i sindacati della scuola, la notizia della mancata copertura degli scatti stipendiali del 2011, circa 660 milioni di euro complessivi, è stata di recente confermata dalla Commissione Cultura della Camera durante l'avvio dell'esame di Bilancio dello Stato”.

In ogni caso - prosegue Pacifico - il personale della scuola ha tutto l'interesse per procedere legalmente poiché “l'eventuale recupero per il 2011, quand’anche fossero ritrovate le risorse, non è utile ai fini previdenziali e di progressione di carriera perché per legge non recuperabile, contrariamente a chiare sentenze della Consulta e a elementari diritti costituzionalmente protetti”.

Fonte: Tuttoscuola

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Ci vorrà ancora tutta questa settimana per conoscere i risultati complessivi della preselezione del concorso per assumere nuovi presidi. Il Formez, che ha il compito di correggere i quiz svolti il 12 ottobre, sta procedendo nelle operazioni in diretta streaming sul suo sito. Si sa già, ad esempio che nel Lazio, una delle regioni con più partecipanti, sono passati in 925 su 3.784 candidati, il 24%, con un punteggio medio di 63-64 punti. In Friuli è passato il 30% dei candidati, in Molise il 24%, in Umbria il 28%, in Toscana il 26%, in Veneto il 27%, in Liguria il 36,5%, in Piemonte il 30%, per citare alcune delle regioni che hanno già avuto la correzione.

Ma intanto imperversa la polemica sui quiz. Con una serie di maxi-ricorsi in partenza. Fra cui quello capitanato dal sindacato Anief che ha analizzato con la lente di ingrandimento le 100 domande proposte il 12 ottobre ai candidati. Ebbene, 38 sono errate, ovvero 4 sarebbero sbagliate nella risposta, in altre 18 sono valide più risposte esatte rispetto a quelle indicate, 16 sarebbero mal formulate e, secondo l'Anief, scritte in modo da “fuorviare il candidato nella risposta”. I ricorsi sono partiti e sono aperti fino al 28 ottobre. E fino a quella data “potrebbero uscire nuovi errori”, spiegano dal sindacato che raccoglie tutte le segnalazioni. Già in 2.000 hanno aderito.

Quanto agli errori, per esempio al ministero non hanno chiarissimo chi debba stabilire la data delle elezioni dei rappresentanti dei genitori. Per il Miur è il Consiglio di Istituto, ma la risposta giusta è il preside. Nemmeno sanno bene a Viale Trastevere cosa è la didattica orientativa. Chi ha preparato le domande ha messo fra le risposte due soluzioni corrette. E è dubbia anche la domanda su quanti siano i docenti in Italia. Per gli esperti del Miur la risposta giusta è circa 600mila ma sono molti di più come dimostrano anche i dati diffusi dal ministero nelle scorse settimane. A dirla tutta le risposte e i quesiti sono stati predisposti da una serie di esperti che il ministero definisce “esterni”, ma dentro ci sono esponenti del ministero e anche un consigliere della Gelmini.

Tutto questo materiale finirà in tribunale, dove approderanno gli esclusi della preselezione. Molti si stanno appoggiando all'Anief. Ma sui forum dove si sfogano gli insegnanti (in primis mininterno.net) si contano a decine quelli che intendono muoversi per conto proprio. Fra gli auto-organizzati circolano indiscrezioni e accuse. Un utente, ad esempio, sostiene che nel suo faldone almeno 3 delle domande selezionate dal ministero presentavano vicino alla risposta un segno di riconoscimento, un quadratino prestampato che fa pensare ad una imprecisione di chi ha preparato i materiali che, però, potrebbe aver aiutato qualcuno.

Fonte: Il Messaggero

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Dopo gli errori iniziali e le quasi mille domande cancellate è partita una selva di ricorsi dopo la prima prova del concorso . E l'Anief ricorre al Tar e chiede di passare tutti alla prova successiva.

"Almeno 38 domande su 100 della prova pre-selettiva del concorso a preside sono da considerare nulle". L'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) ha commissionato ai propri esperti uno studio per verificare l'adeguatezza delle 100 domande somministrate lo scorso 12 ottobre ai 32 mila aspiranti presidi e adesso ricorre al Tar Lazio, chiedendo l'ammissione agli scritti di tutti i candidati. Finora, sono state corrette le prove di 10 regioni e hanno superato la prova in 5 mila: il 27 per cento del totale.

"Ad essere bocciato, questa volta è il Miur che ha sbagliato a dare le risposte a 38 quesiti su 100, non certo i candidati che hanno partecipato alla prova pre-selettiva  -  commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief  -  Per non parlare del tempo rubato per sfogliare un librone non previsto dal bando di concorso o dei quiz eliminati dalla batteria a pochi giorni dal concorso". La selezione per reclutare 2.386 nuovi dirigenti scolastici è nata male e adesso di continuare peggio.

A giugno, il ministero bandisce il concorso che prevede una prova pre-selettiva attraverso un quizzone di 100 domande a risposta multipla. Dopo una ridda di voci sulla data di pubblicazione della batteria di test su cui affinare la preparazione in vista della prova, il primo settembre viale Trastevere pubblica le 5.633 domande dalle quali verranno sorteggiate le 100 oggetto della prova. La notte prima, però, si verifica una fuga di notizie che induce l'Associazione nazionale dei funzionari di polizia a fare la prima mossa: un esposto-denuncia alla polizia postale sulla fuga di notizie avvenuta in internet.

Dopo la pubblicazione delle domande, cominciano le segnalazioni di quiz sbagliati, formulati in modo confuso, ambigui o semplicemente inutili per la preparazione di un futuro dirigente scolastico. Tanto che, spinto dall'ondata di critiche e polemiche a meno di una settimana dal quizzone, il ministero dopo avere minimizzato decide di cassare 975 domande: quasi una su 5. Il 12 ottobre, si svolge la prova di selezione: per passare occorre rispondere correttamente ad almeno 80 domande su 100 in altrettanti minuti. Dopo un'attesa di quattro/cinque ore, i 32 mila candidati si ritrovano tra le mani un librone sul quale andare scovare le domande alle quali rispondere, un foglio con i numeri delle stesse e un altro foglio a lettura ottica per dare le risposte.

E giù altre critiche. Una parte consistente del tempo si perde per cercare le domande. E oggi, a sorpresa, l'Anief annuncia di avere trovato nella batteria delle 100 domande "almeno 38 quesiti da considerare nulli perché alla luce della normativa vigente sbagliati nelle risposte (4 in totale) o con più risposte esatte tra quelle indicate (18 in totale), o ancora perché sono mal formulati o che presentano nella risposta un distrattore che ha l'unico scopo di confondere il candidato senza soddisfare in maniera completa la richiesta della domanda (16 domande in tutto)".

Fonte: Repubblica

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Mentre procede presso il Formez la correzione degli elaborati della prova di preselezione al concorso per dirigente scolastico (ieri sono risultati idonei per il Veneto 523 candidati su 1.894, pari al 27,6%, e per la Liguria 225 su 616 pari al 36,5%), sul territorio si affilano le armi per i ricorsi.

In prima linea l’Anief che ha reso noto come, spulciando più a fondo nelle domande dei 100 test della selezione del 12 ottobre, avrebbe riscontrato ben 38 domande errate o inidonee a selezionare i candidati.

Più esattamente, di queste 38 domande sarebbero sbagliate nella risposta 4, altre 18 prevederebbero  più risposte esatte rispetto a quelle indicate, e 16 sarebbero mal formulate e, secondo l’Anief, fuorvianti.

Se si considera che per superare la preselezione occorreva rispondere esattamente a 80 domande su 100, si capisce che qualora la quantità di quesiti impropri o errati risultasse fondata, moltissimi candidati avrebbero diritto ad una prova d’appello oppure all’ammissione diretta alle prove scritte.

L’Anief sosterrà i ricorrenti con apposito ricorso al Tar, sperando che il giudice amministrativo, davanti all’evidenza dell’errore diffuso sospenda l’esclusione dal concorso dei candidati ricorrenti.

Si prospetta un autunno di fuoco per il concorso.

Fonte: Tuttoscuola

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Alcuni sindacati decidono di dare supporto ai ricorrenti, indicando loro una rosa di legali. I quali, se è vero che dei 100 item proposti per la prova preselettiva almeno 30 erano viziati da errori o risposte dubbie, avrebbero alte probabilità di spuntarla.

Sul concorso per dirigenti scolastici permangono delle nuvole scure, un preludio quasi inevitabile verso la pioggia: le polemiche che hanno contrassegnato la selezione già in occasione della scadenza del bando, con uno slittamento di qualche giorno per pochi intimi, ma mal comunicato, proseguite con i quasi mille item errati su 5.700 complessivi cancellati dl Miur, a pochi giorni dalla prova preselettiva (comunque presenti nel librone consegnato ai candidati!), non mancano di farsi sentire anche in questa fase precedente agli iscritti.

Mentre il Formez sta infatti provvedendo alla correzione dei test cui si sono posti più di 32.000 docenti (siamo a metà dell’opera e le proiezioni indicano tra i 9.000 ed i 10.000 ammessi), negli ultimi giorni alle lamentele degli esclusi (in media il 75% di coloro che lo scorso 12 ottobre hanno svolto la verifica) si sono aggiunte quelle di alcuni associazioni e sindacati. Tutti concordano su un fatto: malgrado la “scrematura” dei mille item eliminati, diversi dei 100 quesiti prescelti casualmente da viale Trastevere erano viziati da errori, imprecisioni e scorrettezze. A complicare la situazione sono poi state le risposte preparate dagli esperti di scuola: in non pochi casi quelle reputate esatte si sarebbero rivelate, sempre secondo non pochi candidati, ora sostenuti da associazioni e sindacati, a dir poco discutibili.

Alcuni item poco chiari sono stati riportati dalla Cisl Scuola del Lazio, che ha provveduto ad individuare uno studio legale che fornirà la necessaria prestazione professionale per quanti volessero proporre impugnativa davanti al Tar. Uno dei quiz “incriminati”, a titolo di esempio, è il n. 1.397: “Alla definizione del POF (come previsto dall’art. 3 del DPR 275/99) il DSGA…” Risposta “interviene a fornire le indicazioni finanziarie a sua conoscenza”. Sottolineato che l’art. 3 del DPR 275/99 non disciplina il ruolo del DSGA, come la formulazione del quesito sembrava suggerire, ma pone la nozione giuridica di piano dell’offerta formativa, la domanda e la relativa risposta appaiono imprecise. Il POF – continua la Cisl Scuola Lazio - è un documento elaborato dal collegio dei docenti ed approvato dal Consiglio di Istituto al quale partecipano tutte le componenti della scuola, senza che una norma specifica preveda una specifica consulenza finanziaria del DSGA, peraltro superflua, tenuto conto del fatto che il dirigente scolastico, membro del collegio e del consiglio di istituto, è anche responsabile – conclude il sindacato - del bilancio della scuola”.

I consulenti tecnici dell’Anief, uno dei sindacati che in queste ore sta raccogliendo i reclami scritti dei candidati esclusi (da consegnare entro martedì 25 ottobre ad un legale individuato per ogni Regione), sostengono che oltre il 30% dei quesiti contenesse errori tali da meritare di essere cancellato. Una percentuale che se riscontrata anche dai giudici del Tar, difficilmente potrà negare l’ammissione con riserva a tutti coloro che hanno deciso di fare ricorso. Con il rischio di allargare troppo la “rosa” dei candidati partecipanti agli scritti. Mettendo ancora una volta in crisi gli organizzatori del concorso per dirigenti.

Fonte: Tecnica della Scuola

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È la quota complessiva per il prossimo triennio comunicata dal Miur. Di questi 7.239 faranno parte del I grado e 19.125 del II, per i quali transitoriamente è previsto il Tfa abilitante di un anno. Al Lazio la quota più grande: oltre 5.000 posti. Alto anche il numero concesso a Lombardia, Puglia e Sicilia. Soddisfatto l’Anief.

Finalmente una buona notizia per i tanti giovani che vogliono intraprendere la carriera di docente della scuola italiana acquisendo una certificazione fondamentale, quale è l’abilitazione all’insegnamento: ad una settimana dall’ultimo giorno utile per l’invio delle proposte da parte degli atenei coinvolti nella formazione, il 14 ottobre il Miur ha reso pubblico che a partire dall’anno accademico appena avviato, e per i prossimi due, intenderà selezionare e formare, proprio attraverso le università che si sono rese disponibili, oltre 26.300 candidati. Di questi 7.239 faranno parte del I grado e 19.125 del II grado (per i quali transitoriamente la normativa prevede il Tfa abilitante della durata un anno).

Sulla base delle disponibilità dei posti vacanti e della ricezione degli atenei, la fetta decisamente più grande dei posti che andranno a concorso è stata riservata al Lazio, dove verranno messi in palio ben 5.095 posti complessivi. Alto anche il numero di candidati da selezionare in Lombardia (3.817), Puglia (2.930), Sicilia (2.375), Emilia Romagna (1.759), Campania (1.430), Marche (1.325) e Toscana (1.135). Davvero esiguo invece il contingente triennale assegnato al Trentino: appena 153 posti. Prima della definizione delle prove di ammissione, il Miur è ora chiamato a definire le singole classi di concorso di medie e superiori: la loro mancata revisione fa però temere ulteriori slittamenti per l’avvio delle selezioni.

La notizia della pubblicazione dei posti vacanti ha soddisfatto l’Anief, il sindacato dei docenti in formazione: “L’ammontare è quasi il doppio di quello degli abilitati nelle leve della Ssis. E’ una buona notizia: le università stanno facendo la loro parte. Auspichiamo che il Miur – avverte però l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico - abbia la forza e volontà politica per attivare corsi numerosi, secondo la proiezione del fabbisogno nelle singole classi di concorso, e possa presto decidere le date per le prove di ammissione”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Continua presso il Formez la correzione degli elaborati del concorso a dirigente scolastico. Dopo la pubblicazione nella tarda serata di ieri dell’elenco dei candidati delle regioni Toscana e Lazio risultati idonei (complessivamente 1.335 persone), sono attualmente in fase di correzione gli elaborati della Campania a cui seguiranno quelli della Lombardia e della Basilicata.

Poco fa sono stati pubblicati i nominativi degli idonei della regione Marche.
Sono risultati idonei 220 candidati.

Intanto, mentre arrivano questi primi risultati delle correzioni dei test della preselezione, l’Anief organizza ricorso collettivi e individuali a favore degli esclusi contro gli esiti delle prove, prevedendo che, oltre alla richiesta di riammissione al concorso, vi sia anche quella del pagamento per danni morali e  materiali, derivanti dall’esclusione.

La platea di questi ipotetici ricorrenti – visti gli esiti della correzione delle prove con un tasso di idonei inferiore al 30% - potrebbe essere di circa 23 mila persone.

Fonte: Tuttoscuola

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L'Anief ce l'ha fatta. E per molti docenti precari cosentini si apre una strada tanto affascinante quanto inedita: quella di poter diventare dirigente scolastico.

Insomma, dall'ansia di ottenere qualche ora di lezione per guadagnarsi la "pagnotta" alla possibilità di svolgere il delicato compito di preside. Praticamente un sogno, difficile anche a credersi. Adele Sammarro, coordinatrice provinciale del sindacato che si occupa specificamente delle problematiche legate al mondo della scuola, spiega la genesi di questa opportunità: «Il Tar, difatti, ha accolto i due ricorsi patrocinati dall'Anief nel rispetto della clausola 4 della direttiva europea. I ricorrenti che potranno partecipare al concorso sono complessivamente 400. Nello specifico si tratta di docenti con 5 anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo, sia docenti precari con più di 5 anni di servizio prestato nella scuola».

«La notizia – aggiunge la Sammarro – ha sconvolto tutto il sistema nazionale, in quanto per la prima volta nella storia italiana, al concorso a Dirigente potranno partecipare i precari, tra cui molti con diploma Isef, diploma di Conservatorio, diploma di Scienze Religiose. Il bando prevedeva che al concorso potessero partecipare solo i docenti con almeno cinque anni di ruolo. In base alla direttiva europea ora si è stabilito che il servizio prestato come precario debba esser valutato a tutti gli effetti».

«Giorno 12 ottobre – sottolinea la sindacalista cosentina – si terranno le prove pre-selettive, anche se il tarlo che assilla i molti partecipanti, è quello concernente i quiz, pare che si tratti di una decina di quiz errati che potranno esser sorteggiati tra le 100 domande. Altro dolente punto è che con la recente manovra finanziaria l'organico previsto per i dirigenti era di 2.865 posti, ora, però il numero dei posti è di gran lunga  inferiore, anche se è vero, che per via dei pensionamenti si creeranno numerosi posti, per cui non si risentirà del taglio».

«Il principio fondamentale ed importante che l'Anief ha tenuto a sottolineare e per cui si è battuta e continuerà a battersi – conclude la  Sammarro – è che non si può più fare distinzione tra gli stessi docenti, creando delle categorie tra docenti di serie A e, quindi, di ruolo e  docenti di serie B, precari, anche perché è d'uopo rammentare e sottolineare, che oggi il diritto comunitario europeo è sempre più attento alla tutela dei diritti dell'uomo, per cui tale distinzione di categorie, vista le legge, non ha più bisogno di esistere».

Una sorta di successo democratico, sancito dalle regole d'uguaglianza imposte dall'Unione Europea, che potrà dare la possibilità a tanti  professari precari di passare dall'altro lato della "barricata". Di diritto.

Fonte: Gazzetta del Sud

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Da precari a presidi. Ma anche da prof di educazione fisica o di musica a presidi, al contrario di quello che il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha in mente come curriculum per i futuri dirigenti scolastici. Manca poco più di una settimana al concorso per presidi ma ancora molta strada c'è da fare. Nonostante il bando risalga a tre mesi fa le commissioni non sono complete. Mancano all'appello Uffici Scolastici Regionali importanti.  L'ultima novità è poi giunta ieri e rischia di provocare ancora più confusione in un concorso che è già un'odissea. Al concorso per presidi potranno partecipare anche i docenti precari. I giudici del Tar del Lazio hanno accolto due ricorsi dell'associazione Anief e dunque 400 ricorrenti saranno ammessi con riserva alle prove pre-selettive del 12 ottobre. Si tratta di docenti di ruolo con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo e di docenti precari con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica. Accolti anche i ricorsi che chiedevano la possibilità di partecipare alla prova anche per chi ha diploma Isef, del magistero in Scienze Religiose o il diploma di Conservatorio.

I giudici amministrativi hanno tenuto conto di una sentenza della Corte di Giustizia europea che ha sancito il principio secondo cui nei concorsi pubblici il servizio prestato a tempo determinato doveva essere valutato come quello prestato a tempo indeterminato.

"Una vittoria", afferma il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. Non può esistere - dice - un servizio di serie A (quello prestato dopo il ruolo) e uno di serie B (quello prestato da supplente). Questa decisione dei giudici conferma, ormai, come il diritto comunitario, spesso più attento alla
tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, sia vincolante per il diritto interno. Ora tocca agli aspiranti candidati dimostrare le proprie capacità per vincere un concorso difficile per esercitare il ruolo di dirigente nella scuola dell'autonomia. D'altronde, sono tutti colleghi abilitati con anni di esperienza, perché‚ non potrebbero diventare dirigenti?".

Fonte: La Stampa

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Al concorso per dirigenti scolastici potranno partecipare anche i docenti precari. Lo hanno deciso i giudici del Tar del Lazio che hanno accolto due ricorsi patrocinati dall’Anief e per conto di circa 400 ricorrenti, che saranno dunque ammessi con riserva alle prove pre-selettive del 12 ottobre.

Si tratta di docenti di ruolo con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo e di docenti precari con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica.

Il TAR ha tenuto conto della nota sentenza della Corte di Giustizia europea che ha sancito il principio secondo cui nei concorsi pubblici il servizio prestato a tempo determinato deve essere valutato come quello prestato a tempo indeterminato.

Secondo il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, “questa decisione dei giudici conferma, ormai, come il diritto comunitario, spesso più attento alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, sia vincolante per il diritto interno. Ora tocca agli aspiranti candidati dimostrare le proprie capacità per vincere un concorso difficile per esercitare il ruolo di dirigente nella scuola dell'autonomia. D'altronde, sono tutti colleghi abilitati con anni di esperienza, perché non potrebbero diventare dirigenti?

Fonte: Tuttoscuola

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I giudici amministrativi - rifacendosi a una direttiva europea - stabiliscono che per partecipare al bando non è necessario essere in ruolo. La novità riguarderà almeno 400 candidati che hanno prestato servizio come supplenti.

ROMA - Per la prima volta in Italia, al concorso a preside potranno partecipare anche i docenti precari. Lo ha deciso il Tar Lazio che, a seguito di un ricorso presentato nelle scorse settimane dall'Anief (l'associazione nazionale insegnanti ed educatori della formazione), ha sospeso la parte del bando di concorso che fa preciso riferimento al requisito del servizio di ruolo prestato per essere ammessi a partecipare alla selezione. Il bando prevede che, oltre alla laurea quinquennale, possano partecipare i docenti con almeno 5 anni di ruolo. Ma una direttiva dell'Unione europea stabilisce che il servizio prestato come precario debba essere valutato a tutti gli effetti. Anche, quindi, come requisito per l'ammissione al concorso a preside. Insomma, l'ennesimo contrordine in una vicenda davvero tormentata 1 di cui Repubblica.it si è ampiamente occupata.   

Per Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, si tratta di una "vittoria". "Non può esistere un servizio di serie A (quello prestato dopo il ruolo) e uno di serie B (quello prestato da supplente). Questa decisione dei giudici -  prosegue  -  conferma, ormai, come il diritto comunitario, spesso più attento alla tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, sia vincolante per il diritto interno. Ora tocca agli aspiranti candidati dimostrare le proprie capacità per vincere un concorso difficile per esercitare il ruolo di dirigente nella scuola dell'autonomia".

Sono 400 gli aspiranti presidi che hanno svolto almeno 5 anni di servizio come supplenti o che ne hanno maturato parte come supplenti e parte come insegnanti di ruolo. Ma il concorso a preside, che inizia il 12 ottobre con la contestata prova di preselezione, sembra iniziato sotto una cattiva stella. Il pacchetto di 5.750 quiz pubblicato il primo settembre, dal quale verranno sorteggiate le 100 domande di giorno 12, sembra viziato da decine di quiz errati, di dubbia formulazione o che semplicemente non c'entrano nulla con la preparazione del dirigente scolastico. 

In più, la recente manovra finanziaria del mese di luglio ha assottigliato l'organico dei dirigenti scolastici di 2.865 posti: 1.849 sono le scuole sottodimensionate che non potranno più avere un preside titolare e 1.016 istituti che spariranno per effetto dell'accorpamento dei circoli didattici con le scuole medie in istituti comprensivi di almeno mille alunni. Così, i vincitori del prossimo concorso potrebbero non trovare neppure uno dei 2.386 posti messi a concorso ed essere costretti ad aspettare che i colleghi più anziani vadano in pensione.

INDICE DEI LINK1. vicenda davvero tormentata — http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/09/05/news/presidi_nel_concorso_c_il_trucco-21262783/

Fonte: Repubblica

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L’ANIEF ha comunicato sul proprio sito (www.anief.org) che il Tar del Lazio ha accolto con procedura d’urgenza la richiesta di partecipazione al concorso a dirigente scolastico presentata da 50 docenti di ruolo, esclusi per effetto di una nota del Ministero dell’istruzione che precludeva la partecipazione a quanti erano in possesso del diploma ISEF, del magistero in Scienze religiose o del diploma di Conservatorio.

A seguito di tale pronunciamento, i docenti – si legge nel comunicato dell’ANIEF - devono avviare le procedure per notificare agli Uffici scolastici regionali la misura cautelare monocratica (ordinanza n. 3597/11) concessa dal giudice, al fine di presentarsi regolarmente per l’espletamento della prova il 12 ottobre prossimo.

Si attende ancora, invece, continua l'ANIEF, l’esito delle altre richieste di ammissione al concorso discusse al Tar Lazio in Camera di Consiglio il 29 settembre da parte di centinaia di ricorrenti di ruolo con cinque di servizio anche nel pre-ruolo e precari con cinque anni di servizio.

Fonte: Tuttoscuola

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Accolti dai giudici del Tar Lazio due ricorsi patrocinati dall’Anief. Quattrocento ricorrenti ammessi con riserva alle prove pre-selettive del 12 ottobre. Si tratta di docenti di ruolo con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo e di docenti precari con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica.

Quattrocento ricorrenti fra docenti di ruolo, con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo, e docenti precari, con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica che avevano chiesto al Miur di partecipare alla procedura concorsuale, hanno ottenuto dal Tar Lazio l’ammissione con riserva alla prova pre-selettiva per il concorso a dirigente scolastico prevista per il 12 ottobre. I ricorrenti, in un primo tempo, avevano chiesto al Ministero, di partecipare alla prova attraverso l’accesso al sistema informatico predisposto per la presentazione delle istanze on-line – dalle quali erano stati cancellati nonostante le diffide dell’Anief, quindi lo avevano fatto attraverso una domanda cartacea regolarmente notificata all’amministrazione centrale e periferica.

Il Miur ne aveva predisposto l’esclusione, costringendoli a ricorrere al Tar Lazio proprio quando l’ennesima sentenza della Corte di Giustizia europea su procedimento C-177/10 sanciva il principio secondo cui nei concorsi pubblici il servizio prestato a tempo determinato doveva essere valutato come quello prestato a tempo indeterminato.

In merito un comunicato dell’Anief, promotore del ricorso, con l’intervento del presidente dell’Anief, Marcello Pacifico.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Gli altri con meno anni, se Ata possono perdere fino a 2.500 euro e se docenti fino a 10.300 euro in 8 anni per il blocco del contratto, della progressione della carriera e per l’eliminazione del primo gradone stipendiale. L’Anief ricorre al GdL.

L’Anief in un comunicato così sintetizza: “Anche chi ha 11 anni di servizio di pre-ruolo dovrà attendere l’a.s. 2014/2015 per avere l’aumento di stipendio previsto per il nuovo gradone 9-14 anni, mentre tutti gli altri a partire da quella data potranno maturare il servizio mancante per raggiungere la nuova anzianità tabellare contrattata dalle OO. SS. con una perdita che oscilla dai 2.500 ai 10.500 euro.

Dall’anno scolastico 2014/2015, infatti, i 65.000 docenti e Ata potranno maturare il primo scatto di carriera, qualora abbiano 8 anni di servizio, al raggiungimento del 9 anno di servizio tra ruolo e pre-ruolo essendo il servizio per espressa norma di legge non valutabile ai fini della progressione di carriera per gli anni 2010-2014”.

 

 

I candidati esclusi dalla prova preselettiva del concorso a dirigenti scolastici perché hanno presentato domanda di partecipazione alla prova preselettiva dopo il 16 agosto ma prima del 19 hanno pochissimi giorni per fare ricorso al Tar e chiedere l’ammissione con riserva. Intanto il Miur ha pubblicato i fac-simile delle istruzioni per la prova.

Una nota del Miur, Direzione Generale per il Personale scolastico prot. n. 7184 del 14 settembre 2011 dà le seguenti indicazioni in merito al personale escluso dallo svolgimento della prova preselettiva: “Sono ammessi con riserva alla procedura di preselezione  i candidati portatori di ordinanza di sospensiva emanata o prodotta prima dell’espletamento della suddetta prova preselettiva e pertanto non sono ammessi i candidati che abbiano solo la prova del deposito del gravame”.  

In un precedente articolo abbiamo consigliato ai candidati esclusi (oltre 3.000) di ricorrere al Tar d'urgenza per chiedere l’ammissione con riserva al concorso, ovviamente prima che le prove prendano avvio, invocando l’errore scusabile.

L’errore degli aspiranti infatti, deve ritenersi scusabile in quanto indotto dalla stessa Amministrazione che, a causa della scarsa chiarezza con cui ha divulgato la notizia della proroga della domanda.

Il fatto: la data di scadenza per la presentazione della domanda, come molti ricorderanno, è stata fissata per il 16 agosto 2011 ma con la nota prot. n. 6636 del 10 agosto il Miur comunicava che la data era postergata al 19 agosto ma, aggiungeva, per quei “casi puntuali corrispondenti ad aspiranti con le basi informative non correttamente allineate”, quei casi, cioè previsti dalla nota prot. n. 6623 del giorno prima, cioè del 9 agosto. Sarebbe stato necessario andare a vedere a quale tipologia di utenti era concesso partecipare fino al 19 agosto. Si trattava di quel personale docente che non può accedere alla compilazione dell'istanza on-line, in quanto insegnanti presso istituti gestiti da altre Amministrazioni e, pertanto, non presenti al Sidi (es. docenti presso istituti di alta cultura, presso scuole militari ecc.)”. Alcuni Usr, però, nonostante il Miur fosse stato chiaro (per quel chiaro che è il modo giuridico e normativo di esprimersi) hanno dato la notizia sui loro siti in modo non del tutto chiaro, cioè come se la proroga fosse valida orga omnies. Per esempio, gli Usr di Piemonte, Veneto e Liguria. Relativamente al concorso scrivevano: “Termine presentazione domanda: 16 agosto 2011 (Prorogato al 19 agosto 2011)”. Gli Usr non specificavano, poi, nient’altro in merito ma soltanto le modalità da eseguire per la compilazione della domanda on-line.

Ora, gli stessi Usr del Piemonte e della Liguria in un avviso di conferma della data di preselezione al 12 ottobre fanno presente alcuni passi della nota del Miur sopracitata; uno di questi riguarda proprio il problema da noi sollevato mentre un altro è indirizzato ai candidati diversamente abili che possono avvalersi del supporto di un membro della commissione oltre alla possibilità di tempi aggiuntivi durante la prova.

L'Anief si è già attivato per produrre i ricorsi al Tar. Gli interessati hanno tempo fino al 3 ottobre 2011. Per informazioni sul ricorso clicca sul link.

Nel frattempo il Miur ha pubblicato sul proprio sito, i fac-simile delle istruzioni che i candidati riceveranno il giorno della prova, unitamente al fac-simile di foglio a lettura ottica che rappresenta il loro elaborato concorsuale.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Esultano i Cobas: "Ripristinata la legalità, dopo anni di irregolarità". I docenti in esubero restano in servizio nelle proprie scuole per attività di ampliamento dell'offerta formativa.

A Torino, sui posti di sostegno nella secondaria, succede di tutto: soprannumerari curricolari assegnati al sostegno, proteste vivacissime dei precari, nomine revocate e Cobas-Scuola che ringrazia il dirigente provinciale.

I Cobas torinesi parlano addirittura di una “straordinaria vittoria anche grazie alla disponibilità del dott. Militerno (il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, ndr)”.

La vicenda è complessa ed è indicativa delle difficoltà in cui gli uffici territoriali del Ministero hanno dovuto lavorare in queste ultime settimane.

In pratica a fine agosto l’Usp di Torino aveva deciso di assegnare i docenti in esubero di alcune classi di concorso su posti di sostegno disponibili.

Immediata la reazione dei precari con titolo di specializzazione che si sono visti “soffiare” una cinquantina di posti.

La protesta dei precari, sostenuta dai Cobas ma anche da molte famiglie di alunni disabili, è stata contrassegnata da momenti di tensione (non è  mancato neppure  un intervento delle forze dell’ordine durante le nomine).

Il 12 settembre, infine, la soluzione; una delegazione di manifestanti viene ricevuta dal dirigente dell’Ufficio provinciale e dopo due ore di “trattativa” si trova una via d’uscita: il dirigente revoca le assegnazioni dei docenti in esubero sui posti di sostegno e decide di riconvocare i precari con il titolo per la scelta della sede.

I docenti in esubero (poco meno di 50) vengono lasciati nelle scuole di precedente titolarità per attività finalizzate all’ampliamento dell’offerta formativa.

Il decreto del dirigente provinciale invita anzi i dirigenti scolastici a “potenziare gli insegnamenti obbligatori previsti dagli indirizzi di studio che sono stati oggetto di riduzione e per l’istruzione professionale anche per attivare i corsi triennali per il conseguimento della qualifica professionale”.

E, ancora, “per potenziare gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e/o attivare ulteriori insegnamenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell’offerta formativa mediante la diversificazione e personalizzazione dei piani di studio, per l’arricchimento ed il potenziamento delle attività dell’offerta formativa e per la copertura delle supplenze”.

In conclusione, i Cobas esultano: “Dobbiamo prendere atto che solo quest'anno le irregolarità (che si ripetono, comunque, da diversi anni) sono state eliminate e per questo motivo non possiamo che dare atto al dirigente scolastico provinciale, dott. Militerno, di aver fatto tutto il possibile per ripristinare la legalità”.

L’Anief, al contrario, punta il dito proprio contro il dirigente provinciale e lo invita a rassegnare subito le proprie dimissioni per “manifesta incapacità”.

 

Fonte: La Tecnica della Scuola

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La guerra dei poveri nella scuola non ha fine. Ora esiste una nuova categoria: i supplenti in virtù del Tar. Ci sono circa 2-2500 ricorsi al Tar di chi ha chiesto il trasferimento da una nuova provincia. L’accordo trovato dopo mesi di nebbia e confusione totale, prevedeva che un terzo delle cattedre, cioè ben 10 mila, fossero attribuite sulla base delle graduatorie dell'anno scorso, mentre le restanti 20.308 sulla base delle nuove graduatorie appena rinnovate. Ma le vecchie graduatorie sono quelle che la Corte Costituzionale aveva bocciato ordinando che nell'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale docente avesse diritto al trasferimento e all'inserimento a pettine secondo il proprio punteggio, e dunque secondo criteri di merito, e non in coda secondo l'anzianità di iscrizione in graduatoria.

In questa confusione proliferano i ricorsi. Ma intanto l’anno scolastico è iniziato e in qualche modo bisogna pur far funzionare le scuole in attesa della sentenza dei tribunale. Il posto resta vacante, infatti, e chi ne avrebbe diritto deve aspettare il giudizio amministrativo. Il ministero ha deciso di risolvere il problema assegnando ai dirigenti scolastici la competenza di nominare nel frattempo dei supplenti.

«Nominare un supplente vuol dire fare in modo che qualcuno che ha molti meno punti venga preferito. E’ una palese ingiustizia. Il ministero avrebbe dovuto prendere invece provvedimenti che garantissero una continuità, invece di aumentare la confusione», commenta Massimo Di Menna, segretario generale della Uil.

I supplenti in virtù del Tar dovranno essere nominati in questi giorni in tutt’Italia ma spesso non sanno neppure da quale graduatorie verranno chiamati, graduatorie che in base alle recenti disposizioni possono essere collocate anche in province distanti tra di loro migliaia di chilometri.

«Per evitare che nelle scuole del nord arrivino i supplenti meridionali che ne hanno diritto in base graduatoria, il governo ha deciso che d'ora in poi si terrà conto di due diverse graduatorie, col risultato che adesso nessuno sa più chi deve andare insegnare in un posto e chi invece, pur avendone diritto, deve restarsene a casa», ha sottolineato il leader dell’Idv Di Pietro.

«Non è questo il punto sul quale concentrarsi - ha replicato Mario Pittoni, senatore della Lega Nord e capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione del Senato, - ma i superpunteggi dei docenti che in alcune zone di Italia sono il doppio, se non il triplo di altre».

Dal prossimo anno tutto rischia di essere anche più complicato e penalizzante per i professori. Il ministero ha infatti stabilito che le graduatorie rimarranno identiche fino al 2013. Ma le assegnazioni devono essere effettuate di anno in anno. «Ancora un’ingiustizia - commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief - e per di più se si crea un problema nelle assegnazioni sarà impossibile correggerlo per tre anni».

Fonte: La Stampa

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Non è solo la Cisl Scuola che commenta i dati Ocse diffusi ieri, anche in relazione a una lettura ottimistica fornita dal Ministero dell'Istruzione circa il riscontro positivo all'azione di governo. 

In particolare, il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, si chiede quali dati abbia letto il ministro, “quelli in nostro possesso rappresentano invece - dichiara Pantaleo - un quadro molto preoccupante. L'aumento della spesa media per studente è al 6% mentre la media Ocse è al 34%. Gli stipendi degli insegnanti sono aumentati dell'1% a fronte di un aumento medio del 7%. Il numero dei diplomati è drammaticamente inferiore di oltre il 10% rispetto alla media Ocse".

Il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, si sofferma invece sulla necessità di spostare risorse verso l'istruzione e la ricerca, come anche in una situazione economica difficile: “L'Ocse nel suo rapporto sull'educazione ci ricorda che la spesa per l'istruzione in rapporto al Pil in Europa è del 6,1%, in Italia è del 4,8%. Peggio di noi solo Slovacchia e Repubblica Ceca".

"A quanti si volessero soffermare sul peso del debito pubblico in Italia (che offrirebbe pochi margini di manovra) - evidenzia Di Menna - ricordiamo che anche la spesa per l'istruzione in Italia è bassa anche in rapporto sulla spesa pubblica, 9,7% rispetto all'11% della media dei paesi europei".

Il segretario nazionale dell'Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, ricorda che “siamo il fanalino di coda dell'Europa per la spesa e per gli stipendi del personale della scuola, a cui si aggiunge il tasso ancor più drammatico di abbandono scolastico. Detenere il 'record' di ore fra i banchi non vuole dire garantire un'istruzione idonea. Sono gli strumenti che forniamo che possono fare la differenza”. “Ecco perché - spiega Mascolo - la strada da seguire non è certo quella di ridurre organico e finanziamenti, ma bisogna valorizzare sia professionalmente che economicamente tutto il personale scolastico, docente e non. Dobbiamo incoraggiare i giovani a studiare e non dare loro motivi per abbandonare gli studi, mettendo a disposizione una scuola di qualità, percorsi formativi da portare avanti con risorse e metodi adeguati e al passo con l'evolversi dei tempi”.

Invoca senza mezzi termini le dimissioni del ministro Gelmini l'Anief, secondo cui i dati Ocse “dimostrano come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del ministero, concordate sistematicamente con alcuni sindacati, abbiano allontanato la scuola italiana dall'Europa, contribuito a mortificare la professione degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti”.

Fonte: Tuttoscuola

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Non tardano ad arrivare i contributi riguardanti il testo di Dario Ianes da noi pubblicato, relativo al Rapporto "Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte", che tanto ha già fatto discutere, in particolare sul nuovo ruolo che secondo tale documento dovrebbero assumere gli insegnanti di sostegno. Era stato lo stesso Ianes ad auspicare l'apertura di un dibattito e qui dunque riceviamo e pubblichiamo la nota di Marcello Pacifico*, presidente dell'ANIEF, che oltre a ritenere inaccettabile ogni tipo di "riconversione" degli attuali insegnanti di sostegno, dichiara anche che «il dibattito dovrebbe essere sulle buone o sulle cattive prassi individuate durante la sperimentazione ministeriale 'I Care', senza mai perdere di vista la giurisprudenza entro cui gli interventi necessari possano essere messi in campo»

L'ANIEF (Associazione Professionale Sindacale) intende denunciare i tentativi sempre più frequenti di spacciare per una buona prassi di integrazione l'assorbimento dei novantamila docenti di sostegno su posto comune, come richiesto da associazioni e fondazioni. Servono infatti posti in più e non insegnanti in meno.

L'avevamo detto e lo abbiamo sempre sostenuto: l'insegnante di sostegno riveste una figura specializzata che non può essere cancellata o sostituita in ragione di interessi particolari (carenza di organico) o generali (risparmio della finanza pubblica). L'attenzione che anche il Legislatore ha portato sul tema - come le ultime raccomandazioni all'utilizzo dei fondi per la formazione soprattutto per l'aggiornamento del personale scolastico in materia di handicap - pur condivisibile nella misura in cui intende creare delle competenze specifiche spesso assenti, non può e non deve in alcun modo prestarsi alla volontà di associazioni e fondazioni di eliminare l'organico di sostegno, in ragione di evidenti scelte dettate dall'economia.

A Dario Ianes [ci si riferisce al testo dello stesso da noi pubblicato e rintracciabile cliccando qui, N.d.R.], che in questi anni ha seguito da vicino il proliferarsi di diversi corsi e diversi strumenti voluti per creare questa professionalità, con costi non certo indifferenti affrontati da famiglie, insegnanti e istituzioni pubbliche, rispondo che il diritto all'integrazione è costituzionalmente protetto e non può essere ceduto in nome di una fantomatica inclusione che si dovrebbe verificare laddove l'insegnante curriculare si prendesse in carico da solo dell'intero processo educativo dell'alunno con handicap nella complessità dell'intervento didattico che deve attuare nei confronti di tutti gli alunni della classe.

Lo abbiamo visto con i recenti Progetti I.C.A.R.E. [dei progetti ministeriali I CARE - Imparare Comunicare Agire in una Rete Educativa, si veda nel sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, cliccando qui, N.d.R.], che seppur ben finanziati, hanno messo in luce tutte quelle difficoltà e tutte quelle carenze che l'insegnante curricolare ha nel rapporto con i colleghi specializzati sul sostegno e nella costruzione condivisa di una progettazione individuale di intervento educativo nei confronti degli alunni con handicap.

Lo abbiamo letto nelle pagine della Sentenza 80/10 della Consulta, laddove di fronte alla giusta idea di assicurare la pari erogazione del servizio del rapporto di uno a due su tutto il territorio nazionale tra alunni con handicap e docenti specializzati e di attuare una perequazione tra Province, il Giudice delle Leggi ha ricordato come comunque in tema di handicap il legislatore non possa decidere a priori un organico predefinito, senza autorizzare deroga al numero massimo di posti consentiti.

L'idea del super-insegnante affiancato da un consulente per rete di scuole - come se gli attuali insegnanti di sostegno potessero essere riconvertiti su posto comune e in pochi di essi potessero trasformarsi in esperti di counselling - può essere pensata soltanto da chi non frequenta il lavoro che ogni giorno gli insegnanti fanno nelle loro classi, può affascinare i genitori dei nostri alunni, può tranquillizzare i tecnici del Tesoro, ma risulterà pur sempre una chimera perché il docente curricolare, seppur formato (e qui ci vorrebbero almeno quattrocento ore di corso), raramente potrebbe seguire con continuità il percorso educativo individualizzato predisposto per l'alunno con handicap.
D'altronde, già i docenti specializzati sul sostegno si ritrovano in una sorta di "organico funzionale",facendo parte della dotazione organica provinciale che li assegna di volta in volta alle istituzioni scolastiche, dove i dipartimenti H decidono l'assegnazione ai singoli alunni.

Pertanto, prima di commentare il quinto capitolo (Linee progettuali per un nuovo approccio all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità) del Rapporto Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte dell'Associazione TreeLLLe, della Caritas Italiana e della Fondazione Agnelli (Erickson, 2011), preferirei spostare il dibattito sulle buone o sulle cattive prassi individuate durante la sperimentazione I.C.A.R.E, senza mai perdere di vista la giurisprudenza entro cui gli interventi necessari possano essere messi in campo.

*Presidente dell'ANIEF (Associazione Professionale Sindacale). Partecipante alla Consulta Nazionale delle Associazioni dell'Osservatorio sulla Disabilità presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR), 2006-2008.

Fonte: Superando.it

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Prima di immettere in ruolo i ricorrenti, l’amministrazione ha deciso di attendere la sentenza del Consiglio di Stato: se questo confermerà la posizione del Tar Lazio, i posti accantonati saranno attribuiti con decorrenza 1° settembre 2010. Nel frattempo però potrebbero aver già preso il ruolo con le nuove graduatorie…

http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=33209&action=view

 

Sulle immissioni di ruolo previste a settembre molte regioni del Nord si muovono autonomamente ignorando le vecchie graduatorie. 3mila precari del sud rischiano di nuovo l’esclusione
di CARLO DI FOGGIA

ROMA
Al tutti contro tutti che da qualche anno regna nel variegato universo del precariato scolastico si aggiunge in questi giorni un ulteriore tassello. Al nord, molti Uffici scolastici provinciali (ex provveditorati agli studi) hanno infatti deciso di congelare le 10mila assunzioni dei docenti precari della scuola da attuare attraverso le vecchie graduatorie, quelle, per intenderci, al centro di una battaglia legale per l’inserimento in ‘coda’ dei precari migrati da altre provincie, in particolare dal sud.

Il pomo della discordia è rappresentato ancora una volta dai 3mila insegnanti (quasi tutti del sud) che il commissario ad acta, nominato nel 2009 dal Tar del Lazio, ha imposto di inserire a ‘pettine’ (cioè per merito) nelle stesse liste. Piemonte, Veneto, Lombardia e Toscana, al contrario, sembrano muoversi nella direzione di un generale accantonamento di questi posti. Ufficialmente il blocco è motivato con l’attesa della sentenza di merito del Tribunale ma la sostanza, a torto o a ragione, è sempre la stessa: al nord quei supplenti non ce li vogliono.

Nonostante le impressioni, con questa storia la discriminazione c’entra poco, la questione è politica: la maggior parte dei precari riammessi per merito nelle liste del nord ha infatti punteggi superiori ai loro colleghi ‘autoctoni’, che pure hanno maturato nel tempo legittime aspettative di assunzione. Le sentenze in serie di Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale sembrano non essere riuscite ad avere la meglio sul Ministro Gelmini che nel 2009, in sede di conversione di legge aggiunse al testo del decreto ‘salva precari’ una norma che di fatto congelava le graduatorie nelle regioni del nord consentendo il trasferimento in altre liste provinciali solo in ‘coda’.

In sostanza chi si fosse voluto trasferire, avrebbe potuto farlo a danno del proprio merito perché secondo le disposizioni la precedenza di fatto spettava, in base ad un punteggio minimo, agli insegnanti già registrati nelle graduatorie. Non è un caso che la maggior parte di coloro che si sono trasferiti nelle liste del nord provenga dal sud e di conseguenza non stupisce l’attivismo con cui la lega ha guidato le mosse del Ministero in questi anni. Quest’ultimo in realtà si era formalmente impegnato ad agire in ottemperanza alla sentenza della consulta che a febbraio di quest’anno aveva dichiarato incostituzionale la norma.

Nel 2007 l’allora Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni congelò di fatto le graduatorie rendendole non più ‘temporanee’ ma “ad esaurimento”, con l’obiettivo di assorbire la gigantesca mole dei precari attraverso un grande piano triennale di assunzioni, evitando in questo modo che le stesse si gonfiassero a dismisura. Caduto il governo, le norme volute dalla Gelmini hanno invece sbloccato le graduatorie e il ministero si è inventato il contestatissimo sistema dell’inserimento ‘in coda’. Da quel momento sono partiti milgiaia di ricorsi, la maggior parte dei quali patrocinata dall’Anief, un’associazione sindacale impegnata nella tutela dei ricorsi amministrativi nella scuola.

Gli insegnanti meridionali hanno punteggi più alti perché in media hanno più anni di esperienza alle spalle e questo nelle liste li colloca nelle posizioni più elevate, ma non solo al nord. Nel Lazio infatti, moltissimi insegnanti si sono visti spesso scavalcare nelle graduatorie della scuola elementare dagli oltre 5mila loro colleghi del sud (soprattutto campani), che si sono trasferiti in massa a seguito della sentenza della Consulta. I precari romani hanno protestato con il Ministero chiedendo di poter accedere ai fascicoli per verificare la reale legittimità di questi super-punteggi.

In campo però non c’è solo la Lega. Il Pd veneto infatti ha presentato una mozione, approvata all’unanimità dal consiglio regionale, per congelare le graduatorie 2010/2011 e attingere solo da queste le assunzioni previste a settembre. Sulla vicenda il Partito Democratico sembra spaccato al suo interno con il deputato Tonino Russo che invece ha chiesto un’immediata inversione di rotta agli Usr, sposando di fatto le tesi dell’Anief. In ballo, al sud come al nord, ci sono migliaia di voti: basti pensare che i precari individuati dal piano triennale di assunzione previsto a suo tempo da Fioroni erano infatti più di 150mila.

Il nuovo piano messo appunto dal Miur prevede a settembre 30mila assunzioni, un terzo delle quali (10mila) da individuare sulla base delle vecchie graduatorie ad esaurimento. A questo punto, la decisione delle regioni settentrionali riapre i giochi e mette di nuovo in mostra la babele normativa e burocratica che in questi anni ha generato il caos nella scuola pubblica e scopre di nuovo il fianco ad una possibile raffica di ricorsi davanti al giudice del lavoro. Un pasticcio in buona parte merito del Ministero Gelmini ma è chiaro che gli interessi politici e quindi clientelari in campo hanno di fatto compromesso la situazione. A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sulle assunzioni sembra regnare l’anarchia: ogni regione si muove autonomamente e il Ministero fatica a dare disposizioni precise. A centocinquant’anni dall’unità, sulla scuola, si torna all’Italia dei comuni.


 

Oltre 4mila dei 42.158 candidati che hanno presentato domanda di partecipazione al concorso ordinario per dirigente scolastico risultano privi dei richiesti requisti di servizio o di titolo per l'ammissione.

Si tratta di 4.114 persone che, nella quasi totalità dei casi, ci "provano". Qualche decina di candidati è forse in buona fede o può avere compilato con qualche irregolarità il modulo di ammissione, ma almeno 4mila candidati, sparsi in tutta Italia (più al nord che al Sud) tentano comunque l'ammissione, contando sul solito stellone all'italiana per ottenere prima l'ammissione con riserva e poi, superate le prove, strappare al parlamento qualche sanatoria trasversale per ratificare il ruolo.

Purtroppo è sempre avvenuto così, nella prima e nella seconda repubblica (e nella terza): per la mancanza di titoli si viene esclusi, si ricorre al Tar (l'Anief è pronta a sostenere il ricorso dei docenti precari che il servizio ce l'hanno, ma non di ruolo), si ottiene quasi sempre, con un buon legale (e con costi non simbolici), il "fumus" del danno per l'esclusione e si viene ammessi con riserva, mediante sospensiva del decreto di esclusione.

A questo punto metà del gioco è fatto perché la sentenza definitiva del Tar arriverà tra diversi mesi e, anche se quasi certamente negativa, non fermerà la macchina a concorsuale.

Se il candidato ammesso con riserva con sospesiva del Tar supera le prove e si colloca in graduatoria finale utile ha buone probabilità di farcela, anche se la la sentenza definitiva del Tar dovesse comportare il giusto depennamento dalla graduatoria di merito dei vincitori.

I candidati esclusi legittimamente e tardivamente dalla graduatoria si rivolgeranno ai parlamentari amici e, come è sempre avvenuto, otterranno ancora una volta un provvedimento straordinario di sanatoria e avranno il ruolo sospirato.

Lo stellone, ancora una volta, avrà funzionato.

Fonte: Tuttoscuola

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Con la nota prot. n. 6705 del 24 agosto 2011 il Miur ha diramato alcune precisazioni sulle assunzioni a tempo indeterminato del personale docente ed educativo.

A seguito di numerosi quesiti inviati al Miur, relativamente alle assunzioni a tempo indeterminato come dalla circolare n. 73 e dal decreto n. 74, entrambi del 10 agosto, la Direzione generale del personale scolastico ha chiarito alcuni punti relativamente alla rinuncia all’assunzione in ruolo e ai posti da utilizzare.

Intanto, l’Anief annuncia nuovi ricorsi perché “La nota del Miur - sostiene l’Anief -, continua a interpretare erroneamente la normativa, vietando i trasferimenti per cinque anni anche ai neo-assunti dal 1 settembre 2010, mentre la legge - a nostro avviso illegittimamente - voluta dalla Lega dispone tale provvedimento dal 1 settembre 2011".

Fonte: Tecnica della Scuola

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Pittoni: "Il tono delle diffide dell'Anief è decisamente sopra le righe". In effetti la posizione dell'Anief, sostenuta dall'onorevole Russo del PD, non è affatto condivisa da altri sindacati della scuola. I ricorrenti inseriti a pettine sarebbero un migliaio in tutto. Un altro comunicato del senatore leghista.  Ma c'è già la contro-replica dell'Anief

Ormai la polemica fra l’Anief e il senatore leghista Mario Pittoni, trasformatasi negli ultimi giorni in un vero e proprio scontro senza esclusione di colpi, sta diventando il leit-motiv del dopo-ferragosto.

Dopo la notizia dell’accantonamento dei posti sulle graduatorie 2010/2011 il botta e risposta fra il senatore e l’associazione di Marcello Pacifico si è intensificato e nella giornata del 19 agosto si segnala una ulteriore presa di posizione di Mario Pittoni che questa volta parla di “ nervosismo di chi ha promesso a chi pagava i loro ricorsi di riuscire a piazzarli a scavalco in graduatorie diverse da quella scelta nel 2007, andando a ledere i diritti di chi c’era già”.

Ma a Pittoni non vanno giù soprattutto le lettere di diffida che l’Anief ha subito inviato ad alcuni Uffici provinciali e regionali del nord .
“Il tono delle diffide - ci ha detto in queste ore il senatore leghista - mi sembra decisamente sopra le righe anche a fronte del fatto che altre forze sindacali la pensano in maniera diametralmente opposta rispetto all’Anief”

Sul come uscire da questa situazione complicata Pittoni ha le idee chiare: “A questo punto la cosa più utile sarebbe che il TAR si decidesse a depositare al più presto la propria sentenza, come peraltro ho più volte sollecitato”.

Ma, in attesa del deposito della sentenza, non sarebbe male se anche il Ministero facesse la propria parte fornendo con una apposita nota indicazioni precise su come risolvere l’ingarbugliata matassa.

Assodato ormai che i posti spettanti ai ricorrenti inseriti a pettine dovranno essere accantonati in attesa che il contenzioso venga definito, si pone un ulteriore problema di non poco conto: un discreto numero di “pettinisti” è presente in più graduatorie di diverse province ma è del tutto illogico che l’accantonamento venga fatto su tutte le graduatorie.  L’accantonamento dovrebbe essere fatto per una sola graduatoria ma non è scontato che la decisione venga lasciata alla scelta del singolo docente.

La questione è legata anche alle dimensioni del fenomeno che, stando ad informazioni da noi raccolte, sarebbero un po' diverse da quelle che sono state finora rese note. Il numero di 3.000 finora circolato non corrisponderebbe infatti al numero dei ricorrenti ma piuttosto agli inserimenti a pettine complessivi. Poichè, come si è detto, molti ricorrenti sono presenti in più province sembra molto più ragionevole parlare di un numero di precari interessati alla questione non superiore alle mille unità.

In ogni caso un intervento del Ministero appare quanto mai indispensabile anche per evitare che le assunzioni e gli accantonamenti si svolgano con criteri e modalità diversi da regione a regione o addirittura da provincia a provincia.

Poche ore dopo la pubblicazione di queste note ci è pervenuta la contro-replica dell'Anief

Fonte: Tecnica della Scuola

Mentre la Lega punta sui controlli per bloccare nomine di docenti con punteggi sospetti, l’Anief ha deciso di mettere in atto una serie di ricorsi per ottenere a favore di iscritti o ricorrenti-Anief almeno la metà delle 30 mila nomine in ruolo.

Secondo il sindacato almeno il 10% dei 10mila posti retrodatati al 2010-11 verrà assegnato a docenti che a suo tempo hanno ottenuto di essere inseriti a pettine anziché in coda alle vecchie graduatorie ad esaurimento.

“Un altro 10% - precisa l’Anief - sarà assegnato dai giudici del lavoro con ricorsi gratuiti anche ex 700 per gli altri ricorrenti pettine, aventi diritto, al Tar e al PdR che seguiranno le nuove istruzioni dei legali, essendo le graduatorie di coda illegittime. Possibile ricorrere anche per chi non si è rivolto mai al giudice amministrativo o si era rivolto ad altre associazioni. Un altro 30% sarà assegnato ai docenti trasferiti nel 2011 grazie alla sentenza della Consulta ottenuta dall’Anief”.

L’Anief rende noto anche che “con successivo comunicato ai nuovi 67.000 assunti invierà le istruzioni per la pre-adesione ai ricorsi contro la firma del CCNL del 4 agosto che penalizza i precari neo-immessi in ruolo con meno di dieci di servizio eliminando il primo scatto di anzianità che avverrà dopo 8 anni di servizio”.

Fonte: Tuttoscuola

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In ballo ci sono i 10.000 posti da docente da assegnare attraverso le liste di attesa con le “code”. Il problema è che almeno 3.000 precari andavano inseriti a “pettine”. Ma ancora non si è compreso se il Miur li ha collocati come disposto dai giudici. Per il sindacato di Pacifico se ciò non accadesse scatterebbero gravi reati penali e responsabilità contabili.

A pochi giorni dalle convocazioni per le immissioni in ruolo, da concludersi entro il 31 agosto, ancora non è chiaro se le 10.000 assunzioni di nuovi insegnanti (su complessive 30.000) verranno realizzate sulle vecchie graduatorie comprendenti tutte i docenti trasferiti posizionati in “coda” o solo quelli che non hanno vinto il ricorso (per un’operazione ritenuta nelle aule dei Tribunali priva di presupposti giuridici). La questione non è da poco perché solo i legali dell’Anief hanno curato gli interessi di almeno 3.000 ricorrenti.

Secondo una durissima nota della stessa associazione sindacale siciliana, con iscritti però in tutta la Penisola, “l’amministrazione dietro la scusa della giurisdizione del giudice ordinario sta di fatto eludendo il giudicato formatosi alla luce della sentenze della Consulta e del Consiglio di Stato lasciando gli aventi diritto fuori dalle graduatorie pettinate. In pratica, Il Governo, per volontà di un partito politico (la Lega Nord ndr), decide chi deve entrare di ruolo al posto degli aspiranti legittimi salvo poi confrontarsi con la magistratura”. In effetti, l’Anief era riuscita a inserire a pettine almeno 3.000 ricorrenti nelle vecchie graduatorie secondo il loro punteggio nel rispetto del principio meritocratico, e aveva deciso di continuare il contenzioso al giudice del lavoro per gli altri ricorrenti non ancora inseriti. “Nel frattempo, già due procuratori generali della corte dei conti dell’Umbria e del Piemonte – incalza l'Anief - avevano richiesto al sindacato la documentazione relativa alla denuncia presentata di cattiva amministrazione della cosa pubblica”.

A questo punto, a pochi giorni dalle prossime immissioni in ruolo, l’Anief rincara la dose e chiede agli stessi procuratori generali “di impedire un ingeneroso sperpero di denaro pubblico nell’attribuire posti di lavoro nell’amministrazione ai non aventi diritto”. Ma non solo: “diffida i direttori scolastici regionali e la direzione generale (a cui sarò rinnovato l’invio di tutti gli elenchi) dal non inserire a pettine prima delle prossime immissioni in ruolo retrodatate per l’a.s. 2010-2011 tutti i ricorrenti al tribunale amministrativo anche non commissariati e dal non conferire gli incarichi legittimi, e risponde alle richieste della Corte dei Conti chiedendo giustizia nella rivelazione dei reati penali e delle responsabilità contabili rispetto alla presunta elusione con un intervento deciso – conclude il sindacato guidato da Marcello Pacifico - sulla legittimità delle operazioni da porre in essere al di là dei piaceri del politico di turno”.

La situazione, insomma, è davvero ingarbugliata. Senza entrare nel merito delle questioni giuridiche, l’impressione è che alla fine coloro che hanno vinto i ricorsi dovrebbero essere accontentati ed essere posizione a “pettine”. Per i precari del Centro-Nord aspiranti al ruolo, difesi dal Carroccio, non sarebbe comunque una sconfitta: rimarrebbero, infatti, altri 7.000 posti da assegnare attraverso le graduatorie a loro più favorevoli.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Per coloro che hanno cambiato provincia in occasione degli ultimi due rinnovi, il futuro professionale dipenderà dalla nuova, dalla vecchia e dalle tre vecchie graduatorie di coda. Un pasticciaccio brutto all’italiana. L’Anief ha chiesto al Miur di poter far rinunciare in fase di scelta il contratto precedentemente accettato.

Nella vita c’è sempre una prima volta. E così accadrà quest’anno per le imminenti immissioni in ruolo. Per la prima volta, infatti, le assunzioni verranno fatte non da una sola, ma da ben due graduatorie permanenti, la vecchia e la nuova. Anzi per la precisione le graduatorie in gioco saranno ben cinque: la nuova la vecchia e le tre vecchie graduatorie di coda, tutte quelle nelle quali gli aspiranti si erano iscritti e sono iscritti. Bene. Entro il 31 agosto dovranno essere fatte le immissioni, ma naturalmente ogni Csa opererà in autonomia. Così potrà succedere che gli aspiranti vengano convocati in contemporanea in più città italiane, per l’esattezza in ben cinque città italiane. E quale precario ha il dono dell’ubiquità? Ora, siccome è concesso agli aspiranti rinunciare all’eventuale proposta di contratto a tempo indeterminato su nomina retrodatata dalle vecchie graduatorie senza per questo essere privato della facoltà di accettare un’immissione in ruolo dallenuove graduatorie. Non a caso l’Anief, l’associazione che tanti ricorsi dei precari ha patrocinato, ha indirizzato una chiara lettera al Ministero, dove chiede “di emanare una specifica FAQ in cui si espliciti che in maniera del tutto eccezionale è consentito, altresì, in sede di prime convocazioni presso ogni ambito territoriale, rinunciare alla proposta di contratto precedentemente accettata dalle vecchie graduatorie in luogo di un’analoga da accettare dalle nuove graduatorie, fermo restando l’assegnazione in surroga in seconde convocazioni del posto precedentemente accettato” Insomma le immissioni in ruolo di quest’anno hanno bisogno della massima chiarezza perché i Csa potrebbero trovarsi dinanzi a situazioni disparate e complesse, non facili da risolvere. E su tutto incombe lo spettro, come da noi sottolineato in un precedente articolo, dell’impugnazione del Dm, a detta di molti illegittimo. Un pasticciaccio brutto all’italiana per fare cortesie chissà a chi. Non una, ma cinque graduatorie: quest’anno si sciala e l’assunzione potrebbe uscire fuori da una scatola a sorpresa. Il 31 agosto comunque si avvicina e ormai rien ne va plus, lesjeuxsontfaits…

Fonte: Tecnica della Scuola

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Ma per ora il sindacato di Pantaleo si limita a sospendere la firma. Netta presa di posizione di Professione Insegnante, mentre l'Anief preannuncia ricorsi contro il blocco stipendiale per i neo-assunti.

Con un comunicato di poche ore fa la Flc-Cgil conferma il proprio giudizio sul contratto relativo alle 67mila assunzioni e parla di nuovo di “accordo a perdere”.
Questa volta, però, il sindacato di Mimmo Pantaleo fornisce anche i dati e, numeri alla mano, dimostra che i nuovi assunti subiranno in 6 anni una perdita salariale complessiva che andrà da un minimo di 1.800 euro per i collaboratori scolastici ad un massimo di 7.700 euro per i docenti della secondaria di secondo grado.
Secondo la Flc l’accordo rappresenta un vero e proprio “baratto” in quanto “si scambiano le stabilizzazioni del personale precario della scuola con pesanti ipoteche sulla progressione retributiva di chi lavora già da anni nella scuola”.
“In una situazione segnata dal blocco dei contratti pubblici e da una manovra finanziaria pesantissima per i lavoratori
- sostiene la Flc - la riduzione dello stipendio per i neo stabilizzati i ruolo è un'operazione socialmente ingiusta”.
Ad una analisi così negativa dovrebbe corrispondere - secondo logica - la definitiva decisione di non sottoscrivere l’accordo, ma, curiosamente, la Flc continua a dire che la firma è solamente sospesa, “in attesa che il Governo scopra le proprie carte”.
Nettissima, invece, la presa di posizione della Associazione Professione Insegnante che dichiara: “Il 4 agosto 2011 sarà purtroppo una data da ricordare, mai si era arrivati così in basso” e parla di “sindacati gialli e concertativi” (CISL UIL SNALS e FGU) che hanno deciso di barattare i diritti in cambio del “sacrosanto diritto della stabilizzazione dei rapporti di lavoro nella scuola”.
Per parte sua l’Anief annuncia che sosterrà i ricorsi contro la firma del CCNL del 4 agosto che “penalizza i precari neo-immessi in ruolo con meno di dieci di servizio eliminando il primo scatto di anzianità che avverrà dopo 8 anni di servizio - per volontà dei tecnici del MEF, e penalizza tutti i neo-assunti che non potranno spostarsi per cinque anni per ricongiungersi con la propria famiglia”.

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L’Anief ha chiesto formalmente al Miur, cui ha inviato una lettera-diffida, la correzione entro 24 ore del sistema informatico per consentire ai precari la presentazione della domanda, e chiede comunque che venga predisposto un modello cartaceo ad hoc. Se il Ministero non accoglierà la richiesta l’Anief darà agli interessati apposite istruzioni per ricorrere al Tar.

Secondo il sindacato la normativa vigente “prevede che le domande di ammissione al concorso possono essere redatte in carta semplice, secondo uno schema che deve essere fornito dall’amministrazione e inviate all’amministrazione competente”, e quindi il Ministero dovrebbe predisporre tale schema oltre che correggere il sistema informatico che attualmente non consente al personale non di ruolo di presentare la domanda.

L'eventuale ricorso contro l’esclusione dalla partecipazione al concorso trova il suo fondamento giuridico nella direttiva comunitaria 1999/70/CE, di cui peraltro il Ministero contesta l’applicabilità in Italia, almeno per quanto riguarda il settore della pubblica istruzione.

Fonte: Tuttoscuola

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Le leggi attribuivano 40 punti di sopravvalutazione ai docenti in graduatoria nel territorio provinciale in nome della continuità didattica.

La Corte Costituzionale ha dichiarato oggi l'illegittimità costituzionale di due articoli della legge della Provincia autonoma di Trento relativo al Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino introdotti con le disposizioni per la formazione dell'assestamento del bilancio annuale 2008 e pluriennale 2008-2010 e per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento.

Con la sentenza n. 242/2011 viene dichiarata l'illegittimità costituzionale sia dell'attribuzione di 40 punti relativi alla continuità di servizio nelle scuole della provincia di Trento sia dell'inserimento in coda dei docenti già inseriti in graduatorie di altre province.

La decisione della Consulta soddisfa l'Anief, che aveva promosso i ricorsi contro la legge della Provincia autonoma di Trento e che assegna alla dichiarazione di illegittimità una portata nazione: "Nessuna barriera al trasferimento dei precari della scuola può essere posta in nome della continuità didattica, neanche sotto forma di un bonus aggiuntivo di punti 40 per ogni anno di servizio da supervalutare nella provincia di appartenenza (quella di Trento)".

Nel pomeriggio il Dipartimento Istruzione Università e Ricerca ha diffuso una nota con la quale assicura in tempi rapidi l'espletamento delle operazioni per garantire l'avvio regolare del prossimo anno scolastico. Si procederà alla rideterminazione delle graduatorie e a tutte le operazioni di assunzione in ruolo e nomina a tempo determinato, in tempo utile per assicurare un avvio regolare dell'anno scolastico 2011/2012.

Fonte: Tuttoscuola

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Pubblichiamo i link a due articoli sulla dichiarazione di illegittimità costituzionale sui 40 punti a Trento e sulla vicenda delle istanze di accesso agli atti nei confronti dei docenti che hanno chiesto il trasferimento in GaE.

Tuttoscuola: Graduatorie, come richiedere l'accesso agli atti

Tecnica della Scuola: Il senatore Pittoni replica all’Anief su punti Trento

L'ANIEF, come già segnalato al MIUR, agli Uffici Scolastici Regionali ed agli Ambiti Territoriali Provinciali, ribadisce che le istanze di accesso agli atti presentate ai sensi della Legge 241/1990 nel riguardare la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti devono necessariamente contenere la motivazione specifica, pena il diritto al rifiuto, al differimento o alla limitazione dell’accesso e che che la semplice richiesta di consultazione dei fascicoli dei docenti trasferiti da altre province da parte di controinteressati, nel rispetto anche della normativa sul trattamento dei dati personali (D.lgs. 196/2003), non possa avvenire sulla generica motivazione di un trasferimento consentito dalla normativa vigente (ex plurimis, Legge 106/2011).

Vai al comunicato ANIEF

A Torino, in occasione della pubblicazione delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009/2011, 17 docenti, 12 dei quali nati a Torino, sono stati depennati dalla graduatoria a seguito di accertamenti sulla veridicità delle dichiarazioni rese.

A quanto pare, ormai i precari della scuola stanno attenti, molto attenti, anche perché i controlli del Miur sulle graduatorie sono sporadici, per non dire quasi inesistenti.

Gli inserimenti a pettine su tutto il territorio italiano, infatti, stanno dando i loro “frutti”. Maria Grazia, 36 anni, insegnante precaria alle scuole elementari modenesi, era prima nella graduatoria per un contratto a tempo indeterminato, prima nella graduatoria a tempo determinato.

Poi, c’è stato il rinnovo delle graduatorie. Et voilà: si è ritrovata al 28esimo posto in entrambe le graduatorie, superata da docenti arrivati da Napoli, Messina, Brindisi, Palermo, Catania, Sassari, Reggio Calabria, Caserta… Il bello è che tutti questi aspiranti hanno punteggi altissimi rispetto al suo, grazie alle autodichiarazioni. I modenesi in graduatoria da anni poco alla volta l'hanno scalata per poi ritrovarsi giù, giù, senza possibilità di immissione in ruolo.

Lo stesso è accaduto a Roma, città preferita, come abbiamo sottolineato in un precedente articolo, da coloro che hanno deciso di cambiare provincia. Ma i docenti “romani de Roma” non ci stanno e hanno deciso di rivolgersi al senatore leghista Pittoni, guarda caso proprio colui che, per tutelare i docenti settentrionali, aveva (inutilmente) proposto un bonus di 40 punti per coloro che rinunciavano a cambiare provincia.

In sostanza si chiede di effettuare un controllo rigoroso e a tappeto sulle documentazioni dei docenti trasferiti per accertare che i punteggi più elevati siano veritieri e non gonfiati.

Subito il Miur con la nota prot. 6121 del 21 luglio 2011 indirizzata ai Direttori Generali degli Uffici scolastici regionali invita gli Uffici periferici territoriali a predisporre i fascicoli personali dei docenti trasferiti e di consentirne l’accesso parte di altri docenti controinteressati, “predisponendo, ove occorra, piani di supporto per l’espletamento delle attività necessarie”.

Insomma, attenzione perché partono i controlli. Subito interviene l’Anief, fautrice dell’inserimento a pettine, sottolineando come “le istanze di accesso agli atti presentate ai sensi della Legge 241/1990 nel riguardare la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti devono necessariamente contenere la motivazione specifica, pena il diritto al rifiuto, al differimento o alla limitazione dell’accesso. Pertanto, viste anche le recenti segnalazione pervenuteci, si ritiene che la semplice richiesta di consultazione dei fascicoli dei docenti trasferiti da altre province da parte di contro interessati, nel rispetto anche della normativa sul trattamento dei dati personali (D.lgs. 196/2003), non possa avvenire sulla generica motivazione di un trasferimento consentito dalla normativa vigente (ex plurimis, Legge 106/2011)”.

Motivazione o non motivazione, una specifica sempre si troverà. Partono i controlli. Ma stranamente solo per chi si è trasferito di provincia. Gli altri, e qui sta il paradosso, possono dormire sonni tranquilli, dichiarazioni false o meno. La guerra non è più solo nord contro sud, adesso i romani sono contro i meridionali e addirittura i reggini contro i messinesi.

Per un posto di lavoro si fa anche questa meschina lotta tra poveri.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Sulle graduatorie ad esaurimento da tempo le valutazioni e le iniziative della Lega, da una parte, e dell’Anief, dall’altra, sono di segno opposto, con qualche seguito di polemica.

La divergenza di vedute è emersa anche in occasione della “questione romana” dei docenti arrivati da altre province a contendere il posto ai locali.

Il sen. Pittoni (Lega) ha raccolto il “grido di dolore” dei docenti romani strappando al Miur la nota per favorire l’accesso ai fascicoli personali degli insegnanti trasferiti e consentire il controllo, da parte dei contro interessati, della veridicità della documentazione prodotta.

L’Anief ha risposto immediatamente ricordando ai Direttori generali che “le istanze di accesso agli atti presentate ai sensi della Legge 241/1990 nel riguardare la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti devono necessariamente contenere la motivazione specifica, pena il diritto al rifiuto, al differimento o alla limitazione dell’accesso”. Si tratta indubbiamente di un richiamo ineccepibile che l’Anief completa ricordando che “la semplice richiesta di consultazione dei fascicoli dei docenti trasferiti da altre province da parte di contro interessati”.

In questo modo, però, l’Anief assume pregiudizialmente la difesa dei docenti trasferiti, avallando indirettamente il sospetto che alcune (poche? tante?) documentazioni non siano corrette come da tempo la Lega va dicendo continuamente nei suoi comunicati.

A questo punto è lecito chiedersi se non sia il caso di eseguire un controllo sulla documentazione non attraverso la richiesta di accesso ai fascicoli da parte dei contro interessati, bensì, come consente la legge, da parte degli Uffici scolastici territoriali.

Fonte: Tuttoscuola

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La Lega sembra prendersi una rivincita (morale) sul mancato bonus dei 40 punti che aveva proposto per premiare i docenti residenti che non chiedevano trasferimenti in graduatorie ad esaurimento di altre province.

Da Roma, infatti, molti insegnanti già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento della provincia hanno chiesto proprio aiuto al senatore leghista Pittoni che, a suo tempo, aveva proposto invano il premio di fedeltà ai docenti che rinunciavano al trasferimento per tentare una ultima difesa, dopo che si sono visti scavalcare da molti altri docenti trasferiti dalle province del Sud.

Sono due le richieste di difesa affidate al parlamentare leghista: controllo e retrodatazione.

Con la prima difesa si chiede di effettuare un controllo rigoroso sulle documentazioni dei docenti trasferiti per accertare che i punteggi più elevati corrispondano effettivamente a situazioni reali.

Non c’è ovviamente nessuna prova che i punteggi siano stati alterati, ma, considerata una certa facilità con cui, a volte, si conseguono punteggi di servizio o titoli di cultura, i docenti romani voglio vederci chiaro, e chiedono quei controlli che l’Amministrazione dovrebbe eseguire a campione, ma che raramente mette in atto.

In proposito il sen. Pittoni, a quanto sembra, si è già dato da fare visto che il Miur se ne è uscito con la nota prot. 6121 del 21 luglio 2011 indirizzata ai Direttori Generali degli Uffici scolastici regionali con cui si invitano gli Uffici periferici territoriali a predisporre i fascicoli personali dei docenti trasferiti e di consentirne l’accesso parte di altri docenti controinteressati, “predisponendo, ove occorra, piani di supporto per l’espletamento delle attività necessarie”.

A dire il vero quella nota, piuttosto inusuale, è la conseguenza del livello di tensione che attraversa da mesi il mondo del precariato dove ricorsi e controricorsi, iscritti in coda o a pettine hanno finito per creare sospetti e diffidenze verso tutti, come la richiesta di controlli dimostra. Ne è prova anche l’immediata presa di posizione dell’Anief che ha ricordato come la richiesta di accesso agli atti deve essere sempre adeguatamente motivata.

Ci auguriamo che gli eventuali controlli, doverosi, accertino la correttezza delle documentazioni  prodotte, perché, in caso diverso, potrebbero esserci ripercussioni politiche.

Fonte: Tuttoscuola

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Le attuali graduatorie a esaurimento non sono così sicure e definitive come si crede. Su di esse, infatti, incombe una sentenza del Tar Lazio che è in attesa di pronunciarsi, dopo aver disposto dei provvedimenti di natura cautelare.

Attorno a questa sentenza, però, si è creato una sorta di mistero, in quanto la decisione della Corte Costituzionale sulla questione pettine-code è stata depositata lo scorso 9 febbraio e la 3ª sezione del Tar Lazio si è riunita in camera di consiglio il 3 marzo: ma dal 3 marzo a oggi della sentenza nessuna traccia.

Non a caso la Cisl scuola ha rivolto una lettera al presidente Napolitano nella quale chiede che il Tar riassuma il processo sospeso “depositando la sentenza di merito, ponendo fine – almeno nel primo grado di giurisdizione – ad una vicenda che da oltre due anni vede contrapposti gli interessi di molti aspiranti all’assunzione in qualità di docenti a tempo indeterminato nella scuola statale, iscritti nelle richiamate graduatorie ad esaurimento.”

Riassumiamo la vicenda. La sezione terza-bis del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio con ordinanza n. 230/2010, aveva sollevato dinanzi alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’articolo 1,comma 4-ter, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2009, n. 167, accogliendo la richiesta di un gruppo di docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento per le assunzioni nei ruoli della scuola statale, e sospendendo, come di norma,il giudizio di merito.

Nelle more della risoluzione della questione, il Tar aveva adottato anche provvedimenti cautelari, volti a soddisfare le richieste dei ricorrenti. In sostanza aveva imposto all’Amministrazione di inserire nelle graduatorie aggiuntive formate ai sensi del decreto direttoriale del 16 marzo 2007, gli aspiranti sulla base del punteggio posseduto (inserimento “a pettine”) e non, come prescritto dalla norma impugnata, dopo l’ultimo aspirante della graduatoria nella quale avevano chiesto l’iscrizione (inserimento “in coda”). A tal fine era stato nominato un commissario ad acta, che ha provveduto all’adozione del provvedimento cautelare nel senso indicato dal Tar del Lazio, imponendo agli uffici scolastici regionali l’inserimento “a pettine” dei ricorrenti.

La questione sollevata dal Tar era stata dibattuta dalla Corte costituzionale nella Camera di consiglio del 26 gennaio 2011 e la sentenza n. 41/2011 – dichiarativa della illegittimità costituzionale della norma impugnata –era stata depositata in data 9 febbraio 2011 e pubblicata sulla GU, 4ª serie speciale, del 16 febbraio 2011.

A questo punto il Tar del Lazio avrebbe dovuto riassumere il processo sospeso.Ma della sentenza, a fine giugno, nessuna traccia.

Questo ritardo, ribadisce la Cisl, rende le graduatorie provvisorie, con grave lesione dei diritti degli iscritti, in particolare degli aspiranti all’immissione in ruolo.

Alla Cisl ribatte con puntualità e precisione una lettera inviata dal numerosissimo gruppo di docenti, ben 2257, “NO congelamento, SI’ trasferimenti, NO tagli” e Libero Tassella di Professione insegnante, muovendo alcuni significativi rilievi: “ Nella fattispecie, il contenzioso legato al DM 42/09 è da addebitare alle scelte scriteriate dell’amministrazione e al placito benestare delle OO.SS. confederali, le quali hanno salutato in modo entusiasta un provvedimento apparso immediatamente discriminatorio e anticostituzionale anche ai non addetti ai lavori.”

In particolare la Cisl “ha sottolineato più volte, in diversi comunicati, come certe “scelte di vita fatte nel 2007” andassero tutelate, senza MAI porsi il problema rispetto a chi quella scelta l’avesse fatta su un piano triennale di 150.000 assunzioni poi diventati tagli. Appare inoltre incomprensibile anche il sostegno dato da codesta organizzazione sindacale all’emendamento, poi espunto, volto a congelare le graduatorie ad esaurimento del biennio 2009/11.”

Perché la Cisl, invece di rimestare la questione coda.pettine, non si indigna dinanzia allo scempio che si profila nei prossimi giorni? “Nella manovra che l’esecutivo si appresta a varare, si rinvengono elementi forieri di ulteriore instabilità nel già martoriato mondo dell’istruzione pubblica: Il blocco degli organici; L’accorpamento di istituzioni scolastiche; Le riduzioni sul sostegno;Il blocco degli stipendi; a ciò vanno aggiunti i 150.000 tagli previsti dalla legge 133/08, la riduzione dei fondi della legge 440/97, il minore stanziamento per le spese correnti e la gestione delle supplenze brevi che ha messo in ginocchio tantissime istituzioni scolastiche.”

Pettine o coda sono ancora in ballo? La questione per alcuni, come l’Anief, sembra definitivamente chiusa. Il Tar, comunque, si esprima definitivamente sulla questione. Perché le graduatorie diventino definitive e da esse si possa attingere con serenità per le assunzioni.

Fonte: Tecnica della scuola 

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Dal 30 giugno al 7 luglio i docenti abilitandi e abilitati esclusi dalle Gae faranno un presidio davanti Montecitorio per rivendicare il loro inserimento nelle graduatorie ad esaurimento.

I docenti abilitandi e abilitati in Scienze della formazione primaria, Conservatori di musica, Istituti musicali pareggiati, Accademie di belle arti si ritroveranno a Roma “per reclamare il diritto all'inserimento nella graduatorie ad esaurimento”.

Nonostante l’attivazione da parte del Miur di percorsi abilitanti, agli iscritti in anni successivi all’a.a. 2007/2008 è stato infatti precluso l’inserimento nelle Gae. La Flc Cgil ha chiesto di sanare questa situazione (“stessi corsi di studio, diversi diritti”) nella sua proposta su reclutamento e precariato e negli emendamenti al “decreto sviluppo” sottoposti ai politici.

I docenti iscritti ai corsi abilitanti in Scienze della formazione primaria e gli abilitati all'insegnamento di uno strumento musicale, Cobaslid (arte e disegno), corsi speciali abilitanti Ssis Lazio di cui ai DD.MM. n. 21/2005 e n. 85/2005, vengono “privati di concrete prospettive riguardo la possibilità di svolgere la professione per cui hanno studiato e sono stati selezionati”, sottolinea il Coordinamento nazionale docenti abilitati e abilitandi in Gae, che fa notare come dopo mesi di mobilitazione, di interpellanze parlamentari e audizioni che sembravano “volgere positivamente a seguito dell'approvazione alla Camera dell'emendamento che rendeva loro giustizia, tali docenti sono stati nuovamente beffeggiati vedendo il loro emendamento stralciato poche ore prima dell'apposizione della fiducia sul decreto sviluppo”.

Il Governo - prosegue il Coordinamento nazionale docenti abilitati e abilitandi in Gae - con tale accantonamento ha provocato un grave slittamento dei tempi tecnici necessari per la preparazione e compilazione della modulistica atta alla redazione delle graduatorie ad esaurimento, ostacolando così in modo pressoché irreparabile tale procedura che avrebbe consentito a circa 4.000 docenti di accedere alle supplenze annuali nelle scuola pubbliche nell'immediato e ad altri 15000 nei successivi anni”.

Sulla questione interviene l’Anief, che evidenzia come l’on. Russo (Pd) stia raccogliendo le firme di tutti i capigruppo della VII Commissione della Camera dei deputati per chiedere la deliberante al Presidente della Camera in relazione all’inserimento nelle graduatorie dei suddetti docenti e la parità di trattamento con gli altri colleghi.  

L’Anief auspica che “il provvedimento sia autorizzato per essere discusso subito in sede deliberante affinché il diritto di questi colleghi ad insegnare sia effettivamente riconosciuto, come per chi si è abilitato prima del 2009. L’ipotesi circolata in questi giorni di nuovi concorsi per questi giovani abilitati, infatti, è fuorviante perché chi si è abilitato presso le Ssis, i corsi riservati, i concorso ordinari, le facoltà di Scienze della formazione, i Conservatori e le Accademie ha già superato un esame di Stato avente valore concorsuale, ergo, non deve fare più nessun concorso per accedere alla Pubblica Amministrazione”.

Intanto, scatta la protesta, con il sit-in davanti a Montecitorio a partire dal 30 giugno.

Una settimana fa, prima dell’approvazione definitiva alla Camera degli emendamenti al decreto sullo sviluppo, tenevano banco due questioni dirompenti: il bonus proposto dalla Lega per premiare la rinuncia al trasferimento di graduatoria e i nuovi inserimenti di docenti laureandi e specializzandi (non si tratta di precari come qualcuno continua a dire).

Ad approvazione del maxiemendamento al decreto avvenuta con la fiducia posta del governo, si possono ora fare i conti: il bonus, già in bilico, non è passato; i nuovi inserimenti, ormai certi, sono stati anch’essi cassati.

Su bonus mancato continuano, però, a distanza le polemiche.

L’on. Russo (PD) che, di concerto con l’Anief, aveva sostenuto varie proposte e contrastato il bonus della Lega non nasconde la propria soddisfazione; la stessa Anief, pur delusa del mancato ingresso dei 20 mila neo-abilitati e contenta per bonus respinto, si rammarica, comunque, perché ritiene  “che migliaia di colleghi, di fronte a un vero e proprio terrorismo psicologico accompagnato da una norma che penalizza il trasferimento dei neo-immessi in ruolo, abbia rinunciato alla possibilità di cambiare provincia”.

Sul fronte opposto, invece, il sen. Pittoni (Lega) che aveva sostenuto la proposta dei 40 punti di bonus e che ha annunciato che ci riproverà a breve, dichiara soddisfatto che “i dati che filtrano su un numero di cambi di provincia inferiore al previsto, fa ben sperare nella battaglia per salvare almeno una parte dei posti di lavoro dei nostri insegnanti”.

Il senatore leghista replica poi al deputato Russo del Pd, che aveva definito le sue proposte anti-trasferimenti "una malvagia tortura". “La vera tortura – ha ribattuto Pittoni - sta nell'avere rimesso tutti gli insegnanti precari in concorrenza tra loro, dopo che nel 2007 le graduatorie sono state chiuse. Così non si creano nuovi posti: si toglie semplicemente il lavoro a qualcuno per assegnarlo ad altri. Per la Lega Nord è inaccettabile: si batte quindi compatta contro questa mostruosità.”

Pittoni se la prende anche con alcuni parlamentari della maggioranza del Sud, che avevano condiviso le proposte dell’on. Russo sia sul contrasto al bonus sia sul sostegno a nuovi inserimenti in graduatoria, dichiarando polemicamente che “Qualcuno, in quanto non addetti ai lavori, approfitta della loro limitata conoscenza dei problemi della scuola per indirizzarli su posizioni spesso contrarie agli interessi concreti degli insegnanti del loro territorio”.

 

Fonte: Tuttoscuola

 

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E’ ormai noto che il Decreto sviluppo, che ha ricevuto il sì dalla Camera, mette una pietra tombale sulle speranze di inserimento in graduatoria di 20mila abilitati e abilitandi. Ma l’Anief non si dà per vinta e chiede a tutti i parlamentari di firmare e di discutere con i capigruppo in VII commissione una proposta di legge dell’on. Russo del Pd.

L’Anief chiede a tutti i parlamentari di firmare e di discutere con i capigruppo in VII commissione una proposta di legge dell’on. Russo del Pd affinché sia votata in sede deliberante, per sanare la posizione dei suddetti docenti esclusi dalle graduatorie e per sanare il contenzioso presso i tribunali, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

La proposta di legge dell’on. Russo sottolineache essa ” intende recepire degli ordini del giorno approvati dal Governo per risolvere la questione dei mancati inserimenti nelle graduatorie ad esaurimento, valide per il triennio 2011-2013, di personale docente laureato-abilitato e/o specializzato-abilitato presso i corsi universitari nazionali a numero chiuso organizzati, su indicazione del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, dalle facoltà di scienze della formazione primaria, dai conservatori e dalle accademie, prevedendo, altresì, l’inserimento con riserva del conseguimento dell’abilitazione per il restante personale iscritto ai suddetti corsi negli stessi anni, in attesa del nuovo sistema di reclutamento. La norma, difatti, interviene per sanare una evidente disparità di trattamento tra personale che ha conseguito pari titolo e che il Parlamento aveva già in questa legislatura eliminato nei confronti degli abilitati iscritti al IX ciclo delle sospese Ssis.”

Un articolo specifico, infine, è dedicato alla questione della giurisdizione del giudice amministrativo sulle graduatorie ad esaurimento con una norma di interpretazione autentica, seguita alla trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento, che specifica il rispetto dei principi costituzionali di accesso nei ruoli della pubblica amministrazione della scuola per superamento di procedura concorsuale, vista l’incertezza in materia, come risulta nel recente decreto di aggiornamento/inserimento delle graduatorie stesse elaborato dall’amministrazione, dopo le recenti sentenze contrastanti della Cassazione, del Consiglio di Stato e della Consulta.

Tra udienze in tribunale e azioni politiche, dunque, si decideranno le sorti dei nuovi e dei vecchi professori.

 

Fonte: Tecnica della Scuola

 

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Due giorni fa il ministro Gelmini ha stralciato dalla legge la regolarizzazione di una enormità di docenti già abilitati e "dimenticati" dal 2008. Altrettanti sono rimasti a metà strada e occorreranno nuove regole.

Il governo rispedisce all'inferno i 20 mila insegnanti "dimenticati" dal 2008. Per loro sembrava fatta: gli abilitati e abilitandi all'insegnamento tra il 2008 e il 2010 erano stati inseriti con un emendamento nella legge di conversione del decreto Sviluppo. Ma, tra sabato e domenica scorsi, con un colpo di mano, il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha deciso di estrometterli nuovamente. Il provvedimento, approvato in commissione, è stato stralciato dal maxiemendamento ed è divenuto definitivo con il voto di fiducia di oggi. E sull'esecutivo piovono le critiche di sindacati e forze dell'opposizione.

Per  Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, "il governo svilisce il Parlamento e lascia a casa 20 mila docenti abilitati a numero chiuso presso le università, le accademie, i conservatori italiani". "Il governo  -  rilancia la Flc Cgil  -  cancella la norma, approvata in commissione che prevedeva l'inserimento in graduatoria dei docenti già abilitati. Si tratta di un decisione insensata e ingiusta che penalizza definitivamente 20 mila precari".

"Contro questo decreto  -  continua la Cgil  -  e più in generale contro la politica del governo sull'istruzione, l'università e la ricerca, la Flc Cgil continua la mobilitazione e partecipa al sit-in di protesta dei precari della conoscenza a Montecitorio, in occasione del voto di fiducia alla Camera, nei giorni 21 e 22 giugno". A spiegare la questione ci pensa una recente interrogazione parlamentare presentata dall'Italia dei valori che richiama il decreto ministeriale sull'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il triennio 2011/2014. 

"Il citato decreto ministeriale  -  recita l'interrogazione Di Pietro, Donadi, Zazzera e Di Giuseppe  -   non prevede la possibilità di inserimento nelle graduatorie ad esaurimento per intere categorie di abilitati e abilitandi che, dal 2008 ad oggi, stanno frequentando o hanno frequentato percorsi abilitanti attivati dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca". Le liste "ad esaurimento" furono istituite dall'allora ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni nel 2006 con lo scopo di eliminare il precariato della scuola in pochi anni. E per questa ragione, dopo l'ultimo aggiornamento per il biennio 2007/2009 non era previsto che si potessero inserire altri aspiranti.

"Nonostante ciò  -  continua Italia dei Valori  -  nel 2007 il ministero dell'Istruzione attivava nuovi percorsi abilitanti  -  scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario IX ciclo, corsi abilitanti Cobaslid, Afam e scienze della formazione primaria" e un anno dopo, vista la palese incongruità, nell'autunno del 2008 il Parlamento, con il decreto-legge 137 "prevedeva la possibilità, per gli abilitandi, immatricolati nel 2007 presso i predetti corsi a numero programmato, di essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento in occasione della loro riapertura per il biennio 2009/2011".

Dal 2008 al 2010 il ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca ha continuato ad attivare percorsi abilitanti con le stesse modalità dei precedenti, cui si sono iscritti in 20 mila circa. Nel frattempo, la Gelmini varava le nuove regole per il reclutamento degli insegnanti e dei 20 mila rimasti a metà strada tra vecchio e nuovo sistema si sono dimenticati tutti. Pare che a spingere la Gelmini al dietrofront siano stati gli abilitati all'estero: coloro che per ottenere l'abilitazione si sono recati addirittura in altri paesi europei. Una pratica criticata dalla ministra perché non molto trasparente.

Fonte: Repubblica

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Mentre alla Camera, tra poco, si voterà la fiducia sulla conversione del decreto legge sullo sviluppo, fuori dalle aule parlamentari si intensificano le dichiarazioni sulla mancata inclusione nel maxiemendamento della disposizione che avrebbe consentito a circa 20 mila futuri docenti di entrare nelle graduatorie ad esaurimento.

Dopo alcuni esponenti dell’opposizione che hanno criticato il Governo per non aver accolto quell’emendamento su cui in Commissione vi era stato un parere favorevole trasversale, è ora la volta dell’Anief, l’associazione che aveva patrocinato la proposta, a protestare in modo vibrato.

In un comunicato stampa l’Associazione dichiara che “è una vera e propria truffa oltre che un'amara beffa per tanti docenti che avevano letto come approvato la scorsa settimana l'emendamento”.

Dopo la protesta l’Anief non si dà per vinta e dichiara che “non rimane che patrocinare le cause in tribunale e denunciare alla corte dei conti l'evidente danno erariale alle casse dello Stato. Non solo, pioveranno migliaia di richieste di risarcimento danni e di rimborso delle tasse di iscrizione pagate per acquisire un titolo, ad accesso programmato, che non può essere speso per entrare di ruolo o fare il supplente a scuola.

È comprensibile la delusione dell’Anief che aveva investito molto su quella proposta.

Va detto, comunque, che nel futuro lavorativo nella scuola dei docenti abilitati non vi è soltanto la graduatoria ad esaurimento. 

Fonte: Tuttoscuola

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In attesa di conoscere tra poche ore il testo emendato del decreto legge sullo sviluppo, c’è da registrare una modifica a dir poco rivoluzionaria.

Le graduatorie ad esaurimento, considerate chiuse per sempre, si apriranno invece – se il relativo emendamento verrà recepito definitivamente - a nuovi iscritti, abilitati e specializzandi di strumento musicale, arte, scienze della formazione proposto da ben due anni.

Ne dà notizia l’Anief che da tempo sosteneva questa richiesta (e tante altre) e che, nel darne comunicazione, non perde l’occasione di punzecchiare la Lega per la proposta del bonus.

Nell’attesa del voto di fiducia e della presentazione del maxi-emendamento riassuntivo del dibattito avvenuto, le commissioni V e VI della Camera dei deputati emendano il testo del decreto legge sullo sviluppo economico e dopo l’azione incisiva dell’Anief e la denuncia d’incostituzionalità dell’emendamento ideato dal senatore Pittoni sui 40 punti aggiuntivi per i docenti che non avevano scelto di cambiare provincia – dichiara l’Anief - il Parlamento elimina la disparità di trattamento tra i docenti abilitati entro al 2008 e i nuovi abilitati - specializzandi in strumento musicale-arte/laureandi o laureati abilitati in scienze della formazione primaria tra il 2009 ed oggi, consentendo il loro inserimento nelle graduatorie ad esaurimento.”

L’emendamento per i nuovi inserimenti, condiviso da quasi tutte le forze parlamentari, l’Anief ringrazia in particolare l’on. Russo (Pd) e la particolare attenzione dell’on. Ghizzoni (Pd) e dell’on. Aprea (Pdl), nonché l’on. Pagano (Pdl) e l’on. Fallica (Forza sud).

Si stima che siano circa 20 mila i docenti per i quali si apriranno le porte delle graduatorie ad esaurimento. Decisivo, per questo ingresso straordinario, il precedente del 2008 che, con l’art. 5bis della legge 169/2008, aveva rotto l’intangibilità delle graduatorie consentendo l’ingresso una tantum (?) di abilitati e specializzandi che avevano avviato il loro percorso con l’anno accademico 2007-08.

Il nuovo ingresso “una tantum” prelude ad una nuova storia infinita delle graduatorie ad esaurimento che, come era già successo con le ex-graduatorie permanenti, non si chiudono mai e si aprono a nuove speranze di posti di lavoro che verranno chissà quando.

Fonte: Tuttoscuola

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